Rinaldo

 

 

 

Frontespizio Rinaldo, 1711

 

 

Rinaldo, HWV 7a

Opera seria in tre atti

Musica di George Frideric Handel, completata nel 1711

Libretto di Giacomo Rossi su una sceneggiatura di Aaron Hill, da La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (1544-1595)

Prima esecuzione: 24 Febbraio 1711, Queen’s Theatre, Haymarket, Londra

Cast della prima:

Rinaldo: Nicolò Grimaldi, castrato soprano
Almirena: Isabella Girardeau, soprano 
ArmidaElisabetta Pilotti-Schiavonetti, soprano  
Goffredo: Francesca Maria Vanini Boschi, contralto  
Eustazio: Valentino Urbani, castrato contralto
Mago Cristiano: Giuseppe Cassani, castrato contralto
Argante:
Giuseppe Maria Boschi, basso
Araldo: Mr. Lawrence, tenore 

Orchestra:  
4 trombe, timpani, ottavino, 2 flauti dolci, 2 oboi, fagotto, clavicembalo, violino, archi e basso continuo.

Note:  
15 rappresentazioni nella stagione.  
Handel ne compose una seconda versione chiamata:

 

Rinaldo, HWV 7b 


Musica di George Frideric Handel, completata nel 1731

Prima esecuzione: 6 Aprile 1731, King's Theatre, Haymarket, Londra

Cast della prima:

Rinaldo: Senesino, castrato mezzo-soprano
AlmirenaAnna Maria Strada del Pò, soprano 
ArmidaAntonia Maria Merighi, contralto   
Goffredo: Annibale Pio Fabri, tenore
Eustazio: ruolo soppresso
Mago Cristiano: Giovanni Giuseppe Commano, basso
Argante: Francesca Bertolli, contralto
Araldo: ?, basso 

Orchestra:  
tromba, 2 corni, flautino, 2 flauti dolci, 2 oboi, fagotto, violino, archi e basso continuo.

Note:  
6 rappresentazioni nella stagione.  
Questa seconda versione contiene nuovi recitativi accompagnati, 2 nuove sinfonie e 6 arie tratte da altre opere.

 

 

Rinaldo ed Armida

 

 

Nell'autunno del 1710 Handel ottenne dall'Elettore di Hannover una dispensa per fare un viaggio a Londra, forse su invito dell'ambasciatore d'Inghilterra, il duca di Manchester, conosciuto a Venezia, forse allettato dalla proposte di un collaboratore del Queen’s Theatre di Haymarket, Johann Jakob Heidegger, con il quale era già in contatto dal 1709. In ogni caso entrambi videro, grazie alle capacità palesate da Handel col travolgente successo veneziano di Agrippina, il compositore giusto per trapiantare l'opera italiana a Londra. In quella città pochi sapevano chi fosse Handel, ma non tardarono a scoprirlo, perché già dopo poche settimane dal suo arrivo Handel fu incaricato di musicare una nuova opera in italiano per il Queen’s Theatre, e il 24 febbario 1711, andò in scena Rinaldo. Quest'opera fu un autentico trionfo, e fece sensazione, anche perché secondo le testimonianze del tempo, la messa in scena fu sfarzosa e inusuale: si pensi che nella scena sesta, nella lunga sinfonia introduttiva all'aria di Almirena, Augelletti, che cantate, venne liberato in sala uno stormo di passerotti cinguettanti (in realtà erano i flauti dietro le quinte che li imitavano), che svolazzando causarono non poco scompiglio; l'entrata in scena della maga Armida avvenne su un carro sceso dall'alto guidato da due enormi draghi che sprigionavano fumo e fiamme; vi fu una nuvola nera che discese a terra, tutta piena di terribili mostri che sputavano fuoco e fumo da ogni parte; un'intero esercito inghiottito da una montagna che, aprendosi, lanciava tuoni, fulmini e fiammeggianti rumori, dei veri fuochi d’artificio; il protagonista Rinaldo che affrontava una tempesta in manto di ermellino salpando su una barca che navigava in un mare di cartone... Il pubblico fu affascinato da queste grandi trovate sceniche, ma anche Handel ci mise del suo: parecchi brani per la loro scorrevolezza melodica mandarono alle stelle l’entusiasmo del pubblico e divennero subito popolari: l’editore John Walsh si affrettò a pubblicare nell'aprile del 1711 le Arie tratte dall'opera trascritte per voce e clavicembalo.

