Quattro della ventina di figli di
Johann Sebastian Bach
si sono distinti a pieno merito come compositori, e particolarmente il suo
secondogenito Carl Philipp Emanuel,
nato a Weimar, celebre anche come clavicembalista
e teorico.
Dal 1740 al 1767 fu al servizio come
primo clavicembalista di
Federico il Grande di Prussia;
in seguito si trasferì ad Amburgo. Alla corte berlinese, particolarmente
melomane,
C.P.E.
accompagnava regolarmente il monarca,
flautista dilettante e compositore
occasionale, quando questi si esibiva davanti ad un
selezionatissimo
pubblico;
il repertorio di quei concerti consisteva principalmente in lavori di
Johann Joachim Quantz
e Federico stesso. Paradossalmente, il re non amava le
composizioni di
C.P.E.,
probabilmente
troppo moderne per il suo gusto,
preferendogli i lavori più convenzionali di
Quantz
e dei fratelli
Graun.
C.P.E. Bach divenne famoso
come primo rappresentante dell'Empfindsamkeit, stile conosciuto per
la grande soggettività dei sentimenti, che si esprimono con una linea
melodica dalle inflessioni cromatiche ed utilizzando la retorica e altri
procedimenti drammatici.
Dei suoi scritti teorici, il più importante è il Versuch
uber die wahre Art das Clavier zu spielen ("Saggio sul vero modo di
suonare il clavicembalo"), che illumina molti aspetti della prassi esecutiva
in Germania, verso la metà del settecento.
Charls Burney pare
che lo stimasse
moltissimo, dal momento che nel suo VIAGGIO MUSICALE IN GERMANIA E NEI
PAESI BASSI scrisse:
"Amburgo
[siamo nel 1732, e precisamente nei
giorni che vanno dal 9 al 19 ottobre] non possiede in questo momento
professori di musica di grande rilievo, eccetto il signor Carl Philipp
Emanuel Bach, ma lui vale quanto una legione!"
Esiste però questo aneddoto:
"Quanto il Burney ne capisse di tecnica organistica è testimoniato
dal
fatto che, trovandosi un giorno ad Amburgo dove era Capellmeister C.P.E. Bach,
gli chiese di suonargli qualcosa all'organo della chiesa di San Michele,
allora appena rifatto. All'obiezione di Bach che l'organo non si poteva
suonare perché la pedaliera non era ancora accessibile, Burney scoppiò a
ridere e disse "Ma la pedaliera non serve! ".
Questo probabilmente perché la seconda versione della stesura del viaggio
in Germania, venne epurata da ciò che era ritenuto offensivo verso i
tedeschi. I giudizi schietti di Burney offesero molto l'area tedesca,
poiché in sostanza aveva sostenuto che i
tedeschi erano un popolo meno civile, meno raffinato, meno
sensibile, spesso più rozzo degli inglesi e, per quanto riguarda la
musica, degli italiani. Burney notò che in Germania c'era una netta
prevalenza, quantisticamente parlando, di musica strumentale rispetto
quella vocale, per lo più di importazione italiana, traendo da ciò la
conclusione che la lingua tedesca "è quella
tra le meno musicali".
Comunque il suo giudizio più irritante sui tedeschi fu che essi sono
uomini di grande costanza, perseveranza, tenacia nello studio, ma
scarsamente dotati di genialità. Questi giudizi, scatenarono una
irritazione tale da indurre Burney a promettere che la seconda edizione
del VIAGGIO IN GERMANIA, l'avrebbe epurata delle frasi potenzialmente
offensive.
Viene da pensare che l'aneddoto della pedaliera sia una di
queste: infatti nel VIAGGIO che possiamo leggere oggi, che dunque sarebbe la
seconda edizione,
se ne fa menzione in maniera edulcorata,
infatti a pagina 236 si legge che:
"Il signor Bach da molto tempo non si è più
esercitato sull'organo e
dice di aver dimenticato persino l'uso dei pedali, cosa essenziale in
Germania per chi aspiri ad essere considerato un buon organista".
Per concludere va detto che vi fu una traduzione del VIAGGIO
MUSICALE IN GERMANIA, di controrisposta al Burney in conseguenza della sua
schiettezza, di un certo Bode, tedesco ed esperto traduttore dall'inglese,
che si vendicò, sopprimendo non solo tutti i passaggi ritenuti sgradevoli
sul viaggio, sulla povertà del paese, la scarsità del cibo, i
riferimenti ritenuti irritanti a personaggi potenti, ma volle lui stesso
commentare "con
particolare acrimonia e brutalità" molti giudizi del Burney ed in
particolare della mancata genialità dei tedeschi.
Composizioni
Sonata in mi maggiore Wq65/29
A cura di Arsace