Ritratto di Guadagni (attribuzione incerta)
Attorno al 1755, Gaetano Guadagni stesso continuava a raccontare questi accadimenti:
Pare che in un'opera verso la quale il pubblico veneziano era particolarmente interessato, il Guadagni era apparso splendente
quanto il sole, dando prova sia di ottimo cantante che di eccellente attore: dopo tre
sue apparizioni però si verificò una lite con l'impresario.
Guadagni volle danneggiarlo, e si mise in testa di rovinare l'opera: in occasione quindi della quarta rappresentazione cantò sciattamente e
interpretò peggio di una comparsa teatrale.
La reazione del pubblico non fu troppo forte, poiché si era diffusa l'idea che il cantante fosse ammalato, e quindi lasciò correre questa
performance.
L'impresario però ben sapeva la verità, e schiumante di rabbia, ebbe ben la diligenza di far circolare la vera ragione di questo
comportamento del Guadagni durante l'opera.
Alla quinta rappresentazione Guadagni si sforzò di cantare ancora peggio: stanchi di soffrire tali esibizioni, due delegati del pubblico
andarono, finito il Primo Atto, a chiedergli di fare il suo dovere, poiché non era corretto che il pubblico dovesse pagare per questa sua lite
coll'impresario.
Guadagni accolse sorridendo questa richiesta, ma poi si impegnò ancor di più nel Secondo Atto per cantar ancor peggio.
La delegazione ritornò quindi e riferì che il pubblico ordinava che cantasse impegnandosi, dando il meglio di
sé, facendo godere il
pubblico di almeno il terzo atto, altrimenti - e qui si passò alle minacce - si
sarebbe dovuto aspettare "fastidi inaspettati".
"NON MI CURO DI MINACCE DEL GENERE!" fu la replica di Guadagni "NESSUNA FORZA AL MONDO POTRA' COSTRINGERMI A FARE CIO' CHE
NON VOGLIO FARE SPONTANEAMENTE!"
E così, ancora più inasprito, al terzo atto fu una statua ululante, anzi ché cantare ed interpretare.
Il pubblico avrebbe potuto cacciarlo a colpi di mele marce e limoni! Invece pare che la rappresentazione si sia terminata senza troppi
disordini.
Una volta terminata l'opera però, quando Guadagni , indossante ancora il suo abito di scena, su cui si era gettato il mantello sopra, stava
per salire in gondola, fu brutalmente afferrato da ben 4 tipi mascherati, che, bendatolo, lo trascinarono in una osteria.
Qui fu rinchiuso in una stanza spartana ma pulita, dove era collocato un letto.
Due dei banditi rimasero con lui, mentre dopo ne giunsero altri due, che portarono una tavola con ogni ben di Dio culinario.
Naturalmente Guadagni era affamato, e non fece troppi complimenti, si sedette e credeva di iniziare a mangiare: subito gli cancellarono dalla
mente di poter cenare: non poteva toccare nulla, a meno che non si fosse messo a cantare.
Guadagni orgoglioso, rifiutò! e ben allora non toccò cibo, e finì per dormire senza cenare.
A mezzogiorno del giorno seguente, ancora chiuso in questa stanza dove era segregato, un'altra scena simile si
ripeté: infatti di nuovo i
banditi, giustizieri del pubblico, sfoderarono cibi che muovevano l'appetito: Guadagni non cantò e così cibi e leccornie varie assieme alle bevande furono portate via.
Queste scene di esibizione di cibo e di rifiuto a cantare si protrassero per due giorni.
Al terzo giorno però fu portata una minestra succulenta a cui Guadagni non
poté resistere: "prima di morire di fame, preferisco cantare" disse Guadagni protraendo la mano verso la pietanza.
Ma non fu sufficiente: si pretese che cantasse perfettamente, e in più anche recitare, altrimenti le vivande sarebbero uscite dalla porta esattamente come erano entrate ed intatte.
Cosa poteva fare Guadagni? Cantò e con una buona interpretazione e recitazione: tutti gli astanti gridarono "Bravo! Bravissimo!": un uomo
con domino si sedette e desinò con l'affamato Guadagni.
