|
Composta come seconda opera della stagione
di carnevale 1724 per il Teatro Capranica di Roma, probabilmente in seguito
al successo riscosso da quella scritta per lo stesso teatro l’anno
precedente (Ercole sul Terdomonte), Giustino risale al periodo della
maturità del compositore. Interprete principale, nel personaggio femminile
di Arianna, fu il famoso "Farfallino", Francesco Fontana, castrato
specializzatosi in ruoli da prima donna (fu interprete di tutti i principali
ruoli femminili nei drammi romani scritti da Metastasio). Nel 1683, a
Venezia, era stato rappresentato il Giustino di Giovanni Legrenzi, al Teatro
Vendramin di San Salvatore; il libretto era firmato da Nicolò Beregan; con
le sue sei riprese accertate, fu una delle opere più popolari del Seicento.
Rielaborato più volte e intonato da diversi autori, lo stesso testo era
stato ripreso nel 1711 al Teatro Formagliari di Bologna, con le musiche di
Tomaso Albinoni,
in un adattamento in cinque atti di Pietro Pariati. Rielaborato nuovamente
per Vivaldi da un anonimo collaboratore (forse Antonio Maria Lucchini,
librettista del Farnace), il Giustino fu in seguito intonato da Händel per
le scene londinesi (1737).
Era da un pezzo che quest'opera mi incuriosiva, vuoi per la bellezza sullo stesso soggetto di Handel, vuoi anche per alcune arie che Angelo
Manzotti canta nel suo repertorio concertistico. Del GIUSTINO di Vivaldi
esistono in commercio due versioni: una diretta da Alan Curtis, l'altra da Estevan
Velardi. Ero conscio delle insidie che sottendeva la prima, relativamente ad un
cast di voci tutte femminili, ma quello che in
più ha finito per decretare il mio rigetto per questa scelta è stato -
giusto per complicare l'ascolto dell'opera - il fatto che Curtis ha
riutilizzato gli stessi cantanti per interpretare più di un ruolo: mi
riferisco al tenore Leonardo De Lisi che oltre a fare Vitaliano, interpreta
pure Polidarte, e anche Laura Cherici che oltre ad Amanzio interpreta La
Fortuna.
Come si legge nella recensione in Opera Forum: "...à l'exception du ténor,
il est entouré d'un plateau exclusivement féminin. ... La distribution
devrait etre assez contrastée pour permettre à l'auditeur de disrtinguer les
differents protagonistes. Or, faute de timbres suffisamment personnels, tan
les prime donne (sopranos) que les prime Uomini (mezzo au lieu des
contraltos) sont à peine identifiables..." ecco dunque la teoria
dell'equilibrio timbrico, mancante nella versione di Curtis denotando una
monotonia timbrica che a mio avviso soffoca l'opera Barocca.
E' ulteriore quindi la confusione che non solo la stessa categoria timbrica,
ma addirittura della stessa voce possa fare nell'ascolto del cd.
Altra caratteristica che mi ha portato al rigetto della versione in
questione è l'inquietante differenza di lunghezza: voglio dire ad un
confronto fra questa e la versione edita dalla Bongiovanni, abbiamo a favore
di quest'ultima uno scarto di ben 2 cd in più: non si tratta quindi di una
o 2 arie in più, ma molto di più. Vien quasi da azzarda che Curtis abbia preferito restare
sulle arie che già conosceva senza introdurne di nuove - quelle che lui ha
tagliato, come credo i recitativi, dal momento che Alan aveva già presentato
un GIUSTINO nel 1985.
Il direttore Estevan
Velardi (che credo abbia una particolare passione per il salterio:
nella cantata natalizia di Nicola Porpora ci sono dei bellissimi minuti
dedicati allo strumento nella sinfonia d'apertura - traccia 2), l'avevo già conosciuto e mi era molto piaciuto nel
modus dirigendi: indimenticabile la sua DORINDO, DORMI ANCOR? del grande
Nicola Porpora, sempre edito dal ricercato Bongiovanni.
Inoltre il ruolo principale è stato affidato a Gianluca Belfioridoro,
contraltista che interpreta Giustino, che abbiamo già avuto modo di
ascoltarlo nella versione di RUGGERO di
Johann Adolf Hasse.
Purtroppo alcune donne interpretano altri ruoli maschili, e questo
indubbiamente crea confusione, ma per lo meno non abbiamo di certo un cast
ridotto e come dire clonato come quello di Curtis.
Un personaggio che Curtis ha voluto eliminare, nell'opera eseguita da Velardi invece
fiorisce, si tratta di Andronico: così
possiamo assaporare anche le altre arie a lui dedicate, che con questi
soggettivi tagli cadrebbero nell'oblio.
Si legge nelle note del traduttore che la presente edizione si è basata
sull'autografo che si trova nella Biblioteca Universitaria Nazionale di
Torino, nel fondo Musicale Giordano: il manoscritto presentava una scrittura
chiara e leggibile: alcuni brani - dice - contenevano delle vergature di
battute e talvolta cancellature di diverse sezioni, ma Estevan ha ritenuto
di doverle inserire tutte, perché non le reputava così insignificanti da
doverle sopprimere: infatti non è dato sapere e stabilire con certezza se
esse siano state emendate dallo stesso Vivaldi in occasione della
rappresentazione romana, o se furono invece il frutto di successivi
rimaneggiamenti.
Un fatto è certo: con i tagli si destinano recitativi ed arie al totale
oblio: una edizione di un'opera deve essere il più possibile esaustiva, e
quindi il mio pensiero collima con Velardi dove afferma di essere
per le "integrali", quindi contro qualsiasi taglio: certo, i recitativi a
volte sono davvero tediosi, ma messi a sè in una traccia, l'ascoltatore ha
la possibilità di scelta se ascoltarseli o meno, restando fermi ad ascoltare
la traccia oppure saltarla per andare avanti: ma la scelta alla fine sarà
dell'ascoltatore, non il risultato di una decisione aprioristica del
direttore. Versioni del GIUSTINO con molti tagli hanno visto la luce nel
corso dalla metà degli anni 80 del secolo scorso: era ora che vi fosse una
integrale. Diviene un documento musicologico, un compendio completo
dell'estro Vivaldiano.
L'incisione della Bongiovanni è su strumenti originali, di corposità e
organico pari se non superiore di quello della versione Curtis (Virgin):
9 violini
3 viole
3 violoncelli
1 contrabbasso
2 violoni
timpani
Cembalo Primo e organo - Edward Smith
2 flauti dolci
2 oboi
2 trombe
2 corni naturali
cembalo Secondo
Salterio
Inoltre il Basso continuo è molto corposo, poiché è costituito da tiorba,
violoncello violone contrabbasso e naturalmente cembalo o organo a seconda
del momento.
A cura di Arsace
|
|