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Poco si sa di Attilio
Ariosti,
personaggio trascurato e solitario, ma che può trovare posto senza sfigurare
nel gruppo dei compositori italiani
Scarlatti,
Steffani,
Caldara,
Bononcini,
Lotti. Egli fu autore di eccellente musica strumentale, cantate,
oratori e opere, ma sfortunatamente solo alcune sue composizioni strumentali
sono state pubblicate in epoca moderna, e solo alcune arie dai suoi lavori
drammatici, sacri o profani, compaiono nelle attuali antologie.
Nacque a Bologna il 5
Novembre 1666; ebbe una istruzione musicale che spaziava dal violino,
all'organo, ma è noto soprattutto come compositore. Quando nel 1688 prese i
voti finendo per far parte dell'ordine dei Serviti, assunse il nome di frate
Ottavio: nel 1689 si impegnò nella professione pubblica e negli ordini
minori: fu diacono nel 1692, finendo per ricoprire nel 1692 il ruolo di
organista nella chiesa dell'ordine di S. Maria dei Servi a Bologna.
In questi anni si dedicò alla composizione di oratori e pastorali, solo dopo
si affacciò nel mondo teatrale.
Mantova lo accolse a servizio nel 1696, forse già nel 1695, e assieme al
duca si recò nella stagione 1696/1697 a Venezia. Ariosti ebbe una formazione
europea, poiché dopo esser entrato in contatto col mondo musicale veneziano,
grazie ad accordi fra il duca di Mantova e
l'Elettrice di Brandeburgo Sofia Carlotta, si fermò
per un lustro (1697/1698 al 1703) presso la corte di Berlino.
Secondo Mainwaring, Handel conobbe Ariosti fin dai tempi del suo soggiorno
berlinese nel 1698 (o secondo alcuni nel 1702, ma non vi è certezza sulla
data). A Berlino Handel venne a contatto con la musica di affermati maestri
italiani come Agostino Steffani e Giovanni Bononcini, ma coltivò dei
rapporti soprattutto con Ariosti, cosa confermata anche da
Mattheson.
Pare tuttavia che Ariosti fu richiamato dai suoi superiori per cattiva
condotta, e per questo fu costretto a lasciare Berlino, trasferendosi a
Vienna nel 1703 dove ottenne la concessione di sospendere il viaggio,
entrando al servizio dell'Imperatore Giuseppe I, fino al 1709.
Oltre un breve soggiorno in Italia attorno il 1707/1708, tornò in maniera
più duratura nel Bel Paese nel 1711: ma la sua cattiva condotta, sicuramente
poco edificante, gli procurò sia l'espulsione dall'Austria, sia il bando
dallo Stato Pontificio.
Dopo aver visitato la Germania del sud e successivamente a Parigi,
giunse a Londra nel 1716, dove risedette per un arco di tempo compreso fra
il 1722/1723 e il 1728. Si pensa che
Ariosti fu chiamato a Londra dalla Royal Academy
proprio dietro interessamento di Handel. La prima testimonianza della sua
presenza è datata precisamente con il 12 Luglio 1716: durante una
rappresentazione dell'opera
AMADIGI di Handel al King's Theatre di Haymarket,
Ariosti si esibisce suonando la viola d'amore,
il suo strumento prediletto, negli intervalli tra gli atti.
Nel 1719 collaborò con Handel per scritturare nuovi cantanti per la Royal
Academy. Poi assieme a Handel e Bononcini, ne divenne uno dei compositori
stabili, debuttando nel 1723 con la sua prima opera CORIOLANO, a cui
seguirono VESPASIANO, ARTASERSE, DARIO, LUCIO VERO e TEUZZONE.
Il 15 aprile 1721 venne messa in scena una nuova opera,
MUZIO SCEVOLA, con
un cast di prim’ordine. Si racconta che i dirigenti della Royal Academy per
stimolare l’interesse del pubblico organizzarono una specie di gara: i tre
atti del libretto dovevano essere musicati dai tre compositori di primo
piano: tuttavia Ariosti non se la sentì di gareggiare così apertamente con
Handel e Bononcini.