"Vedete caro amico come vanno le cose. Prima affermavate che nessuna violenza al mondo vi avrebbe forzato, invece ora il pubblico ha avuto
ragione del vostro comportamento, costringendovi a cantare".
Ora è giunto il momento che voi veniate a sapere chi avete avuto l'onore di mostrare la vostra arte, tra queste 4 modeste mura....
Guadagni era convinto che sotto il domino si celasse il doge, invece era il Boia: e allo disvelare del tolto domino, ci fu una risata
generale, dinnanzi all'attonito Guadagni, che vistosi circondato da carnefici
sprofondò nella vergogna cocente.
"Ora è giunto il momento di lasciarvi libero, dinnanzi alla mia casa vi aspetta una gondola che vi riporterà a casa: ma vi ammonisco a
compiere il Vostro dovere alla prossima rappresentazione".
Se il Guadagni non avesse cantato a modo o avesse fatto i capricci, il Senato veneziano avrebbe punito una seconda offesa in modo ben più terribile.
Guadagni apprese molto da questa brutta esperienza, facendolo comportare meglio, sforzandosi di essere più educato e modesto, e
raddoppiò lo zelo sia nel cantare che nell'interpretazione, riconciliandosi finalmente con il pubblico, che lo elesse a beniamino.
Nel 1770 a
Londra Charles Burney andò a vedere l'ORFEO di
Gluck, e parlò del secondo soggiorno londinese di Gaetano Guadagni.
Burney ci commenta che la sua figura era estremamente elegante e
nobile, la sua espressione improntata ad una grande intelligenza,
dignità e bellezza. I suoi gesti risultavano pieni di grazia e di
proprietà, studi eccellenti per uno scultore.
Burney osserva che sebbene il suo modo di cantare fosse perfetto,
raffinato, delicato, la voce finì per deludere chiunque lo
ascoltasse, poiché molti facevano il paragone di come aveva
cantato nel primo soggiorno londinese, quando aveva interpretato
alcune opere di Handel, fra cui il GIUSTINO: adesso, nel 1770 la sua
voce apparve debole e sottile, ed era divenuta una voce da soprano
estendendosi il suo registro da 6 o 7 note a 14 o 15.
La musica che cantava era la più semplice possibile - e non
v'è dubbio, dal momento che quando Burney scriveva su Guadagni, egli
interpretava l'ORFEO di Gluck, che per principio aveva deciso
di assassinare il belcanto, stroncando ogni abbellimento superfluo
- poche note con frequenti pause, e qualche opportunità di essere
liberato dal compositore e dall'orchestra era tutto ciò che
desiderava. Nelle fioriture mostrava il potere intrinseco della
melodia, slegandola - come ci riferisce il Burney -
dall'armonia e priva di accompagnamento all'unisono.
Questo colpiva il pubblico, e Burney individuò nella sua tecnica
di diminuzione dei toni della sua voce, "come note morenti in
un'arpa eolica" il credito che ottenne Guadagni.
Originale il Guadagni rispetto i suoi coevi, poiché finiva per
fare il contrario degli altri cantanti, che usavano
l'intensificazione o le messe di voce: invece Guadagni no: partiva da
un passaggio o da note effettuati con estrema potenza, per poi
concludere assottigliando via via finendo per ottenere l'effetto di
farla risuonare da un'estrema distanza.
Guadagni riscosse molti consensi, creando una fitta schiera di
sostenitori entusiasti, che però si assottigliarono di molto a
causa del suo carattere capriccioso e per i contrasti che creava.
Il Guadagni, in questi anni londinesi, era ben conscio della sua
importanza e della sua professione finendo per rasentare la
vanagloria, e a tutto ciò si aggiunga il fatto che univa a questo
carattere una costanza per odi e rancori: diminuirono i suoi amici,
ed aumentarono i suoi nemici.
Stile, recitazione, canto nella semplice aria "Che farò senza
Euridice" nell'ORFEO suscitarono consensi, ma si verificò un litigio
con l'impresario Mr. Hobart, il titolare del teatro per un
affronto fatto a sua sorella e per la sua determinazione a mantenere
la dignità e la proprietà del suo personaggio drammatico
rifiutandosi di Inchinarsi agli applausi o di distruggere ogni
illusione teatrale ritornando in scena per ripetere un'aria alle
invocazioni di un bis.
