"Con
un almanacco ed un orologio, si poteva a trecento leghe da lui, dire con
precisione ciò che faceva", "si
sapeva, ad un quarto da ora prima, tutto ciò che il Re stava per fare
".
E’
attraverso queste frasi, prive di equivoci, che il duca di Saint-Simon
riassume la vita rituale condotta da Luigi XIV a Versailles. Se
si è evoluta impercettibilmente tra l'inizio e la fine del regno, a
grandi linee, la giornata del Re appare immutabile.
Fonti ed evoluzione Alcune domande poste a Béatrix Saule, direttrice del Museo Nazionale dei castelli di Versailles e del Trianon, autrice fra l'altro del libro LA JOURNEE DE LOUIS XIV, 16 NOVEMBRE 1700 (Acte Sud, 2003)
Quali
sono le principali fonti storiche per conoscere la giornata del Re?
Béatrix Saule: Sono molteplici. Disponiamo, molto presto, fin dai tempi del Saint-Germain, di testimonianze dove, già, la giornata del Re si definisce. E con Primi Visconti, si dispone di memorie di qualità, ma anche di cronache capitali. Per ciò che riguarda più precisamente la giornata del 16 novembre 1700, vengono descritti numerosi momenti salienti, ciò che ci permette di fare un rapporto tra le fonti. I mémorialisti lavoravano a partire dai giornal, o i loro ricordi
personali erano sufficienti? Béatrix Saule: Certi mémorialisti si appoggiavano sui giornali, questo è il caso di Sanit-Simon con quello di Dangeau. Primi Visconti, in compenso, propone una visione molto personale di ciò che vede e di ciò che vive. Tra le scoperte che avete fatto, quale quella è chi vi ha permesso di comprendere meglio la giornata tipo del Re? Béatrix Saule: La principale riguarda il funzionamento del Grande Appartamento, come un luogo dove il Re ha vissuto veramente. Si sa che Luigi XIV si è installato a Versailles nel novembre 1673 e che ha cominciato ad ammobiliare il Grande Appartamento immediatamente. Alcune domande rimangono ancora sui suoi anni precedenti fino alla morte della Regina, ma oramai abbiamo delle grandi certezze relativamente all'impiego del Grande Appartamento nel 1700. Un aneddoto riflette la difficoltà delle fonti e l'estrema precauzione che occorre per utilizzarle. Nella trascrizione di ciò che ha potuto dire l'ambasciatore della Spagna, la frase concernente i Pirenei diventa, per alcuni, che essi erano “sciolti” e, per altri, “tagliati”. Questo esempio è lampante per far vedere il peso della interpretazione. Quali
sono le principali evoluzioni nella giornata del re sotto i seguenti
Regni? Béatrix Saule: Tutto riguarda il temperamento. Luigi XV non ha una tanto grande facilità ad imporsi agli altri: la sua timidezza spiega che non sopporta questa giornata di continua rappresentazione. Invece per Luigi XVI, si arriva ad un momento dove, già, i dadi sono tratti. Ma sotto i consigli dell'Imperatrice Maria Teresa, attraverso l'intermediario il Conte Mercy Argentau, comprende che la Corte deve riprendere le sue vecchie abitudini, e che le feste devono essere organizzate di nuovo, in modo che Versailles ritrovi il suo lustro. Questo sforzo sarà fatto solamente poi all'inizio del Regno, poi progressivamente, la coppia reale sparirà, si nasconderà. Da cui la parola del Marchese di Bombelles: "A che cosa serve venire a Versailles, non si vede né il Re, né la Regina”. E così iniziano a mutare gli spiriti ed alcuni dubbi iniziano a sorgere circa la monarchia di diritto divino e la persona stessa del Re. L'epoca di Luigi XIV è finita.
Erede dei grandi cerimoniali decretati da Enrico III nel 1574, 1578 e 1585, la giornata Reale si svolge secondo i tempi di Corte, precisa, intervallata dai brevi momenti di intimità, detti le “ore rotte". Tutta la sua vita, Luigi XIV ha adattato non solo i testi successivi la geografia delle sue residenze, in funzione dell'incremento di - la sua famiglia, ma anche e soprattutto secondo le sue invidie. Dettò la sua volontà e resta così colui che impose le consuetudini. Così,
alla morte della Regina, il 30 luglio 1683, il Re decide di
riorganizzare il suo appartamento. Il salone centrale, comune ai due
sposi, per le ragioni di comodità
diventa il salone dove il Re si veste, ossia “il Salone della
vestizione". Stanco
di cambiare luogo durante l'importante cerimoniale di Corte, che è Le
Lever (ossia momento in cui il Re si alza dal letto), Luigi XIV decide
nel 1701 di trasformare di nuovo il suo appartamento interno. La
sua anticamera dei Bassan e la sua camera del 1680 è riunita in una
sola ed unico salone per formare l'anticamera dell'Occhio di
Bue, nella
quale pazientano i cortigiani, mentre il Sovrano fa installare la sua
nuova camera al centro del castello, nel suo antico salone.