Ariosti conosceva Bononcini da quando erano stati
entrambi a Berlino: lì egli aveva scritto il libretto per l'opera
POLIFEMO del 1702 (GLI AMORI DI POLIFEMO), musicata da
Bononcini, che ottenne un grande successo. D’altra parte Ariosti nutriva un
sincero affetto, durato tutta la vita, per Handel. Per cui il primo Atto,
che doveva musicare, venne assegnato al compositore
Amadei.
MUZIO SCEVOLA non raggiunse esiti del tutto sperati:
il primo atto, di Amadei, era una povera cosa; il secondo di Bononcini, era
gradevole; il terzo, di Handel, era ovviamente superiore ai due precedenti.
Indubbiamente era prevedibile che il Muzio Scevola a tre mani avrebbe creare
rivalità fra gli autori, ma tutto quel secolo ebbe contese del genere, ed
era del tutto naturale che gli organizzatori ricercassero un facile successo
impiegando tutti i mezzi a loro disposizione.
Le opere londinesi di Ariosti incontrarono comunque notevole fortuna, e
questa sua attività non inibì comunque la passione che nutriva per la viola
d'amore.
Il favore di corti e pubblico non ha uno schieramento unanime di
apprezzamento. Charles Burney lo definisce come un buon armonista di poca
inventiva; per de La Borde era un "uomo molto più dotto che gradevole".
Johann Von Besser ci riferisce il suo apprezzamento per la Sinfonia
Infernale dell'ATYS, poiché utilizza delle dissonanze efficacemente,
strumentalizzando il tutto a fini descrittivi; secondo poi quanto scrive
sulla musica, purtroppo perduta, tratta da LA FESTA DEL HIMENEO e ATYS, vi
sono elementi che riconducono lo stile dell'Ariosti sia alla maniera
francese di Lully, sia alla maniera italiana di Alessandro Scarlatti.
LA FEDE NE' TRADIMENTI fu la sua prima opera a Berlino, dove mise in scena
una storia tutta spagnola cercando di non eccedere con gli interventi
soprannaturali.
Il lavoro teatrale in generale di Attilio Ariosti si caratterizza la volontà
espressiva realizzata attraverso tempi, agogica e pause in perfetta armonia
con la situazione drammatica, salti di intervallo, trilli e vocalizzi che
evidenziano le parole o le frasi.
I recitativi puntano più verso il declamatorio.
Il Basso è ricco, in contrappunto con violino e strumenti, o semplice, ma
robusto sostegno.
Le arie non sono solo tripartite: Ariosti infatti utilizza anche la forma,
più arcaica rispetto il Barocco maturo, bipartita. Frequente l'utilizzo di
voce e strumenti che si intrecciano o si alternano utilizzando la tecnica
dell'imitazione, con organico compatto oppure a gruppi ristretti seguendo la
necessità interpretativa.
Tra gli oratori, LA PASSIONE persegue l'indirizzo iniziato dai librettisti
come lo Spagna e dai musicisti come Alessandro Scarlatti: si tende ad
eliminare testo, si limitano il numero dei personaggi, fino a 5 di solito, e
il coro viene interviene nella vicenda con parsimonia.
Tra le composizioni strumentali di rilievo si deve sottolineare la presenza
delle LEZIONI PER VIOLA D'AMORE: queste lezioni sono state composte
dichiaratamente da Attilio Ariosti per abituare i violinisti a suonare la
viola d'amore: si concretizzano queste lezioni come delle intavolature e
sono caratterizzate dalla presenza di tecniche per suonare in scordatura,
cosa che accentua il contrasto timbrico fra le corde.
Le LEZIONI PER VIOLA D'AMORE presentano inoltre altri tratti peculiari:
arditezza in armonia e modulazione e melodie che iniziano col levare. Le
LEZIONI comunque sono molto più sobrie nelle fioriture dei DIVERTIMENTI DA
CAMERA, anche se sono strutturati con la forma della sonata, dove alla forma
di danza o derivati da essa si intercalano movimenti larghi e andanti.
