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Civico Museo Bibliografico Musicale, Bologna
C’è chi sostiene che sia nato a Martina Franca, nelle
Puglie, nel 1732, e chi sostiene invece che nacque a Risceglie, anche
questa località nelle Puglie, ma nel 1738.
Poiché era consuetudine che i musici cantori prediligessero morire dove
erano nati, e siccome Aprile morì a Risceglie, è da ritenere questa
ipotesi di natività come la più attendibile.
Aprile era “figliolo” del conservatorio della Pietà dei Turchini di
Napoli, dove vi ritornò come insegnante, essendo tenuto in grande
considerazione: far i suoi allievi è da menzionare Domenico Cimarosa.
Aprile stesso poi si dedicò alla composizione, annoverando buoni consensi.
La fama di Aprile era enorme, tanto che si definì “il padre de’ tutti i
cantanti”.
Le sue esibizioni si concentrarono nel Regno di Napoli, dove lui eclissò
gli altri: comunque anche Stoccarda fu molto colpita dalle sue
performances nelle opere di
Niccolò Jommelli negli anni 1755 e 1766.
Un certo Christian Friedrich Schubart, avendolo ascoltato nella città
scrisse: “in lui risiedono arte e natura fondendosi meravigliosamente…
Cantava con la purezza di una campana fino al di sopra il rigo di soprano,
ed aveva una profonda conoscenza della tecnica vocale, corredando il tutto
di una simpatica e coinvolgente personalità”
Nel 1766, poiché il duca voleva darsi al risparmio, intuendo che non
avrebbe ottenuto i pagamenti arretrati del salario che gli spettava,
Aprile scomparve lasciando in contropartita grossi debiti.
Burney lo ascoltò nel DEMOOFONTE di Jommelli nel 1770, e rimase
affascinato dalla sua tecnica più che dalla sua voce, che reputò piuttosto
debole.
Il cantante e compositore Michael Kelly dedica molti scritti ad Aprile.
Il fatto è che il musico prese in simpatia l’irlandese Kelly,
infondendogli appoggio ed incoraggiamento.
Poiché Aprile doveva cantare a Palermo nell’opera di Sarti ALESSANDRO
NELLE INDIE, portò con sé il giovane ragazzo, facendolo addirittura
cantare per la prima volta in pubblico in occasione di una festa religiosa
all’aperto.
A Napoli poi Aprile fu tra i cantori della cattedrale durante la famosa
liquefazione del sangue di San Gennaro, nella circostanza in cui quell’anno
pareva non volesse liquefarsi.
Circostanza incresciosa poiché l’arcivescovo, molto innervosito e preso in
contropiede, si sentì mancare per il terrore scaturito dal fatto che i
lazzaroni, le pescivendole e altri che gremivano la chiesa per la
liquefazione, urlarono “Faccia Gialluta” al santo, imprecandovi contro. Si
temette che questa turba volesse linciare persino il prelato, anche se non
sarebbe servito a nulla.
Avvertito il pericolo, Aprile intervenì eseguendo fantastiche roulades e
qualche trillo distogliendo l’attenzione della folla furiosa per qualche
secondo, tempo sufficiente per riscaldare il vaso di vetro col calore
delle mani, sventando così il pericolo.
Lasciato il canto professionale, Aprile insegnò per parecchi anni, sia
privatamente sia al conservatorio: un amico di Lady Hamilton, che fu
allieva di Aprile come di
Millico, trovò che “Aprilli era un vero
gentiluomo quando era in pubblico, tranne nel caso in cui l’argomento
trattato non fosse la musica: allora ci si rendeva conto che apparteneva
al genere neutro”
Nel 1813 si ritirò a Martina Franca dove spirò.
A cura di Arsace