Giovanni Bononcini, impropriamente
chiamato anche Giovanni Battista, nacque a Modena il 18 Luglio 1670 e morì
a Vienna il 9 Luglio 1747.
La sua era una famiglia di musicisti e compositori; imparò i primi
rudimenti dal padre Giovanni Maria Bononcini (1642 – 1678). Il percorso di
Giovanni Bononcini è segnato dalla precocità di apprendimento, dal grande
talento per il violoncello e per la composizione, ma è legato alla
rinomanza di suo padre: Giovanni Maria, infatti, violoncellista egli
stesso, compositore e teorico, ha enormemente contribuito a portare la
musica verso le forme più moderne: il suo trattato MUSICO PRATTICO (1673),
fu usato fino al 1725 e la sua influenza sui musicisti del Settecento è
notoria. Bononcini poi fu allievo, a Bologna, di G. P. Colonna. A 15 anni
(nel 1685 quindi, anno di nascita di Handel, oltre che di Scarlatti e Bach)
pubblicò le sue op. 1, 2 e 3, e a 20 già godeva di larga fama come
virtuoso di violoncello.
Ma la gioventù di Giovanni Bononcini fu difficile: orfano di madre a 7
anni e di suo padre ad 8, cadde in una vita segnata da una estrema
povertà, come Giovanni stesso ricorda nella dedica della sua Opera 3:
“Dai miei genitori, ebbi questo poco di vita
che basta ad offrirmi alla miseria,
tanto che quando morirono,
essi mi abbandonarono ancora bambino
nelle braccia della povertà”
Ciononostante, Giovanni Bononcini riuscì ad ottenere l’appoggio di
mecenati che avevano protetto prima suo padre. I suoi studi musicali
proseguirono poi in un primo tempo a Modena, sotto la protezione di
Francesco II, duca di Modena, poi a Bologna, dove studiò la composizione e
il violoncello, incoraggiato dal mecenate Alessandro Sanvitali.
Nel 1686 entrò a far parte dell'Accademia de' Filarmonici.
Addetto alla cappella di S. Petronio come cantore e violoncellista
(1687-88) e contemporaneamente maestro di cappella a S. Giovanni in Monte
(1687), compose per la prima Cappella due oratori di Quaresima (1687 –
1688), e per la seconda Cappella quattro Messe brevi per doppio coro
(1688, Opera 7). Inviato per conto del Duca di Modena, Francesco II d’Este,
Giovanni Bononcini passò poi un anno a Milano, tra la fine del 1689 e gli
inizi del 1690, dove gli fu conferito l’incarico di scrivere per il suo
protettore un oratorio LA MADDALENA AI PIEDI DI CRISTO (1690).
Sempre nel 1690, Giovanni diviene membro dell’orchestra del Cardinale
romano Benedetto Pamphili; dopo il breve soggiorno a Milano, il giovane
compositore italiano si stabilisce nel 1692 a Roma entrando a servizio
della famiglia Colonna, ossia di Filippo Colonna, di sua moglie Lorenza e
del fratello di questa, Luigi della Cerda.
Il soggiorno a Roma segna un punto fondamentale nella carriera di
Bononcini: incontra infatti
Silvio Stampiglia, che era già dai Colonna dal
1680, che inizia ad esser il suo librettista. Il loro connubio genera la
produzione di sei serenate (fra cui
LA NEMICA D’AMORE FATTA AMANTE), un
oratorio e 5 opere che creeranno la sua rinomanza di compositore e uomo di
teatro.
Due di queste opere hanno segnato particolarmente la collaborazione di
Giovanni Bononcini con il poeta librettista: il XERSE del 1694, che sarà
ripreso da Handel nel suo SERSE nel 1738, e
IL TRIONFO DI CAMILLA,
composto a Napoli il 27 Dicembre 1696, e ripreso 64 volte al teatro Drury
Lane di Londra fra il 1706 e il 1709: già conosciuto in tutta Italia, è il
primo a ricevere una tale popolarità sulla scena londinese per un’opera
italiana: è l’inizio di un riconoscimento europeo di Giovanni Bononcini.
