Johann Adolf
Hasse venne battezzato il 25 marzo 1699 a Bergendorf, nei pressi di Amburgo.
Suo padre, umile organista a Bergedorf e maestro di scuola in quel paese,
gli impartì i primi rudimenti nella musica e nelle lettere. All’età di 15
anni si recò ad Amburgo con una borsa di studio, e qui, dopo tre anni,
divenne cantante, un tenore probabilmente di buoni mezzi se
Mattheson ne loda
voce e capacità di attore, dell'importate
teatro Opernhaus,
diretto ancora da
Reinhard Keiser,
che già aveva seguito Handel nei suoi primi anni di apprendistato ad
Amburgo. Ma Hasse non rimase molto presso questo teatro: attraverso la
raccomandazione del poeta J.U. König che già gli aveva favorito l’ingresso
nel teatro della città anseatica, nel 1721 era già nel teatro di Brunswick dove,
nel
1721, diede alle scene Antioco, in cui interpretò il ruolo principale.
Su consiglio di amici, allo scopo di “addolcire la vena ed acquisire la
capacità di respiro nelle arie e nei cantabili” Hasse intraprese un viaggio
in Italia, dalla quale si sentiva irresistibilmente attratto: fu così che
nel 1722 si recò a Napoli, dove fu allievo di
Nicolò Porpora
e poi di
Alessandro Scarlatti:
i due compositori esercitarono un notevole influsso sulle opere che Hasse
fece rappresentare con successo in quel periodo, diventando popolarissimo
nei salotti dove cantava e suonava squisitamente.
Fra il 1726 e il 1730 si rappresentarono a Napoli 8 sue opere, fra cui il
Tigrane con l’Intermezzo La serva Scaltra (il 4 Novembre 1729),
che ottenne un successo che gli valse la nomina a maestro suprannumerario
della Real Cappella, e Ezio (1730) con l’Intermezzo Il Tutore,
uno dei suoi migliori lavori. Tuttavia nel 1727 lasciava Napoli,
accettando il posto di maestro di cappella al Conservatorio degli Incurabili
a Venezia, per il quale scrisse il celebre Miserere per 2 soprani e 2
contralti, e due oratori, Serpentes ignei in deserto e Sanctus
Petrus et Sancta Maria Magdalena. A Venezia continuò inoltre la sua brillante carriera teatrale:
la sua
prima opera veneziana fu Artaserse, del 1730, anno in cui sposò la già famosa
Faustina Bordoni, celebrata come una delle maggiori cantanti dell'epoca per
il nitore della voce e la chiarezza della dizione, che ne divenne
l'interprete esclusiva. Sempre nel 1730 Hasse ottenene pure il titolo di
maestro di cappella del Re di Polonia.
Hasse incominciò a viaggiare attraverso tutta l'Europa per onorare gli
inviti a corte e per rappresentare i lavori commissionati, componendo in
media due opere all'anno, e un gran numero di oratori, cantate profane,
musiche strumentali e sacre. Nel 1731 fu rappresentata Cleofide a Dresda,
interpretata anche da sua moglie,
che riscosse un clamoroso successo: fra gli spettatori c’era
J. S. Bach che era
venuto ad ascoltarla appositamente da Lipsia. Tornato in Italia, Hasse fu
acclamato a Torino, Roma, Venezia e Bologna.
Nel 1733 si stabilì a Dresda, dove fu nominato Hofkapellmeister del Principe
Federico Augusto II: questo incarico fu da lui sostenuto sino all’avvento
nel 1764 di Federico Cristiano, quindi rimanendo in sostanza oltre trent'anni,
ma con frequenti viaggi all'estero: Hasse aveva frequenti e lunghi permessi
per viaggiare all’estero (nel 1746 lo troviamo a monaco, nel 1750 a Parigi,
nel maggio del 1753 a Berlino, amichevolmente accolto da Federico il
Grande). Comunque il periodo di Dresda così fecondo finì bruscamente con la
morte, 15 ottobre 1763, del Principe Augusto II di Sassonia, in memoria del
quale Hasse compose un grande Requiem in do maggiore.
In seguito alle disgrazie che avevano devastato la Sassonia durante la
guerra dei Sette anni, in occasione della quale Hasse perse in un incendio
scoppiato a Dresda tutti i suoi averi e molti dei suoi manoscritti, la corte
di Dresda fu costretta ad imporre una politica di risparmio, chiudendo i
teatri e le sale da concerto.
Nel gennaio del 1761 fu invitato dalla Corte Imperiale di Vienna, dove alla
fine, con l'aiuto di un vitalizio concesso dal Re, si trasferì nell’arco di
tempo fra il 1764 e il 1673: a Vienna ebbe modo di collaborare direttamente
col poeta ufficiale di corte
Metastasio,
che già in precedenza gli aveva fornito il testo per numerosi melodrammi: fu
in questo contesto che Hasse prese il ruolo di massimo esponente dell’opera
tradizionale in contrapposizione ai circoli innovatori che avevano fatto
capo al conte di Durazzo, protettore di
Gluck, Calzibigi,
Angiolini, Noverre.
Nel 1771 Hasse fece rappresentare a Milano la sua ultima opera, scritta per
le nozze dell’arciduca Ferdinando, Il Ruggiero ovvero L'eroica
gratitudine [proprio a Milano quest'opera è stata recentemente rappresentata
sotto la direzione di Arnold Bosman e l'Ensemble Musica Rara], creando una
significativa concorrenza alla pastorale "Ascanio in Alba" del giovane
Mozart.
