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Regina Mingotti, nata Valentini, il 16 Febbraio 1722, si
sposò giovanissima a Pietro Mingotti (Venezia, 1702 – Copenaghen, 28 Aprile
1759), assumendone il cognome anche nelle scene teatrali. Il marito apparteneva ad una famiglia di impresari e cantanti molti attivi in
paesi slavi e tedeschi che aveva in lui, Pietro e suo fratello Angelo, i
capostipiti. Pietro affidò l’educazione musicale di Regina al più grande
forgiatore di voci belcantistiche del tempo,
Nicolò Porpora.
La famiglia Mingotti nel 1732 erano impresari a Brno; nel 1736 inaugurarono
il teatro di Graz e dal 1740 per molti stagioni furono ad Amburgo. Ressero i
teatri di Copenaghen, Lipsia, Dresda, ed ebbero spesso Gluck alle loro
dipendenze in qualità di direttore d’orchestra. Fondamentale fu il loro
contributo per la diffusione dell’opera italiana all’estero.
L’esordio di Regina Mingotti avvenne a Dresda nel 1747 con la MEROPE di
Scalabrini, e da lì subito si intuì in lei una sicura rivale di
Faustina
Bordoni Hasse.
Disgustata dagli intrighi degli Hasse contro di lei, abbandonò molto presto
la corte di Dresda per l’Italia, dove ottenne un favore incredibile in
occasione della sua interpretazione nell’OLIMPIADE a Napoli.
Fu poi in
Spagna, Parigi, Londra, Monaco (1763). Nel 1787 si ritirò a Neuburg.
Alla sua incredibile arte belcantistica, si associano testimonianze della
sua alta qualità di artista e di attrice, anche se le mancava spesso una
dose di duttilità.
Morì a Neuburg sul Danubio il 1° Ottobre 1808.
.
Verso la fine del dicembre del 1736 gli Hasse ritornarono a Dresda, e fu là
che si diede mano alle prove della SEMIRAMIDE RICONOSCIUTA, che venne
eseguita nel gennaio dell’anno successivo; più tardi nel giugno dello stesso
anno fu data la SPARTANA GENEROSA.
Per Faustina queste
opere furono vere creazioni, malgrado i suoi quarantasette anni, e tutti i
contemporanei sono concordi nel riconoscerle ancora una volta quelle qualità
che la rendevano tanto ammirabile ed invidiata. Eppure come tutte le cose di
questo mondo, in cui alle gioie vanno unite alle spine, qualche amarezza non
andò disgiunta dai trionfi ottenuti dagli Hasse in quel periodo di tempo.
Porpora, infatti, il maestro napoletano, era stato chiamato alla Corte
sassone per istruire nel canto la Principessa Maria Antonia. Fu per lui che
Regina Mingotti, allora diciannovenne, divenne un nuovo idolo per le scene
di Dresda; in breve fu la rivale di Faustina!
Quest'ammissione della giovane cantante nei teatri della Sassonia, non
sarebbe certo avvenuta se Augusto III, come sussurrava la malignità umana,
fosse stato l’amante di Faustina, la quale, egli è certo, non avrebbe
continuato a brillare a Dresda riempiendo gli animi della più dolce
ebbrezza, se la Regina Maria Giuseppa, che era assai gelosa, si fosse
accorta di essere lesa nei diritti di moglie. Cade, dunque, anche questa
calunnia, che s' era sparsa ad arte, forse, perché fosse fatta allontanare
da Dresda, e trionfasse nello stesso luogo qualche altra cantante invidiosa
delle aureola luminosa che circondava la figura della celebre veneziana.
Faustina doveva principalmente al prestigio della sua arte e alla grande
influenza ch’ella esercitava sugli italiani numerosissimi in Dresda, se la
fortuna le fu sempre benevola . Gli italiani infatti, divisi in due partiti,
erano capitanati l’uno quello aristocratico, dal famoso padre Guarini,
l’altro, il più potente, da Faustina, rappresentante della borghesia. Le due
schiere, guidate come un esercito, combatterono accanitamente, ma la
vittoria, sorrise alla fine, alla donna audace e valente.
Dapprima la Mingotti ebbe parte con Faustina nell’ esecuzione di un’opera di
Porpora, il FILANDRO. Porpora trionfava, e pareva provasse una compiacenza
stragrande di vendicarsi dello scolaro, che lo aveva soverchiato;
Hasse
invece osservava con fina ironia, dopo le vittorie della Mingotti:
“Questo è l’unico filo che serve di appoggio al Porpora”.