Ora
si procede a descrivere una giornata ordinaria di Luigi XIV a Versailles
dopo 1701, data scelta proprio perché la geografia dei Saloni coinvolti
sono cambiati di poco dopo questa data.
Ogni
mattina – alle 08.30 - il primo valletto di camera, (cioè in
servizio) che ha dormito ai piedi del Re in un letto di veglia, apre le
tende del letto Reale e annuncia: “Sire,
voilà l’heure!". Questo annuncio a un monarca, che non dorme
probabilmente già più, segna l'inizio ufficiale della giornata. Alzato
dal letto un’ora prima, il domestico ha già avvertito i ragazzi della
camera che dormivano lì vicino e che partono ad avvertire le persone
autorizzate ad entrare. La meccanica è innescata.
Dalla
morte della nutrice di Luigi XIV nel 1688, gli esperti in medicina sono i
primi a presentarsi: si tratta del primo medico ed del primo chirurgo
che controllano la salute del loro augusto paziente, prima di lasciare
il posto agli altri intervenienti. È
qua che comincia veramente il cosiddetto "le petit lever" con
una sfilata che, come un balletto obbediente ad una precisa coreografia,
si svolge nella camera reale. In
funzione della loro rango, i Cortigiani penetrano nella sala, secondo
differenti entrate. Mano a mano che si susseguono queste entrate non vi
è però una uscita, per cui le nuove entrate non cacciano le
precedenti: ad un certo momento la pressa è al suo massimo ...
Alle
"Grandi entrate" arrivano le persone più illustri, condizione
dovuta o alla loro nascita (figlio, nipote di Francia e anche ai
legittimati), sia per la carico che esercitano presso il sovrano nel
momento del suo alzarsi (oltre il primo cameriere di camera, il grande
ciambellano, il primo gentiluomo della camera dell’anno, il grande
maestro del guardaroba, il padrone del guardaroba ed il primo valletto
di guardaroba di camera). A
questi ultimi si aggiungono quelli che possiede o hanno posseduto gli
stessi uffici, eccetto i primi valletti di guardaroba che devono
pazientare ancora.
Per
favore estremo, il Re può modificare l'elenco di queste entrate
familiari e aggiungere così dei nomi. Tra
i rari privilegi figura Lauzun che, dopo una disgrazia di diciotto anni,
ritrova questo onore nel 1689, mentre i marescialli di Boufflers e di
Villars li ottengono dopo aver brillato in campagne militari.
Nel
momento di questo petit lever, il Re è sempre nel suo letto ed i
domestici si affaccendano intorno a lui. Si
lava le mani in un aceto, recita la sua preghiera dopo che si gli è
teso dell'acqua benedetta, prima di lasciare il suo letto, calzando le
sue pantofole ed avvolgendosi nella sua vestaglia. Il
barbiere gli presenta parecchie parrucche affinché scegliesse queste
che metterà nella giornata. Gli
si toglie il berretto di notte per pettinarlo leggermente ed eccolo alla
fine pronto, seduto nella sua poltrona vicino al camino, ad accogliere
le nuove entrate. Secondo
la terminologia del tempo, Luigi XIV chiede le “prime entrate"
(le entrate precedenti che sono particolari e riservate agli intimi).
