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Ad imperitura
testimonianza della celebrità raggiunta e degli onori tributatogli in
vita e nel corso dei secoli dopo la sua morte, Handel si può fregiare
di ben tre primati, che nessun altro compositore potrà eguagliare:
1. Nel 1738, ossia quando ancora era in vita, gli fu eretta una
statua,
“una testimonianza
di pubblica ammirazione”
(Romain Rolland, Premio Nobel), un onore che nessun altro
compositore, sia del periodo Barocco che successivo, ottenne mai. La statua,
collocata nei Giardini di Vauxhall a Londra, nel momento in cui i giardini vennero chiusi,
fu trasferita nel Victoria and Albert Museum, dove ancor oggi si può
ammirare.
2. L'anno successivo alla sua morte, fu stampata la biografia, scritta
dall’amico, il reverendo
John
Mainwaring: “Memoirs of the late George Frideric Handel.
Ebbene, nessun compositore, prima di lui, era mai stato oggetto di una
biografia.
3. Handel ebbe il privilegio di essere il compositore della prima
musica trasmessa via radio nella storia. Infatti durante la messa in
onda della prima trasmissione radiofonica di sempre, effettuata
dall'antenna di 128 metri di Brant Rock nel Massachussetts, la vigilia
di Natale del 1906, il curatore del programma stesso Reginald Aubrey
Fessenden decise di inserire il celeberrimo "Largo" dal "Serse". Ad un
secolo di distanza dall' evento, la melodia haendeliana avrà percorso
le vastità dell' universo spingendosi forse verso mondi abitati da
altre intelligenze, le quali captando i segnali si saranno certamente
soffermate ad ascoltare un ottimo biglietto da visita per il nostro
mondo…
Ma ritornando al passato;
è da capire che la
sua morte determinò una perdita irreparabile per l'Inghilterra: nessun
musicista, nemmeno
Purcell, aveva esercitato tanta influenza nel
costume musicale e artistico del paese. James Harris già nel 1744 scriveva a proposito del
genio di Handel che si era manifestato “attraverso il continuo
esercizio” ed era “il più sublime e universale che oggi si conosca”. Robert Price finì per far rientrare Handel nell’estetica del
Sublime dell’arte (pensiero che si era sviluppato nella seconda metà
del Settecento con un'ideale di Bellezza marmorea, statuaria). Dopo la
sua morte si arrivò a
considerare il corpus della sua produzione come una fonte musicale
autorevole e paragonabile alle opere di un poeta o di uno scrittore
dell’antichità. Divenne una sorta di monumento glorioso, un classico,
un mito a cui far riferimento.
Soprattutto i suoi oratori
sono sempre stati apprezzati, oltre che dalle
varie congregazioni religiose inglesi, da
tutti coloro che nel tempo si sono cimentati in lavori corali: Mozart, Haydn, che nel 1791 lo proclamò “il maestro
di tutti noi”, e sopratutto Beethoven, che nel 1823 dichiarò: “Handel
è il più grande compositore che sia mai vissuto” e riferendosi
all'edizione Samuel Arnold, in quaranta volumi, dell'opera di Handel,
iniziata nel 1787 sotto il patrocinio reale, disse: “Là
è la Verità”, lo
presero a modello
insuperabile.
Differentemente da tanti altri
compositori dell'epoca Barocca, egli non venne quindi mai dimenticato
e la sua popolarità non declinò affatto dopo la morte: i suoi oratori continuarono ad essere regolarmente rappresentati, e
altri ancora si forgiarono con sue arie e cori: Samuel Arnold compose gli oratori pasticcio Omnipotence
e Redemption nel 1786; John Christopher Smith, oltre ad
assumere la direzione delle stagioni d’oratorio e l’incarico che già
Handel aveva ricoperto di Royal Music Master, contribuì a mantenere
la produzione di oratori dopo la morte del Caro Sassone con
Paradise Lost, Rebecca (1761), Tobit,
Nabal (1764), e Gideon (1769).
