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Nel 1789,
Charles Burney
scriveva:
“Georg Muffat era un eminente
organista, compositore, fughista, e uno dei più grandi armonisti tedeschi”.
Al giorno d'oggi praticamente
sconosciuto, Muffat fu ai sui tempi figura per niente minore, essendo
eccellente virtuoso dell’organo e compositore cosmopolita.
Egli ha giocato un ruolo non marginale nella storia della musica: fu lui ad
introdurre il Concerto grosso in Germania, e a far conoscere ai tedeschi la
musica di Lully e Corelli. Grazie alla perfetta padronanza degli stili
appresi direttamente dai due maestri, quello francese, che si estrinseca
nella delicata e al tempo stesso sofisticata musica di danza, e di quello
italiano, con la maestà e lo splendore dei suoi concerti, unito alla
solida conoscenza dell’armonia e del contrappunto tedeschi, Muffat fu il prima musicista a raggiungere, con
risultati originali e notevolissimi, quello che
Couperin chiamò
“Les Goûts Réunis”, un perfetto equilibrio di sintesi tra gli stili
nazionali europei, e questo prima di Handel, Bach e
Telemann.
Muffat nacque il primo giugno 1653 a Mégève, una cittadina dell'Alta Savoia, tra
Anneçy e il Monte Bianco, da madre francese e padre di origine scozzese. La
famiglia paterna si era stabilita in Savoia agli inizi del seicento per
sfuggire alle persecuzioni
in Scozia
contro i cattolici sotto il regno di Elisabetta
d’Inghilterra.
Nonostante le origini, Georg si considerava tedesco a tutti gli effetti.
Muffat ebbe nove figli, tra i quali si ricorda quel
Gottlieb, le cui suite
per clavicembalo, pare, abbiano ispirato Handel.
Il talento musicale di Georg e il corso degli studi lo portò in Alsazia. In
seguito, all'età di dieci anni, con la famiglia si trasferì a Parigi, dove
ebbe l’opportunità di accostarsi alla musica del ballerino, violinista e
compositore d’origine italiana
Jean Baptiste Lully.
Muffat rimase a Parigi fino al 1669, quando la guerra franco-austriaca lo
costrinse a tornare in Alsazia, dove continuò gli studi nel collegio di
Gesuiti, prima a Séléstat, e dopo due anni a Molsheim, vicino a Strasburgo,
città nella quale venne nominato organista della cattedrale. Quando
la guerra arrivò fin lì, si
trasferì ad Ingolstadt in Bavaria, dove intorno ai vent'anni, intraprese
degli studi di diritto.
Nel 1674 partì per Vienna, dove venne a contatto con
Johann Kaspar Kerll,
organista alla cattedrale di Vienna e della corte di Monaco, e dove
ricevette l'interessamento dell'imperatore Leopold I, senza tuttavia
riuscire ad ottenere alcun incarico importante.
Nel 1677 partì per Praga, dove compose la Violin Sonata in D (l’unica
sua composizione che ci sia giunta autografa). L’anno seguente
si trasferì
a Salisburgo, dove entrò al servizio, come organista e
musicista da camera, dell’arcivescovo Maximilien Gandolf, conte di Küenburg.
Questi, come tanti potenti dell’epoca, era un mecenate che amava la musica e
sosteneva i musicisti. Già dal 1670 poteva contare sui servigi del virtuoso
violinista Heinrich Ignaz
Franz von Biber, che gli aveva dedicato le dodici Sonatae tam aris
quam aulis servientes. Con Muffat, l'alto prelato poteva così contare sui
due delle più interessanti figure musicali tedesche all'epoca.
Intorno al 1681/2, l’arcivescovo, che aveva soggiornato a Roma in gioventù,
accordò a Muffat il permesso di visitare l’Italia, per perfezionarsi con
“il Signor Bernardo famoso in
tutto il mondo”, ossia
Bernardo Pasquini,
organista della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, allora il più grande
virtuoso dell'organo e del clavicembalo in Italia.
