Martini
Giovanni Battista
(si trova anche come Giambattista) fu un padre francescano che divenne noto in
tutta Europa come
fecondo compositore, insigne teorico ed eccelso didatta della musica.
Dotato di grande cultura, si dedicò anche allo studio della
matematica e dell'acustica. In campo musicale fu una delle figure più
autorevoli del Settecento, lo testimonia tra l’altro la fitta
corrispondenza che ebbe (circa 6000 lettere) con estimatori, personaggi
illustri, uomini di cultura, cantanti e musicisti affermati, come
Agricola, Locatelli,
Marpurg, Quantz,
Rameau e
Tartini. A parte
alcuni, che ebbero delle riserve sulle sue teorie musicali, molti
si espressero nei suoi confronti con amicizia, sincera stima
ed ammirazione, tanto che fu additato ancora in vita come “il Dio della
musica dei nostri tempi”. L’imperatore d’Austria, passando da Bologna, volle
fare la sua conoscenza; emblematiche sono poi le parole del
Farinelli, che rispose a chi lo rapportava al Martini: “Ciò che egli ha fatto
resterà mentre il poco fatto da me è già dimenticato”.
Avviato giovanissimo alla musica dal padre violinista, Antonio Maria
Martini, dal quale “apprese l’arte del violino e del violoncello”,
Giovanni Battista proseguì gli studi di clavicembalo, canto e contrappunto
con
Francesco Pistocchi, Angelo Predieri e Giovanni Antonio Ricieri. Martini citava anche
Giacomo Antonio Perti fra i suoi maestri, ma è più probabile che il
loro fosse più uno scambio di consigli ed opinioni che non un vero e
proprio insegnamento.
Ricevette una formazione classica presso i padri dell’oratorio di San
Filippo Neri. Il 20 gennaio 1721 iniziò il noviziato nel monastero
francescano di Lugo di Romagna (Bologna), e l’11 settembre 1722 presi i
voti. Ritornato a Bologna, dopo un periodo come coadiutore dell’allora
maestro di cappella nella chiesa di San Francesco, Ferdinando Gridi, gli
succedette nel 1727, a soli 19 anni, incarico che mantenne fino agli
ultimi anni di vita.
“Cominciò ad alimentare la sua fama di eccellente maestro e conoscitore di
musica allorché "vinse" la disputa sorta con il dotto Redi
sull'interpretazione di un misterioso canone dell'Animuccia esistente
nella cantoria della Santa Casa di Loreto, di cui il Redi stesso era
maestro di cappella. Questo primo trionfo del Martini gli valse la totale
ammirazione da parte dei più provetti maestri del suo tempo e il suo nome
cominciò ad essere conosciuto in Italia e all'estero.”
Nel frattempo aveva ricevuto gli ordini minori (1725), e il 24 febbraio
1729 fu ordinato sacerdote. Da quel momento visse sempre in convento, dal
quale uscì solo per alcuni viaggi ad Assisi, Firenze, Pisa, Siena e a
Roma, dove nel 1747 e poi nel 1753 fu invitato per dirigere alcune sue
composizioni, che colpirono favorevolvente. Gli fu quindi proposto il
prestigioso incarico
maestro di cappella
a S. Pietro
in Vaticano, e
forse fu richiesto anche a Padova, ma egli preferì sempre declinare le
offerte e non lasciò mai la sua città natale.
Del resto a Bologna, a causa della sua salute cagionevole, era stato
progressivamente sollevato delle mansioni religiose, potendosi così
dedicare pienamente ai suoi studi e all'insegnamento. Aveva infatti
istituito una prestigiosa scuola di composizione che forgiò, alle regole
del cosiddetto stile “osservato“ e ai meccanismi del contrappunto, un buon
centinaio di allievi: gente che divenne famosa, come
Jommelli,
Johann Christian Bach,
Gluck, Andre Gretry,
Giuseppe Sarti e
Wolfgang Amadeus Mozart, che studiò presso Martini nel 1770.
