Note: 16 rappresentazioni nella stagione.
Il
Floridante fu ripreso nelle stagioni 1722, 27, 33 per un totale di 16
spettacoli. Handel per quello del 4 dicembre 1722 inserì 5 nuove
arie, di cui 3 derivano dalla cantata Crudel tiranno amor, HWV 97.
Il Floridante godette di 11 rappresentazioni ad Amburgo nel 1723,
con i recitativi tradotti in tedesco.
Il FLORIDANTE fu
la 13° opera scritta da Handel per la terza stagione della Royal Academy
of Music. Handel terminò il lavoro di composizione il 28 novembre, 12
giorni prima della Prima. Il libretto è opera di Paolo Antonio Rolli,
che avendo
sentito
la musica di Handel, pensò di dedicarlo al Principe di Galles,
l'odiato figlio del Re Giorgio I e capo della fazione di nobiltà che
contrastavano il Re:
"perchè - dice Rolli - in Floridante due delle più nobili qualità umane
così
difficili da esprimere l'Amante Eroe e l'Eroe Amante, sono state al
massimo
vivacemente e sentitamente, da musica in ogni modo eccellente". Il
libretto si basa sul testo de "La Costanza in Trionfo" di
Francesco Silvani,
che, messo in musica da Marc'Antonio Ziani, fu presentato anni
prima a Venezia. Benchè il libretto sia costruito su dei clichés,
è ben riuscito. Il suo linguaggio è facile, e la sua azione chiara:
impregnato di drammatismo, delle situazioni psicologiche ben costruite
si offrono al compositore per essere messe in musica. Floridante
fu rappresentato 15 volte nella stagione 1721/1722, con delle variazioni più o meno
importanti; Handel lo rimise in programma la stagione seguente, poi
nel 1727 e 1733. Malgrado ciò, l'opera non
ebbe successo benché essa fosse di un livello tale da poter essere contrapposta
nella sua concorrenza sempre più accentuata con Bononcini. Oggi, è
difficile comprendere le riserve del pubblico di allora; oltre
il buon libretto e la musica di livello elevato uniformemente, l'opera
presentava una distribuzione dei ruoli di primaria importanza che
avrebbe dovuto esercitare una grande attrazione per il pubblico. Handel
selezionò personalmente una parte dei cantanti all'estero. Il
ruolo di Floridante fu assegnato a Senesino, il grande castrato, quello
di Oronte a Giuseppe Maria Boschi, il basso magnifico di Napoli:
Timante fu cantato da Benedetto Baldassarri, Rossane da Maddalena
Salvai e Elmira da Anastasia Robinson (e nella stagione successiva
da Francesca Durastanti). L'
accoglienza di Floridante fu senza alcun dubbio sfavorevolmente influenzata
dal successo folgorante di GRISELDA di Bononcini, presentata
nelle stesso periodo. Handel -
che aveva a cuore anche l'approvazione del pubblico - diede importanza
a quest'opera: lo prova il fatto che per le riprese del 1722
e 1727 ampliò l'opera con 7 arie (certe furono adattate ai propri
cantanti) e nel 1733 trascrisse in modo sostanziale la sua opera. Malgrado
i suoi sforzi, non potè uguagliare il successo sfolgorante del
1720 della sua prima opera Radamisto, scritta per la Royal Academy
che aprì le sue porte nel 1719. Questo
successo, lo ritrova e lo supera nel 1723 con Ottone, che lo si
può annoverare come uno dei pezzi più riusciti della sua vita. La
stagione della prima di Floridante fu dunque critica per Handel; questa
crisi fu approfondita dalla sua rivalità animata con Bononcini,
come dalle liti permanenti dei cantanti e dagli intrighi quotidiani. Tuttavia
l'insuccesso di Floridante non oscura la sua qualità. Prima di
vedere l'analisi del materiale musicale vediamone la trama,
che sostanzialmente, dovrebbe essere
quella relativa alla versione
del 1721, ma viste le riprese
e le variazioni del Caro Sassone, ho il dubbio che potrebbero alterare
leggermente la seguente trama, ma non nella sostanza. E'
indubbio che le arie di Handel inserite e/o ha variate, non incidano
sulle azioni: è il recitativo portante per l'azione: in linea
di massima l'aria non esprime tanto un'azione, ma un'affetto, uno
stato d'animo: per l'azione lo strumento principe
è il recitativo o anche qualche sinfonia inserita all'interno dell'archetipo
Metastasiano. Comunque
vediamo la trama dell'opera, appoggiandomi anche al libretto
accompagnatorio del cd:
Trama
Floridante, principe di Tracia e stratega
