E' un altro musico cantore che visse nella seconda metà del
XVIII° secolo: si
dice che sia stato in questo periodo il più illustre, ma questo per la mancanza
di rivali. Infatti negli anni compresi fra il 1750 e il 1760 Farinelli e
Caffarelli, erano in avanzata età, e Pacchierotti e i suoi coevi, erano ancora
dei fanciulli, ed inoltre l'arte del canto subì un periodo poco fortunato,
esattamente come accadde attorno al 1810.
Nacque nel 1725 a Firenze: le prime notizie si ebbero in occasione della sua
partecipazione a Milano nella stagione del 1748 con un onorario di ben 11.250
lire milanesi.
1759, 1762, 1766, 1769: queste le annate dove a Milano si esibì, spiccando
nella scena di lotta con il Minotauro nell'opera di Ponzo ARIANNA E TESEO.
La sua vita si intersecò con quella di
Farinelli: nel 1753 infatti lo ingaggiò
per rappresentazioni presso il teatro d'opera di Madrid, con un onorario annuo
di 16.000 ducati. Si soffermò ancora nella penisola Iberica anche nel 1755,
dove si esibì ad importanti spettacoli a Lisbona.
IL TRIONFO DI CLELIA: quest'opera di Gluck a cui vi prese parte nel 1763 a
Bologna presso il teatro comunale è da ricordare in quanto Manzuoli risultò
antipatico all'orchestra e ci fa vedere il suo modus operandi nelle prove:
"Il primo Musico, che è un certo Manzuoli, insiste nel dare la nota perché
gli
strumenti si intonino, detta legge all'intera orchestra con un suo speciale
campanello. Ma la nota che dà è sempre così calante che tutti gli orchestrali
suonano come il nostro organo a Santa Lucia".
Ritornò poi a Madrid nel 1753, e nel 1764 lo troviamo a Londra, dove
Charles
Burney, in
occasione del pasticcio EZIO, scrisse di lui:
"Quella di Manzuoli era la più potente e voluminosa voce di soprano mai udita
sui nostri palcoscenici dai tempi di Farinelli, e il suo stile di canto era
maestoso e pieno di gusto e di dignità.
Nella sua prima opera doveva cantare tre arie, composte da Pescetti, tutte in
stile diverso: "Recagli quell'acciaro", un'aria parlante animata, "Caro mio
bene addio", un adagio in imponente stile di cantabile, e "Mi dona, mi rende"
di genere grazioso: e tutte le cantò in modo ammirevole. Gli amatori della
musica londinesi furono unanimi nell'approvare la sua voce ed il suo talento
più di quelli di ogni altro cantante che io ricordi. L'applauso fu caloroso,
spontaneo, privo del più tenue sospetto di artificio: un boato generale.
La sua voce dominava per la sola forza e dolcezza conferitagli dalla natura:
sembra infatti che i cantanti venuti dopo di lui possedessero più arte e
sentimento; quanto poi alla tecnica, non ne aveva alcuna. Ciò nonostante era un
buon attore, sebbene pesante nei movimenti e sgraziato nella persona, e non era
neppure tanto giovane".
Come si diceva però all'inizio, Londra stava passando un periodo nero per i
cantanti che aveva a disposizione, per cui maggiore fu l'apprezzamento del
Manzuoli; Horace Walpole si scostò dal coro di lodi, anche se il
compositore
Thomas Augustine Arne lo scritturò per il suo esperimento, il primo, dopo
la sua opera seria di successo "Artaxerxes" cantata in inglese: si trattava
dell'OLIMPIADE, opera italiana, che fu tuttavia un fiasco, malgrado la buona musica e il personaggio
Megacle interpretato da Manzuoli.
A Londra interpretò il ruolo di Farnaspe in "Adriano in Siria" di Johann Christian Bach,
che debuttò al King's Theatre in Haymarket il 26 gennaio 1765, la sera del nono compleanno di
Mozart, che assistette alla rappresentazione e che ricevette da Manzuoli
stesso delle lezioni di canto, si pensa siano state le prime che furono
dispensate a quel bambino prodigio. Il ruolo di Adriano fu dato ad un secondo castrato,
Ferdinando Tenducci, già noto al pubblico londinese per aver cantato nel King's Theatre
per due stagioni, a partire dal 1758, e per aver interpretato il ruolo di
Arbaces nell'Artaxerxes di Arne al Covent Garden nel 1762.
Anche a Vienna ottenne un grande successo, così come a Firenze nel 1768.
Nel 1771 cantò a Milano in occasione del RUGGERO di
Hasse e nella serenata
giovanile di Mozart ASCANIO IN ALBA: furono le ultime rappresentazioni, poi si
ritirò presso una proprietà limitrofa a Firenze e qui riferì a Kelly che
l'Inghilterra lo aveva molto ammirato sia all'opera che nei concerti, e
manifestò la sua ammirazione per quel paese. Poco dopo questo pranzò morì,
siamo nel 1782.
Era molto amato anche dai suoi allievi e pare che dalle sue ceneri sorse
Manzoletto, volendo il discepolo Angelo Monanni perpetuare il suo nome in suo
onore.
Mozart scrisse in una lettera del 24 novembre 1771:
"Herr Manzuoli, il musico,
che è sempre stato considerato come il migliore della sua categoria, ha dato
nella sua tarda età prova della sua follia ed arroganza. Era stato scritturato
per la somma di 500 gigliati, ma poiché nel contratto non era stata fatta
menzione della SERENATA, egli chiese 500 ducati in più per cantarla, giungendo
così a 1.000.
La corte gli inviò solamente 700 ducati e una scatola d'oro (abbastanza, mi
sembra), ma egli rimandò i 700 ducati e la scatola e se ne andò senza prender
nulla".
A cura di Arsace