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Il padre, F. A. Draghi, assunse il cognome Pergolesi in quanto
discendente da una famiglia di Pergola, piccolo paese marchigiano,
trasferitasi poi a Jesi. Sorvegliante della milizia locale, con varie
mansioni tra cui quella di amministrare la proprietà della
Compagnia del Buon Gesù, godette di una posizione di certo rilievo che gli
permise buoni contatti con le personalità locali.
Il piccolo Giovanni Battista, infatti, avrebbe ricevuto i primi elementi di
musica da due sacerdoti e da un
marchese del luogo prima di passare alla scuola del maestro di cappella
comunale, F. Mondini, e di quello del duomo, F. Santi. Così
almeno risulta da testimonianze tardo-settecentesche, perché mancano
documenti diretti sui primi anni di vita del compositore. La tradizione,
tuttavia, lo presenta come fanciullo prodigio, ed è probabile fosse
elemento promettente se il padre, con l'appoggio finanziario del marchese Cardolo Maria Pianetti, lo
mandò a studiare a Napoli. Come convittore
a pagamento, venne ammesso prima del 1725 al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo dove continuò lo studio del violino con D. de Matteis e iniziò
«contrappunto e suono di tasti» con G. Greco passando poi, nel 1728, sotto
la guida di Francesco Durante.
Al Conservatorio Pergolesi si segnalò come valente violinista, tanto che nei
registri del 1729 -1730 compare quale «capo-paranza», ossia incaricato di guidare
un piccolo gruppo di strumentisti (la « paranza» appunto) alle
manifestazioni cittadine (funerali, messe, feste pubbliche o private) che
vedevano numerosa la partecipazione dei giovani
allievi dei Conservatori.
Non vi sono documenti che attestino con certezza la data delle sue
dimissioni dall'Istituto: probabilmente vi rimase fino al 1731, anno a cui
risalgono le sue prime prove per così dire
ufficiali:
LA FENICE SUL ROGO, OVVERO LA MORTE DI S. GIUSEPPE, oratorio in 2
parti, eseguito presumibilmente nel 1731,
LI PRODIGII DELLA DIVINA GRAZIA NELLA CONVERSIONE DI S. GUGLIELMO DUCA
D'AQUITANIA, dramma vi sacro considerato il suo « saggio» finale,
la MESSA IN RE MAGGIORE,
per cui lo stesso Leo ebbe parole di elogio,
SALUSTIA,
prima opera seria, adattamento dell'Alessandro Severo di Zeno, con cui
Pergolesi esordì al Teatro di S. Bartolomeo.
L'anno successivo il padre moriva a Jesi, lasciandogli soltanto una
piccola parte della dote della madre già scomparsa nel 1727.
Pergolesi, già considerato musicista di prestigio, venne assunto come
maestro di cappella del principe di Stigliano Colonna, uno degli Eletti
della municipalità napoletana e tra i nobili più
in vista
Nel settembre dello stesso anno continuò il suo iter teatrale
componendo per il Teatro dei Fiorentini la «commedja pe' mmuseca» LO FRATE
'NNAMURATO, su libretto di G. A. Federico; la prima versione è corredata da
un intermezzo senza titolo (di cui però non rimangono le musiche) su testi
presumibilmente dello stesso Federico.
L'opera ottenne un notevole successo, poi replicato sulle scene del S.
Bartolomeo, dove il 28 agosto 1733 fu
rappresentata.
IL PRIGIONIER SUPERBO, su libretto anonimo, con l'intermezzo in 2 parti LA
SERVA PADRONA, su testi di Federico. Sostenuto dal principe di
Stigliano, venne proposto come sostituto del maestro di cappella della Città
di Napoli, Domenico Sarro, e, con un documento del 23 novembre 1734, sottoscritto
dagli Eletti, venne confermato non solo supplente, ma anche eventuale
successore
di Sarro. Tuttavia, quest'ultimo rimase titolare della carica: solo più
tardi,
nel 1735, Pergolesi ricevette un posto ufficiale nella cappella regia, quale
organista soprannumerario.
Nell'aprile 1734, diresse nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina l'esecuzione
della MESSA IN FA MAGGIORE (già redatta a Napoli nel 1732),
patrocinata dai duchi di Maddaloni in onore di S. Giovanni Nepomuceno.
Rientrato dalla capitale, Pergolesi lasciò definitivamente la carica tenuta
presso il principe di Stigliano, e venne assunto al servizio della Casa
Maddaloni.
