Dal 1717 Handel fu al servizio del Duca di Chandos per qualche anno. Durante questo periodo, che divise forse tra Cannons e la dimora londinese del suo protettore, Handel finì due composizioni drammatiche, Acis e Galatea ed Esther, nella sua prima versione chiamata Haman and Mordecai, il Chandos Te Deum, HWV 281 e gli undici Chandos Anthems. Si ritiene che di questi Handel ne abbia scritto la metà verso la fine del 1717.

"Nessun nobile in Inghilterra e molto pochi in Europa, possiede un tenore di vita di uno splendore, di una magnificenza e di una nobiltà paragonabile a quella del Duca di Chandos"

Con queste parole, nel suo monumentale "A Tour through the Whole Island of Great Britain in 1725", Daniel Defoe descrive il modus vivendo del Duca. Ma a quale Duca ci si riferisce? Si tratta di James Brydges (1674 - 1744), Duca di Carnarvon, divenuto Primo Duca di Chandos nel 1719, si arricchisce in qualità di tesoriere e pagatore delle forze inglesi collocate all'estero durante le guerre di successione di Spagna che scossero l'Europa durante il primo decennio del XVIII° secolo. Avendo messo da parte un ammontare di seicento mila livre, egli potè ricostruire la residenza di Cannons che venne ad acquisire così, al nord-ovest di Londra, lo stile palladiano stravagante. Vanbrough, William Talman, John James, e James Gibbs furono a turno i responsabili dell'architettura, e molti furono i pittori e i decoratori di spicco a partecipare al restauro dell'abitazione principale e della chiesa adiacente di St. Lawrence (dove i CHANDOS ANTHEMS furono eseguiti per la prima volta) che il Duca frequentò fino all'inaugurazione della sua magnifica Cappella nel 1720.

Non si sa esattamente quanto tempo Handel rimase a servizio del Duca, nè molto si sa delle funzioni per le quali fu ingaggiato: pare che Handel fosse stato assunto come compositore più o  meno residente fra l'inizio del 1717 e la fine dell'anno successivo. Durante questo periodo, Handel che faceva spola fra Cannons e la sua casa londinese, compose come detto due pezzi drammatici (Acis and Galathea ed Haman e Mordecai), il Te Deum e 11 Chandos Anthems, che però fanno trasparire i limiti della composizione organica di cui poteva disporre in quel periodo: nei primi mesi l'organico era privo degli alti nelle voci e negli strumenti.

Si ignora quale sia stato l'ordine cronologico degli Anthems: essi possono esser suddivisi in 2 gruppi principali: gli Anthems contrassegnati col numero 1 a 6 sono caratterizzati da cori a tre parti (STB), gli altri sono composti per cori a 4 parti (STTB oppure SATB), con una eccezione, l'Anthems numero 5 che invece ha un coro suddiviso in 5 parti.

Gli undici Anthems sono orchestrati con un organico modesto, comprendendo gli archi, senza le viole, un oboe e un fagotto, ai quali si aggiunge un flauto a becco nell'Anthems 8 e 10. Per la loro alternanza misurata di movimenti solisti e corali da una parte, e d'accompagnamento orchestrale piuttosto che dell'organo dall'altra, queste composizioni si distinguono dalle altre sacre dell'epoca manifestando una  potenza e una dignità augusta che riflettono perfettamente lo spirito fiducioso ed edonista dell'epoca.

I testi degli Anthems di Handel erano stati accuratamente scelti nel "Book of Common Prayer" del 1582 (ossia i rituali della Chiesa Anglicana). Qui di seguito qualche parola sui Chandos Anthems presi singolarmente: la titolazione porta al testo musicato da Handel in files in pdf.

Chandos Anthem n.1

O be joyful in the Lord, lo Chandos Anthem numero 1, HWV 246, mette in musica il salmo 100 (il Jubilate) e, come un certo numero di altri Anthems, utilizza un materiale anteriore. Per questo Anthems, Handel adattò abilmente il suo Utrecht Jubilate del 1713 (che era una rielaborazione del Laudate Pueri del 1707) agli scarsi mezzi effettivi che aveva a disposizione a Cannons, riducendo i cori da 4 o 5 parti iniziali a tre, e omettendo le viole nell'orchestra, e riducendo gli oboi a solo 2, il tutto senza danno consistente per la musica.

