Nato da
una facoltosa famiglia veneziana di mercanti di carta, Tomaso Albinoni,a cavallo
del XVIII secolo
si definiva "Musico di violino dilettante veneto"
(dall'intestazione della sua opera prima,
12 Sonate a tre del 1694). In seguito,
per le mutate
condizioni economiche famigliari sopraggiunte alla
morte del padre, avvenuta nel 1709, dovette suo malgrado abbandonare lo
status di dilettante (termine che
all'epoca non aveva nessuna connotazione negativa) e
fare della musica la sua professione.
Secondo le ultime volontà del padre, fu
dispensato dell'obbligo, che gli toccava come figlio maggiore, di occuparsi
degli affari familiari: poté così dedicarsi interamente alla musica, divenendo apprezzato
violinista, insegnante di una rinominata accademia di canto e
compositore
fecondissimo
di
opere,
serenate, cantate, sonate e concerti
per strumento solista, dei quali
fu tra i precursori, e per i quali oggigiorno deve maggiormente la sua fama.
Tomaso manifestò fin dalla giovane età un grande talento per il
canto e più ancora per il violino, ma si orientò ben presto verso la
composizione. Non si conoscono i suoi maestri, ma il risultato
di una educazione musicale
di cui sappiamo poco, è che fu un esponente di spicco, assieme a Vivaldi, di quella formidabile Scuola
Veneziana che all'inizio del settecento sfornò i vari
Caldara,
Galuppi,
Gasparini,
Lotti,
Marcello,
Pollarolo,
Porta, etc.
Col Prete rosso, Albinoni pare non abbia intrattenuto
particolari rapporti; fu invece rivale in campo operistico di Gasparini. Albinoni passò
la maggior parte della vita a Venezia: si ricordano tuttavia due viaggi
importanti a Firenze (1703 e 1722) e a Monaco(1722). Qui, tramite la sua sposa,
Margherita Raimondi,
che si era esibita come
cantante d'opera nel teatro di quella città, Tomaso fu invitato ad
organizzare le feste musicali per il matrimonio del Principe Elettoredi Baviera
Carlo Alberto e Maria Amalia principessa d'Austria componendo per
l'occasione l'opera I veri amici
e la serenata Il Trionfo d'amore.
Pur non
ricoprendo
alcun incarico formale in nessuna istituzione
musicale veneziana, e pur non essendo membro della
principale
corporazione di strumentisti professionisti della città, l’Arte de’ Sonadori
- privandosi così dell’opportunità, anche economica, di esibirsi in pubblico
-
tuttaviaAlbinoni
contribuì intensamente alla vita musicale veneziana dedicandosi al
prolifico componimento di
opere strumentali e vocali. Tra queste spiccano
proprio le opere per il teatro: Albinoni afferma di averne scritte
addirittura ottanta, ma
una cinquantina pare essere la cifra più realistica,
come si evince dai libretti e alle partiture superstite. Debuttò con
Zenobia, Regina de' Palmierini, inscenata nel 1694 al teatro dei SS.
Giovanni e Paolo, e a seguire si prodigò in numerosi titoli
di successo, come Didone Abbandonata del
Metastasio (1725),
nella quale cantò il celebre
Farinelli, fino ad
Artamene, sua ultima opera del 1741.
Oltre alla formidabile produzione operistica,
di cui
oggi purtroppo
non rimangono che poche arie,
Albinoni si cimentò, da giovane, senza successo, nella composizione di
musica religiosa, di cui ci è pervenuto solo una Messa a tre voci maschili
senza accompagnamento e un
Magnificat (dubbio e comunque perduto), e scrisse più di
40 cantate profane, tra le quali le
dodici cantate per solista,
Op. IV, e quattro serenate, tra cui l'imponente
Il nascimento
dell'Aurora,
scritta per la corte austriaca.
Ma se la
musica vocale di Albinoni fu relativamente poco conosciuta fuori
dall'Italia, in compenso quella strumentale godette di grande popolarità
nell'Europa del Nord: Albinoni soddisfò la richiesta di sempre nuova musica
strumentale, che da quell'area
proveniva, sfornandodiverse raccolte di concerti e sonate, che, ad
iniziare dall'opera IV, affidò opportunamente all’efficienza editoriale e
commerciale dei migliori stampatori di
Amsterdam, luogo deputato a consacrare la fama di un compositore attraverso
pubblicazioni a stampa di grande prestigio e diffusione. Iniziò
con l'op. I, 12 Sonate a tre del 1694, per proseguire con l'op. II, una raccolta di Sinfonie e concerti a
cinque, del 1700,
e una serie di raccolte di Concerti a
cinque: le opere V (1707), VII (1715), IX (1722), e X
(c.1735).
