A Versailles, Madame de Pompadour regnò circa 20
anni, dal 1745 al 1764. Favorita provata da un Re malinconico e dalla
sessualità esigente, ha fortemente segnato la storia del secolo di
Luigi XV. A tal punto che i fasti della Corte di Versailles, la
protezione degli artisti, artigiani, uomini di lettere Una favorita non è solamente quella che soddisfaceva
gli appetiti sessuali del Re: lei era quella donna che il Re
aveva scelto imponendola a tutti, compresa la Regina, la sua donna
“Politica”. Lei era un buon ingranaggio per il funzionamento dell’Assolutismo, dal momento che criticare la persona del Re e la sua politica era inconcepibile: così lei fungeva perfettamente come un vero capro espiatorio che tutti lo additavano per tutti i mali del Regno. Inoltre, il letto del Re
era una vera posta di potere nelle lotte intestine che laceravano
Versailles. La favorita dunque a Corte era tanto ricercata e lodata
quanto avvilita, spiata nei suoi minimi fatti e gesti,
occupando un posto fragile che dipendeva, principalmente, dal buon
volere del Re e delle cospirazioni incessanti, per farla cadere da quel
piedistallo fragile. Madame de Pompadour ebbe spesso steso sulla carta il
disgusto per questo “paese-qui”, confrontando la sua vita a “quella dei
primi cristiani” che conducevano un “perpetuo combattimento”.
L’arrivo di Madame de Pompadour alla Corte di
Versailles venne subito visto come uno scandalo. Non che Luigi il
beneamato, allora ricoperto dell’alloro della vittoria di Fontenoy – 11
maggio 1745 (subito dopo il quadro di M.me Chateauroux) – non potesse consolarsi della morte della sua ultima
favorita ufficiale, la Duchessa de Chateauroux,
qui sotto, avvenuta nel dicembre
1744.
In effetti i passati del Re furono volentieri
perdonati, ma le grandi famiglie della Corte non riuscivano ad accettare
le origini borghesi, quindi volgari, di questa parigina, sì carina ma
che a priori
era considerata ignorante negli usi e costumi della Corte.
Per la nobiltà, molto attaccata alle sue prerogative,
l’alcova Reale non poteva esser occupata se non da una creatura di un clan
che intendeva in tal modo essere il più vicino possibile al potere ed
esercitare una influenza effettiva sul Re e sulla politica. I cortigiani conoscevano (o disconoscevano) la
parentela della nuova amante Regale. Suo padre, François Poisson, semplice trasportatore
di generi alimentari, fu rapidamente notato da ricchi finanzieri, i
fratelli Paris, che apprezzarono il suo zelo e la sua efficacia. Loro
gli confidarono delle importanti missioni come quella di approvvigionare
la Provenza, totalmente devastata da una epidemia di peste. Nominato nel 1725 commissario ai viveri per il
rifornimento della città di Parigi, in quel momento in piena scarsezza,
fu accusato di concussione e, per scappare alla forca, si rifugiò in
Germania dove vi rimase 8 lunghi anni.
Madame Poisson, considerata come una delle più belle
donne di Parigi e dalla facile virtù, trovò
rapidamente dei protettori, in particolare il finanziere
Lenormant de
Tournehem, molto vicino anche ai fratelli Paris. François Poisson, malgrado la distanza, si occupò
degli interessi di sua figlia così come del suo cadetto
Abel. Tutti e
due riceverono una educazione curata.
La futura Marchesa passò un anno al convento delle
Orsoline a Poissy. Grazie alla rete di Lenormant de Tournehem,
frequentò la società parigina più educata che si appassionava
alle nuove idee, alle scoperte scientifiche, evolvendosi a contatto cogli
uomini di lettere, di scienze, di arte in un lusso raffinato e sempre
rinnovato. L’amante di Madame Poisson, spesso considerato come il padre
naturale di Jeanne-Antoinette, quella che era teneramente soprannominata
“Reginetta” ("Reinette" ossia piccola regina), era preoccupato di assicurarle un
ricco matrimonio. Lenormant de Tournehem scelse suo nipote ed erede, il
finanziere, qui sotto in un dipinto, Charles-Guillaume Lenormant. Il matrimonio fu celebrato nella chiesa di
Saint-Eustache il 9 marzo 1741.