Chandos Anthem n.2

In the Lord put I my trust, lo Chandos Anthem numero 2, HWV 247, è la concatenazione giudiziosa dei versetti 9, 11, 12e 13, tratti, con eccezione del primo coro, dalla "New Version of the Psalm", con metrica preparata da Nahum Tate e Nicholas Brady nel 1696. Si tratta di una composizione abbastanza lunga, con numerosi cori e parti soliste: vi sono bellissime e complicate; il trattamento musicale di Handel è originale, perchè malgrado queste fughe possenti si mantiene un tono raccolto e tendenzialmente pastorale.La composizione comincia, come praticamente tutti gli Anthems, da una importante introduzione strumentale in due parti, che va a divenire più tardi i due primi movimenti del suo concerto grosso OP. 3, n° 5. Nell'Anthems n° 2 si trovano 4 cori vigorosi, il cui stile va dal contrappunto imperioso e sicuro del primo ed ultimo, che evocano così chiaramente la fede confidante del salmista, all'armonia declamatoria ed alla scrittura tormentata degli archi che dipingono in modo pittoresco i "Snares, fire and brimstone" (ossia i tranelli, il fuoco e lo zolfo: qui Handel usa il tono cerimoniale) del terzo coro. Handel impiegò un solo solista, un tenore, le cui tre arie, lente e raccolte, fanno da separazione fra un movimento corale e quello successivo.

Chandos Anthem n.3

Have Mercy upon me, lo Chandos Anthem numero 3, HWV 248 è basato su alcuni versetti del salmo 51, il Miserere. Una atmosfera di penitenza e di introspezione domina praticamente per tutta la durata dell'Anthem, in particolare in modo straziante nei pezzi solisti per soprano e tenore, ma un brandello di speranza finisce per sbucare nel secondo coro ("Thou shalt make me hear of joy and gladness"), che è trattato nello stile più estroverso di Handel, ossia un tono trionfale e gioioso. La composizione termina con una nota di ottimismo con una potente fuga doppia sul versetto "Then shall I teach thy ways unto the wicked"

Chandos Anthem n.4

O Sing unto the Lord, lo Chandos Anthem numero 4, HWV 249, è una messa in musica trionfante, festosa e declamatoria dei versetti presi a prestito ai salmi 96 e 93, nella versione del "Book of Common Prayer", il libro di preghiere anglicane. Nel cuore della composizione figura un'aria di tenore tumultuosa, "The waves of the sea rage horribly", che deve la sua originalità all'ispirazione suggestiva che Handel era riuscito a trarre dalle parole del testo. Non manca tuttavia lo stile evocativo nell'aria "O worship the Lord in the beauty of holiness"che serve solo a preparare gli ascoltatori genuflessi all'improvviso esplodere del coro "Let the whole word stand in awe"

Chandos Anthem n.5

I Will Magnify thee, lo Chandos Anthem numero 5, HWV 250. Ne esistono due versioni, la prima scritta per un organico modesto per il complesso di Cannons, che prevede un coro a tre voci, un tenore ed un soprano; la seconda versione invece è scritta per un coro a 4 voci e 4 solisti. La seconda versione è quella più artistica, sebbene attinga da materiale degli altri Anthem, rispetto a prima versone. 

L'Anthem comincia con una consistente Ouverture, che comprende un assolo di oboe. Handel, che non sprecava mai un buon materiale, riutilizzò questa sezione, anche altrove come per esempio nell'Ouverture dell'Anthem n. 8, e nel suo concerto per oboe in si bemolle n° 2. La bella aria del tenore "The Lord preserveth" è rimarcabile per i suoi cambiamenti d'atmosfera sorprendente, e l'affermazione confortante del salmista "The Lord preserveth all them that love him"  (il Signore protegge tutti quelli che l'amano) contrasta con l'avvertimento "(He) scatt'reth abroad all the ungodly" (e disperde lontano tutti gli atei). Le due arie seguenti sembrano esser state scritte dopo di botta, perchè non figurano nella partizione autografa originale di Handel, ma nelle copie dei manoscritti leggermente posteriori. Il coro finale "Glory and worship are before Him" si allarga in un doppio coro a otto parti.

Chandos Anthem n.6

As pants the hart,  lo Chandos Anthem numero 6, HWV 251, forse può ben esser il primo che Handel compose. Tuttavia di esso ne esistono ben 4 versioni differenti, e testimonia la fenomenale maestria di Handel nella scrittura corale. Mentre la prima versione ha uno stile camerale, le altre successive elaborazioni hanno magnifici cori a molte voci. Dapprima destinato alla Cappella Reale, esso vide la luce probabilmente nel 1712, poco dopo l'arrivo di Handel in Inghilterra. Per la Cappella del Duca James Brydges, Handel ricompose i movimenti dei solisti, ma conservò i cori situati all'inizio ed alla metà dell'Anthem, che si accontentò di adattare al piccolo ensemble di Cannons di cui poteva disporre, e rimpiazzò  l'accompagnamento d'organo originale con un accompagnamento orchestrale. La seconda versione dell'Anthems è un tour de force: rielaborando il coro d'apertura, Handel pensava a qualcosa di più vaste proporzioni ed in condizioni normali avrebbe ampliato ad otto il solito coro a quattro voci. Ma come si diceva, a Cannons poteva solo contare su un coro a tre voci, sicchè raddoppiato avvenne in un coro a sei: la composizione è davvero un gran gioco di bravura perchè la scrittura dà la ricca sensazione di un doppio coro a sei, mentre in realtà è solo per sei voci reali.

