Le Nôtre non lo inventa, ma lo conduce al suo apogeo

Il giardino alla francese, storia di una passione per lo spazio

Fin dal XV° secolo, le grandi città italiane si dotarono di sontuosi giardini. Carlo VIII, affascinato da questi splendori, invita alla Corte francese degli specialisti napoletani. E’ l’inizio di una storia che culmina nel XVII° secolo con i grandi lavori del Castello di Versailles.

Re di Francia, Carlo VIII

Bisogna innanzitutto dissipare un luogo comune: André Le Nôtre non è propriamente l’inventore dei giardini regolari, chiamati più tardi “giardini alla francese”. Ma egli ne ha dominato l’arte della composizione e l’ha sviluppata in scala nel territorio.

Egli ha soprattutto dato prova, grazie ai suoi cantieri, di una audacia e di una inventiva inedita, alle quali l’immagine stereotipata di uno stile fondato esclusivamente su una geometria scrupolosa, non rende un giusto omaggio.

Nel XV° e XVI° secolo, nei giardini del Rinascimento italiano, si trova già un certo numero di punti essenziali della formula “à la française”. Questi giardini rinascimentali infatti si aprirono al paesaggio e crearono una sorta di illusione a superare il limite della recinzione.

Dettaglio giardino Bardini in Toscana

Gli architetti utilizzavano le pendenze delle colline della Toscana o dei dintorni di Roma per moltiplicare le terrazze; mettevano a punto dei giochi di scalinate, di rampe, di cascate e d’altri effetti d’acqua per creare delle transizioni di livello. 

Dettaglio Giardino Giusti - Verona Si manifestò così l’ambizione di stabilire un giardino che fosse un microcosmo ad immagine del territorio nel suo insieme, una sintesi della visione del mondo. Carlo VIII, alla fine del XV° secolo, è meravigliato dai giardini di Napoli e  raccoglie nella sua bisaccia numerosi specialisti transalpini.

I giardini del Rinascimento francese derivano così incontestabilmente dalle sontuosità delle ville italiane. Ma non si tratta di una semplice importazione: essi svilupparono ugualmente delle caratteristiche originali legate alle specificità geografiche, alla tradizione locale ed al clima specifico francese.

Contrariamente alle città, che erano abitate solo durante l’estate, notiamo che i castelli del Rinascimento francese lo erano tutto l’anno. Essi sono in più legati ad una tradizione difensiva e contornati da fossati. Soprattutto, l’insediamento su dei terreni piani o di lieve pendenza generava degli spazi molto differenti da quelli che presentavano dei dislivelli più accentuati delle colline italiane.

Dei bacini apparivano, le terrazze diventarono meno numerose e meno alte. Per dare una vista panoramica del giardino, si svilupparono delle prospettive estese (Fontainebleau, Dampierre, Saint-Germain-en-Laye, Anet).

Durante la prima metà del XVII secolo, François Mansart, architetto del Re, edificò numerosi castelli: concepì ugualmente dei giardini, talvolta con la collaborazione del giovane André Le Nôtre. Esempio di Ha-Ha nell'Hameau de la Reine a Versailles Delle imponenti aperture attraverso la campagna, prolungavano gli assi principali dei corpi delle costruzioni (Balleroy, Maisons) e Mansart mise in essere un sistema che permise all’occhio di valicare i limiti del dominio al di là delle recinzioni: l’ha-ha (scritte anche come hâ-hâ, che sono dei profondi fossati che impediscono le eventuali intrusioni, ma permettono di rispettare una continuità visiva della prospettiva e di accentuare l’effetto di profondità). 

In sostanza si tratta di un « Salto-di-lupo », un fossato spesso mattonato, continuo lungo il confine del giardino isolandolo da eventuali bestie selvagge, che permetteva la vista sul paesaggio circostante.

Agli occhi del XVII° secolo, la natura dipendeva dal Caos, e l’uomo doveva, per saggezza e  razionalità, dominarla.

Le Nôtre è, quanto a lui, un architetto giardiniere che domina alla perfezione le esigenze del terreno e le virtù del disegno.

E’ dunque qualcuno che disegna il giardino in funzione dell’architettura: egli la esalta e la sviluppa in una scala molto più estesa.

Scorcio dei Giardini di Vaux

A Vaux-le-Vicomte, Fouquet non esigeva un giardino di piaceri per il riposo dell’uomo erudito circondato dai suoi amici, ma un bel e sontuoso teatro che serviva da decoro alle feste stupefacenti.

Da dove la realizzazione di un giardino che possa essere visualizzato da un solo colpo d’occhio, stretto ma lungo.

Il giardino in prospettiva nasceva così. Da una parte all’altra dell’asse centrale i viali perpendicolari conducevano a delle creazioni che si rispondevano simmetricamente attraverso dei maestosi bacini d’acqua. E, tutto lungo la sua carriera, Le Nôtre amplifica gli effetti prospettici incrociandoli o moltiplicando gli assi della composizione, le diagonali, le fughe visuali, che trasformano la passeggiata in una successione di punti di vista sorprendenti o monumentali. 

Viale d'Acqua a Versailles

Lo spettacolare sviluppo dell’arte di Le Nôtre era d’altronde strettamente legato al contesto politico e sociale. Luigi XIV, adornato in Apollo, si impossessava del mito solare, ciò che gli permetteva di consolidare simbolicamente il suo assolutismo: il Re, come il Sole, illuminava tutti i sudditi. 

