Fu una delle più insigni celebrità canore d’Italia nel periodo compreso fra
il 1690 e il 1710.
Si crede che sia nata attorno al 1665; deve esser
stata di origine bolognese, dal momento che le prime notizie sulla cantante
si hanno quando era giovanissima, ed ancora sposarsi, ritirarsi dalle scene,
predisporre lasciti e morire, sempre a Bologna.
Una lettera del 31 marzo 1690, proveniente da Bologna di suo pugno ad un
Ministro del Duca di Mantova rappresenta la prima notizia certa che si ha
sulla sua persona:
Ill.mo et Ecc.mo S.re Pad.ne col.mo
La venuta del S.r G. B. Celini a Bologna con ordine del S.r Padrone
d'acquistarmi per la recita nel teatro di S. Lucca di Venezia nel venturo
carnevale in precio di mille ducati effettivi e cosa finita, ha fatto ch'io
mi impegni a servirli mentre m'hano in tutto sodisfatta di quanto
richiedevo; onde mi dispiace non poter sortir fortuna di ricever le sue
gracie con Sig.ri Grimani, m’honari riserbarmi il desiderio che con tanta
bontà a conoscere per favorirmi, ch'io non mancherò procaciarmi occasione di
conservarmeli per quella senza fine mi confessso di v s. Ill.
Dev. Et Obbl.ma Serva
Maria Maddalena Musi
Bologna 31 marzo 1690.
Dalla
quale si evince che la sua professionalità canora era già allora molto
ammirata e che la sua presenza era nei teatri di illustri città desiderata e
contesa a fior di ducati: Maria Maddalena, sebbene giovanissima, sapeva
già
fare
bene i suoi conti.
Nel 1692 si esibì in una SERENATA, si ritiene musicata da Pirro Albergati e
certo eseguita nel suo cortile “superbamente apparato in forma di teatro…
per honorare monsiù di Babenach inviato dal Re di Francia”.
Nel 1694, Maddalena viene scritturata per cantare in un'opera di grande
importanza presso il teatro Malvezzi, considerato uno dei più insigni
d’Italia. interpretava la parte
principale ne LA FORZA DELLA VIRTU’, testo del David, che era stato musicato
prima da
Pollarolo, ma rimusicato per questa occasione dal
Perti,
con un libretto riccamente decorato contenente
ben una dozzina di incisioni in rame che illustrano le scene di Marc’Antonio
Chiarini. Troviamo nel cast anche
Domenico Checchi; ma
il fulcro dell’attenzione rimase alla Mignatta, che
fu oggetto di ampie conversazioni
e di un’incidente,
testimoniato dal canonico Ghiselli.
La cosa però non ebbe strascichi e le impedì di prendere parte l'anno
successivo al NERONE FATTO CESARE, su libretto di Matteo Noris, musicato
da Perti e messo in scena allo stesso teatro Malvezzi, con molta solennità.
L'impresa fu assunta dai due conti Antonio e Giuseppe Zambeccari, dal
marchese Achille Maria Grassi, dal marchese Filippo Maria Bentivoglio e dal
conte Francesco Maria Albergati: nell'opera, con la Mignatta, si esibirono
tutti i migliori cantanti, fra cui il Pistocchi, Ferrini, Valentino,
Franceschini, Moggi, la Vittoria e Piero Antonio Fontana. Le recite furono
10, perché il Grassi fu colto dalla morte, proprio sul più bello.
Nel 1697, il marchese Francesco Monti ed altri interessati misero in scena
il PERSEO, estrapolato dal francese, da Pier Jacopo Martelli e musicato da
diversi autori, di cui si fecero 12 recite, dal 4 al 30 Giugno. Nel cast
ancora lei, la Mignatta, del serenissimo di Mantova”; presenti nel cast
anche Maria Domenica Pini detta la Tilla del serenissimo Gran Principe di
Toscana; Diamante
Scarabelli del serenissimo di Mantova; Matteo Sassoni di Napoli; Antonio
Momolo Ferrini del serenissimo Gran Principe di Toscana; Rainiero Borrini di
Sua Maestà Cesarea; Giovanni Vattista Roberti del serenissimo di Modena e
Lucia Nannini del serenissimo di Mantova. Ghiselli testimonia che le scene,
apparenze e teatro furono invenzione di Ferdinando e di Francesco Galli
Bibiena.
