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Oltre ad essere un grande
compositore, Handel era anche un uomo estremamente pratico: quando doveva
scrivere musica in tempi brevissimi, egli non disdegnava di utilizzare del materiale ricavato da composizioni esistenti,
prevalentemente sue, ma anche, seppur marginalmente, di altri compositori.
Handel prendeva da questi solo
quello che gli era più congeniale e lo rendeva "handeliano"
inserendolo nelle proprie composizioni senza alcuna incongruenza stilistica.
Occorre qui chiarire, una volta per
tutte, che questi
cosiddetti "prestiti", che tanto scandalizzano oggigiorno, non devono
sorprendere più di tanto perché riutilizzare più volte la stessa musica,
propria o di altri, per fini anche molto diversi, era un procedimento
abituale, adottato da un gran numero di compositori di quell'epoca, che
certamente non
soffrivano di alcuni tormenti di coscienza quando impiegavano per la loro
musica brani creati da altri musicisti.
Possiamo essere sicuri che nessuna
controversia nacque per il fatto che Handel si giovò per il suo concerto per
organo n° 15 di una sonata per
flauto del collega
Telemann, tratta dalla
Tafelmusik. Dopo tutto, Telemann era libero di fare altrettanto,
e lo vece, visto che la sua opera Ernelinda
del 1730 contiene musiche di Handel. Ugualmente, il
pubblico di quel tempo, per niente urtato, trovava legittimo che tutto ciò che sembrava
di valore fosse adattato a dei nuovi bisogni: una composizione di
musica da camera veniva orchestrata per produrre un nuovo effetto; un'aria,
con nuovi testi, passava senza disagio da una cantata ad un'altra, e tutto
funzionava a meraviglia...
D'altro canto tali prestiti
significavano che si trattava di musica di un certo interesse a cui il
compositore doveva saper infondere nuova vita. Come testimonia
Johann
Mattheson:
« l'imitazione
di altri compositori... non è biasimevole, per quanto lo si faccia con
modestia. I prestiti sono cosa permessa, ma bisogna rimborsarli con gli
interessi... »
ossia migliorare l'originale.
E Handel ha sempre rispettato questa regola.
L’ottavo concerto della sua Op.6 inizia con una
Allemande che
sembrerebbe una trasposizione del primo brano di una Pièces de clavecin
proprio
di Mattheson. Premesso che potrebbe anche trattarsi di un omaggio al vecchio
amico dei tempi amburghesi... comunque l'Allemande di Handel
progredisce molto differentemente da quella di Mattheson e si può
ben sostenere che lo supera. Invece di essere accusato di aver preso un'idea, Handel dovrebbe essere piuttosto ammirato per aver saputo svilupparla così
bene.
Forse ad Handel non viene perdonato l'uso di questa pratica perché fu un
grande compositore, ma non si creda che altri grandi di quell'epoca non
facessero altrettanto:
Vivaldi
per esempio, ma anche
J.
S. Bach...
In linea generale il ricorso ai
cosiddetti prestiti da parte di compositori anche famosi dell'epoca, si può spiegare
con
« la considerazione
della
musica come linguaggio
dove, alla stessa guisa del linguaggio verbale, non gli elementi singoli, ma
il contesto che li dispone in ordine, decide del valore dell’espressione.
Analogie del genere s’incontrano sovente nel pensiero estetico del
Settecento, che sino a tutto Haydn, fondò la musica
sul
principio di una sorta
d’intelligenza comune. Averle rese normative nella pratica con una cura
delle differenziazioni sintattiche anche minime, testimoniata da ogni
analisi comparata cui si
sottoponga una
creazione per altri
lati largamente aperta all’estemporaneo, o insofferente ai vincoli della
versione definitiva, non fu, forse, l’ultima delle cause per le quali Handel
grandeggiò nella stima di quel secolo »
(New
Grove Dictionary of
music and Musicians).
A cura di Rodrigo
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