Tale comportamento lo rese inviso al pubblico, che finì per
fischiarlo ogni volta che appariva in scena. Anzi, i suoi nemici si
dilettavano a chiedere il bis di certe arie, ben sapendo che non li
avrebbe concessi, al solo scopo di incrementare la furia del pubblico.
Si aggiunga inoltre che essendo considerato un giocatore
d'azzardo i suoi nemici, avendo scoperto quanto fosse irritabile
quando giocava con poste alte, erano soleti a contestare a Guadagni
come irregolare ciò che invece era assolutamente corretto: a quel
punto il castrato si arrabbiava così tanto, che finiva per perdere la
lucidità nel gioco, tanto che anche un bambino poteva batterlo.
Nel maggio del
1772 l'Elettrice Vedova di Sassonia, vedova del
principe elettore Friedrich Christian dal 1763,
Maria Antonia
Walpurgis, nata nel 1724, e figlia maggiore dell'elettore di
Baviera Karl Albert, si trovava a Verona dove ascoltò Gaetano
Guadagni.
Maria Antonia non era a digiuno di musica, nel senso che durante
tutta la sua infanzia presso la corte di Monaco, potè assaporare
una enorme fioritura di musica, pittura e poesia. Si unì in
matrimonio con Friedrich Christian, principe allora ereditario della
Sassonia.
Quando nel 1747 si trasferì a Dresda, fu chiamato come suo maestro
Nicola Porpora, mentre il primo castrato a quell'epoca era
Domenico Annibali.
Ora, Maria Antonia, non finì per considerare le sue lezioni di
musica come un abituale passatempo tipico per le principesse: era una
cantante degna di considerazione, e non poteva esser altrimenti: ben
sappiamo quanto abile fosse Porpora nel forgiare cantanti di
prim'ordine, ed è anche per questo che era stimato e conosciuto a
livello europeo.
Burney racconta:
"Cantò con stile eccellente: la sua voce è assai esile, ma non la
forza mai ed è sempre perfettamente intonata. Il recitativo, che
era accompagnato , fu eseguito assai bene, nello stile dei vecchi
grandi cantanti di tempi migliori. Era stata per lungo tempo allieva
di Nicola Porpora, che visse molti anni a Dresda al servizio del
suocero di lei, Augusto, re di Polonia.
Il recitativo era stato scritto con abilità non minore di quella
con cui era stato eseguito: l'aria era un andante armonicamente
molto ricco, un po' nello stile delle migliori arie d'opera
composte da Handel ai suoi tempi.
Benché in questo concerto suonassero solo pochi violini,
soverchiavano comunque la sua voce, difetto di cui si lagnano tutti i
cantanti."
Nella sua città natale Monaco, Maria Antonia interpretò parti
rilevanti in alcune rappresentazioni d'Opera: le capacità
educativo - musicali di Porpora e il talento di Maria Antonia fecero
diventare l'Elettrice vedova una musicista di tutto rispetto, tanto
che arrivò a comporre addirittura due opere, non solo musicalmente
parlando, ma anche da un punto di vista letterario.
Ora a Verona rimase davvero affascinata dal canto e dal talento
interpretativo di Gaetano Guadagni, che decise di portarselo con
sé a Monaco, presso la corte di suo fratello, l'elettore bavarese
Massimiliano, dove aveva principale dimora dopo la morte del marito.
Maria Antonia e Gaetano Guadagni erano quasi coetanei: 48 anni lei, e
47 lui.
Guadagni,
memore delle sue interpretazioni a Londra, fu la chiave per
aprire ed introdurre Charles Burney presso la corte bavarese di Maria
Antonia nel 1772 circa.
Guadagni, a leggere le memorie di Casanova, fu l'occupante del
letto, dopo Casanova, di Anna Marina Veronese, detta la Corallina,
amante ufficiale del principe di Monaco Honoré Grimaldi:
"Un musico veneziano chiamato Guadagni, bello, esperto dell'arte sua
e pieno di spirito, seppe cattivarsene le simpatie tre settimane dopo
che io mi guastai con lei. Il bel ragazzo, che aveva solo
l'apparenza della virilità, la rese curiosa, e fu causa della sua
rottura col principe, che la colse in flagrante tradimento".