La fine del suo soggiorno a Roma è segnato dalla morte del suo protettore
Filippo Colonna nel 1697.
Nel 1698 infatti dopo un anno trascorso a Venezia, Giovanni Bononcini si
stabilisce a Vienna, dove viene nominato compositore di Corte di Leopoldo
I. Anche Giuseppe I, asceso al trono nel 1705, riconosce in Giovanni
Bononcini il suo favorito: Molte opere composte a Vienna, come per esempio
LA FEDE PUBBLICA del 1699, saranno dedicate a Giuseppe I o a sua moglie.
Durante il suo soggiorno viennese, ben 7 opere saranno messe in scena.
Essendo in una situazione agiata e protetta da consensi unanimi, Giovanni
fece giungere a Vienna suo fratello Antonio Maria, violoncellista,
compositore e direttore d’orchestra, e Silvio Stampiglia, per una nuova
collaborazione.
Gli eventi storici, difficili in quel periodo per la guerra contro il Re
Sole per la disputa sulla successione spagnola, rese la vita musicale
piuttosto piatta e quindi Giovanni ne approfittò per intraprendere
numerosi viaggi in Italia, toccando i centri più importanti italiani, fra
cui Roma, Padova, Bologna, Parma, Modena. Nel 1702-1703 fu invitato a Berlino da Sofia Carlotta di Hannover, che
aveva già accolto Arcangelo Corelli, alla corte di Federico I di Prussia,
per la direzione di un teatro d’opera italiano; ritornato a Vienna non
prima del 1703, vi rimase fino alla fine del 1713: al servizio sempre di
Leopoldo I e poi di Giuseppe I fino alla morte di questo, nel 1711, e
altri 2 anni, in attesa del suo compenso (ebbe comunque dei contatti con
l'Italia nel 1705 durante l'anno di lutto dopo la morte di Leopoldo I, e
si pensa anche possibili viaggi sporadici dal 1706 al 1711); poi partì
definitivamente per Roma, dove fu certamente durante il carnevale 1714-15,
trovando lì in Johan Wenzel Graf, conte di Gallas, ambasciatore di Vienna
a Roma, un eminente protettore e datore di lavoro.
Non si sa quando sposò Margherita Balletti (cognata di L. Riccoboni,
attore e direttore del Théatre Italien a Parigi), ma le nozze avvennero
non prima del 1715.
A Roma Giovanni si ferma fino al 1719, scrivendo in questo periodo una
serenata (SACRIFICIO A VENERE, 1714) e 3 opere, fra le quali la preminente
è ASTARTO: in seguito alla rappresentazione a Roma, Richard Boyle, conte
di Burlington, invita Bononcini e Paolo Rolli, librettista dell’ASTARTO, a
stabilirsi a Londra.
Giunto a Londra, Bononcini nel 1720 beneficia già da diversi anni di una
rinomanza europea: viene quindi nominato direttore del King’s Theatre e
compositore alla Royal Academy of Music, diretta da Handel.
Bononcini venne presto confermato per la stagione 1721-22, forse non
riconfermato per la stagione 1722/1723 poiché Bononcini si trova a Parigi
con i suoi cantanti di Londra nell'estate del 1723: a Parigi vi ritornò,
con un’altra compagnia di cantanti nell’estate del 1724, dopo aver
ricevuto conferma della sua assunzione alla Royal Accademy per la stagione
1723/1724.
La rappresentazione dell’ASTARTO (che vide il debutto sulle scene
londinesi al celebre castrato Senesino) è un vero trionfo, e CRISPO del
1721 e GRISELDA del 1722 (su libretto di Antonio Rolli, che oggi troviamo
nell' edizione Decca, n° catalogazione 448977-2) sollevano un enorme
successo. Per due stagioni intere, le opere di Giovanni Bononcini sono le
più rappresentate; si contano ben 71 rappresentazioni in quel periodo di
opere di Bononcini contro le 26 di Handel. Questo successo eclatante di
Bononcini è l’origine della
querelle fra i due compositori. In contrasto
con il rivale, Bononcini era rinomato per il suo stile pastorale, le "sue
armonie originali e le melodie graziose ed eleganti" (Burney).
