Le figlie di Luigi XV Nove gravidanze, fra cui il Delfino nato nel 1729, un figlio minore morto a tre anni d’età nel corso dell’anno 1730, otto figlie, di cui due gemelle: una infante, due piccole figlie morte in giovanissima età e cinque nubili. Luigi XV e Maria Leszczynska, sposati nell'agosto del 1725, sono genitori per la prima volta nell’agosto 1727.
In luogo di un Delfino, tanto atteso, nascono Elisabeth ed Henriette di Francia. La loro madre ha un susseguirsi di gravidanze fino al 1737, anno durante il quale nasce Louise di Francia, chiamata Madame Septiéme e soprannominata da suo padre, Madame Derniére. Il Re e la Regina non desideravano più aver figli. I medici erano stati molto chiari: una dozzina di gravidanze sarebbe stata certamente fatale per la sovrana. Così la Regina chiuse la porta della sua Camera. Per Luigi XV, fu un vero affronto. Il Re, se era un buon padre attento, si lasciò dunque prendere dalle sue favorite o da dei piccoli flirts passaggeri. Nessun Re di Francia ebbe tante figlie. Il tenore di vita delle Mesdames pesava molto sulle finanze della Monarchia. Ogni nata a Versailles, allevata nell’ala dei Principi (praticamente l’ala Midi della Reggia di Versailles), finiva per organizzare, proprio per la
loro presenza, tutta la distribuzione dello spazio del
Palazzo. Molto presto si disse che tali spese per le Principesse non
sposate, eccetto Elisabeth che divenne infanta di Parma nel 1739,
erano
spropositate e soprattutto inutili. Alla
nascita delle due gemelle, in agosto 1727, Luigi XV, che aveva al tempo
17 anni, poteva vantarsi di aver fatto doppio colpo. Fu in seguito molto
legato alle sue figlie Elisabeth ed Henriette,
rispettivamente
Madame Primiére
e
Madame Seconde.
I
sovrani erano dei genitori attenti e preoccupati del benessere della
loro progenie. Non furono negligenti. Se l’etichetta organizzava il
loro tempo senza considerare il loro ruolo di genitori, essi
consacrarono volentieri alle loro figlie una parte non irrisoria del
loro tempo libero.
Le
due gemelle avevano due personalità diametralmente opposte. Se la Prémiere
era autoritaria e particolarmente ambiziosa, la Seconde era dolce,
riservata, altruista. Elisabeth,
nata per prima qualche ora prima, era imperiosa forse molto più
dominatrice di quanto volesse ammettere. Sebbene lei non era nata uomo,
sebbene lei non poteva ascendere al trono, lei era, comunque la
primogenita della coppia Reale. Per questo motivo era chiamata anche
solo Madame. Sembrerebbe,
a sentire i coevi, che Madame Henriette si fosse eclissata molto
serenamente nell’ombra di sua sorella. Il Papà-re e la Mamma-Regina,
come venivano soprannominati dai loro bimbi, erano molto
attaccati alle loro gemelle. Elisabeth
era chiamata Babette da suo padre – il Re amava molto i soprannomi e
ne affidò alle sue figlie. Lei era la preferita dai sui genitori. Le
sue qualità umane, così come la sua discrezione, ne fecero una giovane
figlia accattivante. E d’altro canto lei fu cara a tutte le altre
sorelle.
Elisabeth
ed Henriette vennero battezzate nella Cappella Reale il 27 Aprile 1737.
L’una e l’altra furono allevate nella Reggia. Fin dalla più giovane età - e ciò accadde anche per il caso della loro sorella Adelaide - furono inizializzate ad una vita totalmente ritualizzata, ad un quotidiano di regole tratte da una etichetta esigente, al limite della coercizione. Se loro detestavano la vita di Corte ed i cortigiani, erano ciononostante attaccate al rispetto del protocollo e molto gelose delle loro prerogative di Figlie di Francia. Associarono la loro infanzia all’Ala dei Principi, che si affacciava al Parterre du Midi, situato in prossimità dell’Orangerie e del bacino d’acqua detto degli Svizzeri.