Le
seconde entrate sono più numerose. È
ancora la carica che determina principalmente l'autorizzazione di
accedere fino a lui nella camera. Si
succedono i quattro segretari del gabinetto, i primi tre valletti di
guardaroba fuori camera, i due lettori della Camera, i due
amministratori e controllori dell'argenteria e quelli che in passato
hanno ricoperto questi incarichi. Ma
come ogni sistema di privilegio, presenta delle eccezioni. E questo è
un nuovo modo per soddisfare la sua Corte, così Luigi XIV autorizza
certi dei suoi membri a beneficiare di licenze specifiche, dette "brevets
d’affaires”, per osservarlo quando è precisamente sulla sua
“sedia di affari ", ossia la sua sedia traforata. Questo
vale solamente per tradizione, infatti è passato molto tempo - a Versailles -
da quando il monarca non riceve più sulla sua sedia. Il Re si è fatto fare
infatti un
luogo più riservato, anche se talora adotta una posizione fittizia per
rispettare la tradizione della accessibilità alla sua persona. È questo il momento
che fa scattare l’inizio del vero e proprio vestimento del Re e che lo
si pettina dopo che ha indossato una parrucca corta. Il
monarca chiama allora la sua Camera, ossia all'insieme di suoi vicini
domestici (i camerieri ordinari, gli addetti agli appendiabiti, il
porta-archibugio, gli uscieri del gabinetto, ecc.).
Se
si eccettuano i membri della famiglia Reale ed alcuni privilegiati, non
sono presenti in questo momento nella camera del Re che i suoi
servitori, più o meno importanti. Da
parecchie decine di minuti, pazientano nelle differenti anticamere, e
nel salone dell'Occhio di Bue in particolare, per il Grand Lever, il
resto della nobiltà che spera di captare un sguardo del suo Sole. Luigi
XIV apprezza questi momenti, ama vedere la sua nobiltà affrettarsi per
ammirarlo. Mostrarsi a Corte è molto importante, il padrone di
Versailles è molto sensibile. Uno
degli uscieri dà al primo gentiluomo di camera i nomi delle differenti
persone di qualità (come i cardinali, arcivescovi, vescovi,
ambasciatori, duchi e pari, marescialli di Francia, governatori di
province, ecc.) che aspettano per vedere il Re. Questo
li annuncia al Re, che ordina di fare entrare.
Infine,
il resto della nobiltà “secondo il discernimento che 1'usciere della
porta, fa delle persone più o meno qualificate", è invitata a
vedere il Re vestirsi completamente. E’ allora una vera
"pressa" nella camera Reale come la principessa Palatina
descrive in parecchie sue lettere, lei che non si è potuta abituare mai
a “questa insipida etichetta".
Si trovano così più di un centinaio di persone nella camera all'uscita
del Lever! Per
avvicinare il Re e farsi notare nel mezzo della folla, Molière,
tappezziere cameriere, entrato coi suoi colleghi del servizio della
Camera, ha preso in giro con molto umorismo il modo per farsi distinguere agli
occhi del Re. Raggiungere il letto Reale era visto come impadronirsi di una
vera piazzaforte... Immediatamente
dopo le udienze che ha potuto dare nel suo gabinetto, il Re, dalla morte
della Regina Marie-Teresa (1683), si rende a messa. Sono generalmente le dieci.
Tutti i cortigiani – ossia tutte le persone ospitate nel Palazzo -
sono tenuti ad assistere. Ve ne sono parecchie al giorno, ma la più
importante è evidentemente la messa del Re. Un
lungo corteo segue il sovrano, circondato dalle sue guardie del corpo. È
un momento privilegiato dove ogni cortigiano tenta di avvicinare il
monarca per chiedergli qualche grazia. Un placet, un sguardo, una
parola, tutto è filtrato dal capitano delle guardie o dal primo
cameriere. Postosi
nella tribuna Reale (il Re non assiste alla messa al pianterreno se non
nel momento di grandi feste solenni e in occasione di alcune domeniche),
al primo piano allo stesso livello col suo appartamento, il sovrano
segue la messa che si svolge in basso da un cappellano della
Cappella-Oratorio e servito da due chirichetti.
Uno
o parecchi mottetti sono suonati sotto la condotta di uno dei quattro
sotto-maestri di cappella. L'ecclesiastico
non fornisce l'assistenza a
loro e solo il Re sembra guardare il coro. La
Bruyère descrive la scena con malizia nei suoi “Caratteri”,
burlandosi dei cortigiani che non hanno attenzione che per Luigi XIV e
guardano Dio attraverso gli occhi del Re! La
sposa segreta del Re, Madame de
Maintenon, nota freddolosa, ha ottenuto
di assistere alla messa da una delle nicchie della tribuna, ricoperta da
un tipo di gabbia di vetro per proteggerla del freddo. Quando
l’ufficio è finito, Luigi XIV si reca al consiglio.
Da
quando è sveglio, il Re devotissimo si è dedicato solamente al rituale
dell'alzata ed a Dio; ora va a fare il suo “mestiere di Re” che
tiene consiglio coi suoi ministri. Dal
1701, il gabinetto è relativamente piccolo immediatamente adiacente
alla sua camera del lato nord. Il primo cameriere di camera prende
possesso della porta e si incarica di svolgere l’attività di usciere.
