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Indicato anche come Jacomelli, secondo la grafia del tempo, figlio di
Giuseppe. Pur essendo stato indicato come luogo della nascita Piacenza,
possiamo affermare invece che l'atto di battesimo si trova nella
parrocchia di Colorno. Per diverso tempo fu considerato parmigiano, ma
questo è un errore dove molti studiosi non riuscirono ad evitare per il
fatto che all’epoca di Giacomelli Piacenza dipendeva dalla capitale Parma,
per cui erano tutti parmigiani.
Studiò canto, contrappunto e clavicembalo a Parma con Giovanni Maria
Capelli, compositore alla corte Farnesiana, canonico della cattedra di
Parma, autore di varie opere rappresentate tra il 1692 e il 1723, e morto
nel 1728. Cappelli presentò a Corte Giacomelli, e ne divenne direttore
della musica nel 1724.
Giacomelli, scrisse il Fétis, a 18 anni compose l'opera IPERMESTRA,
rappresentata al Teatro Ducale nel 1704 (notizia certamente inesatta, in
quanto avrebbe avuto 12 anni), per cui il duca Francesco Farnese lo inviò
a Napoli a completare gli studi con
Alessandro Scarlatti:
l’opera infatti riscosse un successo tale da far sperare un grande
avvenire per il compositore.
Nel 1718 si sposò a Piacenza e ivi fu maestro di cappella della corte
farnesiana dal marzo 1719 fino al febbraio 1727, conservando dopo il
titolo di maestro di cappella d'onore di SAS.
Il 27 marzo 1719 fu anche nominato maestro di cappella della Steccata di
Parma. Esistono diverse lettere che scrisse in tale veste alla Compagnia
della Steccata relative a musicisti forestieri invitati a cantare e
suonare.
Nel 1726 si rivolse al duca per essere nominato anche maestro di cappella
della Congregazione di S. Giovanni in Canale in Piacenza, cosa che avvenne
il 3 gennaio 1727 con una nomina a vita e la paga di 2000 lire piacentine.
Con la dipartita di Francesco Farnese il 16 Febbraio 1727, la corte
Farnese non gli levò la protezione, prova ne sia che nel libretto di
EPAMINONDA, stampato a Venezia da Carlo Buonarigo nel 1732, l’autore è
Giacomelli indicato come maestro di cappella della duchessa Dorotea di
Parma.
Sempre nel 1732 la cappella di S. Giovanni venne soppressa, e Giacomelli
ritornò allora a Parma, riassumendo il posto di maestro di cappella della
Steccata, che diresse fino alla festa dell'Annunciazione del 1737. Tra il
1721 e il 1736 ebbe un gran numero di figli, tenuti a battesimo dalla
nobiltà e dal duca. Quando si doveva assentare per concertare le sue
opere, veniva sostituito dal vicemaestro e organista Francesco Poncini.
Il 13 dicembre 1738 assunse il posto di maestro di cappella della basilica
di Loreto, dove si fermò fino alla morte, avendo sostituito Don Tommaso
Redi; Monsignore Francesco Maria Spannocchi, segretario della Sacra
Congregazione lauretana, in tal guisa scriveva da Roma al Governatore in
Loreto:
“Oggi è comparso qui il nuovo maestro di Cappella (Geminiano Giacomelli)
che si mostra molto soddisfatto del Santuario e di chi lo governa. Si
duole di aver trovato la sua cappelal spogliata di composizioni”.
Giacomelli negli anni successivi si dedicò anche agli oratori: compose LA
CONVERSIONE DI SANTA MARGHERITA DA CORTONA, e SANTA GIULIANA FALCONIERI,
poesia del Torribilini, rappresentato a Genova dai padri Filippini nel
1740.
Nella Biblioteca di Dresda si conservano una MESSA, un KIRYE ed i mottetti
EGREDIMI, DOMINE, GLORIA SICUT ERAT, QUAM ADMIRABILE e 14 arie.
A Berlino, presso la Biblioteca di Stato le romanze:
L’AMORE ARTIGIANO e LA VIOLETTA.
Al Conservatorio di Milano le arie:
“L’avverso fato” e “Mio cor, non sospirar”.
Nell’archivio musicale della Cappela di Loreto, le partiture originali e
le parti di litanie a questto voci con organo (in fa maggiore; in re
maggiore) e di MAGNIFICAT a quattro voci (in fa maggiore).