In particolare l'op. IX si situa all'apice
della sua produzione strumentale e della sua carriera compositiva.
Nel complesso
Albinoni ci ha lasciato 64 concerti, pubblicati, 8
sinfonie, e 97 tra sonate e balletti.
Dal 1740 circa abbandonò
ogni attività compositiva, forse per dedicarsi ad una scuola di canto da lui
fondata, e trascorse i suoi ultimi anni a Venezia, dove si spense il 17
gennaio 1751 (e non 1750, come spesso è riportato: l'equivoco nasce dal
fatto che
a Venezia, fino al 1797,
nei documenti ufficiali l'anno
iniziava il primo marzo).
Albinoni, che fu presto dimenticato dopo la sua morte,
nei primi decenni del settecento godette di grande notorietà,
tanto che lo stesso
J. S. Bach lo prese a modello per alcune sue fughe (BWV 946,
950, 951, 951a dall'Op. 1 di Albinoni).
Nel secolo scorso
Albinoni è ritornato ad essere famoso, anche grazie al
celebre Adagio, che però non è una sua composizione, ma di un suo biografo, Remo Giazotto, che l'ha
sviluppata da un frammento melodico del maestro veneziano.
Lo
stile di Albinoni: Tomaso
dimostrò in gioventù particolare predisposizione per il violino e per il
canto; in seguito divise equamente il suo interesse nella composizione di
musica strumentale e vocale. Ma se di questa
scarsi
sono i lavori
oggi disponibili,
in compenso molta è la musica strumentale
di Albinoni pervenutaci e per la quale è giustamente
famoso, grazie soprattutto ai suoi
concerti
per strumento solista, dei quali
fu tra i precursori.
Ad Albinoni va
riconosciuto anche di esser stato fra i primi ad aver abbracciato
incondizionatamente la forma tripartita nei tempi
Allegro-Adagio-Allegro:
tutti i suoi concerti ricalcano
questo schema, ad iniziare dal 1700,
quando pubblicò i sei concerti dell'Op. II (la stessa raccolta contiene anche
sei sonate).
Con i dodici concerti per archi dell'Op. V (1707) Albinoni sembra toccare il
culmine dell'ispirazione compositiva: l'immaturità tecnica dell'Op. II è
superata, e non traspare ancora una certa ripetitività dei concerti più
tardi, quelli dell'Op. X
(c. 1735).
Nei 12 concerti dell'Op. VII, che Albinoni fece pubblicare nel 1715 da Estienne
Roger ad Amsterdam, compaiono per la prima volta delle parti per uno o due
oboi, che dividono con il violino il ruolo concertante: quattro concerti
sono per un oboe solista, cinque per due oboi. È questa la grande novità
della raccolta. Probabilmente i primi concerti
per oboe solista furono composti da Telemann o Handel, tuttavia
quelli di Albinoni furono i primi del genere ad essere pubblicati.
Nel descrivere questi lavori,
Albinoni
stesso precisa che sono "con" piuttosto che "per" oboe. La distinzione è
importante nella misura in cui, confrontandoli con quelli
che Vivaldi scrisse nello stesso periodo, si evidenzia come Albinoni si
ispirò al canto
operistico:
le sue melodie
tendono ad essere arrotondate, come a
disegnare delle lunghe frasi, dove l'oboe dialoga
costantemente con gli altri
strumenti
e particolarmente col primo violino.
Vivaldi invece trasferisce il linguaggio
del violino
solista
all'oboe, che
rimane assolutamente distinto dall'accompagnamento e domina completamente il
resto degli altri strumenti.
Il
successo
dell'Op. VII spinse Albinoni ad
inserire i concerti per oboe anche nell'Op. IX (1722), dedicata al
principe elettore di Baviera, Maximilian Emanuel II, nella cui orchestra
suonavano parecchi oboisti. La raccolta contiene concerti per organici diversi,
ordinati in gruppi simmetrici; quelli
per oboe sembrano più articolati e
ambiziosi, tuttavia i lavori delle raccolte anteriori denotano più freschezza e
originalità.