James Ralph, autore americano di un Pamphlet intitolato “The Touchstone:
or … Essays on the Reigning Diversions of the Town”, espresse le
caratteristiche peculiari dello stile dei due compositori principali,
accennando anche al terzo compositore della Royal Academy: Handel sapeva
esprimere “ l’ira dei tiranni, le passioni degli eroi e l’afflizione degli
amanti nello stile grandioso e magniloquente”, Bononcini, invece era in
grado di rappresentare “pastori dolenti, pecore belanti, uccelli
cinguettanti e fiumi impetuosi nel genere pastorale”, mentre Attilio
Ariosti era ben predisposto ala realizzazione in musica di “buone scene di
prigioni sotterranee, marce di battaglia, minuetti per scene di danza ed
infine nel Miserere. E continua: “Handel sarebbe in grado di scaldarci col
gelo e con la neve, suscitando ogni specie di sentimento con note
appropriate all’argomento, Bononcini nei giorni più caldi dell’anno
potrebbe soffiare su di noi una brezza italiana e farci addormentare
cullandoci con gentili bisbiglii ”.
A Londra il successo dell'opera ASTARTO divise la società inglese in due
fazioni rivali, con Bononcini, protetto da John Churcill, in seguito duca di Marlborough fino alla
morte di questo (1722) e poi assunto dalla figlia Henrietta dal 1724 fino
al 1731, e Handel invece sostenuto invece dalla famiglia reale. Le due
fazioni Bononciniana ed Handeliana erano animate oltre che dalla rivalità
musicale, anche da una opposizione religiosa (che vedeva scontrarsi le
tensioni fra cattolici e protestanti) e da un contrasto politico fra i
giacobini che sostenevano il partito degli Stuart da una parte e gli
oppositori alla famiglia reale dall’altra.
Ma la morte del Duca di Malborough nel 1722, segna la decadenza di
Bononcini, poiché la sua posizione fu indebolita in assenza di un forte
protettore, mentre quella di Handel si affermava sempre di più: è il
direttore dell’Haymarket Theatre e regna in modo incontestabile sulla vita
musicale londinese.
Malgrado ciò, Bononcini, sebbene indebolito nella sua posizione, resta a
Londra per ricoprie la carica di direttore dei concerti privati della
Duchessa Enrichetta, la figlia del Duca di Malborough. La fortuna gli
arrise fino al 1731, quando poi, accadde un
episodio scandaloso che segnò
la fine del suo soggiorno Londinese: durante una riunione musicale, si
ascolta l’opera di Lotti “Duetti, Terzetti e madrigali” e ci si accorge
che vi è una uguaglianza scioccante con il Madrigale IN UNA SIEPE OMBROSA
di Bononcini, che aveva presentato tre anni prima. Il litigio fra i due
compositori diverrà pubblico e si darà torto a Bononcini: la situazione
diviene difficile per lui, ed egli quindi decide di lasciare Londra nel
1731 per la Francia.
A Londra vi ritornerà molto brevemente nel 1732 per la rappresentazione
della festa pastorale AMORE PER AMORE: poi ripartì dal suolo inglese
definitivamente nel 1733.
Si stabilisce a Parigi dove le sue opere sono eseguite con i “Concerts
Spirituels”, e pare che egli abbia suonato in presenza di Luigi XV°; in
questo periodo però Bononcini ha a che fare con un certo conte Ughi che lo
portò alla miseria.
Poi fu a Lisbona nel 1735.
Dal 1742 riceveva una pensione da parte della grande Imperatrice Maria
Teresa che gli commissionò quella che fu poi la sua ultima composizione:
un TE DEUM in do minore del 15 febbraio 1741. Continuò a viaggiare e fu a
Lisbona e Venezia, e morì a Vienna il 9 Luglio 1747.