di Oronte, re di Persia, ritorna vittorioso dalla campagna contro
Tiro. Sembra quasi la conclusione positiva di un'opera, invece è solo
l'inizio di nuovi drammi: infatti non solo non riceve la promessa
ricompensa (la mano di Elmira, figlia d' Oronte), ma in più è privato
dal tiranno Oronte del suo grado, e lo esilia dal Paese. Anche
l'intervento di Rossane, sorella di Elmira, si rivela inefficace: Il
dolore dei 2 innamorati (Floridante e Elmira) è infinito. Nel
frattempo, Rossane e Glicone, un prigioniero di guerra di Tiro
s'innamorano l'una dell'altro. Più tardi si scopre che Glicone è lo
stratega tireno che combattè contro i persiani sotto gli ordini di suo
padre. Rossane e Timante sostengono un piano segreto di Floridante e
Elmira, mentre comincia a farsi luce sulle ragioni del tradimento di
Oronte. Oronte rivela infatti ad Elmira che non è suo padre, come lei
credeva: rubò il trono alla famiglia reale persiana ed uccise tutti i
suoi membri, tranne la piccola principessa Elisa. Egli l'allevò sotto
il nome di Elmira e sperava adesso sposarla e metterla sul trono
dell'impero di Persia. Elmira rifiutò con ardore la proposta
matrimoniale di Oronte. Col favore della notte, i 4 amanti tentano la
fuga per il mare, realizzando il piano segreto di fuga. Ma la loro
dipartita fallisce. La morte comune è più allettante per Floridante ed
Elmira che la vita senza l'un l'altro. Nella sua rabbia impotente,
Oronte decide di uccidere Floridante con le sue proprie mani, senonché
i soldati fanno irruzione e lo riducono in stato di non nuocere,
bloccando l'assassinio. Questa irruzione era il risultato delle trame
che Timante aveva organizzato nel frattempo con Coralbo, fedele alla
antica casata reale: l'obiettivo era un colpo di stato contro
l'usurpatore Oronte. Oronte perde dunque il suo regno acquisito con la
violenza e la forza, ma grazie all'intercessione di Rossane, lo si
lascia in vita. Ecco quindi che non vi sono più ostacoli al
coronamento di Floridante ed Elmira, erede legittimo del trono, così
come alla felicità dei 4 amanti.
Personaggi
Handel costruisce il ritratto musicale dei personaggi da maestro, con
delle esternazioni musicali complesse, tuttavia abbastanza coerenti,
per cui esse formano un ritratto omogeneo: la maggior parte delle arie
sono delle composizioni leggere e delicate, altre sono più pregnanti o
notevoli, specie per le soluzioni eccezionali, particolarmente per ciò
che concerne i tre più importanti personaggi: Floridante, Elmira ed
Oronte.
Nell'incisione di Mc Gegan, Floridante è interpretato da Drew Minter,
controtenore, Elmira da Annette Markert, che è mezzo-soprano e Oronte
è un baritono, alias Istvan Gati.
FLORIDANTE
La presentazione dei 2 caratteri di Floridante - la tenerezza e la
determinazione - varia in modo interessante nelle arie del principe (è
all'inizio che risuona il carattere siciliano, che si ritrova poi in
altri punti dell'opera, come la prima aria "Alma mia" o nel
larghetto
in do minore del terzo atto, ossia "Se dolce m'era già
viver".
I pregi combattivi invece iniziano a prender piede a partire dal 2°
atto in seguito a un conflitto.
L'aria che inizia con "Bramo te sola" è segno della dualità
dell'aspetto di Floridante: la parte cantata rappresenta la voce
dell'uomo tenero, tutto rivolto al suo amore, mentre le parti dipinte
dagli archi - energiche - come si cita nel libretto accompagnatorio - fanno comprendere che l'amore è pericoloso e testimoniano la grande
determinazione a lottare.
Una simile discrepanza fra voce e strumenti io la trovo anche in Teseo
nell'aria di Medea "Morirò": l'oboe simula il rimpianto il
dolore, e
prosegue con una melodia tutta sua gli altri strumenti con vortici di
note che urlano il furore della maga.
Nell'aria n° 15 del terzo cd, "Questi ceppi", si raggiunge un
livello
intenso di sofferenza dell'eroe, che a volte arriva a strozzare la
voce, quasi preso da dolore e dispiacere intenso... la scena ricorda
in modo analogo quella sublime di Bertarido costretto nella cella
mentre lamenta la sua cruda sorte nell'aria "Chi di voi fu più
infedele", che fu uno dei pezzi più travolgenti del potente
successo
di Senesino in RODELINDA.
