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Oltre che compositore, si distinse anche
come impresario. Il suo iter nel mondo musicale iniziò come allievo del
nonno Pietro Artiello e del padre Angelo: probabilmente ebbe come
insegnanti anche Leonardo Vinci o
Leonardo Leo). Già a 14 anni, fu
ammirato maestro di cappella nella Chiesa di Santa Maria La Nova: a
vent’anni fece il suo debutto come operista nel 1729 con LO MATREMMONEJO
PE’ VENNETTA.
Nel 1735, scritturato dal violinista napoletano Pietro Mira, si recò a
Pietroburgo, ove venne subito nominato maestro di cappella di corte e
direttore della compagnia d’opera italiana; il 9 Novembre 1736 debuttò al
Teatro Imperiale con una riedizione de LA FORZA DELL'AMORE E DELL'ODIO,
già presentata a Milano. Verso la fine del 1740, dopo la morte della
zarina Anna, gli fu concesso un rientro in Italia, dove permase per 2 anni
ingaggiando artisti italiani per il Teatro Imperiale.
Nell’autunno del 1742 rientrò a Pietroburgo, riprendendo la propria
attività.
Nel 1755 musicò la prima opera su libretto russo: TSEFAL I PROKRIS.
Successivamente, essendo scemato l’interesse per l’opera seria a causa
dell’introduzione della composizione di opere buffe da parte
dell'impresario G. B. Locatelli – siamo nel 1757 - Araja limitò la sua
attività di compositore di musica d'occasione per la corte e per la
residenza di Oranienbaum.
Nel 1759 si disimpegnò dai suoi incarichi per rientrare in Italia:
soggiornò a Bologna, ma, dopo la morte della zarina Elisabetta, avvenuta
nel 1761, lo zar Pietro III lo convocò a Pietroburgo, incaricandolo,
forse, di comporre l'opera per le feste dell'Incoronazione.
Ripreso il posto di maestro di cappella, si occupò dei concerti
organizzati settimanalmente dallo zar, ma, dopo l'attentato che costò la
vita allo zar nel 1762, cedette il suo posto al pistoiese Vincenzo
Manfredini, lasciando definitivamente la Russia.
Ricco e carico di onori, si stabilì a Bologna occupandosi solo di
insegnamento e aiutando i suoi allievi, spesso anche economicamente.
Araja è da ricordare per aver dato la prima opera lirica alla Russia: la
sua musica può essere ricondotta ad una matrice tipicamente e
schiettamente italiana: la sua opera più celebre, TSEFAL I PROKRIS, è
senza ombra di dubbio il più vistoso tentativo di colonizzazione musicale.
Ad esclusione del libretto in idioma russo, sia l’argomento, sia lo stile
musicale sono di derivazione prettamente occidentale.
Con gli anni successivi a questa opra, si assiste ad un lento mutamento da
parte di Araja verso una musicalità e ad una tecnica, più vicine ad una
derivazione russa.
Nelle sue ultime composizioni, si assiste ad una linea melodica che si
semplifica sempre di più per l’intento di di renderla più facilmente
assimilabile ai cantanti del luogo, che scarse o nulle conoscenze avevano
della tecnica vocale: per questa ragione il modello a cui si farà
riferimento sarà sempre l'opera comique francese, caratterizzata da linee
melodiche essenziali e meno confuse dell’opera buffa italiana,
specialmente di quella napoletana, che molto successo solleverà in
seguito.
Nella strumentazione, Araja perseguendo l'intento di rendere il suono e
l'atmosfera delle balalajky, usa frequentemente i pizzicati e le note
ribattute.
La musica popolare assume frequentemente un valore di citazione e a volte
le canzoni vengono mutate, rendendole artificiosamente più eleganti, con
l’eliminazione dell’elementare polifonia propria del popolo russo e
l'immissione di sonorità orchestrali molto distanti lontane dall'animo e
dalle abitudini di queste genti.
Composizioni
Opere teatrali
LO MATREMMONEJO PE' VENNETTA [menetta] (libretto T.
Mariani; Napoli, 1729);
BERENICE (D. Lalli, Pratolino, 1730);
CIRO RICONOSCIUTO (Roma, 1731);
CLEOMENE (V. Canassi; ivi, 1731);
LA FORZA DELL'AMORE E DELL'ODIO (Milano, 1734)
LUCIO VERO (A. Zeno; Venezia, 1735);
IL FINTO NINO, OVVERO LA SEMIRAMIDE RICONOSCIUTA (Metastasio, Pietroburgo,
1737);
ARTASERSE (Metastasio, Pietroburgo, 1738);
SELEUCO (G. Bonechi, Mosca, 1744);
SCIPIONE (G. Bonechi, Pietroburgo, 1745);
MITRIDATE (G. Bonechi, Pietroburgo, 1747);
BELLEROFONTE (G. Bonechi, Pietroburgo, 1750)
EUDOSSA INCORONATA (G. Bonechi, Pietroburgo, 1751);
ALESSANDRO NELLE INDIE (Metastasio, Pietroburgo, 1755);
TSEFAL I PROKRIS (A. Sumarokov; Pietroburgo, 1755).
Cantate drammaturgiche
o feste teatrali
LA GARA, DELL'AMORE E DELLO ZELO (Pietroburgo, 1736);
L’ASILO DELLA PACE (libretto G. Bonechi, Pietroburgo, 1748)
LA CORONA D’ALESSANDRO MAGNO (G. Bonechi, Pietroburgo, 1750);
AMOR PRIGIONIERO (Metastasio, Oranienbaum, 1755);
JUNON SECOURABLE LUCINE (A. Denzi, Pietroburgo, 1757);
URANIA VATICITANTE (A. Denzi; Pietroburgo, 1757).
Inoltre
S. Andrea Corsini, oratorio (Roma, 1731)
e altre lavori, fra cui dei capricci per clavicembalo.
A cura di Arsace
Ritratto fornito da Tassos Dimitriadis
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