Thomas Morell, già
librettista di Handel, nel 1770
riferisce: “Per fare un favore al successore di Mr Handel nel 1764
scrissi Nabal e Gideon, la cui musica è presa per intero da alcune
vecchie pagine originali di Mr Handel. Nel secondo c’è un coro
inimitabile “Gloria Patri, Gloria Filio” che di primo acchito
disperavo potesse adattarsi con parole adeguate, ma poi scrissi
“Glorious Patron, Glorious Hero, etc.”, il che riuscì benissimo…”
Oggetto di esaltazione, se non
di fervente fanatismo, divenne il divin Messiah, il solo oratorio ammesso a
Westminster, che si diffuse in tutta l' Inghilterra, e nel corso del
diciannovesimo secolo si estese a tutto il mondo anglosassone, comprese le
ex colonie americane, dove, già nel 1770, ad undici anni dalla sua morte,
una parziale rappresentazione del Messiah era stata data a New York.
Nel 1772 per la prima volta fu
rappresentato nella sua interezza ad Amburgo, in Germania, e tre anni dopo,
sempre ad Amburgo, fu diretto da
Carl Philipp Emanuel Bach.
Nel 1783 vi fu una grande dimostrazione di pubblica devozione verso Handel
quando a tre dilettanti di musica, Sir Watkin William Wynn, il conte di
Sandwich e il suo segretario Joah Bates, venne in mente di celebrare il
centenario della nascita del Caro Sassone con esecuzioni di sue pagine “a un
tale grado di magnificenza da non potere aver uguali in nessun altra parte
del globo”.
Inizialmente si erano fissati due giorni di rappresentazioni per commemorare
Handel, ma il
Re Giorgio III, che reagì entusiasticamente al progetto
commemorativo, pretese che i giorni dedicati al Compositore fossero portati
a tre, poiché bisognava far comprendere al pubblico la potenza di Handel.
Charles Burney ci riferisce:
“E’ stato su incitamento di Sua Maestà che la celebrazione è stata estesa a
tre anziché due giorni, poiché il Re ritenne che due soli giorni non fossero
sufficienti a mostrare tutta la potenza di Handel”.
Intanto il The European Magazine nel Marzo 1784 scriveva:
“La Nazione Inglese ha
raramente mancato di rendere grazie a coloro che hanno contribuito o alla
gloria o all’intrattenimento del paese”.
Così per il centenario della nascita di
Handel, che erroneamente a quel tempo si credeva nato sotto il vecchio
calendario giuliano, fu organizzato dal 26 maggio al 5 giugno 1784,
nell'Abbazia di Westminster a Londra, il primo Handel-Festival, sotto il
patrocinio del re, a cui parteciparono quattromila persone.
Le dimensioni senza precedenti di coro e orchestra erano viste come una
prova della musicalità della Nazione Inglese. Burney ancora ci riferisce:
“Da tutte le cose che ho imparato nelle mie letture e ricerche, non appaia
esagerato attestare che i musicisti radunati in questa circostanza hanno
superato in bravura così come in numero quelli di qualsiasi altra orchestra
che sia mai stata riunita in tempi moderni”
E il The European Magazine commenta:
“La quantità di voci e strumenti destinato a riunirsi per l’esecuzione del
Messiah determinerà un effetto di cui chi è esperto in potenza sonora, può
avere una idea solo molto imperfetta e se anche la avesse, quando
l’ascolterà resterà muto, incapace i esprimere le sensazioni che deve per
forza provare, se ha la Musica nell’animo!”
Ecco il programma del primo concerto in
commemorazione di Handel eseguito il 26 Maggio del 1784: si tratta di una
selezione di Anthem e oratori da eseguirsi in Westminster Abbey
THE CORONATION ANTHEM
Part I
Ouverture ESTHER
THE DETTINGEN TE DEUM
Part II
Ouverture con the Dead March da SAUL
Part of the Funeral Anthem
When the ear heard him
He delivered the poor that cried
His body is huried in peace
Gloria Patri dal JUBILATE
Part III
Anthem: O sing unto the Lord
Chorus: The Lord shall reign da ISRAEL IN EGYPT
Ancora Burney scrive:
“Allo scopo di formare un’orchestra più potente e complessa possibile, si è
presa la decisione di impiegare qualunque tipo di strumenti in grado di
generare effetti incisivi in una grande orchestra e in un vasto edificio”.