Nel complesso sono sedici i concerti per oboe che Albinoni pubblicò, a
conferma del rilievo assunto dallo strumento, di origine francese, nella
civiltà musicale veneziana del tempo. Inevitabile poi diventa il paragone con il suo più giovane
concittadino, Vivaldi. All'alba
del XVIII secolo, alle
prese con le prime prove compositive nel campo della sonata e del concerto
grosso, Vivaldi risentiva ancora grandemente del magistero
di Arcangelo Corelli.
Fu con L'estro
armonico, op. III (Amsterdam,
Estienne Roger 1711), che la fantasiosa e rutilante arte strumentale vivaldiana prese il sopravvento, affrancandosi dallo stile ormai classico del
maestro di Fusignano, per seguire le indicazioni che gli provengono da
alcuni musicisti più anziani, tra i quali
Torelli e, per
l'appunto, Albinoni, nella direzione di una sua personale codificazione del
concerto solistico,
imponendosi ben presto quale esito d’avanguardia nell’Europa intera. Toccò allora ad
Albinoni assimilare il linguaggio del più giovane rivale e i concerti delle
opere VII e IX ne sono la testimonianza più evidente. Saggiamente temperato
dall’orgoglio e dalla consapevolezza di una consolidata identità stilistica,
in Albinoni l’influsso vivaldiano rimane comunque molto distante da
qualsiasi pedissequa imitazione: il suo stile differisce da quello di
Vivaldi nell'accentuazione
lirica dei tempi lenti e nell’inserzione di vigorosi passaggi all’unisono.
Si potrebbe dire che certe qualità "vocali"
caratterizzino la musica strumentale
di Albinoni,
e che l'equilibrio, la sobrietà e la coerenza tematica, siano gli elementi
distintivi del
suo
stile compositivo.
Composizioni
Opere Teatrali:
• Zenobia, regina de’ Palmireni
(libr. A. Marchi; Venezia, 1694; col tit. Il vinto Trionfante del
vincitore, ivi, 1717)
• Il prodigio dell’innocenza (F. M. Gualazzi;
ivi, 1695)
• Zenone imperatore d’Oriente (A. Marchi; ivi,
1696)
• Il Tigrane, re d’Armenia (G. C. Corradi; ivi,
1697)
• Primislao primo re di Boemia (Id.; ivi, 1698)
• L’ingratitudine castigata (F. Silvani; ivi,
1698)
• Il Radamisto (A. Marchi; ivi, 1701)
• Diomede punito da Alcide (A. Aureli; ivi,
1701)
•L’inganno innocente (F. Silvani; ivi, 1701; ripreso
a Napoli col tit. Rodrigo in Algeri)
• L’arte in gara con l’arte (Id.; ivi, 1702)
• Griselda (A. Zeno;
Firenze, 1703)
• Aminta (Id.; ivi, 1703)
• La prosperità di Elio
Seiano (N. Minato; Genova, 1707)
• La fede tra gl’inganni (F. Silvani; Venezia,
1707)
• L’Astarto (A. Zeno e P. Pariati; ivi, 22
novembre 1708)
• Pimpinone, intermezzi
comici della precedente (Libretto
di P. Pariati; col tit. Vespetta e Pimpinone,
Parma, 1714; col tit. La serva astuta, S. Giovanni in Persiceto,
1724)
• Ciro (P. Pariati; Venezia, 1709)
• Il tradimento tradito (F. Silvani; ivi, 1709)
• Il tiranno eroe (V.
Cassani; ivi, 1710)
• Il Giustino (N.
Beregani e P. Pariati; Bologna, 1711)
• Le gare generose (A.