La convivenza fu riccamente sostenuta dalla dote e gli sposi vissero in una certa opulenza. A Parigi abitavano in un primo momento in rue Saint-Honoré, nel palazzo dello zio Tournehem, la cui generosità sembrava instancabile dal momento che diede loro il Castello d’Etioles, qui sotto nel 1745, come dono, una vasta proprietà situata nel cuore della foresta reale di Sénart.
Oramai la giovane coppia era chiamata Lenormant d’Etioles.
Il primo incontro di Jeanne-Antoinette Poissons con
il Re ebbe luogo probabilmente in questa foresta ricca di cacciagione
che Luigi XV cacciava fino allo sfinimento. Dalla leggenda, si disse che Jeanne-Antoinette
avrebbe attirato la sua attenzione, vestita di rosa, conducendo un
giorno un phaeton blu (una piccola carrozza), e vestita di blu in un
phaetòn rosa il giorno seguente.
Sempre secondo la leggenda, una cartomante aveva
predetto alla giovane figlia di Poisson che lei sarebbe stata
“un pezzo
di Re”. La famiglia così fin dall'adolescenza la chiamarono
Reinette. Più prosaicamente, Madame d’Etioles avrebbe risvegliato i sensi
e l’interesse di Luigi XV in seguito all’intervento di Binet, primo
valletto di camera del
Delfino e membro della famiglia dello zio
Lenormant de Tournehem. L’incontro dei futuri amanti era dunque non fortuito.
Era il risultato della volontà di una rete, quella della ricca finanza
di Parigi che era onnipotente in questa metà del XVIII° secolo.
Furono dunque le conoscenze
dello zio de Tournehem e dei fratelli Paris all’origine della
nobilitazione
della futura Marchesa di Pompadour. Infine dopo gli intrallazzi di Luigi XV con le
sorelle de Nesle, che erano ugualmente in relazione coi fratelli Paris,
origine di scandali per l’incesto e delle lotte di potere
tra le sorelle rivali, il Re, saggiamente consigliato dal molto
libertino Duca di Richelieu,
qui sotto, prese in considerazione di scegliersi una
persona comune come favorita.
Estranea a questo mondo chiuso, corrotto e stancante
che era la Corte, questa nuova favorita sarebbe stata a Versailles per
soddisfare il solo buon piacere del Re. I primi passi di Madame d’Etioles a Versailles si fecero sotto il mistero della maschera. Nel Febbraio 1745, la Corte organizzava delle cerimonie sontuose in occasione del matrimonio del Delfino Louis con l’Infante di Spagna.
Il 25, un gran ballo in costume
fu organizzato nella Galleria degli Specchi che per l’occasione era
superbamente illuminata. Il Re vi apparve mascherato sotto forma di un
tasso, da cui il nome di questa festa prestigiosa che resterà negli
annali della Reggia sotto il nome del “Ballo dei Tassi”.
Malgrado la folla fosse così numerosa che non poteva esser
contenuta dagli uscieri, l’attenzione del Re
fu per una donna mascherata, alla quale avrebbe gettato il suo
“fazzoletto”. Tre giorni più tardi, lei era al Palazzo del Municipio di
Parigi dove fu organizzato un ballo sontuoso per festeggiare le nozze
principesche: il Re, mascherato sotto un mantello nero, distinse ancora
questa giovane donna ugualmente vestita di fronzoli che si adornava del
mistero. Con galanteria, lui l’avrebbe accompagnata a casa nel primo mattino, dopo i Fuochi d'artificio che si tennero nella Senna (sotto veduta dei fuochi dal ponte Neuf).