Anche qui si riscontra la tecnica di un abbandono da parte della
strumentazione in accompagnamento alla voce: un cembalo e un pacato
violoncello...
Preceduta da una succosa sinfonia corredata da coinvolgenti corni che
strombettano a ritmo di caccia, si apre l'aria "Mia bella",
l'ultima
aria dell'opera di Floridante, dove la parte del violino - con un
ritmo abbastanza torrenziale e i suoi grandi intervalli - è
caratterizzata da una discreta potenza energica.
Si tratta di una esplosione di gioia ed esprime l'energia di una
felicità.
Ho voluto aggiungere "discreta" e "abbastanza"
rispetto alla
considerazione del bel commento del libretto, poichè nel confronto di
che cosa vuol dire "potenza energica" in altri Lavori di
Handel, di
cui ho una panoramica quasi esaustiva, quest'aria davvero non è così
travolgente come vuole farci
intendere il commento.
L'inattesa felicità blocca Floridante ancora un poco, e questo e
ravvisabile nei movimenti Adagio in un'aria di ritmo essenzialmente
allegro: un "Mia Cara", dove sulla "a" c'è un
svolazzare di gorgheggi
che imperla la prima sillaba di cara, riprende il tema del da capo
con delle variazioni,
variazioni che si proseguono anche sul da capo finale dell'aria.
ELMIRA
Le arie di Elmira sono caratterizzate da
una pluralità di contrasti; infatti il carattere di base di una donna
innamorata, debole e forte, determinato a volte, è esposto fin dalla
prima aria del primo atto ("Dimmi,o spene!"), dal ritmo andante, anche
se con strumentazione standard.
Tuttavia l'aria ci riserva una sorpresa: il dialogo recitativo fatto
dai 2 personaggi femminili prende il posto alla frase centrale
dell'aria "col da capo": poi riprende, anche se non esattamente con le
stesse parole, il tema iniziale di "Dimmi o spene!": le parole sono
"Godi o spene!".
"Ma pria vedrò le stelle", dalla scena 4° dell'atto primo, è un'aria
molto incisiva ed energica che sottolinea la risolutezza, altro
aspetto di Elmira, e qui scrosciano le note di una strumentazione
piena, "riempitiva", in allegro vigoroso: questa aria contrasta molto
con le note volutamente scarne e intime dell'aria "Alma mia",
precedentemente cantata da Floridante.
Egli tuttavia prosegue però con questo stile "patetico" con un'aria
ancora in ritmo lento-andante "Sventurato".
Nel duetto finale del primo atto, "Ah, mia cara" Elmira, in accoppiata
a Floridante, prende un tono più intimo.
La sobrietà di questo duetto, il suo potere affettivo riescono ad
evocare i grandi duetti amorosi di Monteverdi dice il libretto
accompagnatorio del cofanetto.
Il ritratto di Elmira, nei suoi differenti aspetti, si completa con
l'esplosione di una violenta collera nell'aria "Barbaro, t'odio a
morte", cantata contro il cinico Oronte.
Comunque l'apice del ruolo di Elmira si può ben ravvisare nell'arietta
"Notte cara" che risuona in un momento drammatico particolare, quando
attende il suo amato per prepararsi alla fuga prendendo le vie del
mare.
L'aria è in si bemolle maggiore ed è suggestiva in quanto è
accompagnata da un tessuto musicale di archi, che ci ricordano il da
capo. I 2 "da capo" inquadrano un recitativo (questa volta un
accompagnato) che dipinge vivamente lo stato d'animo dell'eroina, tesa
ed ansiosa, attenta alla minima vibrazione che si possa scorgere nella
notte.
ORONTE
Il carattere meno evidenziato e definito di Oronte - poichè malvagio
fino in
fondo - il suo ruolo di intrigante, offrono minori possibilità ad una
differenziazione musicale. Però d'altro canto, in opposizione al
commento del libretto, si potrebbe anche dire che lo caratterizzano
univocamente e con precisione, non lasciando adito ad altri aspetti
del suo carattere.
"Finchè lo strale" del perfido Oronte, dà una scossa ai
lirismi di
"Sventurato" aria immediatamente precedente di Floridante: è
in
impostazione di "aria di furore", non c'è che la
strumentazione
standard, ma la maestria, l'energia che ne scaturisce è
davvero caratterizzante la malvagità del personaggio negativo della
trama.
