Copyright ©
Civico Museo Bibliografico Musicale, Bologna
Il 3 Settembre 1704 Francesco Feo entrò al Conservatorio
della Pietà dei Turchini come allievo "pagante" di N. Fago, ed ebbe come
compagno Leonardo Leo.
Nel 1712 si congedò, e nell’anno successivo riscosse un consistente
successo con la sua prima opera teatrale AMOR TIRANNICO, eseguita a Napoli
presso il teatro San Bartolomeo il 18 Gennaio 1713. Tale fortunata
rappresentazione gli aprì le porte per scritture a Roma e a Torino.
Dal 1723 al 1739 assunse anche l’insegnamento a S. Onofrio succedendo a
Niccolò Grillo. Maestro di cappella della Santissima Annunziata, dal 1726
successe in egual carica anche a
Francesco Durante nel Conservatorio dei Poveri di
Nostro Signore Gesù Cristo dal 1739 al 1743. Dal 1740 però, stipendiato da
varie chiese napoletane, prese la decisione di dedicarsi completamente alla
musica sacra e abbandonando di conseguenza l’insegnamento presso S. Onofrio.
Fu tenuto in gran considerazione dai contemporanei come esperto in questioni
di canto (aveva anche fondato una scuola, emula di quella di D. Gizzi, del
quale era stato allievo) e di dottrina: lo stesso Padre Martini parla, in
una lettera, della “stima e venerazione che abbiamo della persona del signor
Francesco Feo e del merito di lui”.
Hasse stesso, inviando a Napoli nel 1743 il suo ASILO D’AMORE, richiese che
il lavoro fosse diretto da Francesco Feo “degno virtuoso, pieno di prattica
e di attenzione nel guidar le cose e mio antico amico”.
Francesco Feo dal canto suo in una risposta ad
Antonio Bernacchi (18
Novembre 1749) relativa ad una disputa, della quale ne parla anche la
lettera citato di P. Martini, richiama “li forzosi pesi di mia professione,
che mi vogliono tutto per loro, e che non possonmi permettere che io stia
dietro alle questioni, per lasciar quegli obblighi di giustizia, a cui sono
tenuto”.
Obblighi che si concretizzarono nella produzione oltreché di una ventina di
lavori teatrali, di circa 150 composizioni di genere sacro, attività cui si
rivolse, come s’è detto, nell’ultimo ventennio della sua vita, e che,
conservati in massima parte nell’Archivio Oratoriano dei Filippini a Napoli,
lo rivelano come “ il musicista forse più agguerrito che ispirato,
nell’orbita stilistica dei napoletani del secondo ventennio del settecento”.
Nelle opere, le arie col da capo si mostrano come esempi di una sorta di
concerto vocale dove si possa evidenziare l’abilità dei cantanti, delle cui
qualità Feo, quando le compose, era conscio visto che li aveva spesso
personalmente preparati proprio in vista delle esecuzioni delle sue
composizioni.
Da un punto di vista musicale, caratteristiche simili si ritrovano sia nella
produzione sacra che in quella operistica (del resto all’epoca avevano
elementi comuni) specie nell’attenzione posta alla limpidezza della linea
melodica, che porta in subordine l’impiego di elementi contrappuntistici, e
nell’adozione dell’omofonia negli episodi corali e di un’orchestra
rigorosamente limitata all’accompagnamento delle arie col da capo, al cui
sviluppo diede notevole contributo. Fu maestro di di
Giovanni Battista Pergolesi e di
Niccolò Jommelli.
Composizioni
Opere
(rappresentate a Napoli):
AMOR TIRANNICO ossia ZENOBIA (libretto D. Lalli, Napoli, 1713)
LA FORZA DELLA VIRTÙ (F. A. Tullio; 1719);
TEUZZONE (A. Zeno, 1720)
SIFACE, RE DI NUMIDIA (P. Metastasio, da LA FORZA DELLA VIRTÙ di D. David;
1723)
IPERMESTRA (A. Salvi; Roma, 1728);
ARIANNA (Pariati, Torino, 1728);
TAMESE (Lalli; 1729);
ANDROMACA (Zeno; Roma 1730)
ISSIPILE (Metastasio; 1733, per Torino, ma forse non rappresentata)
ARSACE (Metastasio, Torino, 1740, per l’inaugurazione del Teatro Regio).
Intermezzi
MORANO E ROSINA (1723);
CORIANDO LO SPEZIALE (Roma, 1726);
Don Chisciotte della Mancia (ivi, 1726);
Il vedovo (1729).
Serenate
Pohnice (Madrid, 1738);
Oreste (ivi, 1738)
Inoltre, pezzi vari per
IL DUELLO D’AMORE E DI VENDETTA di M. A. Ziani (1715);
LUCIO PAPIRIO di G. M. Orlandini (1717);
IL CASTELLO D’ABBIATE di L. Leo (1734).
Oratori
(Napoli):
IL MARTIRIO DI S. CATERINA (1714);
S. GIOVANNI (1715);
4 ORATORI PER I DEFUNTI (1723, 1725, 1728, 1731);
IL GENERE UMANO IN CATENA LIBERATO DA NOSTRA SIGNORA (1731);
S. FRANCESCO DI SALES (1734);
GESÙ ADORATO DAI TRE MAGI, in collaborazione con D. Sarro (Genova, 1737);
LA DISTRUZIONE DELL’ESERCITO DEI CANANEI CON LA MORTE DI SISARA (1739);
TOBIAS (1741);
LA RUTH (G. Lupis; Roma, 1743).
Musica sacra
9 dialoghi con strumenti o continuo;
9 arie per voce e continuo;
27 mottetti;
3 passioni (1 secondo Giovanni e 2 secondo Matteo);
18 messe di cui 2 pastorali;
1 Requiem;
8 Credo;
1 Sanctos,
1 Agnus;
2 Quoniam;
1 Qui sedes;
1 Et incarnatus est Crucifixus;
2 Dies irae e altre 4 parti di messa;
7 Beatus vir;
8 Confitebor;
11 Dixit;
8 Laudate pueri;
3 Laetatus sum;
7 Magnifcat;
7 Nisi Dominus;
2 Miserere;
6 Gloria Patri e altre parti di salmi;
Lezioni
6 notturni per la vigilia di Natale;
7 per il giovedì santo,
5 per il venerdì santo,
3 per il sabato santo,
5 per i defunti,
3 antifone,
13 inni;
1 Improperium;
litanie, responsori e sequenze;
Inoltre 31 cantate profane e solfeggi per soprano.
Discografia