Solo
la grande politica è trattata in questo spazio, da cui il nome di
“Alto consiglio” per differenziarlo dei differenti consigli che si
tengono nelle altre ali dei ministri localizzati nella corte che precede
la griglia reale, e per che il sovrano non è richiesto. Una poltrona
vuota basta a raffigurare la presenza Reale.
Ogni
giorno è dedicato ad un consiglio particolare. Il più importante è il
consiglio di stato dove trattano i principali affari dal Regno.
Si
tiene i lunedì, ogni quindici giorni, i mercoledì, i giovedì e le
domeniche. Le persone presenti, oltre il Re e suo figlio, si mettono
essi stessi ad amministrare. I
martedì e sabati, Luigi XIV è impegnato al consiglio Reale delle
finanze, mentre i venerdì sono dedicati ai colloqui particolari tra il
sovrano ed i padri gesuiti di La Chaise per il consiglio di coscienza. Infine,
il consiglio dei dispacci si riunisce i lunedì, ogni quindici giorni
quando non c'è consiglio di Stato. Luigi
XIV lavora sette giorni su sette agli affari del Regno dunque. Al
termine di questo consiglio, è tempo per il Re di rendersi alla sua
pranzo. Luigi
XIV desina generalmente verso le ore 13.00. Si dice che il Re
"pranza nel suo piccolo coperto" nella sua camera. Il
cerimoniale impiegato è importante, ma c'è molta meno di pompa
rispetto la cena vera e propria: nessun bastone di comando per il capo
cameriere, nessuna navata (locale di oreficeria a forma di vascello che
rinchiude i tovaglioli del sovrano) nessun lucchetto (tipo di piccolo
bagagliaio di metallo prezioso in cui si trova il coperto del Re),
tuttavia le
stoviglie d’oro sì però! Luigi
XIV è solo al suo piccolo tavolo quadrato, posizionato davanti alle
finestre. Nell'assistenza non v’è alcuna donna: pranzano da sole.
Il
servizio è un po' differente rispetto al "grande coperto". Il
monarca è servito direttamente dal suo grande ciambellano o,
all'occorrenza, dal suo primo gentiluomo di Camera dell’anno, che
prende direttamente i piatti dalle mani degli Incaricati della “Bocca
del Re”. Finito
il pasto, raggiunge i suoi appartamenti per prepararsi alla caccia o
alla passeggiata: nuova parrucca, nuovo abito e stivali adattati.
Luigi
XIV è un fan delle attività all’aria aperta ed egli vi si dedica
generalmente tutti i dopo-pranzo. Come
suo padre e suo nonno, il Re è appassionato dalla caccia e la pratica
con fervore nei domini di Versailles, che ha ingrandito proprio per
questo motivo.
Madame,
cognata di Luigi XIV che apprezza anche lei questa attività, ricorda
nella sua Corrispondenza: “Il
nostro Re amava la caccia con tutto il suo cuore, soprattutto la caccia
al cervo ed al volatile". Questa
passione è così grande che talvolta - raramente certo - Luigi XIV
sopprime senza incertezze il Consiglio, perché la giornata è così
bella che ne vuole approfittare. Il
sovrano si rende a caccia almeno tre volte per settimana. Col
biliardo, più tardi, questa attività costituisce la sua distrazione
favorita, che condivide col suo confidente, il duca di La Rochefoucauld,
grande cacciatore, ma anche con il delfino, suo figlio, Monsigneur. È
d’altro canto una delle uniche passioni comuni fra padre e figlio.
Fin
dalla sua alzata, il sovrano parla di caccia, e la sera, prima di
ritirarsi per coricarsi, le conversazioni ritornano spesso
sull’argomento caccia.
Quando
il Re ha inseguito un cervo con alcune signore di alto lignaggio - che
hanno seguito la caccia in carrozza - cena con esse nel suo gabinetto.
Quando
non caccia, il Re porta a spasso due o tre delle sue cagne preferite ed
a queste dà, prima di partire, dei biscotti che ha messo nella sua
tasca alla fine del suo pasto. Approfitta anche di questa passeggiata
per gustarsi alcune pastiglie alla cannella che ha ricuperato al dessert
della sua cena.