Nella Biblioteca Nazionale di Parigi, 20 aire e cantate.
In quella del liceo musicale Nicolini, i seguenti brani:
“Cara, l’avverso fato” per canto, violino e basso
“Mio cor non sospirar” per canto, violini, viola e basso
“Povero nacqui ignobil villanello”.
Fu a Torino che egli presentò il suo capolavoro CESARE IN EGITTO.
Tra gli allievi che ebbe qui, si distinse il sopranista Antonio Donnini da
Senigallia, che fu tra i migliori cantori della cappella lauretana dal
1739 al 1752: applaudito in molti teatri nel 1752 si stabilì a Berlino.
In una lettera del 31 gennaio 1748 da Loreto di Andrea Basili a
padre Martini si
legge che gli eredi erano disposti a vendere alcuni libri rari della
biblioteca del Giacomelli.
Riportiamo
l’Atto di morte di Geminiano Giacomelli
“Die 25 Januaris 1740. Feria II post. Dom. 3 ab Eph. D.nus Geminianus
Giacomelli Placentinus Magister Cappellae A.D. munitus S.S. Sacramenti a
me Steph. Belli Vic. Cur. Perp. S.te Domus animam Deo reddidit C.S.M.E.
aetatis suae anno 48 circiter, eiusque corpus solemniter delatum ad Ecc.ma
ab universo Cap.lo, cantata Missa de Req. In Altari privileg. S.tae Annae
conditum est in tumulo Ven. Soc. Mortis huius Basilicae”.
Ma nella Cappella di Loreto non vi è rimasta traccia del suo sepolcro.
Le opere del Giacomelli riscossero grande successo:
LUCIO PAPIRIO, ad esempio, fu ripreso a Londra al King's Theatre nel 1732
da Haendel, che ne rimaggiò i recitativi e vi introdusse 2 arie di
Porpora.
Vivaldi prese nel 1734 dalle musiche dell'ALESSANDRO SEVERO 2 arie e le
inserì nel pasticcio Dorilla in Tempe, (rappresentata a Venezia), e lo
stesso fece con 3 arie nel Tamerlano (Verona, 1735).
Il Farinelli ogni sera per 9 anni dovette cantare per Filippo V di Spagna
alcune arie del Giacomelli, tra le quali “Quell'usignol ch'è innamorato”
dalla MEROPE.
Libretto di Merope
Composizioni
Opere teatrali
Hipermestra, dramma in 3 atti di Antonio
Salvi (Ve, Teatro di S. Giovanni Crisostomo, carnevale 1724; come
Ipermestra al Pubblico Teatro del Sole di Pesaro, carnevale 1733); vi
cantarono Faustina Bordoni e G.B. Pinazzi
Lidiana, dramma in 3 atti (Milano, Teatro
Ducale, 28 agosto 1728);
Scipione in Cartagine nuova, dramma in 3 atti
di Carlo Innocenzo Frugoni (Parma, Teatro Ducale primavera 1728);
(Piacenza, Teatro Ducale, 1730);
Gianguir, dramma in 3 atti di Apostolo Zeno
(Venezia, Teatro di S. Cassiano, 26 settembre 1728 e inverno 1729); vi
cantarono la Bordoni e il Senesino – (altra rappresentazione a Venezia
Teatro san Girolamo per il Carnevale 1748)
Lucio Papirio dittatore, dramma in 3 atti di
A. Zeno e C.I., Frugoni che adattò e modificò il testo del primo,
sollevando molta contrarietà di Zeno (Parma, Teatro Ducale, primavera
1729); (Verona, Teatro Società Filarmonica, 1734);
Astianatte, dramma per musica (solo il I
atto. Alessandria, Nuovo Teatro Gerasco Solerio, autunno 1729);
Semiramide riconosciuta, dramma in 3 atti di
Pietro Metastasio (Milano, Teatro Ducale, carnevale 1730, Gennaio);
Annibale, dramma in 3 atti di A. Mango e V.
Vanstrypp (Roma, Teatro Capranica, carnevale 1731);
Rosbale, dramma in 3 atti di Claudio Nicola
Stampa (Roma, Teatro a Torre Argentina, 10 feb. 1732);
Epaminonda, dramma in 3 atti di Domenico
Lalli (Napoli, 1731); (Venezia, Teatro di S. Giovanni Crisostomo,
carnevale 1732); vi cantarono Faustina Bordoni e Antonio Barbieri.
