Il musico cantore,
nato nel 1685 a Bologna, è uno di quei soggetti che nella storia della
musica belcantistica ha suscitato reazioni opposte: coloro che lo
sostenevano erano pronti ad ammettere che non avesse un timbro speciale,
anzi che non fosse neppure bello, ma questa mancanza se vogliamo riusciva
a supplirla con una tecnica meravigliosa. Ci furono però altri invece che
non furono per nulla colpiti: vero che era un brillante virtuoso, ma è
pure vero - dicevano - che era inespressivo e di conseguenza non lo
consideravano un grande artista. Cosa gli veniva in dettaglio
rimproverato? Le sue cadenze: Bernacchi infatti aveva la particolarità di
inserire nelle sue cadenze dei passaggi di carattere strumentale, imitando
il flauto e l'oboe o altri suoni agili, ma non umani, come ad esempio il
canto degli uccelli. Il suo maestro, il castrato
Pistocchi, si narra fosse
arrivato ad esclamare, dopo averlo sentito molti anni dopo averlo
istruito:
"Tristo a me, io t'ho insegnato a cantare, e tu vuoi suonare!"
Possedeva un registro di mezzo-soprano, con un'emissione
vocale sonora e vibrante, "di petto", che caratterizzò più tardi
Farinelli e
Carestini.
Di origini bolognesi, si esibì per la prima volta dinnanzi alla corte
dell'elettore palatino nel 1701, e continuò a cantare in Germania per
molti anni, con maggior frequenza a Mannheim e a Vienna, al servizio di
sua Altezza l'Imperatore. Solo nel 1712 si sa che Bernacchi, tornato in
suolo italico, cantò a Venezia in un'opera di Ruggeri: l' ARATO IN SPARTA.
Nel 1713 ritornò nella sua città natale, e qui si esibì nell'opera CARLO
RE D'ALEMAGNA musicato da Gasparini e Orlandini. Sebbene intraprese un
viaggio per giungere in uno dei poli più importanti dell'opera Barocca
Italiana, Londra, non fu accolto con un vero entusiasmo: quindi decise di
ritornarsene a Venezia e qui raccolse questa volta un successo strepitoso:
tutti conoscevano il Bernacchi. Si stabilì quindi a Venezia sino al 1724 e
una delle poche occasioni in cui egli lasciò la città lagunare per
esibirsi altrove fu nel 1718, quando a Pesaro partecipò ad un'opera (uno
spettacolo di gala) di Pallavicino: si trattava di VESPASIANO,
composizione in onore del vecchio pretendente che allora si trovava in
quella città.
Nel 1727 Bernacchi riapparve a Bologna e mise k.o. Farinelli. L'opera che
si rappresentava era LA FEDELTA' CREDUTA CORONATA di Orlandini: in questa
occasione Farinelli, che era in cantante più giovane e già famoso, volle
stupire con una serie di agilità da capogiro, per cui si buttò con tutta
l'anima in cadenze complicatissime: quando però fu il momento di Bernacchi,
che aveva l'onere di cantare un'aria successiva, imitò esattamente gli
abbellimenti che aveva precedentemente fatto Farinelli, eseguendoli però
con una facilità e grazia superiori, ed in più aggiungendo altre fioriture
sue particolari. In questa occasione indubbiamente Bernacchi vinse
Farinelli. Questo evento fu commemorato da un grande festino e da un
sonetto composto in bolognese. Tuttavia questa sconfitta di Farinelli e la
vittoria di Bernacchi non determinarono un odio fra i due, anzi fu inizio
di una amicizia salda che durò sino alla morte di Bernacchi che era di 15
anni più vecchio. Cantarono assieme in altre occasioni, per esempio in IL
MEDO di Vinci e in SCIPIONE IN CARTAGINE di Giacomelli a Parma, e nel 1731
di nuovo a Bologna nel FARNACE di Porta. Pare che il successo di Farinelli
fosse dovuto anche in parte ai segreti che Bernacchi svelò all'amico: gli
seppe trasmettere il suo spiccato gusto per l'ornamentazione. Questo
permase a lungo finchè il famoso consiglio dell'imperatore Carlo VI non lo
ricondusse verso la semplicità, con soddisfazione è da supporre di
Metastasio che soffriva a vedere deturpato il testo delle sue composizioni
da cadenze e trilli complicati che finivano per non far comprendere il
valore del suo testo.
Nel 1728 il Bernacchi si scontrò invece con Carestini a Napoli: la
stagione non fu felice.Il Cardinale d'Althann, che era lì vicerè, aveva
una vera passione per l’arte canora e le interpretazioni del Bernacchi,
per cui era pronto a far rimanere il suo cantante prediletto a qualunque
costo, almeno da poter garantire la sua presenza per la stagione del 1729.