Molto presto la giovane donna fu identificata e la
Corte si mise a spiare l’interessamento reale. Luigi XV si era innamorato e
passava una grande parte del tempo nei suoi piccoli appartamenti,
occupato dalla sua nuova passione. Per evitare ogni dramma coniugale,
Monsieur d’Etioles
fu inviato in Provenza per risolvere dei problemi d’azienda agricola. Nei primi giorni del mese di Maggio 1745, Luigi XV ripartì per la guerra: non si poneva il problema che Jeanne-Antoinette sarebbe rimasta sola a Versailles, in quanto lei non era ancora presentata alla Corte. Nell’attesa comunque, lei passò l’estate nel Castello d’Etioles,
circondata da un piccolo cenacolo molto scelto di cui Voltaire
faceva
parte. Lo scrittore infatti si era avvicinato alla futura favorita fin
dai primi passi che lei aveva mosso in questa direzione, sperando così
di ottenere delle cariche, pensioni ed onori che credeva di ben meritare.
Voltaire compose, nel buon filosofo cortigiano, qualche verso ben
piazzato per la gloria della sua amica e del suo reale amante:
Il Re scelse l’abate Bernis, poeta galante, per tenere compagnia alla sua favorita, e
soprattutto, iniziarla ai rituali di Versailles. Durante le settimane estive passate a Etioles, la
futura favorita dichiarata dovette apprendere l’organizzazione della
vita cortigiana, così come il nome e la genealogia della grandi famiglie
di Francia. Dopo l’abate, a cui Voltaire gli affibbiò il
soprannome di “Babet la bouquetiére”, la giovane donna fu un’allieva
modello dando prova di una comprensione stupefacente dei meccanismi
della Corte, memorizzando senza alcuna difficoltà le genealogie. Molto presto, l’abate Bernis divenne un intimo, ed
anche un confidente: egli legò il suo destino a quello della nuova
favorita. Mentre era sotto le armi, Luigi XV scriveva tutti i
giorni. A partire dal mese di Luglio, queste lettere sono indirizzate
alla “Marchesa di Pompadour”. Il Re dunque l’aveva nobilitata e le aveva offerto le
terre di Pompadour, situate nel cuore del Limousin. Egli attese che il Chatelet de Paris pronunciasse
ufficialmente, il 15 giugno 1745, il divorzio con la separazione dei corpi e dei beni
dal suo sposo Lenormant d’Etioles. Ma la giovane annobiliata non era una babbea. Nel
corso di queste settimane interminabili dove attendeva il ritorno del
suo amante, rifletteva in piena lucidità al suo ruolo di favorita del Re
di Francia, sapendo bene essere inappropriata dal punto di vista della Corte
di Versailles. Per il momento alla Reggia, si muoveva in un appartamento composto da qualche
sala solamente, situato al secondo piano dell’attico nord, esattamente
sopra al Grand Appartement del Re.
La Marchesa di Pompadour si preparava alla sua
presentazione a Corte ufficiale, pensata per il 14 settembre 1745. Luigi
XV convinse l’augusta, ma rovinata Principessa de Conti
(qui sotto) di presentare la
sua favorita. I Cortigiani nei corridoi e nelle anticamere della Reggia
gremivano.
Si pressavano in un primo momento nel Grand
Appartement del Re per assistere alla presentazione della Marchesa di
Pompadour a Luigi XV. Lei pronunciò qualche parola appena udibile. Ma questa prima presentazione non era quella che più
attendevano i cortigiani molto impazientemente. Si imbottigliarono verso
il Grand Appartement della Regina dove il confronto tra la moglie
legittima e la sua rivale rischiava di essere piccante.
Ora Maria Leszczynska, che sopportava da anni le
umiliazioni dell’adultero ed i sarcasmi della Corte, decise di
disattendere i cortigiani mostrandosi invece affabile con la nuova
favorita di suo marito. Madame de Pompadour, preceduta dalla Principessa de Conti, entrò magnificamente abbigliata nell’appartamento della Regina. Dopo un inchino, fece per togliersi il guanto dalla
mano destra con cui avrebbe dovuto prendere un lembo del manto reale
della Regina Maria Leszczynska e baciarlo, ma i suoi nervi la fecero un
po’ tremare, e finì per rompere in parte e perdere perse il suo braccialetto di
perle, che caddero saltellando sul pavimento.