Da sottolineare che c’erano sei tromboni, suonati dai militari della banda
di Sua Maestà, un controfagotto, forgiato con l’approvazione di Handel
stesso da Stainsby, un costruttore di flauti ed utilizzato per
l’incoronazione del defunto
Re Giorgio II, ed inoltre si decise di ricorrere
ad un rinforzo dei timpani della Torre di Londra (che erano impiegati spesso
nelle esecuzioni oratoriali di Handel) attraverso l’aggiunta di Timpani
contrabbassi, molto più lunghi e molto più grossi dei comuni timpani, per
non parlare poi del sistema che congiungeva l’organo al clavicembalo, da cui
Joah Bates si era prefisso di dirigere tutti i musicisti. Si trattava di un
eccellente organo montato all’estremità ovest dell’Abbazia di Westminster
proprio per le esecuzioni commemorative: era stato costruito dall’ingegnoso
Mr Samuel Green di Islingon. L’organo aveva delle leve che lo congiungevano
al cembalo su cui sedeva Mr Bates, lunghe quasi sei metri tra l’organo
inteso come corpo e il cembalo, ed in altezza, dal punto in cui le tastiere
su cui si suona normalmente fino a terra, si estendevano per una ampiezza di
sei metri.
Le notizie, le voci, le aspettavate indussero la partecipazione alla prima
prova generale di una moltitudine di persone, previste fra le
tre-quattromila, tanto che la prova stessa venne interrotta, poiché la folla
era trabocchevole: vista l’affluenza si decise pure di abbassare il prezzo
del biglietto d’entrata da 1 a mezza ghinea.
Il giorno dedicato alla prima giornata ufficiale, il 26 Maggio 1784, alle
nove di mattina, davanti alle porte dell’Abbazia di Westminster, molti già
aspettavano d’entrare, tanto che come dice Burney questa folla di donne e di
uomini era talmente numerosa che tutti cominciarono ad averne paura. Ecco il
resoconto di Burney:
“Mercoledì 26 maggio 1784: Commemorazione di Handel: prima parte
nell’abbazia di Westminster, una delle più grandi esecuzioni musicali che io
abbia mai ascoltato, anche in considerazione delle dimensioni delle maggiori
orchestre: qui hanno suonato 513 esecutori.
Al primo colpo l’effetto di un’orchestra del genere è stato stupefacente. Su
ogni volto apparve un misto di meraviglia e di piacere. Contrariamente a
tutte le aspettative hanno suonato a tempo: un tempo eccellente. Hey era il
primo violino: i suoi gesti sono aggraziati e possono essere visti
facilmente dall’orchestra.
Le spectacle bien magnifique. Il grande transetto dell’abbazia è stato
trasformato in un teatro assai splendido con ricchissime ed eleganti
decorazioni: all’estremità ovest, l’orchestra in tribuna e dalla parte
opposta il Trono o palco reale, davanti al quale erano i posti per i
gentiluomini e le gentildonne della Corte, ornati di bianco raso e festoni
con bordi dorati. Dietro di questi, ai lati del trono, i posti per i vescovi
e per il clero dell’abbazia ornati di porpora; i due lati di tribune e la
navata centrale facevano da platea, abbelliti con damasco cremisi e festoni
del medesimo colore.
Il pubblico era di alto rango, e consisteva per lo più delle personalità più
eminenti del Regno di entrambi i sessi. Io sono stato così fortunato da
sedermi vicino ad un signore di non comune bellezza”.
Disposizione degli esecutori durante la
commemorazione di Handel a Westminster
Si raggiunse un tale, ineguagliabile, splendore che il secondo giorno
sembrò, per quanto molto ben riuscito, di levatura inferiore al primo.
Vediamo il Programma:
LIST of the Pieces selected for the Second
Performance
Part I
Second Hautbois Concerto
Sorge Infausta – aria da ORLANDO
Ye Sons of Israel – Coro da JOSHUA
Rende il sereno – aria da SOSARME
Caro Vieni – aria da RICCARDO PRIMO
He smote all the firft born – Coro da ISRAEL IN EGYPT
Va tacito e nascosto – aria da GIULIO CESARE
Sixth Grand Concerto.
