Louis de Bechamel e Vatel Il 24 Aprile 1671 si uccise poichè temeva di "perdere l'onore e la reputazione" così faticosamente raggiunta in un pranzo che si presentava disastroso, il tutto aggravato dall'ansia che l'ospite d'onore era nientemeno che il Re Sole. I particolari ce li racconta la cara Madame de Sévigné in una lettera destinata alla figlia: "Il Re arrivò giovedì sera: la caccia, le luminarie, il chiar di luna, la passeggiata, la merenda in un luogo fiorito di giunchiglie: tutto andò come si poteva desiderare. Si cenò, ed in qualche tavola mancò l'arrosto, a causa di parecchi ospiti inattesi. Questo fatto ferì Vatel; egli disse più volte: "Ho perduto l'onore; non potrò sopportare questo affronto". Quell'arrosto mancato, non alla tavola del Re, ma agli ultimi commensali, gli ritornava sempre alla mente. Gourville lo riferì al Principe (di Condé). Il Gran Condé andò sino alla sua camera e gli disse: "Vatel, va tutto bene, e la cena del Re era insuperabile". Egli rispose: "Monsignore, la vostra bontà mi confonde; so che l'arrosto è mancato a due tavole." "Nient'affatto" disse il Principe "non v'inquietate, va tutto bene" Venne notte: il fuoco d'artificio non riuscì, essendo coperto da una nuvola; costava sedici mila lire" Alle quattro di mattina, Vatel gira dappertutto, trova tutto addormentato, ed incontra un fornitore che gli porta solamente due carichi di pesce di mare. Egli attende un po' di tempo; ma gli altri fornitori non giungono: la testa gli si scalda, pensando che non avrà altro pesce; incontra Gourville, e gli dice: "Non sopravvivrò a questo affronto, ne va del mio onore e della mia reputazione". Gourville lo canzona. Vatel sale nella sua stanza, mette la spada contro la porta e si trafigge il cuore: dopo due colpi non mortali, al terzo cade esanime. intanto da ogni parte arriva il pesce, e si cerca Vatel per distribuirlo; corrono tutti in camera sua, battono, sfondano la porta e lo trovano immerso nel suo sangue. Quando il Principe (il Gran Condé) lo seppe si disperò. Il duca pianse; il suo viaggio in Borgogna si fondava su Vatel. Il Principe lo riferì al Re, con molta tristezza: si disse che ciò era avvenuto per il suo esagerato punto d'onore, e chi lodò, chi biasimò il suo coraggio. Il Re disse che da 5 anni rimandava la gita a Chantilly, temendo l'eccesso della confusione di Vatel". Ma nel secolo un altro nome viene ricordato ancora oggi: si tratta del maître di Versailles. Per un francese, dalla seconda metà del Seicento, ma anche per un Europeo del Settecento, Versailles era il centro del Mondo, il luogo santo da dove si irradiavano il calore e la luce del padre del popolo: il Buon Re Sole Luigi XIV°. Tutti che non fossero delle classi più umili aspiravano a vivere il più possibile vicino al Sole che riscaldava di Barocco tutta Europa. Versailles era come un grande mare, immenso dove confluivano i fiumi di denaro ottenuti dalla Francia del lavoro, e riuscivano i fiumi sempre più ampi della Francia dell'ozio e del lusso. Versailles sperò veniva anche vista come una meta sentimentale, lo scopo della propria vita, un sogno irrinunciabile da soddisfare, e per il quale si era disposti a sacrificare tutto, denaro, posizione, famiglia. Fra questi personaggi, attratti da Versailles, come una falena verso il fuoco, possiamo ricordare il ricco finanziere Louis de Bechamel, Marchese di Nointel (1630 - 1703), che per vivere all'ombra del Re Sole, si fece nominare suo "Maître d'Hôtel", ossia capo dei cuochi regi: egli impegnò ogni sua energia per soddisfare il suo Re, sfoggiando stupefacenti abilità e genio in cucina, facendo della professione una occupazione di prestigio: oggi ancora noi lo ricordiamo in quanto inventore della "Besciamella". Qui qualche notizia e i modi di preparazione, per chi volesse dilettarsi in cucina.... A cura di Arsace da Versailles |