Fuori
dei suoi Giardini di Versailles, Luigi XIV si reca spesso a Marly o al
Trianon per evadere dalla Reggia e della sua rigida etichetta, che
impone tuttavia a tutti. Nella città Reale, i cortigiani possono seguirlo nei suoi spostamenti dove egli solo porta il cappello. Questo libero accesso alla sua persona risponde al principio che autorizza ogni suddito del Regno della Francia a vedere il suo Re. Come
residenza Reale e Centra Amministrativo dello Stato, Versailles è una
residenza pubblica. Non è più necessario ottenere il famoso
lasciapassare speciale che permette al suo possessore di seguire il Re
nei suoi piccoli spostamenti, senza chiederne l'autorizzazione.
Luigi
XIV adora passeggiare con André Le Notre. Il Re stesso non esita a
spingere la sedia a rotelle diventata necessaria al fedele giardiniere
alla fine della sua vita. Il
monarca è così affascinato delle sue realizzazioni che ha redatto
anche un piccolo esposto intitolato “Manière de montrer les Jardins
de Versailles”, che conosce cinque versioni tra il 1689 ed il 1705.
Divide la sua passione con Madame che riferisce:
“Sebbene Versailles offre le più belle passeggiate, nessuno vi camminava a piedi o in vettura se non io; ciò faceva dire al Re: non c’è che voi che godete delle bellezze di Versailles”. Alla fine della sua vita, Luigi
XIV, che si sposta con difficoltà, continua le sue visite facendosi
spingere in una sedia a rotelle. IL PERCORSO DEL RE nei giardini di Versailles Risale
generalmente al palazzo verso le diciotto per riprendere il lavoro da
Madame de Maintenon con
qualche ministro prima di dare il nulla osta ai divertimenti della sera.
Con
"l'installazione" della corte a Versailles il 6 maggio 1682,
si istituzionalizzano le serate "di appartamento" che si
tengono circa all'inizio di Ottobre fino alla Pasqua ed alle quali
possono partecipare i cortigiani ospitati.
Questi
divertimenti preesistevano e Madame de Sévigné ne ha fatto menzione
sino dal 1676. Le
Mercure Galant di dicembre 1682 spiega: “Tale
si manifesta la bontà del Re, dal suo ritorno da Fontainebleau [il 16 novembre],
che permette l'entrata al suo grande appartamento di Versailles, il lunedì,
il mercoledì, ed il giovedì di ogni settimana, per giocare ad ogni
tipo di giochi, dalle sei della sera fino a dieci ". I
tre giorni e le ore rievocate si riferiscono solamente a questo periodo.
In
seguito, come lo provano le fonti storiche, non ci sono giorni definiti
e le serate di appartamento possono tenersi in qualsiasi giorno della
settimana. Questi
divertimenti costituiscono un momento privilegiato tra il sovrano ed i
suoi sudditi, perché l'etichetta è cancellata durante la serata. La
libertà di parlare è piena, ed il Re si intrattiene con gli uni e con
gli altri a seconda dell’argomento della
conversazione. [...] Il Re, la Regina, e tutto il Casato Reale,
scendono dal loro piedistallo di grandezza, per giocare con parecchi
membri dell'assieme che non hanno avuto mai un simile onore. Le
persone presenti sono state innanzitutto accuratamente selezionate,
tutte come quelle che assistono all'alzata ed alla coricata del Re: ciò
che evita la folla, poiché la “Sua Maestà che vuole dare piacere
alla Sua Corte, non vuole che lo provi con l'imbarazzo della folla,
quasi sempre inevitabile durante le grandi feste."
A
Versailles, Luigi XIV ha instaurato la cena al “grande coperto (Grand
Couvert)” tutte le sere. Questo
pasto dispiega la più grande pompa e raggruppa, a partire dalle
ventidue, tutta la famiglia Reale nell'Anticamera che precede il salone
dell'Occhio di
Bue.