Viene riferita a Guadagni la circostanza che una volta fece attendere
in anticamera anche un re. Era in compagnia della sua amante, quando
gli fu detto che Sua Maestà era in anticamera, al che egi rispose
freddamente: "Che aspetti! Quando avrò finito, entrerà!"
Maria Antonia, l'Elettrice Vedova, in occasione della visita
dell'inglese Burney che era in viaggio per redarre il suo libro sulla
storia della Musica, gli chiese una opinione sul valore di Guadagni,
che in quel momento era assente, facendone un confronto con altri
grandi cantanti italiani: l'Elettrice, non esitò a sottolineare che
Guadagni cantasse con grande arte e sensibilità, possedendo il gran
talento di smussare i propri difetti.
Guadagni nel momento in cui Burney era a Dresda era il contralto,
nell'opera TALESTRI dell'elettrice vedova, la cui trama era
sviluppata nel Regno delle Amazzoni, mentre Venanzio Rauzzini,
ventiseienne allora, altro cantante fatto da Porpora, interpretava la
parte di Primo uomo.
A Monaco
serpeggiava tuttavia la diceria che fra l'Elettrice e
Guadagni intercorressero dei rapporti che travalicavano il loro amore
comune per l'arte: Guadagni infatti aveva il suo appartamento
presso la Reggia nel castello di Nymphenburg, che all'epoca era
"in campagna" poiché non si era ancora sviluppato il quartiere
di Monaco.
Dopo aver passeggiato con le due star del momento in suolo Bavarese,
Guadagni e Rauzzini, Burney potè assistere quella sera ad un
concerto da camera, dove dopo l'esibizione di Maria Antonia - di
cui sopra i commenti - fu la volta di un brano per viola da gamba,
suonato dal Principe Massimiliano, e a ruota fu il turno sia di
Guadagni che di Rauzzini.
Guadagni eseguì un'aria patetica di Tratta con estrema grazia ed
espressione, sfoderando secondo Burney un maggior volume di voce
rispetto a quando era in Inghilterra.
Rauzzini invece cantò con l'accompagnamento dell'orchestra, che si sibì eccezionalmente, dal momento che non si esibisce nei
concerti estivi, ed eseguì un'aria da lui stesso composta.
Dopo un'altra esibizione musicale del Principe si finì con
la cena la serata.
Burney racconta ancora:
"La cena di Sua Altezza e della corte si svolse pubblicamente
nel grande salone d'ingresso dove aveva avuto luogo il pranzo.
Io mi recai là con Guadagni e con i principali esecutori per
rendere loro omaggio.
L'elettore si compiacque di parlar a lungo con Guadagni della
mia futura Storia della Musica; il che mi incoraggiò a pregare Sua
Altezza che mi concedesse l'onore di offrirmi una musica
composta da lui. Ero stato infatti informato dai musicisti del luogo
che aveva composto ottimi pezzi liturgici, ed in particolare uno
STABAT MATER."
Ed ancora:
"Durante la nostra attesa i padroni di casa ci offrirono un
rinfresco: l'elettore si degnò di chiedere a Guadagni se
doveva offrire la cena all'ospite inglese ed al resto della
compagnia, alludendo a Panzacchi, Rauzzini e Naumann (costui era il
Kapellmeister sassone che era arrivato a Monaco giusto
per montare l'opera TALESTRI di Maria Antonia).
Guadagni gli rispose che avremmo gradito pane e formaggio, ed un
bicchiere di vino.
"Ecco" disse l'Elettore mentre svuotava su un enorme piatto ben
2
vassoi di cacciagione "portate questo nei vostri appartamenti".
Sua altezza fu ubbedita, cenammo insieme e poi me ne tornai a Monaco,
assai soddisfatto e lusingato dagli eventi della giornata."
Nel 1773,
esattamente dopo un anno dalla visita di Charles Burney, a
Monaco si rappresentò l'ORFEO di Gluck: pare che vi fossero
litigi e problemi col personale del teatro e con l'orchestra.