Nel 1758 Giovanni Battista fu accolto fra i membri dell’Istituto delle
Scienze e dell’Accademia Filarmonica di Bologna, e dal 1777 fu Accademico
della Arcadia di Roma, con lo pseudonimo di Aristosseno Anfioneo. Nel 1780
si associò all’Accademia ducale dei Filarmonici di Modena. L’anno seguente
lasciò l’Accademia Filarmonica di Bologna, in seguito alle polemiche
sfociate dopo che aveva fatto eleggere l’allievo prediletto, Stanislao
Mattei, a suo successore in San Francesco.
Martini si spense a Bologna il 3 agosto 1784, come vuole l’anedottica del
tempo, pronunciando le parole: « Muoio contento; so in che mani lascio il
mio posto e i miei scritti ».
La fama di padre Martini come studioso e teorico della musica, ha
finito per mettere in secondo piano le sue composizioni musicali, ma egli
fu autore di numerose partiture che documentano un interesse ad ampio
raggio verso i più disparati generi musicali. Anche se era convinto della
superiorità della musica sacra sulla profana, oltre alle sue 700
composizioni corali sacre, egli scrisse anche parecchia musica profana,
tra cui: 23 cantate, dei “Duetti Buffi”, dei “Duetti da Camera”, questi
ultimi, dedicati a “Sua Altezza Elettorale M. Antonia di P.P. Elettrice di
Sassonia” [Walpurgis], che furono stampati e conobbero un discreto
successo (quelli buffi non furono pubblicati). Martini non trascurò
nemmeno la musica teatrale: scrisse degli “Intermezzi”, come
L’impresario delle Canarie, improntati ad uno stile pergolesiano; non si
hanno però, notizie di rappresentazioni pubbliche, quindi v’è da supporre
che fossero destinati a dei privati.
Si dedicò intensamente anche alla musica strumentale: scrisse 12 concerti,
24 sinfonie da camera, oltre 100 sonate, 1273 canoni e altre composizioni
da camera.
Si potrebbe pensare che il suo fosse uno stylus antiquus, e in effetti il
compositore al quale attinge più copiosamente è Palestrina, la cui opera è
« base e fondamento di tutti gli stili », miticamente posto alle radici di
un « albero della scola romana » o scuola antica sulle cui regole si regge
« la scuola moderna [...] ma con certe eccezioni, libertà, che né si
oppongono assolutamente, né distruggono affatto i principli dell'antica ».
Inoltre Martini palesava una indisposizione ideologica nei confronti delle
“moderne scoperte”, soprattutto in riferimento agli studi di Tartini sul
terzo suono e al nuovo “sistema” teorizzato da Rameau, che egli confutò
adducendo argomenti inconcludenti. Ciò in linea teorica, ma in pratica le
composizioni del Martini denotano che non era un nostalgico cultore del passato, anzi
soprattutto nello stile concertato, era ben disposto a conoscere ed
assimilare nuovi linguaggi espressivi, le nuove tendenze omofoniche
proiettate allo stile classico, e le “mode” del suo tempo.
La maggior parte delle composizioni di Martini non furono stampate. Eccetto alcune partiture di musica sacra che si trovano a Vienna, il resto
è conservato presso il Civico Museo Bibliografico di Bologna.
Tra i suoi scritti, degni di nota sono il Saggio di contrappunto (Bologna,
1774-1775) e soprattutto la sua Storia della Musica (Bologna, 1757-1781),
con la quale si era posto l'ambizioso obbiettivo di redigere una storia
universale della musica. Il monumentale progetto prevedeva cinque volumi,
ma in oltre 50 anni di lavoro, riuscì a pubblicarne tre (1757, 1770, 1781); il quarto lo iniziò
quando la morte sopraggiunse e il quinto di conseguenza non fu mai scritto. Il primo tratta della Storia della Musica
presso gli Ebrei, il secondo ed il terzo di quella degli antichi Greci,
il quarto, nelle intenzioni del Martini, avrebbe dovuto trattare di quella latina e romana,
e della storia della musica sacra;
il quinto infine della musica contemporanea, corredato anche
con notizie sulla vita e sulle opere dei maggiori musicisti e dai loro
ritratti
(fonte
Charles
Burney).