 

Frontespizio di Arie da RINALDO

 

Il Queen’s Theatre era diretto dall'eclettico Aaron Hill, drammaturgo e uomo di scienza. Fu lui che ideò la trama per il libretto di Rinaldo. Egli sostenne nel suo "The Dramatic Works of Aaron Hill" (Vol. I, Londra 1760):

« Allorché mi cimentai nella temeraria impresa di mettere in scena delle opere nel formato attuale, decisi di non risparmiare né lavoro né soldi probabilmente necessari a farne una riuscita degna della loro grandezza: così non sarà colpa mia se al pubblico di questa città in seguito venisse a mancare sì nobile spettacolo.
Le deficienze che trovai (o che pensai di trovare) nelle opere italiane già rappresentate qui da noi furono: primo, che erano state composte per dei gusti e delle voci ben diversi da quelli che le avrebbero ascoltate o cantate sulla ribalta inglese; secondo, mancando le macchine e le decorazioni che conferiscono al loro aspetto tanta magnificenza, non sono state viste e sentite nelle migliori condizioni.
Per porre rimedio a questi due inconvenienti, decisi di inquadrare un’azione drammatica che, attraverso peripezie e passioni, fosse in grado di diversificare l’atmosfera musicale e manifestarne l’eccellenza, colmando l’occhio di prospettive talmente belle da deliziare i due sensi nella stessa misura.
Non avrei potuto scegliere miglior soggetto della celeberrima storia di Rinaldo e Armida che in Europa ha già ispirato opere per tutte le ribalte e in tutte le lingue. Mi sono però servito della licenza poetica allontanandomi dalla trama del Tasso tanto quanto necessario per fare del pezzo una miglior rappresentazione teatrale.
Particolarmente fortunato fu l’incontro con un gentiluomo dal talento del Signor Rossi, il quale trasformò il modello da me abbozzato in parole così evocatrici e suggestive che, se la mia traduzione devia in molti punti dall’originale, è per renderlo più efficace.
Il signor Handel, celebrato a giusto titolo dal mondo intero, ha perfezionato a tal punto il suo linguaggio musicale che rimango muto di proposito su questo tema. Vorrei solamente aggiungere che, allorché mi accinsi a questo lavoro, non avevo altro scopo che l’approvazione dei gentiluomini del mio paese. Nessuna perdita quindi, altra che quella di non raggiungere lo scopo prefissomi, potrebbe scoraggiarmi a effettuare tutti i tentativi suscettibili a migliorare il nostro teatro inglese.
».

Aaron Hill, 1709La trama ideata da Hill nacque dalla combinazione di svariati elementi derivati principalmente da La Gerusalemme liberata di Tasso, ma anche da l’Orlando furioso di Ariosto, e della leggenda di Armida. L’incarico di metterla in versi stendendo un libretto in italiano fu dato a Giacomo Rossi, insegnante di italiano a Londra, e «poeta ufficiale» del teatro, qui alla sua prima esperienza.
Rossi realizzò il libretto in fretta e furia, ma fu battuto in velocità da Handel: si disse nel giro di 14 giorni. Nell' annuncio del poeta al lettore si legge:

« Eccoti, benigno lettore, un parto di poche sere, che se ben nato di notte, non è però aborto di tenebre, ma si farà conoscere figlio d’Apollo con qualche raggio di Parnasso. La fretta di darlo alla luce provenne da chi cerca soddisfare la Nobiltà con cose non comuni; ed in me prevalse una gara virtuosa (non già nella perfezione dell’opera, ma solo nella brevità del tempo), poiché il Mr. Hendel, Orfeo del nostro secolo, nel porla in musica, a pena mi diede tempo di scrivere, e viddi, con mio grande stupore, in due sole settimane armonizzata da quel genio sublime, al maggior grado di perfezione un’opera intera. »

Certo
Handel si avvantaggiò riadattando per Rinaldo musiche che aveva composto tempo prima, sicuro che la maggior parte del pubblico londinese non le potesse conoscere: 17 o 18 numeri derivano interamente o in parte da almeno altre sei lavori: Aci, Galateo e Polifemo (Sibillar gli angui d'Aletto), La Resurrezione, Almira, Il Trionfo del Tempo e del Disinganno, Agrippina (Basta che sol tu chieda) e Rodrigo.  
Alcuni musicologi trattano quindi Rinaldo con sufficienza considerandolo un "mosaico" di svariate opere. E’ si un  mosaico, ma che mosaico! Non è forse vero che impiegando una sarabanda composta per "Almira" Handel ha dato all'opera una delle sue più belle arie: "Lascia ch'io pianga"?  
Charles Burney invece giudicò Rinaldo un capolavoro:  
« Dal punto di vista compositivo è talmente superiore a qualsiasi opera di quell’epoca eseguita in Inghilterra, che il suo successo fa onore alla nostra nazione » , e a proposito di "Cara sposa", cantata da Rinaldo nel primo atto:
« "Cara sposa" è una delle più belle arie in questo stile composta da lui o da qualsiasi maestro, e per molti aspetti l’aria più commovente e il più ricco accompagnamento mai finora ascoltato in Inghilterra ».