Malgrado il suo talento e la ricchezza delle sue opere (30 opere, 320
cantate, molti pezzi da camera, 4 messe, oratori, salmi, sinfonie…)
Giovanni Bononcini è a poco a poco caduto nell’oblio del pubblico che
tuttavia lo aveva portato alle stelle. Nel 1703, in una stagione antecedente alla rappresentazione di un
pasticcio, fatto con materiali raccolti da altre opere, abbiamo notizia di
una cantante Margherita d'Epine, forse italiana, lei continuava a
sottolinearlo, ma non è cosa certa, cantò in teatro un'aria tratta da IL
TRIONFO DI CAMILLA di Giovanni Bononcini, che da lì a due anni l'opera fu
un successo in suolo inglese devastante e duraturo: Bononcini era bramato
in Inghilterra e verso di lui la stima degli inglesi era enorme.
Nel 1706 il Drury Lane allestì la seconda opera all'italiana, IL TRIONFO
DI CAMILLA, completa e di grandi dimensioni, di Giovanni Bononcini: benchè
fosse eseguita su testo inglese da un cast autoctono, con recitativi
composti ex novo in inglese: era la prima opera "italiana" a soggetto
eroico a calcare le scene di Londra: il successo fu enorme. I più
importanti cantanti inglesi, affiancati da qualche forestiero, trama
compatta e ben sviluppata, agile, verosimile, arie capaci di ottemperare a
qualche incongruenza drammatica, IL TRIONFO DI CAMILLA era un dramma in
piena regola, autosufficiente, assolutamente non bisognoso di attori di
prosa recitanti. Naturalmente attori e autori di teatro di prosa si
sentirono minacciati da questa nuova forma di rappresentazione teatrale.
IL TRIONFO DI CAMILLA, sicuramente consolidò la fama di Bononcini a
Londra,trattava di un tema eroico, tratto dall'ENEIDE di Virgilio, quello
di Camilla che combatte contro Enea e muore.
Dopo il successo riscontrato nel 1706, la direzione musicale della
compagnia passò a Nicola Haym, violoncellista e compositore romano che
aveva adattato l'opera di Bononcini alle esigenze delle scene londinesi.
Nel 1707 vi fu un forte tentativo di persuadere Giovanni Bononcini stesso
a lasciare Vienna, dove stava operando, per portarlo a Londra da parte del
conte di Halifax, Lord Tesoriere, patrocinatore munifico di artisti,
autoctoni e stranieri: ma non riuscì nell'intento.
Verso il 1710 le arie di Giovanni Bononcini erano così popolari a Londra
da trovarle inserite in opere altrui e addirittura immesse in buon numero,
specie le più tarde, nel repertorio delle canzoni popolari inglesi.
In sostanza Bononcini era divenuto talmente stimato che quando giunse a
Londra, dove poi si stabilì nel 1720.
Si può ufficializzare che il definitivo impianto dell'opera italiana a
Londra, con tutti i crismi sia da attribuire al modenese Giovanni
Bononcini.
Molti videro in Giovanni Bononcini il superficiale intrattenitore di una
società aristocratica edonista negli anni di scontro con Handel: venne
visto come un reazionario che invano tentò di imitare lo stile di Handel:
non è così: queste critiche mossegli, non sono altro che lo stile di
Giovanni Bononcini, che di certo non intendeva affatto imitare lo stile di
Handel, anzi la categoria di arie dove prevale la melodia, tipica di
Bononcini, fu assunta anche da Handel, proprio perchè il caro sassone
voleva rivaleggiare con lui nel suo stesso terreno.
La prima opera di Giovanni Bononcini fu proprio IL TRIONFO DI CAMILLA, che
fu rappresentata a Napoli nel 1697, e come accennato sopra si ripeté a
Londra fra il 1706 e il 1708, che comunque assume aspetti non solo
melodici, esattamente come L'ETEARCO, composto a Vienna nel 1707 e
riproposto a Londra nel 1711, presenta elementi energici, ritmi puntati,
che lo possono avvicinare ad uno stile Handeliano: quindi un Bononcini non
solo svenevole e grazioso nelle arie.
Ne IL TRIONFO DI CAMILLA Bononcini usa frequentemente cromatismi, che
contribuisce ad incupire l'atmosfera: Poichè Bononcini era esperto
nell'arte della variazione melodica, variava un breve tema di base,
forgiando le sue arie con un chiaro e netto rigore di struttura.