M’allontano sdegnose pupille – aria da ATALANTA
He gave them hail-stones for rain – Coro da ISRAEL IN EGYPT
Part II
Fifth Grand Concerto
Dite che fa – aria da TOLOMEO
Vi fida lo sposo – aria da EZIO
Fallen is the foe – Coro da JUDAS MACCABEUS
Ouverture da ARIANNA IN CRETA
Alma del gran Pompeo – arioso da GIULIO CESARE
Affanni del pensier – aria da OTTONE
Nasco al bosco – aria da EZIO
Io t’abbraccio – Duetto da RODELINDA
Eleventh Grand Concerto
Ah! Mio Cor! – aria da ALCINA
My heart is inditing of a good matter - Anthem
Burney, ancora annota:
“Giovedì 27 Maggio 1784. Questa sera il
secondo concerto in commemorazione di Handel. Si è eseguito al Pantheon e
come l’altro consisteva interamente in brani scelti dalle opere di questo
grande compositore. E’ stato un gran concerto, ma non ha così impressionato
come quello all’Abbazia. Al Pantheon abbiamo già avuto molti concerti
grandiosi, ma l’esecuzione in chiesa era del tutto nuova e la prima nel suo
genere per la dignità del luogo, l’orchestra immensa e altre circostanze
ancora. Qui invece non c’era spazio che per un’orchestra di metà dimensioni.
Il primo violino era Cramer. Madame Mara (alias Gertrud Schmeling, allieva
di Johann Adam Hiller, il maggior difensore della musica di Handel in
Germania) ha una voce squisita di grande potenza e varietà, ma è
bruttissima. Miss Cantelo ha una voce dolce ed un aspetto assai gradevole.
Hanno cantato in modo incantevole sia qui che all’abbazia, ma se dovessi
rendere giustizia a tutti i grandi esecutori vocali e strumentali che hanno
generosamente partecipato a questa commemorazione, riempirei molte pagine.
Così tanti cantanti, timpani enormi come quelli usati, quel potentissimo
trombone, le volte alte così adatte a dare i migliori effetti sonori: tutto
ha contribuito a rendere grandiosi i cori nel Pantheon.
Quale sarebbe stato l’effetto di questo spettacolo nella magnificenza di una
chiesa italiana!
Mr Wyat ha un grande merito nell’edificio eretto per quest’occasione: è
tutto costruito in legno e ad incastro e non ha permesso che vi si portasse
dentro un solo chiodo.
Il Pantheon era assolutamente pieno e il pubblico di alto lignaggio: c’era
un palco per la famiglia reale nella tribuna di fronte all’orchestra. Il Re
Giorgio, la Regina ed alcuni loro figli ad entrambi i concerti.”
Il 28 Maggio, per il terzo giorno, venne eseguito il Messiah: The
European magazine commentò il fatto in questi termini, attestando la
meraviglia generale per la grandiosità dell’evento nel suo complesso:
“L’immenso volume e torrente di suono non poteva quasi esser tollerato dalla
testa e dai sensi: eravamo esaltati in una sorta di delirio”
Il successo fu così intenso, che si allestirono due repliche il 31 Maggio e
5 Giugno del 1784. Mrs Mary Hamilton, che partecipò a queste
rappresentazioni scrive nel suo diario personale le impressioni su quest’imponente
esecuzione dell’oratorio:
“Ero talmente felice che mi pareva di stare in Paradiso: 513 esecutori,
l’armonia così pura che assomigliava alle acque d’una sorgente quando,
sgorgando qua e là formano a poco a poco un corso d’acqua vero e proprio.
Anche la scena era sublime: un silenzio assoluto, un così gran numero di
persone”.
A Calcutta, Joseph Fowke, arricchitosi in India dopo le perdite subite a
Londra, scrisse alla figlia di accogliere con felicità la notizia del
“Giubileo di Handel” e un passo della sua lettera dice:
“…è per me una gran perdita aver restituito …le ouvertures a quattro di
Handel: più mi dedico a questo grande autore e più sono affascinato dalla
sua immaginazione e la sua sapienza non è da meno. Ogni volta intende essere
sublime vi riesce e non è mai banale.”