Al duca, amatore del violoncello, e destinatario dei concerti di Leo per
questo strumento, venne presumibilmente dedicata una delle opere strumentali
attribuite a Pergolesi: la SONATA IN FA MAGGIORE per violoncello e continuo.
Di li a poco, Pergolesi di nuovo compose per il teatro: il 25 ottobre 1734 si
rappresentò al S. Bartolomeo ADRIANO IN SIRIA, rimaneggiamento anonimo
del libretto metastasiano, con
gli intermezzi LIVIETTA E TRACOLLO, scritti forse da T. Mariani e diffusi
dopo
la morte di Pergolesi anche con differenti titoli: LA CONTADINA ASTUTA
(Venezia, 1744), IL TRACOLLO (Bologna, 1746), LA FINTA POLACCA (Roma, 1748)
creando come nel primo caso problemi di falsa attribuzione.
Intanto, conseguentemente al successo goduto dalla Messa, venne
commissionata a Pergolesi dal Teatro Tor di Nona di Roma un nuovo lavoro:
nasce così l' OLIMPIADE, su libretto di
Metastasio, rappr. l'8
gennaio 1735.
L'opera non ottenne il favore del pubblico anzi, stando alle testimonianze
di Grétry, Pergolesi venne personalmente attaccato e offeso durante lo
spettacolo.
Conclusosi quindi negativamente il suo secondo e ultimo viaggio, Pergolesi
tornò a Napoli, dove prese possesso della carica di organista
soprannumerario della cappella
regia: forse per essa, compose l'ultimo dei suoi due SALVE REGINA, in do
minore.
Per il Teatro Nuovo, invece, terminò il FLAMINIO ancora su testo di
Federico, dato con successo nell'autunno del 1735.
Dalla «Confraternita di San Luigi di Palazzo sotto il titolo della Vergine
dei dolori» gli venne commissionato lo STABAT MATER che iniziato a Napoli,
fu portato a termine
nel Monastero dei Padri Cappuccini a Pozzuoli; qui, con la protezione del
duca di Maddaloni, discendente dei fondatori del convento, in una atmosfera
benevola in cui si può pensare sia nato lo «Scherzo del Pergolesi con i
Cappuccini di Pozzuoli», VENERABILIS BARBA CAPPUCCIORUM per Tenore e basso,
l'ancora giovane musicista tentò di riprendersi dalla malattia polmonare che
già
dai primi anni lo aveva colpito: ma la tisi lo condusse alla morte appena
ventiseienne.
Una fine così prematura favorì l'aura di leggenda che si costruì intorno
alla vita di Pergolesi, una delle figure più note in Europa soprattutto dopo
le rappresentazioni postume parigine de LA SERVA PADRONA e la fortuna dello
STABAT MATER: successo a cui si deve, tra l'altro, la redazione di numerosi
falsi pergolesiani che non hanno favorito i musicologi nelle loro ricerche
sull'opera del musicista. Solo nell'ultimo periodo per merito fra gli altri
di Walker, Cudworrth, Claydon, Degrada, si è giunti a un certo ordine in
questo campo di indagini: tuttavia ancora manca una redazione sistematica
del *corpus pergolesiano* esistente e conosciuto che sostituisca gli
ormai insufficienti Opera omnia editi tra il 1936 e il 1941 da F. Caffarelli
che raccoglie opere sicuramente apocrife e che adotta per i testi il
criterio oggi assolutamente inaccettabile della riduzione per canto e
pianoforte.
Opere teatrali
• La serva padrona
Libretto di
Gennarantonio Federico (28 agosto 1733)
Festival Pergolesi Spontini
Discografia
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Il prigionier superbo
&
La serva padrona
Angelo Manzotti, Elisabetta Scano, etc.
Orchestra Filarmonica Marchigiana, dir. Marcello Panni
Bongiovanni (3
CD,
1998) |
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Stabat mater
&
Salve regina
Jörg
Waschinski, sopranista
Michael Chance, controtenore (Stabat mater)
Kölner Kammerorchester,
dir. Helmut Müller-Brühl
Naxos (1 CD
basso prezzo,
2004) |
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Marian
vespers
Sophie
Daneman, Noemi Kiss
New College Choir Oxford,
Academy of Ancient Music, dir. Edward Higginbottom
Erato (2 CD,
2002) |
A
cura di Arsace |
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