Impropriamente ci si riferisce a lui
anche col nome di Marco Antonio.
Si distinse sia come violoncellista, che come direttore d'orchestra e
anche come compositore.
Era il fratello minore di
Giovanni Bononcini,
uno dei più duri rivali di Handel a Londra.
Fu allievo di Colonna a Bologna intorno al 1686 e suonò col fratello
nell'orchestra del cardinale legato Pamphili dal 1690 al 1693; fu con
Giovanni a Roma, poi probabilmente lo raggiunse a Vienna ed era ancora con
lui a Berlino nel 1702. Tra il 1705 e il 1711 fece allestire a Vienna
numerose opere ed oratori; e sempre nella capitale Austriaca ricoprì
l’incarico di maestro di cappella dell’Imperatore Carlo VI e, forse dal
1710, compositore di corte. Tornato in Italia col fratello nel 1713, ma
sempre nell'orbita della corte viennese fu presente a Milano, Napoli e
Reggio Emilia; Visse certamente a Modena fra il 1715 e il 1722: la moglie
Eleonora Suterin, con cui si unì in matrimonio in data sconosciuta, ebbe
in questo periodo 4 figli e una figlia. Forse Antonio Maria fu a Venezia
nel 1718 per rappresentare ASTIANATTE. A Modena, forse direttore
d'orchestra al Teatro Molza nella stagione 1716 / 1721, divenne maestro
della cappella ducale, subentrando a Giannettini nel 1721, e mantenne
questo incarico sino alla morte nel 1726.
La critica cadde nell’errore di confonderlo spesso con il fratello
Giovanni.
De La borde, che già si è visto ritenere Antonio Maria fratello di
Giovanni Maria (che era il padre), aggiunge a questo errore, quello di
considerarlo “un teorico molto abile” dicendo che ha lasciato anche
qualche trattato scritto degno di stima; finisce anche con l’affermare che
di lui “si hanno molte sonate per violoncello che lo fece conoscere, si
disse, in Francia. Fu il primo che fece cantare questo strumento,
tirandone fuori il bel suono che è molto raro ascoltarlo.” Hawskins erra nel mescolare le composizioni di Giovanni con quelle di
Antonio Maria, finendo per forgiare la critica posteriore facendo
confluire in un solo giudizio di entrambe i fratelli.
Roncaglia invece è stato dell’opinione che Antonio Maria non abbia mandato
a stampa le proprie opere, e questo fatto provocò prontamente la scomparsa
di costui dal repertorio usuale eseguito favorendo la confusione.
L’opinione contemporanea di Antonio Maria fu molto favorevole nei suoi
confronti, giacchè fu apprezzato per la grazia e la vivacità dello stile,
tutto pervaso da una tecnica sicura.
Eccellenti sono le sue cantate a giudizio di
Burney, tanto che il
musicologo ricorda come sia
Geminiani che altri compositori le
considerassero superiori a quelle di Giovanni.
Antonio Maria Bononcini conseguì considerevoli successi, soprattutto a
Roma, dove ottenne grande considerazione da elevarlo fra i più grandi
musicisti del tempo.
Le caratteristiche di Antonio non si allontanano da quelle di Giovanni,
tanto che si pensa all’esistenza di una collaborazione fra i due fratelli
da un lato, e l’influenza che Giovanni ebbe su Antonio: anche le scelte
stilistiche di Antonio, non si differenziano molto da quelle del padre e
del fratello: impiegava sapientemente la tecnica a fini espressivi, sempre
tenendo presente un equilibrio, il tutto associato ad un gusto per
l’accostamento sempre opportuno fra parole e musica: altra caratteristica
è l’utilizzo moderato degli abbellimenti.
Nelle sue composizioni drammatiche e da camera per le quali Antonio è
maggiormente noto, le arie mai troppo lunghe e spesso col “da capo”, sono
molto melodiche, con una linea melodica dolce e piacevole, a volte severa
a volte vivace, puntando sempre sul valore espressivo e sonoro di testo e
della drammaticità della situazione.
Il cromatismo, le note ribattute, i salti d’intervallo, i trilli, i
vocalizzi e le volatine se è vero che sottolineano il testo, non tendono a
propendere per l’eccesso.
I recitativi in linea generale, hanno la funzione di amplificare
musicalmente la declamazione e qualche volta degenerano in un arioso, e
spesso le pause seguono il ritmo del discorso.
Per quanto concerne il basso continuo, valida base per il canto con
maggioranza di note lunghe e di struttura accordale, sia nei recitativi
che nelle arie, qualche volta anche mosso e fraseggiante con la
strumentazione, sottostà a criteri di equilibrio: è inversamente
proporzionale alla ricchezza del canto: più è semplice il basso continuo,
e maggiormente si arricchisce il canto.