Comunque le arie del tiranno sono brillantemente scritte specialmente
nella scena finale della resa dei conti:
"Ah, traditor Coralbo!" inizia con un recitativo e poi l'aria
con
lunghe pause iniziali, "Che veggio che sento?" stenta
all'inizio a
partire, poi giù ritmo torrenziale di note con le parole "Son
preda
al furor", poichè "aita non spero", sa di esser solo
contro i
detentori della Giustizia e della Verità, che or giungono dopo una
bella marcia nella sala del trono.
Giustizia è fatta.
Qualche parola anche sui tre personaggi
"minori":
TIMANTE
Timante è interpretato nell'incisione da Maria Zadori, Piacevole è
l'aria metereloga :-) "Dopo il nembo e la procella", i cui
tratti
sono davvero incisivi pur avendo quello che si suol dire la
strumentazione standard, ed è proprio in questo che Handel si
distingue dagli altri: riuscire a dare quel quid, quella sua
Inconfondibile impronta all'aria, che rimane impressa: è
come sentire un'aria non insipida ma "gustosa": con Handel c'è
l'ottima fusione fra sostanza e ricca ornamentazione.
Nel secondo atto Timante canta "Lascioti o bella", aria in
ritmo
lento e di lunghi respiri degli archi; nel terzo atto, Timante parte
con "No, non piangete" che presenta un ritmo andante, e che
per
l'incipit dell'aria fa subito associare - almeno a me - l'aria di
Orlando: ma siamo ben lontani dalla pazzia dell'Eroe...
L'esposizione canora in arie di Timante si termina con "Amor
comanda", dove l'allegro caratterizza la gioia per il coronamento
del suo obiettivo: naturalmente ci sono i gorgheggi a cascata...
ROSSANE
Rossane, interpretata dal soprano Katalin Farkas, inizia l'opera
con "Ma un dolce mio pensiero", in allegro, e rafforzata da o
un
oboe se col ripieno dell'intera orchestra oppure nell'assolo con un
violino: tale aria è preludio a una marcia che preannuncia l'arrivo
del prode Floridante (come ho accennato su), che accanto a un
tono "guerresco" introdotto dalla marcia, debutta, dopo un
breve
recitativo, in un'aria, "Alma mia", con i caratteri tipici
lirici,
siciliani, lenti e dove alla voce dell'eroe si affiancano cembalo e
violoncello solo. E questo contrasta con il tono della marcia e ci fa
vedere l'eroe nei 2 aspetti quelli guerreschi che in quelli degli
affari di cuore.
Nel terzo atto, comunque Rossane partecipa con "Se risolvi
abbandonarmi", dove un oboe si distingue dal resto dell'orchestra
rafforzando la voce di Rossane, quasi fosse un eco o comunque una
doppia voce: l'aria è in andante.
L'aria "Sospiro è vero" dal ritmo andante non presenta il
carattere di
rinforzo della voce con uno strumento.
"Gode l'alma mia" e in allegro sostenuto con oboi che suonano
nel
ripieno dell'orchestra ossia non si distinguono come solisti, il
tutto corredato da vortici di note degli archi: sovrasta il tono del
soprano, che nei momenti dei gorgheggi, rimane solamente con 2
violini, essendo il resto dell'orchestra zittita.
L'allegro Rossane lo tocca in un'aria Flash ( 0.49 secondi! :-O ) con
l'oboe che con discrezione l'accompagna.
Spicca ed è degna di una particolare sottolineatura il duetto
"Fuor di
periglio", che riccamente orchestrata offre spazio al commento dei
2
fagotti. E poi le voci, come si intersecano, con un'armonia o Dei!
CORALBO
Coralbo interpretato da un certo Jozsef Moldvay, baritono, è il
personaggio meno importante di tutta la trama per lo meno per quanto
concerne la sua presenza musicale (ossia le arie) nell'Opera: dopo un
accenno in un breve recitativo nel primo atto, la totale assenza nel
secondo, riappare nel terzo con un recitativo in dialogo con Elmira,
introducente la sua aria: "Non lasciar oppressa dalla sorte",
in
allegro e di piacevole ascolto, dalla strumentazione standard, ma
tuttavia dal bel tema che la caratterizza.
Partecipa al rovesciamento del Tiranno Oronte nella scena nona del
Terzo Atto, dove con Timante interviene per bloccarlo dal suo
progetto iniquo di finire Elmira e Floridante...
Una curiosità: nel libretto lo indicano come Colarbo e non Coralbo,
come giustamente è il suo nome.
Un Coro massiccio, rafforzato dalle trombe, s'apre per chiudere
l'Opera:
"Quando pena la costanza,
spera pur che gioirà,
è felice la speranza
per la bella fedeltà"
Caratteristica: è proprio un coro dal momento che i temi si sdoppiano
e ci sono intrecci di voci: non si tratta quindi di un ensemble.