Dopo un banale complimento sui fronzoli, Marie Leszczynska le chiese per
caso delle novità su Madame de Saissac, una delle rare amiche della
favorita appartenente ad una delle più vecchie famiglie
dell’aristocrazia francese. La Marchesa, sorpresa da questo benvenuto, le rispose
con emozione che aveva il più gran desiderio di piacerle. I cortigiani sconcertati e delusi, contarono almeno
12 frasi scambiate fra le due donne. Trionfante, Madame de Pompadour si
ritirò facendo tre reverenze come richiesto. I primi anni del regno di Madame de Pompadour a
Versailles sono tutti dedicati a soddisfare i piaceri del Re. Luigi XV
soffriva di quel male di cui le elites francesi si sono occupati nel XVIII°
secolo: questa malinconia che devasta l’anima, mantenendo le idee oscure
facendo cadere l’individuo in uno stato fisico di gran torpore e noia. Il Re era così
affascinato dalla morte sin dalla tenera età.
Luigi XV non ebbe mai il gusto per la musica, le arti
e lo spettacolo al contrario della Marchesa, che da anni intratteneva
numerosi talenti e si autoproclamava la dispensatrice ufficiale delle distrazioni reali. Per giungere a controllare l’insieme dei
piaceri di Luigi XV tuttavia non si rendeva conto delle pene che la
spossavano.
I tormenti della Corte, le canzoni e le altre
“poissonades” (insieme di libelli contro Poisson, il nome di famiglia di
origine di Madame de Pompadour, esattamente come Mazzarino aveva i
libelli contro chiamati Mazarinades) ridicolizzanti i suoi modi ed il suo
fisico, le fatiche legate ad una vita trepidante, le cabale che
bisognava sventare, nulla poterono a distoglierla dal soddisfare lo spirito e, per un certo periodo, la sensualità
del Re.
Al fine di allietare il quotidiano estremamente
ritualizzato del Re, lei organizzava dei concerti durante la Settimana
Santa, cosa che non mancava di provocare lo scandalo dei devoti protetti
dal Delfino. La Pompadour propose a Luigi XV, sempre attratto
dalle novità, di costituire una troupe di teatro amatoriale. Commediante
di società molto stimata, dal passato applaudito sul palcoscenico del
castello di Etioles, lei condivise con i suoi coevi la passione per il
teatro. Il Re gli fece accordare del denaro per organizzare questa
piccola troupe e fece ultimare, in un primo momento, una galleria
attigua al Gabinetto delle Medaglie. Tutto questo piccolo teatro, che non poteva
accogliere che una dozzina di spettatori, venne chiamato
“teatro dei
piccoli appartamenti”. Madame de Pompadour scelse gli attori che dovevano
approvare e firmare il regolamento che lei stessa aveva redatto (e che
accordava un largo potere agli attori della troupe). Benchè essi fossero, innanzitutto, presi per i loro
talenti per la commedia o la musica, la maggior parte erano di alto
lignaggio come il Duca de Nirvenois, interprete ammirevole, che avrebbe
ispirato a Grasset il ruolo di Méchant nella sua piéce teatrale eponima,
o anche il Duca d’Ayen, la
Duchessa de Brancas e
Madame de Sassenage.
L’amministrazione della troupe era affidato al Duca de La Vallière. La troupe fu rapidamente organizzata e dispose di
mezzi importanti. Musicisti, danzatori, parruccai, sarti, cassettiere,
accessoristi, ripetitori, suggeritori, favorirono la riuscita della
commedia amatoriale.
Di nuovo le occupazioni della favorita scioccarono la
Corte. Tuttavia i cortigiani manovravano ed utilizzavano ogni tipo di
stratagemma, anche quello di lusingare la Marchesa, pur di esser
invitati a queste rappresentazioni intime. Il Duca di Chartres, Principe di sangue, aveva delle
enormi difficoltà per esservi ammesso. Ogni invitato riceveva un biglietto così piccola
quanto una carta da gioco stampata da Cochin, rappresentante dei
personaggi della Commedia dell’Arte, come Colombina, Leandro o Pierrot. Prova del trionfo della Marchesa di Pompadour, la
costruzione di un nuovo teatro fu decisa. Questo nuovo ambiente, più
spazioso e corredato da macchinari di scena eccezionali, fu costruito in
una gabbia sorretta nella Scala di marmo degli Ambasciatori. Questo
teatro rimovibile, montato in 24 ore e poi smontato in 14, permetteva
dei decori monumentali e delle messe in scena barocche, mentre la sua
sala, sormontata da due balconi riservati ai cortigiani più prestigiosi,
poteva accogliere 40 spettatori e 40 musicisti. Questo nuovo teatro di
società fu inaugurato il 27 novembre 1748.