Bernacchi acconsentì, legando il suo assenso ad alcune condizioni: la
Merighi doveva restare nella compagnia e Carestini, suo nemico del partito
rivale, doveva venir licenziato. Fu così che il vicerè volle esaudire le
richieste di Bernacchi, e incaricò l'impresario Casarale di eseguire
questi dettami e di far firmare il contratto. Non appena si sparse la
notizia della mossa del Bernacchi, le dame e i gentiluomini del partito di
Carestini si indignarono e fecero un enorme scalpore, recandosi dal vicerè
protestando vivamente, annunciando che non volevano rinunciare a Carestini.
E il vicerè si trovò in una bruttissima posizione, dalla quale decise di
lavarsene le mani, annunciando che se ne sarebbe occupato l'impresario e
che lui non avrebbe più interferito con il mondo teatrale, anzi, non gli
avrebbe più accordato il sussidio (che può ben vedersi come anche un colpo
a Carestini e a questi "ribelli" della sua fazione). Ma quando il
Bernacchi venne a sapere delle sommosse e della posizione del vicerè, si
arrabbiò moltissimo, si recò dall'impresario Casarale sbandierando che lui
era un uomo da dettare le condizioni, non da subirle, e che comunque non
sarebbe rimasto in un paese dove non era amato e che non voleva più
occuparsi di simili sciocchezze....
Così di conseguenza fece i bagagli e partì alla volta di Milano, portando
con sè la Merighi, che come si sa da indiscrezioni settecentesche pare
fosse stata la sua amante.
Alla fine poi ritornò a Bologna dove ottenne la nomina di membro
dell'Accademia Filarmonica. Handel nel 1729 lo scritturò, e
quando arrivò a Londra il Daily Journal scrisse: « in Italia è stimato come il migliore cantante
». Inaugurò la stagione con LOTARIO, ma a 44 anni, un'età troppo avanzata
per un castrato, già si intravedeva in lui un declino artistico, e a
Londra non ottenne il favore del pubblico.
Secondo Mrs. Pendarves: «
Bernacchi ha una grande estensione, il suo timbro è
caldo e chiaro, ma non così dolce come quello di Senesino, mentre migliori
sono le sue maniere; il suo aspetto non è molto bello, dato che è grande e
grosso come un frate spagnolo », e ancora: « è certamente un buon cantante, ma non è adatto
al gusto inglese ».
Alcuni
intenditori rimasero affascinati dalla sua facilità e dal suo stile
impeccabile, ma al grosso del pubblico non piacque, ed è per questa
ragione che PARTENOPE di Handel non riscosse il
meritato successo.
Dopo lo sfavore che ottenne a Londra, ritornò in Italia dove era grande la
sua popolarità. Contese la palma con Farinelli nel 1731, anno in cui si
esibì a Modena nel DEMETRIO e nell'ARTASERSE di Hasse, poi si ritirò,
anche se in occasioni private cantò ancora. Aveva iniziato ad insegnare
canto nel 1727, ma ora che si era ritirato dal palcoscenico fondò una
scuola molto rinomata, che ebbe fra i suoi membri il Guarducci, quale nome
più illustre. Bernacchi fu una figura di spicco nella vita musicale
Bolognese, tanto che non potè non finire a conoscere Padre Martini e
Metastasio.
Si narra sia stato proprio Bernacchi ad instillare l'idea di redigere
l'opera maggiore di Padre Martini, ossia la "Storia della Musica", anche
se il lavoro propriamente detto iniziò dopo la morte del musico. Bernacchi
si dedicò dopo il suo ritiro anche alla composizione e all'impegno per
aiutare ed incoraggiare i giovani aspiranti musicisti. Nel 1756 morì, e fu
assai compianto e Farinelli, suo amico, si occupò di organizzare in suo
onore una grandiosa cerimonia funebre: in effetti era benvoluto da tutti
dal momento che il carattere di Bernacchi era in sostanza nobile e
generoso. Storicamente è uno dei cantanti più notevoli che siano mai
esistiti: addirittura si potrebbe affermare che era più moderno di
Nicolini o Senesino. L'influenza che Bernacchi esercitò fu sostanzialmente
buona, e lo studio che lui stesso elaborò al fine di affinare la grazia e
l'agilità contribuirono a perfezionare l'arte del Belcanto. Uno degli
aspetti peculiari del Bernacchi rimane però la forte inclinazione per gli
ornamenti, cadenze elaborate, gorgheggi, e trilli che forse lo possono
inquadrare come un cantante più Barocco di molti suoi altri contemporanei.
Aneddoti su Bernacchi
A cura di Arsace