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Le
fortune artistiche ed economiche di Handel dipendevano dal gradimento del
pubblico londinese. Quando le sue opere persero d’interesse egli seppe
riconquistarlo con gli oratori
inglesi,
che apparvero sulle scene attorno al 1732.
Handel
forgiò con essi un nuovo genere, differente dai modelli tradizionali
italiani e tedeschi che aveva composto sul continente, sia per l’adozione di
testi in inglese, sia per le musiche, che recano influenze provenienti dalle
antifone religiose anglicane. Sebbene gli argomenti fossero essenzialmente
religiosi, i suoi oratori non erano inondati di quel tono pietistico che
avrebbe richiesto l’austerità delle chiese e venivano rappresentati in sale da concerto
profane, nei teatri
stessi delle sue opere, con tutto quel colore musicale e quella enfasi
drammatica tipica dell'opera.
Con la
sostanziale differenza che rispetto
all'opera, l’asse portante dello spettacolo si spostò dai pezzi solistici,
le arie, a quelli corali. Al coro infatti venne demandato l’arduo compito di
supplire alla mancanza dell’azione scenica ed Handel riuscì ad elevarlo a
protagonista facendo ricorso ad ogni risorsa tecnica, infondendovi tutta la
sua maestria sintetizzante di due secoli di musica corale, tanto da divenire
un modello per i compositori delle generazioni a venire.
Se mentre era ancora in vita, gli altri compositori
dimostrarono uno scarso interesse verso questa forma musicale, dopo la sua
morte i suoi oratori continuarono ad
essere apprezzati, oltre che dalle varie congregazioni religiose inglesi, da
tutti coloro che nel tempo si sono cimentati in lavori corali: Mozart, Haydn, che nel 1791 lo proclamò “il maestro
di tutti noi”, e sopratutto Beethoven, lo presero a modello
insuperabile.
Caratterizzati da alcune affinità con l'opera teatrale italiana,
presentando ariosi, recitativi e anche
arie
virtuosistiche, con una durata tale da poter
occupare un' intera serata, erano altresì molteplici i caratteri che li differenziavano.
Si pensi, oltre al differente idioma, alla tipologia dei libretti,
incentrati su
drammi a carattere biblico e mitologico, e
come detto alla presenza di cori, formati non dal semplice ensemble di
solisti come si usava nell'opera, ma da un nutrito gruppo di cantori professionisti,
che intonavano possenti brani d'insieme che interagivano vocalmente con
quelli dei solisti e drammaturgicamente con lo svolgersi della trama.
Altra caratteristica peculiare degli oratori era l'assenza dei costumi,
della rappresentazione scenica e di tutti quegli effetti scenici e d'azione
che caratterizzavano l'opera: ciò consentiva di organizzarli ad un costo
decisamente inferiore rispetto a questa.
Handel ben
presto seppe rendere gradevole l’attesa del pubblico durante gli intervalli di
questi oratori suonando di persona dei
Concerti
per organo che divennero ulteriore occasione di richiamo per i
suoi affezionati sostenitori.
ESTHER, o meglio HAMAN E MORCADEI, 1718 circa,
classificato
come masque a carattere biblico, in sei scene, rappresenta il primo esperimento di Handel verso quel processo artistico che
lo porterà 14 anni più tardi a comporre i grandi oratori in inglese per il pubblico
teatrale. Esso non possiede il carattere eroico o la tragica atmosfera shakesperiana
dei Saul e Belshazzar, ma contiene parecchi brani di squisita
musica.
Come genere vi erano stati ben pochi precedenti in
Inghilterra, per esempio "In Guiltie night" di Purcell, il cui ambito
privato a cui era stato destinato non poteva gettare le basi per creare una "tradizione".
Inoltre un residuo di puritanesimo aveva sempre inibito le
rappresentazioni oratoriali, facendo insorgere accese polemiche sui
lavori di argomento biblico: era troppo irrispettoso trattare a quel modo un
tema sacro, considerato che il teatro era associato ad una volgarità blasfema.
Ma gli oratori handeliani apparvero intorno agli anni trenta del XVIII° secolo
e le severità e i rigori protestanti si stavano allentando con l'avvento
dell'illuminismo, che fece sfumare il fanatismo religioso, che tanto invece
aveva caratterizzato i due secoli precedenti e che invece in Germania era ancora molto forte: non dimentichiamo che lo stesso Bach, chiamava, con tono dispregiativo e sarcastico "canzonette" le arie teatrali dell'opera
italiana.
Handel ripropose il soggetto di HAMAN E MORCADEI nel Maggio del 1732,
ampliando gli organici e chiamandolo definitivamente ESTHER. Un mese dopo
ripeté la medesima operazione con il
masque
pastorale ACIS E GALATEA del 1718, trasformandola in una nuova produzione concepita senza scena.
Inizialmente non esisteva una terminologia che definisse
univocamente gli oratori: Handel stesso li considerò in un primo momento come lavori
generici su tema sacro, una sottocategoria di composizioni destinate al
teatro senza rappresentazione scenica.
Ancora dopo il 1740, Handel non si sentì mai del tutto libero di definire i suoi nuovi lavori
"Oratorio"; esempio ne sia la classificazione di
HERCULES e di SEMELE, che
avvicinandosi all’opera,
rappresentano una esitazione di Handel verso realizzazioni
su soggetto sacro: i temi trattati da queste due composizioni si
rifanno a miti classici, il cui contenuto benché oggettivamente di elevatissimo livello artistico, non incontrò
il favore del pubblico londinese a causa dell'incerta natura.
SUSANNA fu un
incrocio fra un'opera, un oratorio e un masque pastorale, presentando un ambiente
idilliaco che si muove fra innocenza e malizia, fra comico e tragico.
Tra i diversi
oratori di Handel
possiamo individuarne alcuni che sono accomunati da caratteristiche
singolari: per esempio ATHALIA,
SAMSON,
ALEXANDER BALUS, THEODORA, DEBORAH,
presentano due popolazioni antagoniste che si fronteggiano, con idiomi
musicali acutamente ed acusticamente contrastanti, una metodologia che dà
risalto alla differenziazione dei popoli, non solo nel testo, ma anche sul
piano sonoro. In questo senso,
BELSHAZZAR può vedersi come il più monumentale degli oratori, dal momento
che in esso vengono portate in scena le vicende di ben tre popolazioni in
conflitto e, inaspettatamente, alle popolazioni più astiose ed odiose Handel
pare associare le invenzioni musicali più mirabili (cosa che in effetti si
può riscontrare anche in DEBORAH e ATHALIA).
E' come si vi
fosse una
certa riluttanza a prender le parti dei giusti, rappresentandoli più
accattivanti dei malvagi, e da questo atteggiamento si può desumere che Handel volesse attestare un distacco drammatico, contraddicendo chi invece
ha voluto sempre sostenere che egli fosse il pilastro della morale
costituita.
In THEODORA la
musica dipinge una visione cruda e sottile del martirio dei cristiani.
[In preparazione]
A cura di Arsace
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