Burney lodò Bononcini proprio nella sua somiglianza con Handel (infatti
lui citò l'aria tratta dalla GRISELDA di Giovanni Bononcini "Son qual
face", ma è anche vero che allo storico musicale inglese non sfuggì il
personale stile di Bononcini, ossia "chiarezza e facilità" delle sue
melodie, "graziose ed eleganti": in un raffronto con Handel le arie
Bononciniane tendono ad essere molto più brevi e concentrate, avendo delle
somiglianze alla musica strumentale di Corelli: esiste una raccolta di
arie pubblicate a Londra (1721) che possono far vedere questa affinità.
John Churcill con i suoi generali (tela
di Laguerre), 1704 Blenheim
Ma lo stile di Giovanni Bononcini cambia a partire dal 1727, poichè fu
refrattario ad utilizzare gli effetti concertanti in modo copioso tra
l'orchestra e la voce solistica, cosa che invece caratterizzava in modo
precipuo le opere Handeliane, finendo inevitabilmente a deplorare per
questo le arie Handeliane. Questo però non sta a significare che non
utilizzasse gli effetti strumentali: solo che ne faceva un uso più oculato
e parsimonioso:
Si può citare un bell'esempio, forse anche perchè poche purtroppo sono
ancor oggi le incisione di questo Grande che era Bononcini, si tratta
dell'aria tratta dall'opera POLIFEMO del 1702, il cui libretto è di
Attilio Ariosti che si era basato sul mito di Acis e Galatea, già usato
per la scena da Lully nel 1686 (quindi possiamo vedere che Bononcini era
già conscio di questa tecnica e dal 1727 la preferì, forse proprio per
opporre il suo teatro a quello di Handel anche da un punto di vista
metodologico):
"Voi del Ciel Numi clementi, consolate un cor languente"
Dura circa 4.09 minuti (oggi reperibile in cd intitolato "Arien aus der
Berliner Operngeschicthe" cantate da Jochen Kowalski, n° catalogazione BC
1050 - 2, DDD, durata 59.00 minuti, edito da BERLINER CLASSIC, diretto da
Max Pommer).
I flauti alternano la voce del solista, che canta per lo più con
l'accompagnamento del continuo: sospiri musicali vanno a punteggiare la
linea vocale alla parola "consolate".
L'opera POLIFEMO di Giovanni Bonocini, oggi non ha una incisione decente,
tuttavia, a chi volesse farsi una ulteriore idea della musica di Bononcini,
può con doverosa cautela, riferirsi al cd Casa Editrice : ORF. Numero
catalogazione: cd 54. ADD. Opera in un atto.
L'incisione è del 1944 a Vienna: infatti si tratta di un RADIO DOKUMENTE,
ed è cantata in tedesco... aspettando che se ne incida una che riporti i
giusti splendori a questa partitura, meglio che niente.
POLIFEMO, fu rappresentato privatamente nel castello di Charlottenburg,
presso Berlino, da membri della corte, sotto la direzione di Sofia
Carlotta, Regina di Prussia: Fatto curioso c'era anche il piccolo Telemann,
allora studente, che da un nascondiglio vide ed udì la sua prima opera
Italiana.
L'opera rivela tracce di forte influenza francese nell'Ouverture, che è
proprio una forma "francese", nella consistente presenza di legni e nei
ritmi a minuetto delle arie. Altra influenza riscontrabile sta nei
frequenti salti vocali della partitura associata alla linea vocale del
personaggio Polifemo: si tratta di influenze da scene comiche affidate
spesso ai servi in opere serie.
Altro enorme successo di Bononcini si rivelò a Londra, dopo l'ASTARTO del
1720 (di cui l'Ouverture e le arie per basso oggi sono reperibili nel
bellissimo cd edito dalla STRADIVARIUS DULCIMER n° catalogazione 33488,
col basso Antonio Abete, e intitolato VALERIANO IN CARCERE), LA GRISELDA
del 1722: Paolo Rolli si occupò del libretto, redando un testo
assolutamente divergente da quello di Zeno, anche se la sostanza della
vicenda rimaneva la stessa, ossia l'amore del principe Gualtiero di
Saluzzo, per la povera, fedele contadina Griselda, che dopo dolori,
dispiaceri e tribolazioni varie, diviene sua moglie per vox populi.
