Metastasio, ritratto di
Pompeo Batoni (collezione privata)
Nato a
Roma il 3 gennaio 1698,
Pietro Trapassi, meglio noto come Metastasio (cognome grecizzato
dall'abate Gian Vincenzo Gravina, suo protettore), fu
drammaturgo e poeta eccelso. Riscosse onori e
prestigio senza pari in vita ed una eccezionale fortuna europea, anche
postuma: senza dubbio lo si può considerare il poeta più famoso del
Settecento. Fu il librettista più popolane e influente della sua epoca,
famoso per la limpida eleganza dei suoi versi e per la stringente
costruzione delle sue trame.
Per avere una idea della sua influenza, basti pensare che
l'ARTASERSE fu musicato fra il 1730 e il 1795 da almeno 83 compositori.
Metastasio
prese gli ordini minori (1714) e studiò giurisprudenza, pur continuando
a coltivare la poesia. Nel 1718 si associò all'Accademia
d'Arcadia con il nome di Artino Corasio. Dal 1719 visse
soprattutto a Napoli, dove svolse anche la professione di avvocato, e
dove poté frequentare il salotto della famosa cantante
Marianna Bulgarelli, che si invaghì di lui e lo elargì di
molti consigli ed appoggi.
Dopo un
periodo (1724-1730) fecondo di successi a Roma e Venezia, dietro
interessamento della contessa Marianna Pignatelli, nell’aprile del 1730
fu chiamato alla corte di Vienna per prendere il posto di
Apostolo Zeno come poeta
“cesareo”
(cioè dell'imperatore
Carlo VI e poi di Maria Teresa), incarico che conservò fino alla morte,
avvenuta il il 12 aprile 1782 (secondo Lorenzo da Ponte, di crepacuore,
mai ripresosi dalla notizia della sospensione della sua pensione).
Metastasio fu in
contatto con compositori, cantanti e tutte le altre persone
del mondo dello spettacolo operistico del suo tempo. I suoi 27 "drammi per musica" erano
indirizzati soprattutto al pubblico aristocratico e furono creati con
l'obiettivo principale di fornire alle classi colte precisi esempi di
comportamento etico e politico, nonché il piacere d'un divertimento
raffinato; questo intento fece diventare ogni suo dramma un modello
“classico”, degno di imitazione: ogni librettista praticamente finì col
conformarsi all’archetipo metastasiano per un intero secolo circa.
I legami essenziali che sorreggono le vicende dei melodrammi metastasiani risaltano specialmente le virtù dell'amicizia, della fedeltà,
dell'eroismo, concetti che prevalgono sui sentimenti amorosi. Le vicende
sono sviluppate in modo da far convergere tutte le linee d'azione sulla
catastrofe finale del terzo atto, che sfiora la tragedia (ma eventuali
atti truculenti avvengono sempre fuori scena), per scomporsi poi nel lieto
fine. Inoltre, quasi sempre un re o un principe è arbitro dei destini
degli altri personaggi, e un suo atto di magnanimità ha funzione
risolutiva nel momento culminante della conclusione del dramma.
Si voleva così contemporaneamente evidenziare ed omaggiare al Maestà
Monarchica e tutti gli altri Istituti Assolutistici come perno della
società e garanzia di una politica stabile: ideologia figlia dei principi
della società dell'epoca, che focalizzava ogni sforzo, tranne alcune
piccole minoranze intellettuali, per preservare lo Status quo politico.
Il Melodramma per musica, diffusosi in tutta Europa, era ad appannaggio
pressoché esclusivo dell’aristocrazia e degli alti dignitari degli stati
assolutistici, e ben poco rivolto al largo pubblico, che non era in grado
di capire il linguaggio nè dei testi nè della musica, specialmente per il
fatto che l’idioma predefinito del Melodramma era l’italiano. Chi
sosteneva e proteggeva il teatro d'opera settecentesco, sia pubblico sia
di corte, era la classe dominante. Sull'opera seria confluivano sia
l'interesse, sia il denaro dei principi della Chiesa romana, dei patrizi
veneziani, dei signori delle corti nord italiane e straniere: la presenza
del pubblico non aristocratico, come i ricchi commercianti, i possidenti
terrieri, che riempiva la platea dei teatri, era sostanzialmente del tutto
secondario nel determinare il carattere degli ideali che l'opera esprimeva.
Metastasio nello scrivere questi drammi non si era riproposto l’obiettivo
di una rappresentazione della vicenda in chiave realistica: suo scopo era
sviscerare tutte le tipologie di sentimenti, più importanti sicuramente
dell'azione, a netta differenza della chiave di lettura romantica che
perseguiva una soluzione tragica della vicenda, in cui predominava per lo
più la “passione” sulla “ragione”. In Metastasio è la seconda che vince
l’istinto nel momento fondamentale del dramma.
Tra i tratti peculiari dei drammi metastasiani che coinvolgono lo
spettatore si possono annoverare la sospensione narrativa, gli equivoci,
le sorprese continue: Metastasio vuole sensibilizzare lo spettatore con la
forza e con la rappresentazione dei più diversi e svariati “affetti”:
dilemmi, perplessità, rimorsi, conflitti tra istinto e ragione che
dilaniano i personaggi. Tutto questo è inquadrato in un intreccio secondo
un piano accuratamente equilibrato, in armonia con lei situazioni
affettive, articolato in una continua contrapposizione fra 2 elementi che
sono divenuti i mattoni tipici dell’opera seria: da un lato, i recitativi
realizzati in versi sciolti per i momenti dinamici d'azione, aventi
funzioni di narrazione e di dialogo e, dall’altro lato, in netta
opposizione e contrasto, le arie in strofe rimate per esprimere i
principali stati d'animo (affetti/passioni) di un personaggio a
conclusione di un'azione o di una situazione scenica. In generale, le arie
sono brani vocali solistici, razionalmente distribuiti in modo che i
cantanti, che interpretano il ruolo principale della vicenda e che per
consuetudine venivano ricoperti dagli artisti di maggior prestigio, ne
abbiano un numero eguale, e senza che si finisse a dare ad un cantante 2
arie consecutive di una qualche importanza. Rari sono i pezzi d'insieme
(duetti, terzetti, etc.). Nell'opera seria del Settecento prevalgono le voci
acute dei soprani e contralti maschili evirati e femminili, mentre le voci
maschili di tenori e di bassi erano assegnate a ruoli secondari oppure
impiegate in quella forma teatrale che si rivelò antagonista dell’opera
seria, e che alla fine fece crollare il melodramma serio: l'opera buffa.
Metastasio riceve il Cordone da Maria
Teresa (Archivio Salvat)
La testimonianza di Charles Burney
Libretti
d'Opera di Metastasio
Lettere di Metastasio su
Caffarelli
Lettere di Metastasio alla Bulgarelli
Dalle
Memorie di Lorenzo da Ponte
“36 Canoni a Sole tre voci”
(Vienna, 1782)
Un sito Web
A cura di
Arsace
&
Rodrigo