Intorno
al Re, si ritrovano Figli e le Figlie di Francia, Nipoti di Francia ed i
loro Coniugi e talvolta, cosa eccezionale, la Duchessa de Bourbon e la
Principessa di Conti, ragazze legittimate dal Re quando questo non vuole
mangiare solo con suo figlio, nell'assenza del resto della Famiglia. Per
rispettare il rituale, la navata deve essere posta sul tavolo Reale, o
nelle sue immediate vicinanze, tutto come il lucchetto (vedi sopra per
la definizione di navata e di lucchetto). Dalle
cucine poste al pianterreno dell'ala del Sud fino all'anticamera del
“Grande Coperto”, è tutto un andirivieni di ufficiali che si agita
per la "carne" del Re. Malgrado il fasto dispiegato, sono
necessari solo circa cinque minuti affinché i piatti - scortati dalle
guardie ed uscieri - siano presentati al tavolo del Re. Tali
pietanze sono riscaldate prima nella sala delle guardie che precede il
luogo della cena. Il
pasto è pubblico ed un centinaio di persone assiste quotidianamente a
questo spettacolo. Sono presenti in modo palese i grandi nomi della
nobiltà francese tra cui dodici Duchesse sono autorizzate a prendere
posto su un pieghevole, altrimenti chiamato un sgabello a forma di X,
seguendo il loro rango, ma anche parecchi curiosi, che si sono potuti
infiltrare grazie a qualche conoscenza tra le Guardie-Svizzere o tra gli
altri domestici reali. Il
servizio “alla francese” segue un rituale in cinque tempi con la
successione di oilles (ossia delle zuppe con varie carni e vari legumi),
di entrate, degli arrosti, di piatti, serviti freddi o caldi, che si
serviva fra il formaggio e la frutta o come dessert. Luigi
XIV, suo Fratello Monsieur e suo Figlio Monseigneur, sono considerato
grossi mangiatori e non indietreggiano dinnanzi a parecchi piatti in
fila. Tutto
ciò si fa in un gran silenzio tombale e Madame, cognata del Re,
racconta che Luigi XIV deve contare probabilmente il numero di parole
che non desidera superare durante il pasto!
L’andata
a letto del Re si svolge nello stesso modo che dell'alzata, ma in senso
inverso. La
camera del Re viene invasa da una folla di cortigiani fin dall'inizio
del cerimoniale dunque. Dopo
essersi aperto un passaggio nella pressa e sbarazzatosi del suo
cappello, guanti, bastone, cinturone e spada, Luigi XIV raggiunge
l'alcova del suo letto per fare la sua preghiera. E’
già notte ed il Re è illuminato da un cappellano che tiene un piccolo
candeliere. Questo gesto, che non ha nessuna importanza la mattina,
prende una tutta altra dimensione nel momento di andare a letto. Come
Luigi XIV è riuscito a nobilitare tutti i suoi gesti, e a dare un senso
ai niente, per parafrasare Saint-Simon, il cerimoniale del piccolo
candeliere è considerato un privilegio tenuto fra le più grandi
distinzioni a Corte. Di
che cosa si tratta? mentre si veste pubblicamente il Re con i suoi abiti
per la notte, è necessario illuminare la scena. Il cappellano ha dato
il suo piccolo candeliere al primo cameriere che lo conserva
coscienziosamente. Tutta l'assistenza è in attesa. Il grande
ciambellano o il primo gentiluomo della camera attende le comande del
Re, che gli fa l'onore di tenere il piccolo candeliere. Ogni
sera, il Re onora così un Principe, un Grande Signore, un Ambasciatore
straniero o qualcuno che voglia insignire di questo grande privilegio.
Il
primo cameriere affida allora il piccolo candeliere al felice eletto.
Questo ultimo, posto all'esterno delle balaustre, come gli altri
cortigiani, entra allora all'interno e penetra così in un luogo sacro,
vietato per consuetudine a coloro privi del privilegio. Questa
cerimonia, magari buffa ai nostri occhi attuali, dà adito per il giorno
successivo a delle grandi discussioni nelle quali si loda il favore -
spesso ipotetico del resto - del portatore ultimo del piccolo
candeliere. La
camera si svuota progressivamente per finire se non coi pochi gli intimi
del Re. Gli uscieri fanno piazza pulita, declamando “Andiamo Signori,
passate.” Luigi
XIV, dopo avere dato le sue istruzioni per il domani, si corica,
comunicando la parola segreta per la notte all'Ufficiale delle Guardie. È
oramai solo col suo primo cameriere. Quest’ultimo si è preparato il
suo letto di veglia. Il servitore chiude i catenacci dell'interno e si
corica ai piedi del letto del Re. Così si conclude, verso mezzanotte,
una giornata "ordinaria" del Grande Re...
E mentre il Re dorme.... la Francia velia sul sonno di sua Maestà.... cosa rappresentata sopra il letto Reale dallo scultore Nicolas Coustou....
A cura di Arsace da Versailles e Faustina da Versailles Si ringrazia Paola Nicoli Aldini per il brano di Elisabeth Jacquet de la Guerre che era chiamata "la Piccola Meraviglia" dal Re Sole
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