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Bisogna sprofondare nella mitologia greco-latina per ritrovare l'origine del nome del luogo. Alla nota Guerra dei Titani succedette la Guerra dei Giganti, figli del Cielo (Urano) e della Terra (Gea). Con Zeus si schierarono i Ciclopi, che seppero forgiare le armi per gli Dei. Di taglia mostruosa e di una forza sproporzionata, essi avevano gambe e piedi in forma di serpente, qualcuno fra essi erano dotati di 100 braccia e 50 teste. Essi lanciarono contro gli Dei delle rocce, alcune delle quali, cadendo nel mare, divennero isole, e altre, cadendo nella terra, formarono le montagne. I Giganti erano in effetti ben decisi a detronizzare Zeus (Giove). Quest'ultimo si trovava in un gran stato d'inquietudine perchè un antico oracolo annunciando l'invincibilità dei Giganti se gli Dei non avessero chiamato a loro soccorso un mortale. Zeus fece dunque chiamare Eracle (Ercole) che, in accordo con gli altri Dei, l'aiutò a sterminare i Giganti, fra cui Encelado, Polibeteo, Alcioneo, Porfirone....
Encelado, che aveva tentato di dileguarsi per scappare dal massacro della collera di Zeus, fu seppellito sotto il monte Etna. Ebbra di furore, la Dea Atena aveva in effetti gettato una enorme roccia, la Sicilia, che scoppiò prima di ricoprire il gigante. Secondo Virgilio: "è suo il fiato arroventato.....esala i fuochi che lancia il vulcano: quando egli tenta di riemergere, fa tremare la Sicilia e una spessa fumata oscura l'atmosfera" (Eneide, Canto III). Nel 1661, Luigi XIV, umiliato per la ricchezza e la potenza del Palazzo di Vaux-le-Vicomte e dei suoi giardini, proprietà di Fouquet, sovrintendente delle finanze, gettò questo ultimo in prigione per aver così aver voluto abbagliarlo. Ricordandosi della Fronda (1648-1653) che vide i nobili rivoltarsi contro un Re ancora bambino, Luigi XIV decise di servirsi della mitologia greca per inviare un avvertimento ai grandi del Regno. Egli si credeva Zeus-Giove ed i nobili, quindi, erano paragonati ai giganti vinti. Cosa poteva esserci di più appropriato della creazione nel 1675 del Boschetto dell'Encelade, ordinando al fedele André Le Nôtre di realizzarlo, un lavoro "titanico" che durò fino al 1678. Attorno alla Fontana Centrale, fin dagli inizi furono installati un anello ottogonale e otto fontane in pietra con conchiglie, così come arti topiarie in forma di anfora e di fiori. (L'arte topiaria consiste nel tagliare gli alberi e gli arbusti del giardino in un modo decorativo per formare delle siepi, dei boschetti o dei soggetti di forma moto vari, ossia elementi geometrici, animaleschi, umani etc...). Nel 1708, si decise però di sopprimere queste aggiunte. La fontana centrale possedeva, qualcosa di specifico, ossia il getto d'acqua più alto di tutte le fontane di Versailles: 25,74 metri (ossia 78 piedi nella misura dell'epoca). Infatti, tale fontana fu soprattutto concepita come una allegoria, allusione alla vittoria di Luigi XIV sui promotori della Fronda. Nel XIX° secolo, Hyppolite Fortoul, nella sua opera LES FASTES DE VERSAILLES, mise in luce questa intenzione manifesta del Monarca: "La parte del parco volta al nord è riempita da immagini più severe e non parla che di potenza: vi si vede in un bacino il gigante Encelade, che si era rivoltato sotto un masso di montagne. Tu ti accorgi che è la seconda volta che un argomento di rivolta viene trattato nel parco: il Re ha serbato verso quella dei suoi sudditi un mortale rancore ed ha fatto rappresentare i tratti terribili della sua vendetta. In sostanza ha voluto render eterno, sotto i suoi occhi, il ricordo del castigo che la sua onnipotenza può far subire ai rivoltosi". Il suddetto boschetto dell'Encelade ha attraversato i secoli, vedendo fermarsi i Monarchi, le Regine, Principi e diplomatici... prima che i borghesi, e poi i turisti del mondo intero, lo visitassero minuziosamente. Al centro del Boschetto, si trova un bacino rotondo da dove sorge una statua monumentale in piombo dorato, creata da Gaspard de Marcy, sotto il bozzetto di Le Brun. L'opera rappresenta il capo della rivolta dei Giganti, questo famoso Encelado (Encelade in francese). Qui si può ammirare il gigante schiacciato sotto le rocce, che si trasforma poco a poco in vulcano. Per realizzare l'ammasso di pietre del bacino centrale, il Re fece appello a Berthier, il quale riuscì ad imitare perfettamente la lava del vulcano attraverso queste pietre. Circondando il boschetto, una galleria in graticolato, spezzata da 16 porte, sopramontate da piccoli vasi. La galleria è punteggiata da 4 padiglioni, dei quali due servono per servono per entrata ed uscita, ad est ed a ovest. Un porta nella cinta è scoperta ad ogni lato. A fronte delle porte mediane sono posizionate delle nicchie, che alloggiano dei banchi. Questo insieme ha sottolineato Isaac de Benserade (1612 - 1691), drammaturgo francese, che ha saputo con spirito offrire al sovrano questo poema:
L'effetto di sorpresa è qui accentuato tra il carattere drammatico della scena rappresentata ed il carattere bucolico dell'ambiente. L'entrata si fa da due viali, carinamente ricurvi. L'opposizione suscita stupore tra i vasi di metallo dorato e delle topiarie in forma d'anfora, la preziosità dell'oro e la rusticità delle pietre... Questa mania caratteristica degli inizi di Versailles sarà depurata da Mansart che soppresse graticolati e bacini nel 1706. Lontano dai suoi giardini classici, Le Notre, nella creazione del boschetto dell'Encelade si ispirò all'arte barocca italiana glorificante la Chiesa romana dopo la Controriforma. Tuttavia non si tratta più qui d cantare la Gloria di Dio, ma quella del Monarca Assoluto, Luigi XIV, così spesso rappresentato sotto i tratti di Apollo. Come Prometeo, il ribelle Encelade subisce un infinito tormento in una scena caotica, drammatica e tutta in movimento. Il bacino rotondo si iscrive dentro un ottagono, una successione di forme geometriche che illustrano magnificamente un ritorno all'ordine ed all'armonia. La forza selvaggia sbaragliata dagli Dei.... o il Re Sole! Simbolo di violenza per certi e di dismisura barocca per altri, tale può apparire il Boschetto dell'Encelade. Sarebbe anche interessante riferirsi ad una delle numerose guide di visita dei giardini di Versailles, redatte dal Re stesso. Vi si trovano, scritte di suo pugno, le seguenti parole, datate dal 1702 al 1704, e che propongono al visitatore (è quasi un ordine): "On passera par Lencelade où on ne fera qu'un demi-tour" (Si passerà attraverso l'Encelade dove non si farà che un mezzo giro). Un modo propriamente Reale di mostrare i giardini di Versailles e la potenza di Luigi il Quattordicesimo. A cura di Arsace da Versailles e Faustina da Versailles Si ringraziano infinitamente Il Principe del Cembalo e Rita Peiretti per la loro passione e disponibilità Torna alla home Giardini di Versailles
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