In quel periodo tutti erano coinvolti nel fenomeno Handel, e ironicamente
dal suo rifugio di Olney, l’ipercritico e sincero poeta William Cowper (che
apprezzava la musica di Handel ma che poco condivideva il culto che si era
formato attorno alla commemorazione) scrisse al reverendo William Unwin una
lettera contenente un breve dramma:
«
Si apre il sipario ed appare l’abbazia di
Westminster piena di ascoltatori ed esecutori.
Un Angelo scende nel mezzo
Angelo:
Che cosa vi accingete a fare?
Risposta:
A commemorare Handel
Angelo:
Che cos’è una commemorazione?
Risposta:
Una cerimonia in onore a colui che si commemora
Angelo:
Cantate degli anthems?
Risposta:
Sì, perché lui ne ha composti
Angelo:
Anche arie italiane?
Risposta:
Sì, per la stessa ragione
Angelo:
Così giacchè Handel compose degli anthems, voi cantate anthems in onore di
Handel (e non in onore di Dio), e giacchè musicò arie italiane, voi cantate
le stesse in una chiesa (anziché a teatro). Handel vi è veramente
obbligatissimo, ma Iddio è oltremodo oltraggiato.
Esce l’Angelo e la musica continua senz’altro impedimento
».
Nel Libro IV di The Task si legge:
«
Vi ricordate di Handel?
Chi dimentica o potrebbe dimenticare,
a meno che sia sordo come una campana per la musica
colui che ai suoi tempi è stato qualcosa di più di Omero?
Sì, ci ricordiamo di lui, e mentre noi lodiamo
Un così divino talento, ricordiamo pure
Che il suo libro più sacro che scrisse
Mai fu inteso, mai fu usato prima d’ora
Per gonfiare il ricordo di un uomo
».
Queste deboli eccezioni, non fecero certo arenare i propositi e le esigenze
sentite del popolo inglese: le celebrazioni del 1784 instaurarono la
tradizione che si sarebbe ripetuta ogni anno fino al 1791; ogni volta
incrementando i finanziamenti ed ampliando, anno dopo anno, l’organico
strumentale e vocale: dagli iniziali 513 interpreti, si passò a 616 nel
1785, per poi salire a 640 nel 1786, cosa che procurò disagi all’anziano
Horace Walpole:
“La vista era davvero molto suggestiva e l’esecuzione magnifica, ma il coro
e i timpani hanno fatto così tanto strepito per quattro ore che mi è venuto
il mal di testa, a cui non sono assolutamente soggetto”.
Secondo Harriet Granville l’esecuzione del Messiah “ha corrisposto
pienamente a tutte le idee di grandiosità che mi ero fatta di esso”.
Nel 1787 Felice Giardini, violinista e compositore,
rifiutò la proposta di dirigere le esecuzioni delle composizioni di Handel
nell’abbazia di Westminster, affermando che se ne sarebbe andato due o tre miglia lontano da
Londra, perché solo così “avrebbe potuto ascoltarne decentemente l’effetto”.
Nonostante il manifestarsi di qualche disagio, si arrivò ad un numero di
esecutori pari a 1.068 (compreso il giovane Hummel, che si era sistemato a
destra di John Bates, coadiuvandolo nell’inserimento dei registri
dell’organo) nel 1791, e tutto questo crescendo “in ragione del prolungarsi
dell'equivoco tra grandiosità intrinseca e gigantismo fonico che queste
commemorazioni si trasmisero all'età vittoriana” (New Grove).
Nel 1791 W.T. Parke definì l’evento “una
solenne ostentazione da parte della corte britannica unita allo splendido
assieme di donne più belle ed eleganti dell’isola”.