L'inizio dell'Anthem è imperniato da un senso di malinconia tenera della musica sacra tipica dell'Italia meridionale. L'assolo del soprano "Tears are my daily food" continua questa atmosfera sconsolata: nell'introduzione oboe e violini singhiozzano deliziosamente. Il Duetto "Why so full of grief?" ha ancora il carattere tenero, ma l'assolo del tenore che introduce l'ultimo coro, è una vera e propria aria di bravura. La versione finale dell'Anthem ha stravolto le versioni precedenti, rompendo questo incastro di contrasti.

Chandos Anthem n.7

My song shall be always,  lo Chandos Anthem  numero 7, HWV 252, inizia con una Ouverture piena di brio, che Handel riutilizzò più tardi per l'Ouverture del Concerto Grosso Op. 3, n° 3. Si è dimostrato che il terzetto "Thou rulest the raging of the sea" che a volte viene immesso in questo Anthem, non è di Handel, per cui non deve di norma inserirsi nelle esecuzioni Handeliane; il punto culminante dell'inno comunque è è senza ombra di dubbio l'aria molto evocatrice del tenore "God is greatly to be feared". Handel eccelleva nella descrizione di emozioni vive e forti, e questa aria , con la sua linea vocale perentoria ed il suo accompagnamento orchestrale vibrante per archi ed oboi all'unisono, è di certo uno dei pezzi più riusciti. 

Chandos Anthem n.8

O come let us sing lo Chandos Anthem numero 8, HWV 253, è una gioiosa messa in musica dei versetti scrupolosamente tratti dal salmi 95, 96, 99, 103 e 97, nella versione del Prayer book. Qui il coro è a quattro voci, e quindi questo può far pensare che le risorse a Cannons fossero divenute più ampie. Si tratta di un pezzo che esprime la gioia collettiva, e la composizione appare gioiosa, cerimoniale, complessa vigorosa e splendida come un grande oratorio, e alcune idee riappariranno anche in Belshazzar. Nella prima aria del tenore "O come let us worship" (Venite, prostriamoci davanti al Signore), Handel segue il simbolismo pastorale del testo, ("We are the people of his pasture, and the sheep of his hand" ossia noi siamo il popolo di cui egli è il pastore, il gregge che governa la sua mano) ed arricchisce meravigliosamente l'accompagnamento con l'impiego di due flauti a becco. Questo Anthem e il numero 7 non sono stati molto incisi fino a 10 anni fa.

Chandos Anthem n.9

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Chandos Anthem n.10

The Lord is my Light, il Signore è la mia Luce, lo Chandos Anthem numero 10, HWV 255, si ispira ad una più grande scelta di salmi rispetto gli altri Chandos Anthems, con dei versetti tratti dalla versione rituale dei salmi 27, 18, 20, 34, 28, 29, 30 e 45 rispettivamente, di cui molti sono stati leggermente modificati, forse da Handel stesso, come ebbe modo di fare in altre composizioni. Questo Anthem preannuncia già le grandi scene militari degli oratori; le parole del testo rinviano al "sacrificio umano" ed al "terremoto" ripetendo con perseveranza "Yet shall my heart be not afraid".  L'aria contemplativa del tenore "One thing have I desired of the Lord" (Io ho desiderato solo una cosa dal Signore) è particolarmente rimarcabile, in quanto presenta un leggero accompagnamento di due flauti a becco. Nel coro "For who is God?" è presente un poderoso pezzo che gli inglesi  sembrano guardare con fiducia il loro Dio costituzionale che finirà per scuotere la Terra in Joshua. L'aria del soprano "It is the Lord that ruleth the sea" (E' il Signore che regna sui mari) è un caso esemplare di come Handel abbia saputo con mezzi raffinati trarre ispirazione dall'acqua. l'Anthem si conclude con una sonora fuga nel pezzo corale "Sing praises unto the Lord".

Chandos Anthem n.11

Let God Arise, (Che Dio si alzi), lo Chandos Anthem numero 11, HWV 256

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Riepilogo sonoro di alcuni CHANDOS ANTHEMS

 

Chandos Anthem: recensione COFANETTO CD

A cura di

    Arsace da Versailles

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