Conoscevano questa parte del castello e l’avevano vista occupata, anno dopo anno, da una fratellanza
numerosa, gioiosa, rumorosa ed imbronciata. Agli occhi della monarchia,
le Mesdames di Francia rappresentavano innanzitutto molte alleanze
matrimoniali possibili, che avrebbero permesso alla Francia di affermare
la propria potenza in Europa. Non erano per nulla destinate a rimanere a Corte, e nemmeno a vivere nel Regno.
Tuttavia, Elisabeth sarà la sola delle figlie di Luigi XV ad esser
sposata. Come
spesso a Versailles, la politica si mescolava alle festività. Il Re
attendeva le feste di Carnevale del 1739, più precisamente il momento
di un ballo mascherato, per annunciarvi ufficialmente il matrimonio
della sua figlia maggiore con l’infante di Parma Filippo (qui
sotto), il terzo figlio del Re Filippo V di Spagna (che era il nipote di Luigi XIV,
che ebbe a servizio Farinelli e che volle quella meraviglia spagnola
barocca che è
La Granja de San Ildefonso).
La
novità di questo matrimonio sconcertò i cortigiani, così come
l’intero Regno. Era unanimemente considerato come una cattiva alleanza,
indegna della figlia maggiore di Francia, come ebbe modo di scrivere
l’avvocato Barbier, uno dei memorialisti di spicco del Regno di Luigi
XV.
“Pareva strano che la Figlia maggiore di Francia non sposasse una
testa coronata. Questo Principe non avendo, stando alle apparenze,
nessuna speranza né per la corona di Spagna, dove aveva prima di lui in
linea di successione il Principe delle Asturie (il Futuro Ferdinando VI)
ed il Re di Napoli, né sulla Corona di Francia. Forse c’era nelle
negoziazioni qualche carica da affidargli.”
Elisabeth
aveva 12 anni in quel momento. Dai due lati dei Pirenei, i diplomatici e
gli ufficiali garanti dell’etichetta versaillese e madrilena si
attivavano per preparare questi sponsali destinati ad essere sontuosi.
D’altro canto, essi marcarono la storia della Reggia. Il
23 agosto 1739 l’ambasciatore straordinario del Re di Spagna, il
Marchese de la Mina, fece la sua entrata principale a Versailles.
L’indomani i fidanzamenti vennero celebrati nel
Salone Occhio di Bue.
Il contratto di matrimonio venne firmato nel Gabinetto del Re. Elisabeth
di Francia divenne Madame Infante. Il Re e la famiglia erano tutti
emozionati. Il 26 agosto 1739, il matrimonio per procura venne celebrato
nella Cappella Palatina. Suo fratello maggiore la condusse fino
all’altare. Ne seguirono delle feste fastose. Pasto di nozze, fuochi
di artificio, ballo. L’indomani sera l’Infante assistette,
circondata dalle sorelle, alla festa data dall’ambasciatore di Spagna,
nel corso della quale un fuoco d’artificio rappresentò
simbolicamente la catena dei Pirenei.
Parigi
era ugualmente in festa: tutta la famiglia Reale era presente, da un
balcone del Louvre ad un fuoco d’artificio, ancora un altro, lanciato
sulla Senna. Dopo
queste giornate di giubilo, che costarono molto allo Stato, la nuova
infante dovette risolversi a lasciare sua famiglia. Il
30 agosto 1739, lei pronunciò gli addii disperati alla madre, alle
sorelle Henriette ed Adelaide, ed infine a suo padre che l’accompagnò
in una carrozza fino al Pléssis-Piquet. L’addio il più difficile fu,
non si poteva dubitarne, alla gemella Henriette.
Oramai,
Elisabeth iniziò ad avere la politica come ossessione. Ingrandire il
suo potere ducale di Parma e
mantenere un tenore di vita più che lussuoso.
Per lei, ne andava della sua dignità. Partì da Versailles con una
dote di cui solo la biancheria rappresentava
300.000 livree. Suo padre aveva voluto così. Ciò tuttavia non mancò
di scatenare l’ira del suo Primo Ministro, il Cardinale Fleury, che
denunciò che con una dote come quella dell’Infanta non ci sarebbe
stato di che maritare le altre figlie. Tuttavia
non ci furono in effetti altri matrimoni – cosa che nessuno a dire il
vero avrebbe potuto prevedere, nemmeno il Re in quel momento.