Mentre in
Inghilterra si univa alla già grande imponenza intrinseca della scrittura
musicale Handeliana una crescita esponenziale della quantità di orchestrali
e coristi, in Germania non si andò tanto per il sottile con le partiture di
Handel, praticando tagli e manipolazioni: già nella metà del settecento
alcuni dei suoi oratori più famosi, come Judas Maccabaeus, iniziarono sì ad
essere eseguiti, ma furono arrangiati per adattarli ai gusti e alle tecniche
del nuovo periodo: nel 1786 Johan Adamn Hiller presentò il Messiah a Berlino
alterando a tal punto l'originale da generare
“uno spartito completamente
nuovo”. Stessa cosa fece Mozart a Vienna nel 1789. In Inghilterra si
seguivano queste deformazioni del lavoro Handeliano con costernazione: in
occasione della rappresentazione del Messiah arrangiato da Mozart, al Covent
Garden nel 1805, The Sun proclamava:
“noi abbiamo un rispetto elevato per il genio di Mozart, ma anche teniamo i
poteri senza pari di Handel nella dovuta riverenza, e perciò dobbiamo
esprimere la nostra protesta contro qualunque alterazione di opere che hanno
raggiunto l'approvazione del tempo e i migliori giudizi musicali”.
Nella
Germania della prima metà del diciannovesimo secolo, sotto la spinta di una
crescente coscienza nazionale tedesca, furono le società corali e i festival
musicali a riproporre gli oratori di Handel.
Nel 1856 Friedrich Chrysander e Gottfried Gervinus fondarono a Leipzig la "Deutsche
Händel-Gesellschaft", con l’intento di pubblicare una nuova edizione critica
dell'intero Handel Werke, capace di sostituire quella sorpassata di Arnold,
lasciata incompleta oltretutto alla data della sua dipartita nel 1802.
I francesi rimasero indifferenti a Handel durante tutto il diciannovesimo
secolo; addirittura Berlioz disse:
“quella botte di maiale e birra che si
chiama Haendel”, forse ispirato dalla famosa caricatura di Joseph Goupy,
che ritrae Handel con le fattezze di un maiale. Unica eccezione il premio Nobel Romain Rolland, che
produsse una monografia su Handel, tutt'ora esemplare.
In
Inghilterra a rinfocolare l'entusiasmo per gli oratori handeliani, contribuì
senz’altro il consenso della chiesa anglicana: per un fedele
“un oratorio si considera una specie di servizio religioso, ed è quasi tanto
accettabile come andare in chiesa”,
come scrisse Wagner nella sua autobiografia nel periodo di un suo soggiorno
a Londra.
Il
Decano Ramsay affermò:
“Le commemorazioni di Handel
hanno finito per identificarsi coi sentimenti nazionali.”
In occasione della ripresa dei festivals,
interrotti nel 1791, e che
vennero organizzati periodicamente
ogni tre anni, dal 1859 al 1926 presso il Crystal Palace a Londra, si
proseguì con l’abitudine d’ingigantire gli organici: si contarono
un’orchestra di 460
strumentisti
e 2765 cantori. Erano i cosiddetti mammouth festivals.
Oltre al Messiah,
divennero consueti gli oratori
Israel
in Egypt
e Judas Macabaeus.
Sebbene si fossero mosse critiche che miravano al ripristino di una
orchestrazione originale (tenendo presente che Handel in vita aveva toccato
eccezionalmente il limite massimo di 100 esecutori) come quelle di
Mendelssohn e Bernard Shaw, che osserva:
“la gente crede che quattromila cantanti
devono essere quattromila volte più grandiosi di uno. È un errore: sono solo
più rumorosi. Se fossi membro della Camera dei Comuni, proporrei una legge
che facesse delitto capitale l'interpretazione di un oratorio di Handel con
più di ottanta interpreti tra coro ed orchestra”.
L’andamento delle cose non mutò fino al
ventesimo secolo, quando si iniziò a riscoprire il resto del repertorio handeliano:
fu Arnold Dolmetsch ad iniziare pubblicando nel 1890 un'edizione di sei
sonate di Handel per violino e pianoforte: fino ad allora la musica da
camera di Handel era stata dimenticata.