Pasquini e Arcangelo
Corelli suonavano spesso insieme, così Muffat ebbe l'opportunità di
prendere confidenza anche coi famosi concerti
del grande violinista. Muffat testimoniò che quei concerti
erano eseguiti a Roma già
nel 1682 e che rappresentavano il primo esempio conosciuto di Concerti
Grossi. Egli assimilò immediatamente la tecnica compositiva di Corelli,
basata sulla formazione in trio, due violini e basso continuo.
Alcune composizioni di Muffat furono eseguite
in casa dello maestro
stesso.
Al suo ritorno a Salisburgo, nel 1682,
Muffat le
pubblicò
col titolo di Armonico Tributo. Ovviamente il
dedicatario dell’opera era l’arcivescovo che gli aveva dato l'opportunità di
intraprendere il viaggio di un anno in Italia.
Il Gandolf però morì l’8 maggio 1687 e il suo successore, il conte Johann
Ernst von Thun, si mostrò meno favorevole al nostro.
Nel 1690 Muffat andò ad Augsburg per l'incoronazione di Joseph I (figlio
dell’imperatore Leopold I) come
re di Roma. Per l’occasione Muffat
presentò il concerto Coronatio Augusta, dall’Armonico tributo;
inoltre suonò personalmente 12 toccate, e altri lavori per organo, che
compongono il suo Apparatus musico-organisticus, offerto
all’imperatore Leopold I;
nella dedica, Muffat si definisce organista e musicista di camera del nuovo
arcivescovo di Salisburgo.
Sempre quell’anno Muffat entrò al servizio del vescovo di Passau, Johann
Philipp von Lamberg, come Kapellmeister di corte e precettore di giovani
nobili (Nobilis Juventutis, altro titolo di uno dei suoi concerti),
carica che mantenne fino alla morte, avvenuta il 23 febbraio 1704, forse in
seguito alla difficile situazione della città di Passau, che alcune
settimane prima si era arresa all’occupazione delle truppe bavaresi nella
guerra di successione spagnola.
Come già accennato, la prima raccolta di opere pubblicate da Muffat fu
l’Armonico Tributo, ossia [5] Sonate di camera commodissime a
pocchi ò a molti stromenti, e con questo il compositore introduce la sua
idea di orchestrazione "aperta", cioè fa intendere che possono essere
suonate tanto bene da un piccolo, quanto da un gran numero di strumenti, da
un trio, come da una grande orchestra, possibilità che Muffat riprenderà
anche per i suoi futuri concerti.
Degna di nota è la Sonata n.2: Handel deve
averla conosciuta bene, visto che si ispirò al tema melodico dell’Aria,
utilizzandolo in Agrippina, in una sonata per flauto, e in due
concerti per organo. La sonata n. 5 è la più lunga della raccolta e, come
punto culminante, finisce con una magnifica Passacaglia a 24
variazioni.
Seguì nel 1690
l'Apparatus musico-organisticus, che raccoglie delle
composizioni per organo, composto in occasione dell'incoronazione di Joseph
a re di Roma.
Nel 1695 Muffat pubblicò a Passau il Suavioris harmoniœ instrumentalis
hyporchematicœ florilegium primum, seguito tre anni più tardi da un
secondo Florilegium. Il Florilegium primum è una raccolta di
sette suites orchestrali in stile francese, il secondum di otto.
Singolari appaiono i titoli di
parecchi
movimenti della seconda raccolta: Rigodon
pour les Jeunes Paisannes Poitevines, Gavotte pour les Amours, Entrée de
Numa Pompilius, etc.
In questi lavori sono frequenti i cambi di tempo, le
variazioni di scrittura e la contrapposizione dei passaggi veloci, o fugati,
a quelli tenuti. Muffat compone sezioni orchestrali brevi e poco
contrastanti, limitate ad effetti d’eco o ai suoni prima tenui e poi pieni.
L’alternanza dinamica è spesso casuale, ridotta a ripetere alcune battute.
