Note:
7 rappresentazioni
nella stagione. Amadigi fu ripreso nelle stagioni 1716
e 1717 per 11 spettacoli. Fu eseguito il 26
gennaio 1719 ad Amburgo col titolo di Oriana, rimanendo
stabilmente in cartellone nelle stagioni 1719-20.
Dal privato e mai più ripreso
Silla Handel trasse parecchio materiale per il successivo Amadigi,
basato sul libretto della Tragédie en musique Amadis de Grèce
di Antoine Houdar de La Motte, musicata da André Cardinal Destouches. Non
è chiaro di chi sia il libretto: forse Nicola Haym, forse in
collaborazione con Giacomo Rossi, ma fu l'impresario del teatro Johann Jacob Heidegger
che se ne assunse la paternità, dedicandolo al
conte di Burlington; nella dedica si
legge la frase: « questa Opera chiede immediatamente la Sua protezione,
as it is composed in Your own Family ». dal che si evince che Handel
l'ha composta nella dimora del conte.
Amadigi prevedeva un apparato scenico esorbitante
che sbalordì il pubblico: «Tutti i costumi e le scene sono completamente
nuovi », con macchine grandiose per gli effetti speciali: tutta la città
parlava della fontana in funzione, gorgogliante, illuminata da diversi
colori, e il Daily Courant, che annunciava la messa in scena, si
raccomandava al pubblico di non occupare il palcoscenico « where
they could not be without Danger ». Ma fu soprattutto grazie al ritorno
del castrato
Nicolini e alla seconda apparizione della famosa
Anastasia Robinson, fu grazie al buon libretto e alla musica
particolarmente ispirata di Handel, che l'opera riscosse un successo
clamoroso, tanto che i dirigenti del King's Theatre dovettero proibire
le repliche delle arie, che invece il pubblico chiedeva di riascoltare
più volte.
Ciononostante la programmazione venne bruscamente
interrotta a causa di un susseguirsi di sfortunate circostanze (malattie
di cantanti, compleanni reali, estate con temperatura torrida, timori di
rivolte da parte di papisti, e da un pretendente cattolico alla corona,
che sconsigliarono al re e alla sua corte di frequentare luoghi
pubblici). Ma l'opera non fu dimenticata, ed Handel la riprese con
successo, assieme al
Rinaldo, nelle due stagioni seguenti. Da rilevare che il
12 Luglio 1716, durante una ripresa di Amadigi,
l'idolo da giovane di Handel,
Attilio Ariosti, arrivato di recente a Londra, si esibì suonando la viola d'amore,
il suo strumento prediletto, negli intervalli tra gli atti.
Il soggetto «magico» di Amadigi è simile per trama
e personaggi al fortunato Rinaldo, e ripropone un tema ricorrente
in quasi tutte le opere magiche di Handel: un eroe principale diviso fra
l'amore di due donne: una virtuosa, l'altra maga incantatrice, che
nonostante le sue arti magiche non riesce a conquistare l'amore
dell'uomo amato ed è destinata a soccombere, nel rispetto delle
convenienzi teatrali che esigono un finale a lieto fine. Handel coglie
la centralità della figura di Melissa, la maga intorno alla quale ruota
l’intera vicenda, riservandole un rilievo musicale speciale, così che
Melissa è una delle figure musicalmente più ricche delle opere magiche
di Handel.
I personaggi sono sostanzialmente solo quattro: Arnadigi e Dardano, innamorati rispettivamente di Oriana e Melissa, che
a sua volta ama Amadigi. Handel sviluppa in alcuni recitativi secchi una
varietà di armonizzazioni sorprendente. Due esempi tra gli altri,
entrambi nel secondo atto: Amadigi sconvolto dalla visione di Oriana che
cede ad un altro uomo e poco dopo il risveglio di Amadigi dall’incubo.
Le arie di Oriana sono caratterizzate da una scrittura melodica semplice
e piana, mentre le tre arie affidate a Dardano mettono in luce una
figura vigorosa e forte che richiede una vocalità aggressiva e ricca di
passaggi virtuosistici. Ma la figura più complessa è quella di Melissa.
La maga sconfitta canta la sua fine in un arioso di grande respiro
melodico caratterizzato da un ritmo di sarabanda elementare e regolare.
Prima di togliersi la vita, accecata dal dolore per la partenza di
Amadigi, canta due arie che le attribuiscono una profondità e varietà di
«affetti» non comuni: una Largo di accenti marcatamente patetici e una
tipica aria di scongiuro «Desterò dell’empia Dite», piena di forza
drammatica. Dopo la sua morte Handel non può far altro che concludere
l’opera adottando una tonalità minore.