Alessandro Severo, dramma in 3 atti di A.
Zeno (Piacenza, Teatro Ducale, 1732);
Adriano in Siria, dramma in 3 atti di Pietro
Metastasio (Venezia, Teatro di S. Giovanni Crisostomo, carnevale 1733;
Napoli, 1733); il testo di Metastasio fu musicato anche da altri, fra cui
il piacentino Vincenzo Ciampi (a Venezia, 1758) e Sebastiano Nasolini
(Milano, Teatro alla Scala, 1789); nella versione di Giacomelli vi
cantarono Antonio Barbieri e Antonia Merighi.
La caccia in Anatolia, (Vienna, Teatro di
Porta Carinzia, (con altri) aprile 1733);
Il Tigrane (Pc, Teatro Ducale, Fiera di
aprile 1733);
Merope, dramma in 3 atti di A. Zeno (Venezia,
Teatro di S. Giovanni Crisostomo, 1734); la protagonista fu Lucia
Fachinelli.
Arrenione, dramma in 3 atti di Francesco
Silvani (Vienna, Teatro di Corte, 1734);
Cesare in Egitto, dramma in 3 atti di Giacomo
Francesco Bussani (Milano, Teatro Ducale, carnevale 1735. Con il libretto
modificato da Carlo Goldoni: Venezia, Teatro di S. Giovanni Crisostomo,
autunno 1735 e Firenze, Teatro della Pergola, carnevale 1736); è il
capolavoro del Giacomelli. La parte di Giulio Cesare fu sostenuto da
Stella Cantelli Mariani e quella di Tolomeo da Angelica Cantelli.
Arsace ovvero Amore e Maestà, dramma per
musica in 3 atti di A. Salvi, poi revisionato da G. Boldini (Prato, Teatro
Pubblico, carnevale 1736); (Venezia, Teatro San Cassiano, 1737.
Nitocri regina d'Egitto, dramma in 3 atti di
A. Zeno (Roma, Teatro di Tor di Nona, carnevale 1736);
Demetrio, dramma in 3 atti di A. Zeno
(Torino, Teatro Regio, Carnevale 1737. Fu scritto appositamente per quel
teatro);
La costanza vincitrice in amore, musica del
Giacomelli e di Giuseppe Genocchi (solo i primi 2 atti su 3. Parma, Teatro
Ducale, Carnevale 1738);
Achille in Aulide (indicato da altri come
Achille in Sciro), dramma in 3 atti di Metastasio (Roma, Teatro a Torre
Argentina, 3 febbraio 1739. Nello stesso vi è l'intermezzo Golpone e
Birina, musicato dallo stesso Giacomelli);
Catone in Utica, dramma in 3 atti di
Metastasio, che scrisse nel 1727 e fu musicata per la prima volta nel 1728
da Leonardo Vinci, e poi, fra gli altri anche da Vincenzo Ciampi. Il
Giacomelli la musicò
per il teatro di Vienna tra il 1730 e il 1736 (1° esecuzione postuma?
Vienna, Teatro di Corte, 1744).
Egloga Amabea, Intermezzo, due canti in un
atto.
Oratori
S. Giuliana
Falconieri, poesia di Gregorio Giacomo Terribilini (Ge: oratorio S.
Filippo Neri, 1739);
La conversione di S. Margherita
da Cortona.
Le Arie
Stando a canto;
Cara l'averso fato (per soprano e quartetto);
Mio cor non sospirar;
Per te perdo il mio;
Que' begli occhi;
Sposa non mi conosci (inclusa in Merope 1734: ripresa poi pari pari da
Vivaldi in Bajazet del 1735);
Per te perdo;
Le Romanze
Amor artigiano;
Le violette.
Le cantate
Che posso
dir;
Dove son le mie ritorte;
Crudo ciel;
12 arie con strumenti;
Messa, Kyrie a voce.
Mottetti
Quam admirabile per 2 tenori e basso continuo.
Inoltre
una sinfonia a 2 violini, 2 oboi, 2 corni, viola e basso
continuo;
un'aria per 2 violini e basso continuo;
Egredimini;
Domine;
Gloria sicut erat;
Domine noster.
Bibliografia
Carlo Anguissola. “Geminiano Giacomelli e Sebastiano Nasolini,
musicisti piacentini”: Tip. Porta, 1935.
A cura di Arsace
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