La difficoltà tecnica è eguale in tutte le parti. Mancano i passaggi
virtuosistici e non predomina mai uno strumento. Egli introduce nuove danze
oltre a quelle tradizionali, come l’Aria, la Borea, la
Passacaglia e il Rondò.
Nel 1699 Muffat pubblicò un trattato sulla pratica del continuo: Regulae
concentuum partiturae.
L’ultima pubblicazione, e culmine della creatività di Muffat, risale al 1701
(Passau), intitolata Exquisitioris harmoniae instrumentalis
gravi-jucundae Selectus, o Ausserlesene mit Ernst und Lust gemengte
Instrumental Musik (Selezione di musica strumentale che mischia il serio
ed il piacere). E' una raccolta di concerti grossi che costituisce in
effetti un'edizione evoluta e rivista dell'Armonico tributo: a
partire dalle cinque sonate di quella pubblicazione, realizzò sei concerti,
i nn. 5, 4, 2, 11, 10 e 12. Il compositore ne ha cambiato l'ordine, il
numero, la forma e la lunghezza dei movimenti; vi ha infuso maggior rigore
formale; dei miglioramenti nella composizione, particolarmente una condotta
più rigorosa e più espressiva delle differenti voci, una notazione più
completa delle voci orchestrali e dei solisti; ha irrobustito i disegni
melodici per rinforzarne l'effetto; ne ha ricomposto le parti intermedie per
aumentare il contrasto soli/tutti; ha aggiunto anche delle ornamentazioni,
ciò che rende appassionante il paragone di queste due opere. I rimanenti
concerti erano stati composti tra 1683 e 1689 a Salisburgo.
I titoli dei
movimenti, analogamente che per le suite dei Florilegium, sono
suggestivi e bizzarri: Bona nova, Cor vigilans,
Convalescentia, Dulce somnium, etc. Titoli che però alludono a
significati extramusicali e sottendono la destinazione delle musiche alla
cerimonia o all’intrattenimento; così il concerto intitolato Saeculum
era per l’occasione della festa secolare della città di Salisburgo nel 1682;
o il Coronatio Augusta per l'incoronazione di Joseph I nel 1689.
Tutti i concerti di questa pubblicazione sono sostanzialmente divisi in due
parti, introdotte da due movimenti in stile italiano. La prima parte inizia
con una Sonata, dall’andamento Grave (eccetto i n. 6 e 10 che
esordiscono rispettivamente con un Allegro e una Allemanda) o
che presenta un Grave, seguito da un Allegro, talvolta
interrotto da una nuova sezione lenta. La seconda sezione di ogni concerto è
sempre introdotta da un Grave (eccetto il n. 12 che esordisce con un’
Aria e poi un Largo). I movimenti che seguono sono delle danze
(Sarabanda, Gavotta, Menuet, Giga, etc), con una distinzione tra
sezioni solisti e sezioni orchestrali.
In linea di massima, Muffat riserva
la sua scrittura in cinque parti per i movimenti lenti di introduzione, pure
adoperando un'alternanza di soli e tutti nei movimenti o passaggi più
veloci. L'ultimo concerto della serie presenta, a chiusura della serie, una
monumentale Ciacona, seguita da un breve Borea.
In prefazione a questa ultima pubblicazione, Muffat concluse con l’annuncio
di un’altra raccolta di suites orchestrali (Florilegium III), che
però non si realizzò.
Com’è stato accennato, Muffat soleva accompagnare la pubblicazioni delle sue
composizioni con lunghe prefazioni in quattro lingue (latino, tedesco,
italiano e francese). Così possiamo leggere questa interessante
osservazione:
“E perché non c'è nulla di così squisito, o sublime, che sentito troppo
spesso non si avvilisca, consiglio al prudente Direttore di Musica, di non
fare suonare troppo spesso, nè due, nè ancor meno, diversi, di questi
Concerti [Florilegi] in un spazio di tempo troppo breve...”