Guadagni ricopriva il ruolo di Primo uomo: ma i contrasti che sorsero
avrebbero bloccato la rappresentazione, se non fosse intervenuta
Maria Antonia per salvare lo spettacolo, donando tabacchiere
d'oro a destra e a manca, placando gli scontenti.
Pare che Guadagni e l'Elettrice arrivarono alla rottura dell'idillio
poco dopo, con la dipartita di Guadagni da Monaco. Poco prima della
partenza del castrato da Monaco, l'Elettrice di Baviera pare si
sia fatta rubare tutte le lettere che lui le aveva scritto.
Nel 1776
Guadagni si recò a Postdam esibendosi dinnanzi a Re
Federico II, che dopo la sua esibizione gli donò una tabacchiera senza
uguali: tempestata d'oro e di brillanti: nessun privato poteva
vantarsi di averne ricevuta una simile dal Re. Dopo questo evento,
Guadagni ritornò nella sua patria, riprendendo il suo posto a Padova.
Nel 1783 a Padova coesistevano 2 star del momento quindi: una
Guadagni e l'altra Pacchierotti.
Guadagni si era fatto edificare a Padova un palazzo, in cui
c'era un grazioso teatrino di marionette che rappresentavano ORFEO ED
EURIDICE di Gluck: era Guadagni stesso a cantare la parte di Orfeo
dietro le quinte, un ruolo che lo distinse e lo fece apprezzare ai
contemporanei, specie nell'aria in rondò "Che farò senza
Euridice".
Pare che il teatrino di marionette fosse la sua passione, poiché
le rappresentazioni erano gratuite, e questo implicava sempre il
palazzo pieno di spettatori.
Guadagni era ricco, un notevole patrimonio era riuscito ad accumulare
nel corso delle sue esibizioni, ma spesso faceva donazioni.
A questa inclinazione alla donazione, si aggiunga un'altra
passione di Guadagni: il gioco d'azzardo.
Nel Settecento
tale attività ludica faceva finire in rovina
moltissime famiglie, ma in contraltare faceva fruttare denaro ai
teatri in modo che gli astronomici debiti che il teatro aveva verso
mi cantanti venissero saldati. Il banco era tenuto dal titolare del
teatro che finiva per guadagnare di più con questa attività che
con quella propria del teatro, allestendo opere e balletti.
Guadagni giocò, e giocò anche somme elevate, poichè poteva
permettersi perdite da capogiro, e con orgoglio.
Esiste un aneddoto su Guadagni relativamente al fatto che una volta
finì per perdere una considerevole somma di denaro con un principe
tedesco, che barava. Gli dissero poi che era stato truffato, e gli
consigliarono di non onorare il debito di gioco. Guadagni rispose da
Signore: "Lui ha trattato me da farabutto, ma io voglio trattare lui
da principe".
E finì per versare l'intera somma.
Inoltre accadde che Guadagni andò in una casa di tolleranza, dove
un nobile signore aveva appena perduto tutto il suo patrimonio
giocando.
Così Guadagni trasse dalla sua borsa 500 ducati e li donò al
nobile.
Subito dopo abbandonò il tavolo di gioco.
Il nobile si recò il giorno dopo presso la casa di Guadagni:
questi, orgoglioso, annunciò che la somma l'aveva accettata solo
momentaneamente, come un prestito, e che si impegnava a
restituirgliela a tempo debito.
Guadagni sprezzamene replicò che se avesse voluto indietro i soldi
imprestati, il denaro di certo non l'avrebbe mai dato a Sua
Eccellenza.
Orgoglio e gioco, donazioni e spettacoli gratuiti di marionette
finirono per portare al tracollo finanziario di Guadagni.
Nel 1785 Guadagni era a Monaco per un problema finanziario, e la
morte a Padova nel 1792 terminarono, a soli 67 anni, il tribolare di
una vita oramai in condizioni di estrema povertà.
Ricordi Musicali e Teatrali del
Signor Cavalier
Gaetano Guadagni
Arie d'opera
per il castrato Guadagni (Accord)
A
cura di Arsace