Madame
Henriette ebbe un idillio che fu, benché fosse stato perfettamente
casto, abbastanza appassionato con suo cugino il Duca di Chartres;
rapidamente, il Re lo osteggiò per evitare che la Casata degli Orléans
non fosse troppo prossima al Trono. In
seguito al matrimonio di sua gemella, Henriette venne chiamata ormai
Madame. I diplomatici caldeggiarono delle alleanze matrimoniali che,
tutte, rimasero solo ipotesi o semplici fantasie. Ad un certo momento,
lei fu destinata al maggiore fra i figli dell’elettore di Baviera, si
auspicava infatti una alleanza molto prestigiosa con l’Imperatore
d’Austria Carlo VI. Henriette era dunque la prima figlia della famiglia Reale ad esser condannata ad un nubilato forzoso. Trovava tuttavia forti consolazioni nella religione. Sosteneva in modo incondizionato suo fratello il Delfino nelle sue posizioni religiose estreme, lui, che era a Corte il capo del partito devoto e passava il suo tempo con le sue sorelle minori e la loro cognata, la Delfina Marie-Joséphe de Saxe.
La musica era il suo rifugio, la sua
passione, come per tutte le figlie di Luigi XV, che detestavano per
contro la danza ed il ballo. Henriette era una virtuosa di parecchi
strumenti musicali, ma eccelleva per la viola da gamba che studiava
assieme al maestro Jean-Baptiste Antoine Forqueray. Henriette ebbe delle relazioni privilegiate con suo padre, ma non potè comprendere mai la vita dissoluta paterna. A lei sarebbe piaciuto rimettere sulla buona strada suo padre.
Morta in poche ore per il vaiolo
nel mese di febbraio 1752, lei,
era quella che avrebbe potuto salvare l’anima del Re, come scriverà
più tardi Madame Campan nelle sue
Memories:
“ Si dispiaceva Madame Henriette …. Questa principessa aveva avuto influenza sull’animo del
Re; si diceva che se lei avesse vissuto, si sarebbe occupata di
procurargli dei piaceri in seno della sua famiglia, che lei avrebbe
seguito il Re nei suoi piccoli viaggi ed avrebbe fatto gli onori nelle
piccole cene che il Re amava fare nei suoi piccoli appartamenti
interni”. Madame Henriette venne sepolta nella necropoli Reale di Saint-Denis.
La sua morte fece cadere la famiglia Reale nella disperazione. Sarà il pretesto di uno dei viaggi di sua sorella l’Infante fino a Versailles (il primo fu nel 1748). Elisabeth vi rimase un anno intero, lontano da Parma. Al suo ritorno nel dicembre 1759 in Francia, durante il suo ultimo soggiorno alla Corte di Versailles, contrasse il vaiolo, in modo fulminante. Il suo corpo putrefatto venne molto presto condotto fino a Saint-Denis, e fu deposto accanto a quello di Henriette. Le due gemelle vennero riunite per l’eternità. Tuttavia la sua tomba venne profanata dai rivoluzionari, assieme a quella della sua sorella gemella Elisabeth.
La nuova Madame fu dunque la loro
sorella Adelaide, un nuovo capo politico era nato.
Un forte carattere, una bellezza reale che sbocciò rapidamente, Adelaide di Francia era, dopo il Delfino, l’uomo della famiglia. Era soprannominata Monsieur. Aveva la passione per l’etichetta. Condannata a restare una vecchia figlia, era inevitabile di finire per farsi notare o di restare nell’ombra.
Per compensare il fatto di non esser sposata, Adelaide rimpiazzò progressivamente Marie Leszczynska nelle cerimonie e divenne la prima Dama di Corte. Era considerata come una Regina Ufficiosa. Per questo fatto, lei esercitava un forte ascendente sulle sue sorelle.
A partire dalla morte della loro maggiore Henriette, Adelaide
diede prova di una forte autorità verso le minori Vittoria e Sophie.