A dispetto della composizione affrettata e dei numerosi prestiti, Rinaldo è certamente una delle migliori opere di Handel. Fin dall’ampia ouverture la musica scorre e affascina. Arie come « Lascia ch’io pianga » e « Cara sposa » sono certamente tra le più belle melodie di Handel. L’orchestra è trattata con una maestria mai udita a Londra fino a quel momento; le innovazioni riguardavano soprattutto il fantasioso impiego degli ottoni. Con questa sua prima opera inglese Handel stabilì un precedente che avrebbe rispettato poi nel corso di tutta la sua carriera di compositore di opere e oratori: si riservò il compito di virtuoso e di direttore al cembalo (durante gli oratori avrebbe eseguito anche dei concerti d’organo fra un atto e l’altro). Queste improvvisazioni erano molto apprezzate dal pubblico e l'editore John Walsh trovò qualcuno che se le ricordava: nell’edizione del 1711 delle arie di Rinaldo furono ricostruite da William Babell, le cui trascrizioni di opere erano celebri non solo in Inghilterra, ma anche sul continente. Uno dei segni più evidenti del successo conseguito da Handel al suo debutto a Londra fu proprio l'iniziativa dello scaltro Walsh, che si lanciò nella pubblicazione della partitura di Rinaldo.

Rinaldo fu il successo della stagione, registrando il tutto esaurito per quindici repliche tra il febbraio e il giugno 1711, e fu il maggior successo in assoluto nella vita di Handel (53 repliche complessive in sei diverse stagioni, con due ristampe del libretto). Rinaldo fu l’inizio di un periodo di grande entusiasmo per la musica di Handel da parte del pubblico londinese, e spianò la strada alla sua carriera e nello stesso tempo al futuro dell’opera seria in Inghilterra.

Tra i fattori che rendono importante Rinaldo vi è la comparsa come protagonista di un celebre castrato del tempo, Nicolò Grimaldi, il Nicolini, cantante ed attore di grande qualità, che da il via un’altra lunga tradizione handeliana, quella di assegnare al castrato più in voga del momento, e capace di attirare le folle osannanti del pubblico, la parte dell’eroe principale.
Rinaldo fu ripreso frequentemente anche nelle stagioni successive, sempre con grande successo, ed è uno dei lavori che Handel rimaneggiò più volte per far fronte alla disponibilità dei cantanti del momento. Oltre alla prima del 1711 denominata HWV 7a, ne esistono diverse varianti: fra le principali quella del 1717, con 4 o 5 nuove arie, e quella del 1731, denominata 7b, con altre aggiunte. Handel considerava le voci intercambiabili a seconda dei cantanti a sua disposizione; così nella versione del 1713 i ruoli di Rinaldo e Armida passarono da soprani a mezzosoprani e Rinaldo, scritto per il castrato Nicolini, fu cantato da una voce femminile; Goffredo passò da mezzo-soprano, la Signora Boschi, a castrato. Nel 1731 Rinaldo fu di nuovo interpretato da un castrato, Senesino, ma Goffredo da mezzo-soprano passò a tenore, Argante da basso a contralto, il Mago da contralto a basso, e il ruolo di Eustazio fu tagliato.  

Rinaldo fu eseguito con successo anche all'estero: a Dublino l' 11 marzo 1711, fu la prima opera italiana rappresentata in quella città; venne messa in scena ad Amburgo la prima volta nel 1715, in tedesco, e poi ripresa numerose volte volte negli anni successivi; venne rappresentata a Napoli nel 1718, con l'aggiunta di alcune arie di Leo.

 

 

Frontespizio Rinaldo - Amburgo, 1715

                                                                                           

 

Il libretto di Rinaldo

 

Discografia

 

Arie da Rinaldo

 

 

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 A cura di  Rodrigo

 

www.haendel.it

 

Ultimo aggiornamento: 17-10-21