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Il cardinale Pamphilj era il più anziano dei mecenati romani.
Grande signore e poeta, si divertiva molto a fare giochi di parole e ad
intrecciarli in versi barocchi. Era in grado di prodursi in composizioni
estemporanee in versi non prive di fascino e di brio ed anche di comporre, come
raffinato omaggio al novello Orfeo, Handel, qualche strofa del tipo:
Handel, non può mia Musa
cantare in un istante
versi che degni sian della tua lira,
ma sento che in me spira
sì soave armonia che a’ tuoi concenti
son costretto a cantare in questi accenti: [...]
Dunque, maggior d’Orfeo, tu sforzi al canto
la mia Musa all’ora che il plettro appeso avea
a un tronco annoso, e immobile giacea
che subito il compositore, stando al gioco, metteva in musica. Più interessante
di quest’arietta fu certamente la musica che Handel scrisse per l’oratorio di
Pamphilj,
Il Trionfo del Tempo e del Disinganno, eseguita in occasione di
uno dei concerti quaresimali patrocinati da
Ottoboni nel 1707.
Essendo proibite le opere, i cardinali potevano tranquillamente sedere, con la
coscienza tranquilla, ad ascoltare il trionfo del tempo e della verità sul
piacere...
Villa Pamphilj
A cura di Rodrigo
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