Questi giravano attorno a lui allo stesso modo di una costellazione di cui egli era il centro logico e potente. 

A Versailles, Le Nôtre sposava questa allegoria. La corsa del Sole vi  è rappresentata in modo sontuoso, dall’aurora al crepuscolo, attraverso i temi delle statue, delle fontane e dei boschetti. 

Al momento del crepuscolo l’astro tocca l’orizzonte nell’asse della grande prospettiva del giardino – è l’immagine di tutta la potenza illimitata del Monarca.

L’arte di Le Nôtre è ugualmente indissociabile  da una certa idea della natura che, nel XVII secolo, deve molto alle concezioni platoniciste. 

La natura deriva dal Caos e l’uomo deve tramite la sua saggezza e ragione, dominarla. Essa offre allo stato selvaggio l’opportunità di provare potere dell'uomo che può confrontandosi con la sua ruvidezza (per la pratica della caccia per esempio).

I giardini mettono in evidenza questi differenti aspetti: essi passano da una natura “civilizzata (dalle aiuole geometriche e boschetti ben allineati e “pettinati”) alla natura “rustica” (dai boschi tagliati da dei viali rettilinei) o ancora alla natura “selvaggia” (cioè le foreste fitte che servono come sfondo per le prospettive da lontano).

I giardini regolari di Le Nôtre, chiamati così anche “giardini dell’intelligenza” non sono solamente quindi una pura geometria fredda ed intellettuale che sottomette le natura all’uomo: essi hanno degli accenti barocchi  che si rilevano nel gusto per le curve, gli arabeschi, e nell’onnipresenza di colori eclatanti. Non hanno dunque nulla di noioso o di monotono: numerosi spazi segreti, rubati nei boschetti laterali, creano dei momenti di stupore nei visitatori. 

I Giardini nelle varie epoche

Bisogna mettersi in testa che questi giardini esaudiscono allegramente i passeggiatori, i sognatori, gli esseri apprezzanti il movimento  e i capricci dell’immaginazione – ciò che le grandi prospettive, stampate all’epoca e che sono talvolta le sole testimonianze di giardini scomparsi non possono più trasmetterci pienamente.

L’opera di André Le Nôtre si propaga per tutta Europa prima della sua morte, nel 1700, grazie ai viaggiatori che visitavano i suoi giardini.

Le Nôtre non pubblicò alcun manuale, ma quello firmato da Dézallier d’Argenville, Dézallier d’Argenville comparso nel 1709 e tradotto nell’Europa intera, permise di diffondere molto rapidamente i principi del Giardino regolare dappertutto in Francia. Certo, il modello ha potuto in seguito arricchirsi, esaurirsi perché era ridotto a una composizione geometrica. Tuttavia, certe correnti, come il Rococò, sotto Luigi XV, si rivelarono con una grande fecondità: Pierre Contant d’Ivry, architetto del Re, disegnò in questa epoca dei giardini a volte di una stupefacente monumentalità e di una grande precisione decorativa (Bizy, l’Isle-Adam, Heilly, Chamarande).

Una nuova forma di giardino si sviluppava in Francia fin dagli anni 1760: il giardino pittorico, un mezzo secolo dopo la sua apparizione in Inghilterra. Sotto l’influenza dei pittori paesaggisti come Le Lorrain nel XVII° Secolo o Watteau qualche decennio più tardi, una nuova maniera di guardare il mondo vide la luce fin dall’inizio del XVIII° secolo.

Un appezzamento di paesaggio, di giardino, di scena pastorale acquistava valore estetico da un quadro. L’influenza dei giardini cinesi si diffuse in Europa dalla raccolta che pubblica William Chambers nel 1757 al suo ritorno dalla Cina. I giardini sono naturalmente il luogo dove questo bisogno del “ritorno alla natura”, caro a Rousseau, s’esprimeva meglio. I percorsi serpeggianti tra i boschetti di alberi e le praterie, attraversavano i ruscelli sinuosi ed erano punteggiati da chioschi, finte rovine, ponti, grotte, templi, eremitaggi….(Ermenonville, il deserto di Retz, l’Hameau della Regina Maria Antonietta, Méréville).

Ermenonville

Senza opporsi forzatamente, l’imitazione della natura e la sua programmazione coabitavano spesso nel XVIII° secolo e nel corso del XIX° secolo. Tra la fine della guerra del 1870 e 1914, un ritorno nazionalista condusse a ridefinire la specificità della cultura francese. Lo stile paesaggistico, informe, venuto dall’Inghilterra, si fece detronizzare dalla riscoperta del giardino regolare e dallo stile di André Le Nôtre.

Questo periodo costituisce anche una reinterpretazione dei giardini di Le Nôtre, così come lo hanno mostrato Henri e Achille Duchêne, architetti paesaggisti padre e figlio.

Jean-Claude-Nicolas Forestier

Achille Duchene fu il co-creatore del Giardino del 

Castello di Sassy, ispirato ai modelli di Le Notre

Negli anni 1920, attraverso gli altri, Jean-Claude-Nicolas Forestier o i fratelli Paul e André Vera, ed oggi con Michel Corajoud o Pascal Cribier, il genio del giardiniere del Re Sole trovava, ogni volta, l’occasione di reinventarsi. 

Il Giardino Stern di Jean-Claude-Nicolas Forestier

Messo on line il 17 Ottobre 2013   

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