La Trama
Atto I
Di notte, nei giardini della maga
Melissa.
L'eroe Amadigi e Dardàno, principe di Tracia, tentano di sfuggire, coll'ausilio
dell'oscurità, alla perfida Melissa. Questa è, infatti, innamorata di
Amadigi e si avvale dei suoi magici poteri per trattenerlo presso di sé.
Amadigi mostra a Dardano il ritratto dell'amata Oriana, figlia del re
delle Isole Fortunate. Dardano scopre allora che ambedue amano la stessa
donna, ma decide di non svelare i propri sentimenti al rivale e di
tentare di volgere l'avversa sorte dal proprio lato.
Melissa, raggiunti i fuggitivi, tenta nuovamente di vincere il cuore di
Amadigi ma quest'ultimo la respinge con decisione. Melissa costringe
allora i due eroi ad affrontare numerose prove, prima di poter
raggiungere la torre del proprio palazzo nella quale ha imprigionato
Oriana. I due paladini combattono coraggiosamente i malefici, ma quando
giungono all'ultima prova - un muro di fuoco che uno solo di essi può
attraversare - Dardano rivela la verità ad Amadigi. Quest'ultimo riesce
ad attraversare le fiamme mentre Dardano deve invocare l'aiuto della
maga per aver salva la vita.
Oriana ed Amadigi, riuniti, si scambiano voti di amore e fedeltà.
Melissa, furibonda, separa gli amanti facendo apparire Demoni e Furie
che rapiscono la fanciulla; Amadigi, in preda allo sconforto, manifesta
propositi suicidi.
Atto II
Giardini con un palazzo in lontananza.
Amadigi, ansioso, chiede all'incantata «Fontana del Vero Amore» se
Oriana gli è fedele. Ma Melissa ha stregato la fonte e Amadigi vede
nell'acqua il riflesso di Oriana che accarezza Dardano. Sviene. Quando
rinviene, Oriana, recata dalle Furie, gli è d'appresso. Ella lo chiama
con parole amorose ma Amadigi, confidando nella visione, la insulta
chiamandola infedele. Oriana tenta invano di professare la propria
innocenza, quindi parte infuriata giurando di vendicarsi.
Amadigi cerca nuovamente la morte; lo arresta Melissa, offrendogli il
proprio amore, ch'egli nuovamente disdegna. Melissa tenta allora di
spaventarlo facendo apparire mostri e Furie ma invano: egli non cede.
Nel palazzo di Melissa.
Dardano si dispera di non riuscire a suscitare amore in Oriana: malgrado
l'atteggiamento di Amadigi, essa infatti lo ama ancora. Melissa propone
a Dardano di conferirgli l'aspetto di Amadigi rendendo nel contempo lui
ed Oriana invisibili all'eroe. Dardano accetta; Oriana entra e chiede a
colui che crede essere il proprio amato, di recedere dal proprio furore.
Dardano naturalmente accetta e i due si scambiano parole d'amore. In
quell'istante Amadigi attraversa la scena senza vederli; Dardano,
pensando che questa invisibilità gli procuri un sicuro vantaggio sul
rivale, lo insegue e lo attacca; Amadigi lo colpisce a morte. Melissa
interviene ed annuncia all'incredula Oriana la morte di Dardano;
confessandole il proprio sentimento, Melissa rivela ad Oriana
l'incantesimo che ha mutato Dardano in Amadigi. Oriana le risponde che
nessuna magia né stregoneria potrà allontanarla dall'uomo che ama.
Melissa, rimasta sola, medita vendetta.
Atto III
Alcuni Dèmoni recano Oriana in catene. Questa si rassegna a soffrire le
pene più terribili - perfino la morte - per amore di Amadigi. L'amato
entra, anch'egli in catene. Ambedue implorano la pietà di Melissa.
Quest'ultima, decisa, invoca lo spettro di Dardano per fungere da boia.
Appare lo spettro che è latore di un messaggio degli dèi: Amadigi e
Melissa devono essere liberati senza indugio. Melissa tenta di
opporvisi: afferra un pugnale e lo volge contro Oriana; ma gli dèi ne
arrestano il braccio e la maga si uccide.
Appare allora Orgando, zio di Oriana. Egli rivela il volere degli dèi:
Amadigi ed Oriana vengono premiati per la loro costanza e vivranno
riuniti e felici per l'eternità.