Progressivamente molti si interessarono alla vita di Handel,
pubblicandone la sua musica ed eseguendone i suoi oratori, ma le sue opere
teatrali giacevano ancora nell’oblio: per tutto il diciannovesimo secolo,
sebbene le opere di Handel fossero già state pubblicate tra il 1868 e il
1885 da Freidrich Chrysander, nessuna di esse venne rappresentata.
Per gli artisti romantici, ma anche per emeriti studiosi handeliani come
Bernard Shaw e Romain Rolland, le opere di Handel erano semplicemente
irrappresentabili, questo anche per una non adeguata preparazione dei
cantanti dell’epoca che avevano perso i crismi dettati dal Belcanto.
Ma un piccolo passo nella giusta direzione avvenne in Germania il 26 giugno
1920 quando Otto Hagen, professore di storia dell'arte all'Università di
Göttingen, in Sassonia, inaugurò Rodelinda nello Stadttheater: fu la
prima rappresentazione di un'opera di Handel da 166 anni (1754). Nel luglio
dell'anno dopo fu il turno di Ottone e nel 1922 toccò a Giulio
Cesare.
Erano gli inizi del futuro
Festival di Göttingen.
Comunque è da sottolineare che questo recupero delle
opere di Handel era ancora molto rudimentale, così disse Hagen:
“Ogni persona giudiziosa sa che le opere di Handel nella sua forma originale
sono incompatibili con le esigenze della scena moderna”.
Furono così operate scelte drastiche che colpivano non soltanto la vicenda,
ma anche la sonorità intrinseca dell’idioma cantato, dal momento che i
libretti vennero tradotti in tedesco, operando contemporaneamente tagli ai
recitativi. Addirittura si eliminarono dei personaggi, delle arie, e tutti i
loro "da capo"; si aggiunsero inoltre brani strumentali.
La sonorità e l’equilibrio timbrico originale delle opere Handeliane vennero
stravolti per il fatto che i ruoli maschili, cantati in origine da voci
acute di castrati, soprani, mezzosoprani e contralti, furono adattati alle
voci di tenori e baritoni.
Sir Beecham nella prima metà del 1900, ebbe modo di
registrare 3 versioni del Messiah, una nel 1927, una nel 1947, e una infine
nel 1959. L'ultima versione era stata riorchestrata da un certo Eugene
Goossens, dove pare che nel ritornello "Thou shalt break them" ci fosse un
intervento dei piatti, come trovata esotica: in questo contesto, Beecham
difende la sua teoria:
“Penso seriamente che, se Handel si debba restituire al favore popolare, è
necessario fare qualche ragionevole compromesso tra una eccessiva
grossolanità e una povertà esagerata dell'effetto: è appunto questo che si è
perseguito con la presente incisione. Settant'anni di studi sulla vita e
sulle opere di Handel, mi hanno portato a ritenere che egli non opporrebbe
resistenza ad un po' di modernizzazione della parte strumentale delle opere
come degli oratori. Ben si sa che, esattamente come Mozart, egli si
compiaceva di grandi sfoggi sonori, fino al punto di bramare per
un'occasione l'assistenza di un cannone. Molte di queste meravigliose
composizioni non saranno mai suonate, forse con soddisfazione dei noiosi
puristi da tavolino, ma a danno degli appassionati frequentatori di
concerti, curiosi di novità”.
Ad Halle, la città natale del compositore, furono eseguiti:
Orlando (1922),
Rodelinda (1925),
Giulio Cesare (1929),
Ottone (1935),
Tamerlano (1939) e Agrippina;
Tamerlano a Karlsruhe (1924);
Muzio Scevola a Essen (1928);
Amadigi a Osnabrück.
Accolte rapidamente nel
repertorio dei teatri tedeschi, queste opere innestarono il desiderio di
riscoprire Handel teatrale e questo fatto contribuì a far nascere altri
festivals handeliani.
In particolare, dopo la sospensione per la seconda guerra mondiale, nel 1952
quello importante è il
Festival di
Halle,
che sebbene riproponesse opere mutile e stravolte nelle partiture, ha dato
un altro apporto per l’avvicinamento generale verso il melodramma
settecentesco handeliano..