Solo Madame Louise, pienamente cosciente del rango che occupava e
aspirando con tutte le sue forze a diventare una religiosa, scappò
dalla sua influenza. La personalità di Adelaide, complessa, fu ben più travagliata di quanto non sembri.
Si oppose con tutte le forze all’imposta del ventesimo,
che il clero avrebbe dovuto pagare equamente. Rivendicava un
cattolicesimo intransigente che si manifestava nel suo incondizionato
sostegno all’ordine dei gesuiti. Nella disputa che opposero i
partigiani della
bolla Unigenitus ai parlamentari giansenisti, lei non
indietreggiò davanti a nulla per far desistere Luigi XV e assicurare il
trionfo dei gesuiti. D’altro canto a forza di difenderli, divenne il
capro espiatorio dei libellisti stipendiati dai rappresentanti del
Parlamento. L’accusa di incesto con suo padre fu, per la giovane donna, la più mortificante. Paragonata a delle regine scellerate, come Messalina o Lucrezia Borgia, lei era vista come una donna di potere, e dunque dannosa.
D’altro
canto, nel 1752 l’anno in cui il Re nominò Duchessa la sua favorita
Madame de Pompadour, Adelaide gli fece sapere che desiderava lasciare
l’Ala dei Principi per occupare degli appartamenti degni della sua
posizione. Le venne offerto quello al piano terra del corpo centrale
della Reggia, davanti all’aiuola d’Acqua.
D’altro
canto, Adelaide aveva una sete di conoscenza insaziabile, che
s’iscrive bene nelle preoccupazioni enciclopediche del suo tempo.
Madame Adelaide studiò in modo divorante l’astronomia, la storia, la
geografia, la filosofia, il latino, il greco, le lingue del tempo
(assieme alle sorelle apprese l’italiano con Goldoni); aveva anche il
gusto per le arti minori, come il ricamo, il disegno, la pittura,
lavorare il legno (passione fra l’altro che condivideva col Re), e,
sicuramente la musica. Adelaide eccelleva nel violino che suonava con
Guignon.
Sua
sorella minore, Madame Victoire, aveva grande predisposizione per la
musica era una ottima clavicembalista, e numerose composizioni le furono
dedicate come
Jacques Duphly o
Armand Louis Couperin.
Nel
1763, Vittoria ebbe il piacere di accogliere nei suoi appartamenti il
giovane Mozart, di 7 anni. Alla fine della sua esibizione, sconvolta, lei
lo strinse fra le sue braccia. Più tardi lui le compose delle Sonate
per il clavicembalo. Riguardo
Madame Sophie, se non possedeva un gran talento, era una buona
musicista. Il pittore Drouais scelse di rappresentarla con una partitura
in mano.
Madame Adelaide e le sue sorelle si innamorarono di uno dei più inquietanti brillanti dell’epoca, Pierre Augustin Caron, orologiaio di professione. Questo spirito libero era più conosciuto col nome di Beaumarchais. Divenne il professore d’arpa delle Mesdames. Loro ne sono matte, Adelaide per prima.
Le figlie del Re di Francia non erano
quindi chiuse alle preoccupazioni e alle idee nuove del loro secolo. D’altro
canto, la sorella maggiore, Madame Infante, confidava l’educazione dei
suoi tre figli a dei filosofi dei Lumi, come Condillac
e Mably. In questo secolo dove i genitori amavano teneramente sempre più i propri figli oramai considerati come unici e insostituibili, alla Corte di Versailles, tuttavia, l’economia primeggiava sull’amore filiale. Tradizionalmente i bimbi, compresi quelli di Francia, non venivano allevati a Corte. Il Primo Ministro Fleury era giunto, subito e senza grande difficoltà, a convincere il Re di affidare le sue figlie minori all’abbazia Reale di Fontevraud (qui sotto).
La Regina non aveva opposto nessuna rimostranza. Avendo ognuna delle Principesse una propria Casa, affidata ad una sovrintendente, con delle dame di compagnia, degli ufficiali, delle donne da camera e domestiche, ne risultava una organizzazione che costava molto cara alla Monarchia.