Zaniboni; Venezia, 1712)
• Alarico (Piacenza,
1712)
• Lucio Vero (A. Zeno;
Ferrara, 1713)
•L’amor di figlio
non conosciuto (D. Lalli; Venezia, 1715)
• Eumene (A. Salvi; ivi,
1717)
• Meleagro (P. A. Bernardoni; ivi, 1718)
• Climene Serenata per 3
v. e orchestra (V. Cassani;
ivi, 1718)
• Gl’eccessi della gelosia (D. Lalli; ivi,
1722; col tit. La Mariane, con nuove arie composte da G. Porta,
ivi, 1724)
• I veri amici (P. Pariati e D. Lalli; Monaco,
1722)
• Il Trionfo d'amore,
componimento poetico per un carosello (P. Pariati; ivi, 1722)
•
L’ Ermengarda (A. M. Lucchini; Venezia, 1723)
• Eumene (A. Zeno; ivi,
1723)
• Antigono tutore di Filippo re dei Macedoni,
in collab. con G. Porta (G. Piazzon; ivi, 1724)
• Scipione nelle Spagne (A. Zeno; ivi, 1724)
• Laodice (A. Schietti;
ivi, 1724)
• Didone abbandonata (Metastasio; ivi, 1725)
• Alcina delusa da Ruggero (A. Marchi; ivi,
1725; col tit. Gli evenimenti di Ruggero, ivi, 1732)
•Statina (A.
Zeno e P. Pariati; Roma, 1726)
• Il trionfo d’Armida (G.
Colatelli; Venezia, 1726)
• L’incostanza schernita (V. Cassani; ivi,
1727; coi tit. L’infedeltà delusa, Vicenza, 1729, e Filandro,
Venezia, 1729)
• Le due rivali in amore (A. Aureli; Venezia,
1728)
• La fortezza al cimento
(Milano, 1729)
• Il concilio dei pianeti, serenata teatr. a 3
v. (Venezia, 1729)
•L’ Elenia (L. Bergalli; ivi, 1730)
• Li stratagemmi amorosi (F. Passerini; ivi,
1730)
• Il più fedel degli amanti
(A. Sorietti; Treviso, 1731)
• Merope (A. Zeno; Praga, 1731)
• L’ Ardelinda (B.
Vitturi; Venezia, 1732)
• Candalide (Id.; ivi, 1734)
• Artamene
(Id.; ivi, 1741)
Pubblicate:
• Sonate a 3, 2 vl., e vcl. col b. per
l'org. op. I (Venezia, 1694)
• Sinfonie e Concerti a 5, 2
vl., alto, vcl. e b. op. II (ivi, 1700)
• Balletti a 3, 2 vl., vcl. e cembalo op. III
(ivi, 1701)
• Sonate da chiesa a vl solo e vcl. o cont.
op. IV (Amsterdam, ca. 1704)
• Concerti a 5, 2-3 vl., alto, vcl e b. per il cembalo.
op. V (Venezia, 1707)
• Trattenimenti armonici per camera divisi in
dodici sonate à vl., violone e cembalo op. VI (Amsterdam, ca. 1711)
• Concerti a 5 con vl., oboè, violetta, vcl e cont.
op. VII (ivi, ca. 1716)
• Baletti e sonate a 3, à 2 vl., vcl. e cembalo op.
VIII (ivi, ca. 1721)
•
Concerti a 5 con vl., ob., violetta, vcl e cont. op.
IX (ivi, 1722)
• Concerti a 5 con vl.,
violetta, vcl. e cont. op. X
(ivi, ca.1735))
• 5 Sonate a vl. solo e cont. ... e uno suario ò
capriccio di 8 battute (ivi, ca. 1718)
• 2 Concerti a 5 con ob., nella racc. Harmonia
Mundi (Londra, ca. 1728).
MSS:
• Sonata a vl. solo composta per il Sig. Pisendel (ca. 1716)
• 4 sinfonie a 4, 1 concerto a 4, 3 concerti a 5 (Dresda)
• 1 sinfonia a 4, 2 concerti a 5 (Uppsala)
• 6 sinfonie a 4 (Darmstadt).
Inoltre:
• 2 Magnificat
•
Il nascimento
dell'Aurora"Componimento pastorale da camera per la corte austriaca" (Vienna,
ca. 1710/17)
• arie e cantate (Bologna, Firenze, Milano,
Oxford, Berlino, Dresda, ecc.).
Zeffiretti Innamorati
Il Nascimento dell'Aurora
(Radu Marian)
Climene: I. Poulenard, Florigello: J. Elwes, Cidippe: D.
Visse; Ensemble Baroque de Nice, dir. G. Bezzina - Accord, 2000 (1cd)
Il Concilio de' pianeti
Eternità:
S. Pozzer, Giove: C. Miatello, Marte: L. Dordolo; Coro J.S. Bach di Padova,
Enseble Strumentale Albalonga, dir. A. Cetralogo - Fonit Cetra, 1995 (2cd)