Esaltazione quindi della costanza e devozione dell'uomo anche a dispetto
di qualsiasi condizione umana: ideale dell'epoca Barocca.
Anche della GRISELDA, esiste una incisione, sebbene parziale e con voci
che possono lasciare a desiderare in quanto a varietà timbrica: Bononcini
compose arie caratterizzate dalla declamazione delle singole parole,
soddisfando l'ego di Rolli, che sentiva forse nn offeso il suo testo da
pirotecniche belcantistiche: un esempio può riscontrarsi nell'aria di
commiato di Griselda:
"Parto, amabile ben mio,
ma ricordati di me"
Per raggiungere l'effetto di far concentrare gli ascoltatori alle parole,
Bononcini si industria ad accentuare il significato di ogni parola,
intercalandola da pause e da ritmi puntati, mantenendo contemporaneamente
una melodia di ampio respiro vocale.
Ma esistono nell'opera anche arie con caratteristiche ben differenti:
ossia arie dove esistono similitudini fra fraseggio vocale con quello
strumentale: esempio
"Tu vieni ove il rigor d'inique stelle,
non ti farà provar sorte tiranna"
Un'aria questa che Bononcini aveva desunto dalla sua cantata MISERO PASTORELLO al punto "Sì, sì vi rivedrò", abbassata di un tono (vedi
Raccolta CANTATE E DUETTI del 1721).
La GRISELDA è il trionfo dell'opera italiana: la voce è regina assoluta,
proprio perchè Bononcini voleva far rifulgere l'abilità virtuosistica dei
grandi cantanti famosi che aveva a disposizione, mirando ad una esecuzione
ricca ed acuta di effetti.
Certo sono presenti di oboi e flauti, ma la sostanza di avere la voce in
primo piano permane nell'opera. Le note scritte erano solo una base su
cui, il vero cantante che fungeva anche da interprete poteva variare a
discrezione mostrando la sua e creatività nella ripresa della prima parte
dell'aria.
Una delle vette della GRISELDA è situato nel Primo Atto, all'aria di
Senesino, che interpretava come era consueto il Primo Uomo, ossia
Gualtiero.
L'aria in questione è:
"Affetto, Gioia, e riso il volto fingerà.
Ma il core piangerà che in stile di dolor,
pietà, pietà discioglie".
Qui l'aria, in netto ritmo allegro, presenta dopo una gioiosa introduzione
una contrapposizione del registro acuto dei violoncelli soli e il registro
più basso del musico cantore (alla parola Riso, 3 battuta): la scrittura
vocale permane scorrevole, agitata, con bellissime fioriture, nonostante
la presenza di pause: sorprendente inoltre la presenza degli archi soprani
che eseguono effetti concertanti a completamento della parte vocale, che
resta sempre netta, mai eclissata dall'intervento dei violini, realizzando
uno svolgimento dell'aria a tre parti.
Bononcini è stato un grande e sebbene non abbia avuto l'erezione di una
statua mentre era in vita, onore che è stato tributato ad un solo
compositore nella storia della Musica, ossia a Handel, ebbe un
riconoscimento, minore certo, ma significativo: le sue opere suscitarono
un vivo interesse anche in Francia, tanto che si rappresentò a Parigi l'ERMINIA
con tutta la compagnia inglese nel 1723: onore rarissimo mai tributato ad
Handel. Peccato che una Gran Presenza nel mondo Barocco, che pare abbia
conservato una personalità contrastante dal momento che fu costretto a
lasciare l'incarico presso la Corte di Vienna all'inizio della sua
carriera per un comportamento scorretto verso l'Imperatore, abbia nella
ricostruzione della sua biografia periodi oscuri nell'arco di tempo
compreso fra il 1711 al 1720, e tra il 1733 al 1740, e rincresce anche
che, dopo i fasti a cui fu investito, dovette morire in miseria l'8 Luglio
1747 a Vienna, dopo che l'imperatrice Maria Teresa corrispose una piccola
pensione dal 1740.