Mentre affidando l’educazione di queste
Piccole principesse in questa abbazia che godeva di una eccellente
reputazione in tutto il Regno (al contrario della maggior parte dei
conventi di quest’epoca), l’idea perseguita da Fleury era di non sperperare
denaro in spese di mantenimento per delle bimbe che erano per il
momento inutili.
Adelaide,
di 7 anni, riuscì a convincere suo padre, commosso fino alle lacrime,
di non lasciarla partire. Invece Madame Victoire, Sophie, e Louise
lasciarono dunque la Corte nel giugno 1738 per il convento. Fontevraud
era posizionato ad un centinaio di leghe da Versailles, ai confini con
l’Anjou, della Touraine e del Poitou. Per
vegliare sulle piccole figlie, si succedettero alla testa del convento,
Louise Françoise de Rochechouart-Mortemart, la nuora di Madame de
Montespan, favorita di Luigi XIV, poi Madame de Montmorin de Saint-Hérem. La
presenza delle figlie di Luigi XV a Fontevraud onorava le suore. Se le
condizioni materiali erano difficili, con un comfort più che
rudimentale, le piccole figlie apprezzarono comunque la vita del
convento ed adoravano le religiose. Esse
ricevevano una educazione cattolica molto stretta. Inoltre, le sorelle
le fecero comprendere l’umiltà e ciò malgrado la loro illustre
posizione.
Le piccole Mesdames detestavano tutto ciò che era superficiale.
Madame Sophie a sinistra e Madame Victoire a destra Una volta tornate a Versailles – Victoire sarà lì nel 1748, Sophie e Louise nel 1750 – ebbero una avversione profonda ed irreversibile per la Corte ed i cortigiani.
Contrariamente a quello che abbia potuto scrivere
Madame Campan (qui sotto)nelle sue MEMORIES, nominata lettrice delle Mesdames nel
1768, l’istruzione delle Principesse non venne mai meno. Madame Campan
ebbe modo di verificare che Madame Louise, all’età di 12 anni,
“non aveva
ancora percorso l’interezza dell’alfabeto e non aveva appreso a
leggere correntemente se non dal suo ritorno a Versailles.”
Sotto la sua penna d’educatrice, le religiose erano solo delle persone che maltrattavano.
Da loro, le angosce insormontabili di Madame Victoire sarebbero da
attribuire
“ai violenti spaventi che lei aveva provato all’abbazia
di Fontevraud, tutte le volte che la inviavano per penitenza a pregare
in un sotterraneo dove si seppellivano le religiose”. Questo
il motivo anche per il terrore che le tempeste scatenavano in Madame
Sophie. Relativamente
a Madame Adelaide e Victoire, dei progetti di matrimonio erano stati
caldeggiati, ma nessuno evidentemente portato in porto.
Un tempo Adelaide fu promessa al
Principe Xavier de Saxe,
il figlio del Re di Polonia Augusto III; mentre per Victoire, la sorelle
maggiore Madame Infante aveva il desiderio di vederla sposata al Re
Ferdinando VI di Spagna.
La
Principessa, che amava la buona tavola, era riconosciuta come la più
bella delle figlie di Luigi XV. Sempre la penna di Madame Campan così
la descrive:
“Madame Victoire era bella e molto graziosa: il suo
portamento, il suo sguardo, il suo sorriso era in perfetta sintonia
colla bontà della sua anima”. Infine
sembrava che Madame Sophie non si interessasse a nessuno, né della
Corte né del Regno. Era una personalità fuggente, scialba, per non
dire trasparente:
“Madame Sophie era di un raro languore. Io non ho
mai visto una persona così turbata. Camminava con una velocità
estrema, e per riconoscere senza guardarle le persone che si spostavano
al suo passaggio, aveva preso l’abitudine di vedere di lato, come le
lepri.” L’ultima figlia di Luigi XV aveva un fisico ingrato. Madame Louise era infatti leggermente gobba.
Fin dal suo ritorno a Versailles nel 1750, all’età di 13 anni, lei si mostrava diversa dalle sorelle. Nel seno della famiglia Reale, lei era a parte.