Questo principio si riflette anche da un punto di vista strumentale, più
pieno se la voce è piana e priva di abbellimenti; gli strumenti per lo più
dialogano o duplicano la linea del canto, o con passaggi di imitazione tra
loro e con la voce o il basso. Questo determina varietà senza eccessi o
pesantezze.
Nella musica sacra Antonio ricorre ad uno stile più severo, dimostrando
abilità rilevanti a lvello di contrappunto. Quest’ultimo è sempre
semplice, e procede non di rado per intervalli ristretti e gradi congiunti
e varia nella struttura, ora accordale con molti attacchi omofonici, ora
ricorrente all’imitazione, prediligendo il canone. Cromatismi sono
presenti qua e là nella scrittura sacra, presentando anche melodie vivaci
e di ampio respiro.
Composizioni
Opere Teatrali
LA FAMA EROICA PER LA GLORIA IMMORTALE
DELL’ANTICHISSIMA E MOBILISSIMA CASA CORNARA, allegoria accademica (G.
Andriani, Roma, 1698);
ARMINIO (P.A. Bernardoni; Vienna, 1706);
LA FORTUNA, IL VALORE E LA GIUSTIZIA, cantata (?, idem, Vienna, 1706);
ANDROMEDA, poemetto drammatico (?, idem, Vienna 1706);
LA CONQUISTA DELLE SPAGNE DI SCIPIONE AFRICANO IL GIOVANE, componimento
drammatico (P.A. Negro, Vienna , 1707);
LA PRESA DI TEBE (S. Stampiglia, Vienna, 1708);
HIPPOLITO, poemetto drammatico (Bernardoni, Vienna, 1710);
TIGRANE, RE D’ARMENIA (Idem, Vienna, 1710);
I VERI AMICI (Napoli, 1715);
IL TIRANNO EROE (V. Cassani, rielaborazione di ignoto, Milano, 1715);
SESOTRI, re d’Egitto (Apostolo Zeno, rielaborazione di Pariati, Milano,
1716);
LA CONQUISTA DEL VELLO D’ORO (Reggio Emilia, 1717);
ASTIANATTE (A. Salvi, rielaborazione di ignoto, Venezia, 1718);
GRISELDA (Libretto
di
A. Zeno, rielaborazione di ignoto, Milano,
26 dicembre 1718);
NINO, atto III in collaborazione con G.M. Capello e F. Gasperini (I.
Zanelli, Reggio Emilia, 1720);
IL TRIONFO DELL’AQUILA E DEL GIGLIO, introduzione musicale al balletto (I.
Zanelli, Modena, 1720);
MEROPE (A. Zeno, rielaborazione di ignoto, Roma, 1721);
ENDIMIONE (F. De lemene, rielaborazione di ignoto, Roma, 1721);
ROSICLEA IN DANIA (rielaborazione di ignoto su L’ORACOLO IN SOGNO di F.
Silvani, Roma, 1721).
Oratori
LA MADDALENA (Vienna, 1705);
IL TRIONFO DELLA GRAZIA OVERO LA CONCERSIONE DI MADDALENA (Vienna, 1707); LA DECOLLAZIONE DI S. GIOVANNI BATTISTA (G.B. Filippechi, Vienna, 1709);
L’INTERCISO (N. Stampiglia, Vienna, 1711).
Inoltre
Collaborò al pasticcio L’ENIGMA DISCIOLTO (G. B.Neri, Modena, 1716);
Scrisse la serenata CLORI DA TE SOL CHIEDO;
39 CANTATE;
LAUDATE PUERI per soprano, violoncello obbligato e basso continuo;
MESSA per 5 voci ed orchestra;
SALVE REGINA per Alto, violino obbligato e basso continuo;
STABAT MATER in do minore per 4 voci ed orchestra;
12 SONATE per viola da gamba e basso continuo (manoscritto).
Discografia
Cantate
in Soprano (1708)
Sul margine adorato; Vorrei pupille belle; Mentre in
placido sonno; Troppo, troppo rigore.
Radu Marian, sopranista
Ars Antiqua Austria, dir. Gunar Letzbor
Arcana(1 CD, 2005)
La
Decollazione di San Giovanni Battista
M. Van
Goethem, M. Barazzoni, D. Piccini,
F. Piccini, V.
Bianconi;
Orchestra Barocca di Guastalla,
dir. S. Volta
Tactus
(1 CD, 1998)
Valeriano in
carcere
Antonio Abete, basso Ensemble Arcadia, dir.
Attilio Cremonesi STRADIVARIUS, STR 33488, DDD, durata: 63.11
min.