L'Accademia dell'Arcadia,
fu un movimento letterario, una corrente di pensiero promossa da
una cerchia di
14 fra
nobili, letterati ed artisti, che nel
1689 fondarono
a Roma un gruppo letterario animato
dall'intento di salvare la poesia italiana da un certo
manierismo artificioso dilagante nell'epoca barocca, per ritornare alla
semplicità ed alla naturalezza del periodo classico.
I letterati arcadici abbandonarono
i grandi temi dell'enfatica
letteratura barocca a favore di uno stile
chiaro e immediato, che risaltasse i sentimenti e
gli affetti più intimi, più liricamente personali. Il genere scelto per
raggiungere questi obbiettivi fu quello
pastorale, che doveva
possedere delle caratteristiche fondamentali costanti.
La storia si
sviluppava sempre in qualche contrada serena ed idilliaca,
generalmente l'Arcadia,
mitica regione della Grecia al centro del
Peloponneso, che simboleggia
fin dall'antichità la
terra che più di ogni altra si era mantenuta innocente,
serena e
primitiva.
I personaggi erano principalmente ninfe e pastori. Questi
ultimi, spesso, non sono per niente dei pastori, ma degli uomini che si
interessano unicamente alle cose dell'amore e della caccia,
intrattenendosi tra essi o con loro belle in un stile letterario
raffinato. Si tratta in generale di personaggi allegorici ed eventualmente
mitologici privati di ogni carattere individuale.
L'azione di queste pastorali consisteva unicamente in intrighi e complicazioni amorose,
aventi per
corollario elementi mitologici e magici, riti sacrificali e cerimonie
religiose.
Tutto ciò costituì anche un limite: le composizioni
di certi poeti arcadici divennero molto speso delle "pastorellerie",
fanciullaggini leziose e a volte insulse: spesso i protagonisti delle
opere si rivelavano falsi pastori-filosofi e false ninfe che parlavano
con futile vacuità.
Come genere letterario, quello pastorale risale ai tempi di Teocrito e Virgilio, ma bisogna aspettare il Rinascimento per
assistere alla nascita del dramma pastorale di cui il primo esempio fu
la Favola di Orfeo (1472) di Poliziano. Gli autori di pastorali dei XVI" e XVII" secoli
adattarono molto frequentemente le elegie amorose di Ovidio, per
esempio in Acis e Galatea; Apollo e Dafne; Orfeo ed
Euridice.
La pastorale più celebre nella storia della letteratura fu Il Pastor fido
(1585) di Giovan Battista Guarini, che ebbe fin dall'inizio
innumerevoli adattamenti musicali e
il cui titolo fu dato a tutta una serie di raccolte di
madrigali: si conoscono più di 550 madrigali che ne
riprendono alcuni passaggi.
L'opera di Guarini ed altre pastorali
italiane servirono come base letteraria per un nuovo genere, quello
dell'Opera, che apparve durante l'ultimo decennio del XVI secolo, con
l' Euridice di Jacopo Peri.
La pastorale continuò di dominare nel
genere lirico fino al 1630 quando fu soppiantata da un nuovo tipo di
opera eroica drammatica, scritta su soggetti tragici o epici,
che divenne rapidamente molto popolare, ma anche
troppo complicata ed ampollosa.
Fu proprio per iniziativa dei membri
dell'Arcadia, che il genere pastorale conobbe la sua rinascita alla fine
del
XVII secolo.
Rispetto all'opera
eroica, quella pastorale era circa
due volte più corta, non comportava che quattro o cinque personaggi e
mancava di cori. Inoltre, il suo stile musicale era condensato e semplice,
e l'orchestra era composto generalmente unicamente di strumenti ad arco.
Quando avvenne la rinascita dello stile pastorale, Handel
si trovava a Roma, dove
venne a contatto con con alcuni di quegli artisti che
promossero l'Arcadia, sopratutto col loro più autorevole
rappresentante musicale: Alessandro Scarlatti.
Handel durante il suo periodo italiano scrisse
più di cento cantate, in uno stile che ricorda l'opera,
e molte risentirono dell'influenza
arcadica: si pensi alle famose Apollo e Dafne, ad Aci, Galatea e
Polifemo. Dello stesso genere fanno parte la
cantata Arresta il passo e la
meno nota "Cantata a tre con stromenti" Il Tebro, del 1707, dove
sotto lo pseudonimo arcadico di Olinto si cela il
cardinale Ruspoli,
le cui gesta eroiche vengono esaltate dagli altri due personaggi, Il Tebro
e La Gloria. Anche la cantata Handel non può
mia musa, si annovera in questo genere, con Handel che viene
paragonato ad Orfeo.
Handel in Italia
aveva preso confidenza con due generi d'opera: quella
eroica e quella pastorale. Quando si trasferì a Londra, probabilmente, trovò naturale
far conoscere queste due facce della sua personalità di compositore
debuttando sulle scene con un'opera
eroica,
Rinaldo, e subito
dopo
presentando una
pastorale,
Il Pastor fido.
Ma quest'ultima
non piacque al pubblico londinese, che evidentemente,
visto il successo della prima, prediligeva argomenti ben più spettacolari e drammaturgicamente movimentati. Successivamente Handel dimostrò di
aver recepito la lezione evitando di scrivere altre opere così
marcatamente pastorali.
Altri suoi libretti che presentano alcuni elementi
bucolici/pastorali sono gli oratori profani Semele e Hercules,
il pasticcio Jupiter in argo, le opere Giustino e
sopratutto Atalanta, dove però
i pastori e le pastorelle ruotano attorno a personaggi d'alto lignaggio
che si fingono altri, e dove c'è l'intervento divino finale di Mercurio.
L'Arcadia oggi
A cura di Arsace
e Rodrigo