Fu naturalmente a Londra che si iniziò a riflettere sullo stile,
sull'orchestrazione e sulle voci più aderenti ad una prassi esecutiva
dell’epoca di Handel, grazie agli studi di Anthony Lewis e Charles Farncombe,
musicologi e direttori di orchestra, seguaci di Edward J. Dent, il primo che
nel 1930 aveva previsto una riscoperta haendeliana teatrale.
Così, Lewis nel 1954 diresse Sosarme che, benché con tagli, seguì
l'orchestrazione del 1732, venne cantata in italiano, rispettando le
tessiture originali. Fu anche la prima volta che si poté ascoltare nella
ruolo titolare di un'opera seria un controtenore, Alfred Deller (di questa
esecuzione esiste oggi in commercio un doppio cofanetto edito dalla casa
Theorema).
Da suo conto Farncombe resuscitò l'ultima opera di Handel, Deidamia,
dando luogo nel 1955 alla nascita della Handel Opera Society, con lo scopo
di
“recuperare gli spartiti di Handel tale e come egli li concepì e di adattare
lo stile del secolo XVIII alle convenzioni del XX in modo che possa arrivare
all'udienza non istruita in quello stile”,
obbiettivo che venne conseguito adattando i libretti all'inglese. Con la Handel Opera Society collaborarono cantanti come Joan Sutherland, Alcina nel
1957 e Rodelinda nel 1959, Janet Baker e Paul Esswood. Tra il 1955 e il 1985
la Handel Opera Society riesumò diciotto opere di Handel.
Anche il cinema riscoprì Handel: è del 1942 il film di Norman
Walker, The Great Mr Handel. Non è una biografia della vita di Handel, ma
illustra il percorso artistico e umano che portò Handel alla composizione
del suo capolavoro, il Messiah.
Nel
1959, in occasione del bicentenario della morte di Handel, tutti i grandi
teatri del mondo lo riscoprirono: il Covent Garden di Londra offrì Samson
(con Jon Vickers e la direzione di Raymond Leppard).
A New York,
un Giulio Cesare con la
soprano
Beverly Sills. La Scala di Milano,
Ercole, una versione tradotta di Hercules (con Fedora Barbieri,
Franco Corelli e Elisabeth Schwarzkopf).
Franco Zefirelli realizzò Alcina, con la Sutherland, prima a Venezia,
poi a Londra e a Dallas.
Ma queste esecuzioni erano ancora distanti dallo stile proprio handeliano,
poiché Handel veniva interpretato secondo gli stili nazionali: nel 1970 a Monaco, il primo Giulio Cesare
integrale, con Dietrich Fischer Dieskau e Karl Richter direttore, fu "un
compromesso tra L'Olandese volante e La Passione secondo San Matteo" (Winton
Deán).
Sempre in occasione del bicentenario della sua morte (1959), nacque in
Inghilterra il Festival Handel dell'Unicorn Opera Society, che iniziò con
Orlando (impersonato dal controtenore John Horrex)
e proseguì con Floridante (1961), Agrippina (1963), Admeto
(1964), Poro (1966), che portarono al debutto James Bowman; seguirono
Giustino, Amadigi, Flavio e altre opere fino al 1975.
Nel frattempo i
festivals di Halle e di Göttingen terminarono di operare tagli e traduzioni
del testo operistico, e Göttingen si è andata affermandosi come centro
assoluto handeliano.
A Londra ogni anno si
tiene un
festival presso la chiesa di St George.
In Italia, e in molti
paesi di area latina, la fama di Handel è stata per lungo tempo basata
principalmente su una sola composizione: il Messiah. Tuttavia negli ultimi
decenni, con l’avvento di una serie di interpreti capaci di riprodurre lo
stile antico del Bel Canto settecentesco e con il recupero filologico delle
partiture, stiamo assistendo, anche in Italia, ad un ritorno di fiamma per
il Caro Sassone e per le sue magnifiche opere barocche.
Handel rappresenterà per
sempre la musica in tutto ciò che ha di maestoso e di sublime.
Il Modus Operandi di Handel
La Statua di Handel a Vauxhall Garden
A cura di Arsace
&
Rodrigo
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