Sarebbe stato parte integrante del cast la star assoluta del momento,
Giovanni Francesco Grossi, il noto
Siface, ma fu
assassinato barbaramente mentre appunto viaggiava da Ferrara in direzione di
Bologna.
Dopo questa opera, la Mignatta non si trova più nei nomi di cast di opere
date a Bologna: forse smise
di cantare per la stizza e l’ira dovuta al fatto di essere stata posposta
negli entusiasmi alla Scarabelli. La Diamante era nuova, pure essa
bolognese, bella, giovane, affascinante, e quindi i bolognesi cedettero di
doverla festeggiare, anche se non arrivarono a disconoscere che l'arte della
Mignatta era superiore.
Nel 1770, quando si trattò di eseguire LE DUE AUGUSTE del dott. Pietro Paolo
Seta musicate da
Giuseppe Maria Aldrovandini, l'impresario Marconi, diede un elenco, oggi
conservato fra i manoscritti della Biblioteca Universitaria di Bologna,
elenco dove sono registrate le famose cantatrici, il luogo dove, in quel
momento si trovavano e il prezzo da loro richiesto. In questa lista, al nome
Diamantina Scarabelli è notato “a Torino, doble di Spagna 260, delle
migliori” invece al nome della Mignatta sta scritto “a Napoli, dobli Spagna
500, migliore di tutte”. E poiché la dobla di Spagna dal 1700 al 1721
corrispose a italiane 21,41, così si può determinare che la Diamantina volle
come remunerazione per la stagione teatrale circa 6.000 lire, mentre la
Mignatta quasi 11.000 lire, una cifra da capogiro a quei tempi.
Parendo ai soprastanti del teatro Formagliari troppo alta la pretesa della
Mignatta, venne ingaggiata la Scarabelli, che eseguì 16 recite de LE DUE
AUGUSTE con la Cristina Sabatini, che fuggì, poi con l’impresario,
innamoratosi perdutamente di lei.
Queste furono le ultime news teatrali di Maddalena Musi, ma si trovano altre
notizie di natura privata. Nei Diari Legatizi, il 22 aprile 1703, si trova
scritto:
“Il signor
Pietro degli Antoni si unì in matrimonio con la signora Maria Maddalena Musi
famosa cantatrice, detta la Mignatta, che gli portò in casa stato di più di
200.000 lire; lire 70.000 delle quali gli assegnò in dote”.
Nel 1703 la
Mignatta avrebbe dovuto avere circa 40 anni e 20 circa di carriera
artistica: le cifre citate ne’ Diari Legatizi, ci testimoniano una gran
capacità di far economia, evitando il mero sperpero del denaro accumulato
con le sue doti artistiche, specie per quei tempi.
Forse l’amore per Pietro degli Antoni, musicista in età avanzata, o forse la
dispettosa posizione dimostrata agli artisti di teatro, indussero Maddalena
Musi ad abbandonare lo spettacolo: non c’era sempre una posizione di
entusiasmo verso i cantanti, anzi erano universalmente disistimati e in
alcuni luoghi talmente in odio alla chiesa, da esser tolto loro sino il
diritto di sepoltura nei luoghi sacri. La Mignatta morì
il 2 Maggio 1751: la sua morte fu registrata con questo scritto:
“Morì la signora
Rosa Maria Maddalena Mignati, già cantatrice: vedova del signor Pietro Berni
degli Antoni. Sepolta nel monastero delle suore del Corpus Domini. Lasciò
lire 30 mila suore di S. M. Egiziaca”.
Tutto il suo
patrimonio quindi col tempo si era ben assottigliato, e questo anche da
questo scritto, può dedursi dal fatto che in vita fece molte elemosine.
Non vi è traccia di una sua epigrafe nel monastero del Corpus Domini: è possibile che
sebbene le fu concessa sepoltura, le fu negata l’epigrafe vista la sua vita
passata di palcoscenico.
Aneddoti sulla
Mignatta
A cura di Arsace