Numerose composizioni, cantate e altre opere vocali sono conservate in MSS.
Non v'è traccia dei concerti da camera dedicati all'Elettore di Berlino, che
una lettera indirizzata al padre generale (9 Dicembre 1699) da Ariosti
afferma di essere in corso di stampa in Olanda nel 1699.
Si evidenzia inoltre che presso la Kunglica Musikaliska akademiens bibliotek
(Roman Samling) di Stoccolma si trova un manoscritto di mano di Johann
Hemlich Roman, che include 57 pezzi strumentali raggruppabili in modo da
formare 15 sonate per viola d'amore.
Composizioni
Opere Teatrali
TIRSI, in collaborazione
con Antonio Lotti e Antonio Caldara (libretto A. Zeno, Venezia, 1696)
ERIFILE (G.B. Neri,
Venezia, 1697)
LA FESTA DEL HIMENEO,
azione drammatica in collaborazione con K.F.Rieck (libretto O. Mauro,
Berlino, 1700)
ATYS o L'INGANNO VINTO
DALLA COSTANZA, dramma pastorale (Mauro, Berlino, 1700)
LA FEDE NE' TRADIMENTI
(libretto G. Gigli, Berlino, 1701)
LE FANTOME AMOREUX, atto
unico, citato da un diario francese coevo, (Mauro, Berlino, 1701)
MARS UND
IRENE (Ch. Reuter, Berlino, 1703)
LA GLORIOSA FATICA DI
ERCOLE (P.A. Bernardoni, Vienna, 1703)
IL BENE DAL MALE,
trattenimento musicale, Vienna 1704
I GLORIOSI PRESAGI DI
SCIPIONE AFRICANO (D. Cupeda, Vienna, 1704)
MARTE PLACATO (Bernardoni,
Vienna, 1704)
LA GARA DELLE ANTICHE
EROINE NEI CAMPI ELISI (S. Stampiglia, Vienna, 1707)
IL DANUBIO CONSOLATO (Bernardoni,
Vienna, 1707)
AMOR TRA NEMICI (Bernardoni,
Vienna, 1708)
LA PLACIDIA (Bernardoni,
Vienna, 1709)
TITO MANLIO (M. Noris,
Londra, 1717)
CAIO MARZIO CORIOLANO (N.F.HAYM,
Londra, 1723)
VESPASIANO (A. Morselli,
revisionato forse da Haym, Londra, 1724)
ARTASERSE (A. Zeno, e P.
PAriati, revisionato da Haym, Londra, 1724)
AQUINIO CONSOLO
(attribuito ad Ariosti da Chrysander, Londra, 1724)
DARIO (Zeno, Londra,
1725)
LUCIO VERO IMPERATORE DI
ROMA (Zeno, Londra, 1727)
TEUZZONE (Zeno, Londra,
1727).
Oratori
LA PASSIONE (C. Arnoaldi,
Modena, 1693; Vienna 1694)
SANTA RODEGONDA REINA DI
FRANCIA (G.B. Taroni, Bologna, 1694)
LE PROFEZIE DI ELISEO
NELL'ASSEDIO DI SAMARIA (G.B. Neri, Bologna, 1704)
LA MADRE DEI MACCABEI
(Vienna, 1704)
NABUCCODONOSOR (R.M.
Rossi o P, A. Bernardoni, Bologna, 1706)
Strumentale
DIVERTIMENTI DA CAMERA A
VIOLINO E VIOLONCELLO (pubblicato, Bologna 1695)
SIX CANTATAS AND SIX
LESSONS FOR VIOLA D'AMORE (Londra, 1724).
Discografia
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The Flowering
and Fading of Love
6 Cantate
Laurie Reviol, soprano
Truike van der Poel, contralto
Musica Solara
Naxos (1 CD basso prezzo 2005) |
A cura di Arsace &
Rodrigo
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