Le introduzioni alle sue pubblicazioni costituiscono una preziosa testimonianza sulla
teoria e la pratica musicale dell’età barocca. In esse, egli enuncia, in modo
estremamente dettagliato, lo stile della sua musica, uno stile che
evidentemente si sentiva in dovere di spiegare, essendo nuovo per la
Germania del tempo. Uno stile che attingeva ad “una più squisita armonia”
perché conteneva “non solamente nelle Arie la viva soavità dello stile di
balletti alla francese, cavata dal puro fonte del signor Lully, ma ancora
alcuni squisiti affetti del patetico italiano e scherzi musicali”. A Muffat
venne la prima idea di questa mescolanza a Roma, “dove sotto il famosissimo
Bernardo Pasquini imparava il modo italiano nell’organo e nel cembalo”. “Con
sommo diletto e ammirazione” sentì “alcune bellissime sonate di Arcangelo
Corelli... prodotte con grandissima puntualità.” e accortosi che questo
stile “abbondava di gran varietà di cose” si mise a comporre alcuni di
questi concerti, che provò in casa di Corelli, al quale si professò
“debitore di molte utili osservazioni”.
Muffat fu il primo “a indurre in Germania saggi dei balletti alla francese,
conformi allo stile del signor Battista Lulli”e così ancora fece “di questa
nuova foggia di armonia (italiana), mai prima sentita in queste parti”.
Muffat fornì accurate indicazioni del numero e della qualità dei suonatori e
degli strumenti e della maniera di suonare i concerti: “il forte e il piano
si osservino dalla prima nota dove sono segnati in tal modo che… sotto il
forte si suoni con tanta veemenza, che gli uditori restino stupiti a tanto
rumore”. Nella scelta del tempo “si devono imitare gli italiani, che sotto
l’Adagio, Grave e Largo vanno molto più lentamente che i nostri, ed a tal
segno che ben spesso pare non poter aspettarsi.”
Muffat fu uno dei primi ad avvicinare, almeno in ambito musicale, i paesi
europei, come egli stesso spiega in questa riflessione, posta in prefazione
al Florilegium, Nobilis Juventus:
“La mia professione è molto lontana dal tumulto delle armi e delle ragioni
di Stato che le fanno impugnare. Mi occupo di note, di parole, e di suoni.
Io mi esercito allo studio di una dolce Sinfonia: quando mischio delle arie
francesi, o quelle dei tedeschi, o degli italiani, non è per invocare una
guerra; ma piuttosto preludere forse all'armonia delle tante nazioni,
all’amabile Pace.”
Discografia
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Armonico Tributo
Sonate n. 1-5
Ensemble
415, Banchini, Christensen
HMF (1 CD
basso prezzo, 1995)
Le sonate dell'Armonico Tributo in versione
Concerto grosso: una realizzazione eccellente! |
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Suites
& Concertos
Indissolubilis
Amititia; Saeculum; Nobilis
Juventus; Ciacona Propitia Sydera; Quis Hic?;
Coronatio Augusta
Armonico Tributo, dir. Lorenz Duftschmid
CPO (1 CD, 1998)
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Concerti Grossi
Nos. 1-6
Concerto I - Bona nova in D minor; Concerto
II - Cor vigilans in A major; Concerto III - Convalescentia in B major;
Concerto IV - Dulce somnium in B major; Concerto V - Saeculum in D major;
Concerto VI - Quis hic? in A minor
Nos. 7-12
Concerto No. 7 in E major: Deliciae Regum;
Concerto No. 8 in F major: Coronatio Augusta; Concerto No. 9 in C minor:
Victoria Maesta; Concerto No. 10 in G major: Perseverantia; Concerto No.
11 in E minor: Delirium Amoris; Concerto No. 12 in G major: Propitia
Sydera
Musica Aeterna Bratislava,
dir. P. Zajicek
Naxos 8.555096 (1 CD
basso prezzo, 1993)
Naxos 8.555743 (1 CD
basso prezzo, 1994)
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A
cura di Rodrigo
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