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( Bologna, 8 Giugno 1671 - Bologna, 8 Novembre 1707 )
Fu allievo di
G. A. Perti a Bologna.
Membro dell'Accademia Filarmonica dal 1695 e “principe” della medesima nel
1702, nello stesso anno fu nominato maestro di cappella onorario del duca di
Mantova. Nel 1706 ricoprì la carica anche di maestro dell'Accademia dello
Spirito Santo in Ferrara. Beone, nonostante la fama raggiunta e gli impieghi
ricoperti, Aldrovandini condusse un'esistenza in stato di indigenza e
sostanzialmente disordinata che ebbe un epilogo tragico: morì affogato nel
porto del Canale Navile di Bologna. Colpisce la sua straordinaria fecondità,
poiché in appena 3 lustri aveva composto cimentandosi in ogni genere
musicale.
Un giudizio complessivo sulla produzione di Aldrovandini è riscontrabile in
una delle opere di Padre Martini:
“mostrò nelle sue composizioni, oltre l'artifizio, una naturalezza
singolare” (Serie Cronologica de' Principi dell'Accademia de' Filarmonici,
Bologna, 1776).
L'attività di Aldrovandini si esplicò in maniera particolare nel teatro
d'opera, che gli fece ottenere fama postuma e duratura per quell'epoca:
questa circostanza appare fuori della norma, eppure si hanno notizie di
riprese di sue opere avvenute a Bologna ancora nel 1733 e nel 1746.
Il favore che Aldrovandini riscosse come operista si possono desumere anche
dalle espressioni di calda sebbene generica lode
F. A. Pistocchi in una
lettera datata Piacenza 4 Aprile 1710, indirizzata a Perti:
“Androuandino [...] in queste prime prove piace universalmente a tutti”.
Testimonianza della sua vocazione essenzialmente rivolta al “bel canto”
possono annoverarsi, oltre alle partiture superstiti di opere teatrali, le
numerose cantate ed arie presenti nelle principali biblioteche musicali
d'Europa (Bologna, Parigi, Londra, Berlino, etc.), e perfino le composizioni
dell'opera I e III – che sono delle cantate da chiesa su testi latini di
facile comprensibilità, palesemente arieggianti di manierismi sentimentali
del simile genere “da camera”.
In Aldrovandini il trattamento della vocalità è sempre legato in linea
generale a piacevolezza melodica, con lunghi passaggi di fioriture
virtuosistiche; la continuità del testo è spezzata da rotture e ripetizioni,
la ritmica è enormemente concitata, mentre le forme armoniche non sono mai
banali.
Anche nella strumentale si afferma l'originalità dell'Aldrovandini: questo
aspetto era già stato notato da Lavoix (Histoire de l'instrumentation,
Parigi, 1878), quando si era soffermato su una sua aria concertata per
violino e soprano, dove erano previsti dei “contrabassi senza cembalo” nella
partitura dell’opera CESARE IN ALESSANDRIA. Un gruppo di composizioni
strumentali (sinfonie e sonate per trombe ed archi), conservate in
manoscritto nell'Archivio della Basilica petroniana, presenta uno stile non
molto elaborato dal punto di vista contrappuntistico, ma compensato da
ricchi effetti ritmici e impostato sul dialogo dei gruppi sonori.
Nelle sonate da camera dell’op. IV si possono individuare elementi
stilistici corelliani, così come nelle sonate da chiesa op. V, che furono
oggetto del significativo onore di una doppia ristampa ad opera del celebre
editore olandese Mortier: tuttavia, esse sebbene evidente l'adesione ai
modelli formali delle sonate corelliane dell'op. I e dell'op. III (struttura
bipartita con ritornelli, articolata in 4 movimenti secondo lo schema
lento-veloce-lento-veloce), si rivelano tutte impostate in una scrittura
personale, nervosa e improntata ad incisivi contrasti metrici e agogici.
Composizioni
Opere teatrali
GLI INGANNI AMOROSI SCOPERTI IN VILLA OSSIA LA ZANNINA
(libretto L. M. Landi; Bologna, 1696);
DAFNI (E. Manfredi; ivi, 1696);
OTTAVIANO (N. Beregani; Torino, 1697);
AMOR TORNA IN S'AL SO' OVER SIE L'NOZZ DLA CHECHA E D'BDETT (A. M. Monti;
Bologna, 1698);
LA FORTEZZA AL CIMENTO (P. Silvani; Venezia, 1699);
L'ORFANO (per Fétis: Napoli, 1699);
CESARE IN ALESSANDRIA (F. M. Paglia; Napoli, 1700);
LE DUE AUGUSTE (P. P. Seta; Bologna, 1700);
SEMIRAMIDE IN ASCALONA (P. M. Paglia; Genova, 1701. Ripresa a Napoli nel
1702 con alcune arie di Alessandro Scarlatti)
MITRIDATE IN SEBASTIA (G. Maggi; Genova, 170 1);
TURNO ARCINO (S. Stampiglia; ivi, 1702);
L'INCORONAZIONE DI DARIO (A. Del Po'; Venezia 1703)
IL TRACE IN CATENA (ivi, 1704);
PIRRO (A. Zeno; ivi, 1704);
L’ODIO E L’AMORE (M. Noris; Napoli, 1704);
IL PIÙ FEDELE TRA VASSALLI (G Convò e S. Stampiglia; ivi, 1705);
MUZIO SCEVOLA (N. Minato; 1705 cit da Schmidl);
LI TRE RIVALI AL SOGLIO (5. Stampiglia; Bologna, 1/10)
AMOR NON VUOL RISPETTI (Cento, 1719).
Padre Martini cita inoltre le opere ZELIDE e PERSEO.
Si conoscono le partiture Manoscritte del CESARE IN ALESSANDRIA e della
SEMIRAMIDE (Biblioteca. Nazionale di Parigi e Biblioteca del Conservatorio
di Napoli).
Si conservano anche L'INCORONAZIONE DI DARIO (Conservatorio di Napoli e
Milano) e antologie di arie dal MITRIDATE (ivi) e da L'ODIO E L'AMORE
(Napoli), terzo atto del TURNO ARICINO presso la Biblioteca Comunale di
Milano.
Rimangono i libretti a stampa, tranne L'ORFANO e MUZIO SCEVOLA.
Oratori
(tutti perduti)
LA GUERRA IN CIELO (libr. T. Stanzani; Bologna, 1691);
S. SIGISMONDO (O. B. M. Monti; ivi-, 1691);
GIESÙ NATO (T. O. B. Taroni; ivi, 1698);
L'ITALIA HUMILIATA (Vajani de' Borghi; ivi, 1702);
LA GRAZIA GIUBILANTE (lvi, 1704);
IL DOPPIO MARTIRE (M. Vangini; ivi, 1706).
Inoltre
Armonia sacra concertata in mottetti a 2 e 3 voci sola con violini e senza
op. 1 (Bologna, 1701);
Cantate a voce sola op. 2 (ivi, 1701);
Concerti sacri a voce sola con violini op. 3 (ivi, 1703);
Concerti a 2 violini e violoncello o tiorba op. 4 (ivi, 1703);
X sonate a tre, 2 violini e violoncello col basso per l'organo op. 5 (ivi,
1706).
Altre composizioni di Aldrovandini sono inoltre apparse in varie antologie
dell'epoca. Manoscritte sono numerose composizioni sacre e profane.
A cura di
Arsace |
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