Dopo quell'ultimo sforzo creativo, si ritirò nel 1773 a Venezia, dove
scrisse ancora composizioni per la chiesa. Di questo periodo sono degni di
nota un Te Deum che fu eseguito in presenza di Papa Pio VI e una
Messa Solenne. La fitta corrispondenza pervenutaci attesta il costante
suo interesse per la vita musicale, per la quale, sebbene le sue opere
fossero già scomparse mentre lui era ancora in vita, poté avere influenza
con le sue opinioni: il suo consiglio era richiesto ed aveva peso
Johann Adolf si spense il 16 dicembre 1783, due anni dopo la moglie
Faustina. Le loro spoglie riposano nella Chiesa dei SS. Ermagora e Fortunato
di Venezia, ossia San Marcuola, poco distante dalla sua abitazione.
Hasse fu nella metà del settecento il compositore che godette del maggior
successo come operista.
Curiosamente in Italia fu soprannominato Il Sassone, come Handel, e come
Handel fu "un tedesco con le passioni musicali di un italiano", capace di
assimilare e rielaborare con gusto tedesco la tradizione musicale del
settecento italiano. Per parecchi decenni fu infatti uno dei compositori tra
i più prolifici ed ammirati dell'opera seria italiana e le se sue opere
migliori, molte scritte tra il 1720 e il 1760 su libretti del Metastasio,
furono rappresentate in tutti i principali teatri europei, e anche a Londra,
su iniziativa dell'Opera della Nobiltà. Notevoli furono anche gli oratori
composti per la corte di Dresda e i suoi lavori sacri del periodo veneziano.
Se la straordinaria fama di Hasse si spense ben presto fu perché si erano
affermati e diffusi ideali d'arte totalmente diversi: si pensi alle riforme
gluckiane dell'opera e allo sviluppo del classicismo. La validità storica ed
artistica dell'opera seria metastasiana, chc rispondeva perfettamente alla
sensibilità e alle esigenze espressive di Hasse, si era ormai in certo qual
modo esaurita; la concezione che ad essa presiedeva aveva quindi finito per
mostrare solo i propri lati deteriori, mentre la convenzionale tipizzazione
più non soddisfaceva agli ideali della nuova epoca. Sebbene la prima
educazione musica di Hasse avesse avuto luogo nell'ambito di Amburgo e di
Brunswick, dove ben vivo era l'insegnamento di R. Keiser e G. C. Schurmann,
la sua inclinazione era quasi naturalmente orientata verso l'opera italiana.
Arrivato in Italia proprio quando cominciava ad affermarsi l'arte
librettistica di Metastasio, Hasse trovò l'atmosfera napoletana dell'epoca
perfettamente congeniale alla sua vocazione. Con Ezio e Artaserse (1730)
cominciò la serie delle sue opere su libretto di Metastasio, serie che
continuò quasi ininterrottamente fino al Ruggiero (1771 per tale testo
Metastasio accettò volentieri alcune marginali critiche del compositore). La
perfetta comunanza spirituale che si stabili fra i due artisti spiega gli
strepitosi successi di Hasse.
Formalmente l'opera di Hasse si articola in una successione stereotipa di
recitativi per lo più secchi, ma sempre esemplari nella loro aderenza ai
valori ritmici e sonori delle parole, e di arie col da capo che assumono
spesso le dimensioni di un'autentica sonata vocale; la sinfonia introduttiva
è generalmente di taglio scarlattiano, tripartita, ed obbligato è il coro
finale. Hasse predilige una tematica semplice, facilmente orecchiabile, ma
trattata con un gusto e un'eleganza.
Hasse sapeva comporre con grande rapidità in uno stile razionale che
valorizzava la "naturalezza" del canto, ossia la capacità di ritrarre le
emozioni umane secondo uno stile "sentimentale", detto Empfindsamkeit, che
sarebbe fiorito a Dresda e a Vienna nella seconda metà del settecento.
Hasse godette del rispetto di tutti i suoi contemporanei. Quando il giovane
Haydn gli sottomise il manoscritto del suo Stabat Mater del 1767, si
dichiarò soddisfatto dei complimenti che ne ricevette. Mozart si disse
lietissimo per la musica di Hasse ascoltata a Vienna nel 1771. L'ammirazione
tra Mozart e Hasse fu certamente reciproca. Sentendo la musica del giovane
compositore a Milano, per le nozze dell'arciduca Ferdinando, Hasse fece un
giusto commento: "Questo ragazzo ci farà dimenticar tutti". E difatti così
fu...
Le opere di Hasse
Antigone (
? fonte Burney)
Amburgo (
? 1717/1721)
Antioco
libretto di Apostolo Zeno e Pietro Pariati
(18 novembre 1721, Hoftheater, Brunswick)
Antonio e Cleopatra
(settembre 1725, Napoli)
Il Sesostrate
Angelo Carasale da
Zeno e Pariati (13 maggio 1726, Teatro San Bartolomeo, Napoli)
La Semele o sia La richiesta fatale
F. Ricciardi
(autunno 1726, Napoli)
L'Astarto
Angelo Carasale da
Zeno e Pariati
(dicembre 1726, San Bartolomeo, Napoli)
Enea in Caonia
L.M. Stampiglia
(1727, Napoli)
Gerone tiranno di Siracusa
da Aurelio Aureli
(19 novembre 1727, San Bartolomeo, Napoli)
Attalo, re di Bitinia
Francesco Silvani
(maggio 1728, San Bartolomeo, Napoli)
L'Ulderica
(29 gennaio 1729, San Bartolomeo, Napoli)
La sorella amante
B. Saddumene
(primavera 1729, Napoli)
Tigrane
F. Silvani
(4 novembre 1729, San Bartolomeo, Napoli)