Gli anni passati all’abbazia di Fontevraud
(qui sopra) l’avevano segnata molto di più, rispetto le altre sorelle. Aveva preso il gusto per
la vita monacale. Amava il rigore, il quotidiano interamente ritmato
dalle preghiere e le occupazioni spirituali. Se lei era la figlia di
Francia, era più che chiaro a proposito del carattere straordinario
della sua nascita, il suo solo Signore era Dio. Era ancora a Fontevraud
quando espresse il voto di consacrare la sua vita a Dio. Lei voleva
proprio diventare una religiosa. Fu vivamente impressionata dalla scelta
della Contessa di Rupelmonde di rinunciare al mondo e in primo luogo
alla Corte per entrare nel corso del mese di ottobre 1751, al
carmelitano situato a Parigi in rue de Grenelle.
L’esempio
della contessa fu determinante sulla vocazione della Principessa.
Inoltre, la sua salute fragile spiegherebbe ugualmente la sua appetenza
per l’introspezione e la preghiera: molto giovane, lei soffriva di una
tosse cronica e sputava regolarmente sangue. Madame Louise decentrava la Corte. Era a volte orgogliosa, altre volte fuggente. Sfuggiva ai clans ed a tutta l’autorità famigliare. Nemmeno il Delfino poteva influenzarla. Solo la religione l’interessava. Era il solo suo rifugio. Negli appartamenti della Reggia che lei occupava, portava di nascosto un abito da religiosa e tentava di vivere in un modo il più possibile monacale sotto le dorature di Versailles. Lei fuggì il mondo per meglio concentrarsi su Dio. Era spaventata all’idea di poter esser maritata. Infatti vi fu un momento in cui la monarchia la voleva unita al Principe Charles Edouard, il pretendente della dinastia Stuart al Trono inglese (qui sotto).
Dall’inizio degli anni 1760, i diplomatici
francesi ed austriaci sognavano di concretizzare col sangue l’unione
franco-austriaca firmata nel 1756.
Era una questione seria di sposarla a Giuseppe II, d'Austria,
fratello di Maria Antonietta, e vedovo dal 1763
della sua prima sposa Isabella, che non era altro che la figlia di
Madame Infante di Parma, la più grande delle Mesdames. Louise
iniziò a glissare questo progetto matrimoniale. Ogni volta che lei
incrociava Stahremberg, l’ambasciatore d’Austria in Francia, lei si
inchinava molto in avanti in modo di esagerare il rilievo della gobba.
Madame de Pompadour La
politica non era totalmente estranea alla sua vocazione. Sull’esempio
delle sue sorelle, lei condannava apertamente la vita dissoluta del
padre. Louise non riusciva a comprendere la sua ricerca sfrenata del
piacere. Se le sue sorelle ed il fratello soprannominarono Madame de
Pompadour “maman putain”, la favorita seppe poco a poco
riappacificare i suoi rapporti con i figli del suo amante.
Madame du Barry Con Madame du Barry, la situazione fu ancora più complessa: prostituta di lusso, adl passato solforoso, lei era la creatura del clan anti-choiseuliste costituito sia da libertini, quali Richelieu, sia dai devoti come Mesdames. Nonostante la presenza della Contessa a Corte avvenne solamente qualche mese dopo la morte della Regina (nel giugno 1768), tutte le sue stravaganze lussuose indisposero le Mesdames.
La sua presentazione ufficiale nell’aprile
del 1769 fece precipitare Louise a prendere il Velo. Per lei si trattava
di espiare le colpe del padre, così da potersi riavvicinare a Dio e di
nuovo poter adire alla santa comunione.
Agli inizi dell’anno 1770, lei si intratteneva nel più gran segreto con Luigi XV. Madame Louise gli confidò il suo desiderio di rinunciare al mondo per la clausura religiosa. Lei gli spiegò che aveva scelto l’ordine del carmelo dove la regola conventuale, molto coercitiva, era applicata in tutto il suo rigore. Desiderava entrare al carmelo di Saint-Denis, considerato come il più povero del Regno. Per far decidere suo padre, lei chiese all’arcivescovo di Parigi Christophe de Beaumont, conosciuto per l’intransigenza dogmatica, d’intercedere a suo favore. Il Re, prostrato dalla decisione di sua figlia, gli diede il suo consenso il 16 febbraio 1770.