Ma più che i suoi testi, di fondamentale importanza rimane oggi tutto il materiale accumulato da
Martini nella sua biblioteca privata, che
Burney valutò fosse composta da 17000 volumi. Assieme a preziosi
manoscritti, libretti d'opera e l’imponente raccolta di lettere, essa
costituisce una delle più prestigiose raccolte per il repertorio di musica
a stampa dal '500 al '700. Già nel 1750, Martini aveva cercato di tutelare
il suo patrimonio bibliografico chiedendo al Papa che dopo la sua morte
venisse conservato “in perpetuo” a San Francesco. Scampato alle confische
napoleoniche, grazie all'intervento di Padre Mattei, il discepolo e
successore di Martini, nel 1816 la collezione fu donata al Liceo Musicale
del Comune di Bologna, che era stato istituito nel 1804 presso l'ex
convento degli Agostiniani, nella chiesa di San Giacomo Maggiore, sede
attuale del Civico Museo Bibliografico Musicale. In questa stessa sede
si trova anche la quadreria del Martini. Egli infatti, oltre ad arricchire giorno
dopo giorno la sua biblioteca, raccogliendo manoscritti e opere musicali
di vario genere,
amava collezionare anche ritratti di musicisti e
compositori,
che finivano per adornare le pareti della sua libreria
nel Convento di San Francesco. Nella collezione
(ca. 300 pezzi)
sono presenti anche alcuni quadri
di pittori celebri, quali il ritratto di
Farinelli
dipinto da Corrado Giaquinto, quello di Johann Christian Bach
del Gainsborough o il
ritratto di Charles Burney di Joshua Reynolds.
Composizioni
Opere Teatrali
Intermezzi:
Azione Teatrale (1726)
La Dirindina (libretto di G. Gili, 1731)
L’impresario delle Canarie (libr. Metastasio, 1744)
Il maestro di musica (1746)
Don Chisciotte (1746);
Oratori
L’assunzione di Salomone al trono d’Israello (libr. G. Melani,
1734)
S. Pietro (libr. G. Caluzzi, 1738)
S. Pietro (1739, diverso dal precedente)
Il sacrificio d’Adamo (abbozzi)
Deposizione della Croce (perduto)
Musica Sacra
12 messe a 4 voci e strumenti (fra cui un Requiem)
2 messe a 8 voci e strumenti
3 messe a 4 voci a cappella
3 messe a 8 voci a cappella
5 messe brevi a 8 voci e strumenti
7 messe incomplete a 2-3 voci a cappella
3 Kyrie
2 Gloria
12 Credo
40 sezioni di Proprium Missae con strumenti
101 introiti
25 graduali
26 offertori
32 communiones a cappella
54 Responsoria Hebdomadae Sanctae
198 salmi con strumenti (51 a doppio coro)
26 Magnificat
5 Nune dimittis
2 Te Deum
e svariata altra musica tra cui: vespri, notturni, mattutini, inni,
sequenze, antifone, litanie, e mottetti;
9 Cantate spirituali a solo con strumenti;
Litaniae anitque Antlphonae, op. I (pubblicato a Bologna, 1734).
Musica strumentale
Diverse sinfonie per organici vari;
Concerto per oboe , cello e archi;
6 concerti per cembalo e archi;
Concerto per violino e archi;
Concerto per cello e archi;
Concerto per pianoforte e archi;
Sonate: per cello, per 2 flauti, per violino e 4 trombe;
Pubblicate:
12 Sonate d'intavolatura per l’organo e il cembalo (Amsterdam, 1742);
6 Sonate per l'organo e il cembalo (Bologna, 1747);
Duetti da camera a diverse voci (Bologna, 1763);
52 canoni a 2-4 voci (Venezia).
Scritti
(pubblicati a Bologna)
Attestati in difesa del Sig. D. Jacopo Antonio Arrighi, maestro di
cappella della Cattedrale di Cremona (1746)
Regola degli organisti per accompagnare il canto fermo (1756)
Storia della Musica (3 vol., 1757-81)
Dissertatio de usu progressionis geometriae in musica (1767)
Compendio della teoria de’ numeri per uso del musico (1769)
Saggio fondamentale pratico di contrappunto sopra il canto fermo
(1774-75).
Discografia