Nel carnevale del 1748, dopo alcune rappresentazioni della SPARTANA GENEROSA
di Hasse, diede questi al teatro di Dresda il DEMOOFONTE. Vi cantarono
Faustina e la Mingotti, ma il Sassone, mentre nella parte che sarebbe stata
cantata dalla Sirena, aveva adattato la musica in modo che risaltassero vive
e spiccate le più belle qualità della moglie, aveva invece cercato di
rendere assai difficile e sproporzionata la parte della Mingotti. Il tour de
force, che era stato scritto per quest’ultima, doveva essere in questo caso
un’aria con accompagnamento di violini pizzicati; accompagnamento, che,
lasciando totalmente scoperta la voce della cantante, era destinato a
metterne in piena evidenza i difetti, senza che il velo del suono li avesse
minimamente celati.
Hasse rimase, però, deluso nel suo disegno, giacché se Faustina riuscì
veramente sublime nel DEMOOFONTE, la Mingotti, d’altro canto, seppe vincere
tutte le difficoltà che le si erano con così sottile astuzia preparate, e,
alla fine, ricevette gli applausi del pubblico, non escluso Hanbury
Williams, grande partigiano degli Hasse, il quale aveva mostrato di dubitare
sulla riuscita della giovane cantante Mingotti, ben lontano dal supporre che
un novello astro sorgesse a rivaleggiare di luce con Faustina, che si poteva
chiamare una stella di prima grandezza.
Se dobbiamo credere al
Metastasio, librettista di quest’opera, il merito maggiore dell'esito
felice è dovuto a Faustina, per cui il poeta Cesareo scriveva ad Hasse:
“Mi congratulo, amatissimo signor Hasse e con voi e con l’impareggiabile
vostra gentilissima consorte, ma non già de' meritati applausi, coi quali si
è resa così giustizia all’eccellenza d’entrambi la pubblica ammirazione al
comparire in scena il mio DEMOOFONTE; dovete aver voi così incallite le
orecchie al dolce suono della lode, che lo credo ormai inefficace a
sollecitarvi. Mi rallegro bensì giustamente con voi di quella considerabile
porzione di gloria, che dal vostro merito riflette su l’opera mia”.
Com’è naturale, quantunque le due donne avessero ricevuto la loro parte di
applausi e si sentissero così soddisfatte nel loro amor proprio, tuttavia
dovevano guardarsi in cagnesco, temendo sempre che o il favore del pubblico
si mostrasse più propenso per l’una anzi che per l’altra, o che, in effetto,
la voce dell’una superasse in bellezza la voce dell'altra cantante.
E’ certo, però che attriti non piccoli sorgevano fra le due artiste, tali
anzi, da far perdere la pazienza anche alla tranquilla anima del Metastasio.
La Sirena, dovendo cantare assieme alla Mingotti nell’ACHILLE IN SCIRO di
Antonio Caldara, sosteneva che Achille (ossia Faustina), alla Corte di
Licomede, benché sconosciuto, non dovesse presentarsi servilmente a Deidamia
(la Mingotti). Ricorsero le due virtuose al Metastasio, il quale un pochino
seccato, dolendosi dell’accaduto, scriveva ad Hasse:
“Pregate la signora Faustina di darmi occasione onde ricompensarmi di un
così sensibile rammarico”.
Da queste parole, può sembrare che si possa inferire come la fresca
giovinezza della Mingotti, opposta all’età matura di Faustina, non poco
dovesse influire sul giudizio di chi si era chiamato a decidere da quale
parte stesse la ragione nelle contese delle due cantanti.
Cosa invero degna di nota: la Mingotti era diventata la rivale della Sirena,
e il Porpora credeva di gettare Hasse dal seggio dove l’avevano posto, e lo
tenevano tuttora saldo, i suoi meriti straordinari e la sua fecondità
inesauribile.
Ma l’influenza del Porpora non valse a scuotere Hasse, il quale, dal 1748 al
1750, fece rappresentare a Dresda il LEUCIPPO, IL NATALE DI GIOVE, e l’ATTILIO
REGOLO, pel quale lo stesso Metastasio curò, con ogni interesse, la
composizione e l’esecuzione.
A cura di Arsace
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