Fin dal giorno dopo e sempre in modo
discreto, lei si rese a Saint-Denis. Quando le sue sorelle Adelaide, Victoire e Sophie appresero che la minore era oramai chiusa al carmelo,
non si rabbonirono più verso il loro padre. La
Principessa prese l’abito da religiosa il 10 ottobre 1770. Le mise il
velo da novizia la giovane Delfina Maria Antonietta, che l’aveva già
visitata nel maggio dello stesso anno quando era giunta in Francia per
sposarsi con il futuro Luigi XVI, il nipote amato delle Mesdames. Louise
prese il nome di Thérèse de Saint-Augustin come religiosa, in ossequio
a Teresa d’Avila.
Ritratto della Pronunciò
i suoi voti il 12 settembre 1771. Durante questa cerimonia, la nuova
Contessa di Provenza, la sposa di suo nipote il Conte di Provenza, le
pose il velo nero del carmelitano. Louise
di Francia entrò al carmelo di Saint-Denis apportando una dote molto
importante, cosa che lo salvò dalle difficoltà finanziarie. Se la Principessa carmelitana rifiutò ogni privilegio in ragione
della sua appartenenza Reale, lei si dimostrò molto attiva nella vita
del convento. Fu
successivamente maestra delle novizie, economa (1771) ed eletta priora
in tre riprese (1773 – 1776 – 1785). Infine si affaticò senza
controllarsi per difendere gli interessi dell’ordine religioso. Per
la sua famiglia, i cortigiani e tutto il Regno, lei fu un esempio
edificante. Il suo forte carisma si irradiò ben al di là del Chiostro. Le
sue sorelle la visitavano regolarmente, il Re meno spesso: si
intrattenevano con lei. Sembrava che la vita a Corte così come la
politica non fossero dei soggetti evitati dalla religiosa. Non era
estranea alle cabale: reclusa nel suo carmelo, suor Therese de
Saint-Augustin non si teneva dal commentare i fatti di vita secolare e
vedere di parteciparvi.
Le
figlie di Luigi XV sono state, salvo Elisabeth Infanta di Parma e Louise
la carmelitana, stimmatizzate in relazione al loro celibato sia imposto
che subito. Di fatto loro non conobbero le regole delgioco della seduzione e
dell’arte amorosa. A Versailles loro nascondevano la loro onta vivendo poco o quasi recluse nei loro appartamenti. La musica e lo studio sarebbero state le loro sole scappatoie, ma condannare senza tregua le turpitudini del padre era il loro viatico. Non bisogna però dimenticare il loro coraggio quando furono confrontate coll’avversità.
Sembrava che la morte non facesse
loro paura. Loro videro il loro fratello, il
Delfino agonizzante (1765),
poi la delfina Marie-Josephe (1767), senza lasciarli soli un solo
istante. Adelaide, Victoire e Sophie furono giorno e notte a fianco del Re morente di vaiolo (maggio 1774).
Madame Sophie Più tardi, nel 1782, Adelaide e Victorie assisterono la loro sorella Sophie nel suo trapasso.
Nel 1787, Louise la
religiosa morì come aveva vissuto, con una certa prestanza. Louise
lascerà delle
Meditations eucharistiques riguardo la sua vocazione,
che lei dedica a sua sorella Adelaide. Il suo tragitto religioso
esemplare le valse la beatificazione nel 1873.
Le
Mesdames hanno giocato un ruolo essenziale nella storia delle arti.
Avevano una grande cultura ed un gusto molto sicuro. Quando Luigi XVI
offrì loro il Castello di Bellevue, costruito a Meudon da Madame de
Pompadour, loro lo terminarono ispirando i modi architetturali
neoclassici e dei giardini affascinanti nello stile inglese.
Bellevue
era il loro rifugio, ottimo sia per fuggire alle costrizioni dell’etichetta
sia per tener a distanza la tempesta politica della Rivoluzione. Da Bellevue, Adelaide e Victoire presero la via dell’emigrazione nel 1791.
Finirono a Trieste.
Vittoria morì per una malattia nel 1799, ed 8
mesi più tardi Adelaide si spense sfinita e avvinta dal dispiacere.
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