Una incisione di Cochin, (sopra) uno degli artisti prediletti
di Madame de Pompadour, la rappresenta mentre interpreta nel gennaio o
febbraio 1749 nel ruolo pastorale di Galatea, tratto dalla celebre opera
Aci set Galatèe, composta da Lully nel 1686, a cui la favorita era molto
legata. Questa stampa testimonia dei mezzi messi in azione per
valorizzare gli attori dell’illustre troupe e, in particolare, la sua
fondatrice. Oltre alla ricchezza grandiosa del decoro, quella del
costume della favorita ne faceva un personaggio che sembrava irreale.
Lei portava “una gonna di taffetas bianco, dipinta in canne, conchiglie
e getti d’acqua con una ricamatura di ricci argentati, bordati da un
rete di cinture a forma di fune verde, corsetto di taffetas rosa tenue,
grande drappeggio di drappi di seta d’acqua, braccialetti e ornamenti
nel corpo della stessa seta ricordante l’acqua, guarnita di reti
d’argento e verdi.”
A Versailles il piccolo teatro della favorita divenne
una istituzione nell’istituzione, portando a Madame de Pompadour un
potere immenso. I cortigiani si laceravano per ottenervi un ruolo o una
entrata. Assistere a una di queste rappresentazioni, essere scelto dalla
favorita, la sola donna a Corte che esercitava una influenza certa sullo
spirito del Re. La Regina stessa Maria Leszczynska (in un dipinto qui
sotto) dovette accettare,
per ottenere il bastone di maresciallo per uno dei suoi devoti sudditi,
d’assistere alla interpretazione brillante della sua rivale e di
applaudirla in presenza del marito.
Davanti alla platea occupata dal Re e la famiglia
Reale, la Marchesa trionfò e dimostrò tutta la sua onnipotenza. Luigi XV
fu conquistato dai toni squisiti, il modo dolce, la dizione controllata,
la voce cristallina ed il fascino vaporoso di colei che era così
seducente negli abiti così trasparenti e favolosi mentre era travestita
da Colin, personaggio di Le Devin du village di Rousseau. Quanto alla Corte di Versailles, essa accettò oramai
la presenza della favorita e si piegava alla sua volontà di mecenate
illuminata. La grandezza del Regno di Luigi XV passò attraverso
le abilità della Marchesa de Pompadour Luigi XV non era un costruttore. Le tracce del suo
regno a Versailles, come a Parigi, furono suggerite ampiamente da Madame
de Pompadour. Se lei era innegabilmente ambiziosa, la sua ambizione era
di riempire la grandezza del Regno del suo amante. Lei era una donna dal gusto certo, che conosceva bene
l’arte, gli artisti e gli artigiani del suo tempo. Aveva la passione di
costruire, di rinnovare, di abbellire e di decorare. Lei era cresciuta e poi evoluta da quel ambiente
della finanza parigina che impiegava tutti i grandi artisti del momento.
Suo zio per alleanza, Lenormant de Tournehem era un esteta ed un
conoscitore dell’arte.
Appena giunta a Versailles, Madame de Pompadour lo
fece nominare Direttore generale delle Costruzioni del Re, carica
prestigiosa nel funzionamento della Corte e della Monarchia. Ovviamente
questa nomina fece scandalo perché la nuova creatura del Re assegnò già
delle posizioni le più onorifiche a Corte: ma lei era, dal punto di
vista delle arti e degli artisti, molto felice e positiva. Lei sentiva
che questa carica sarebbe stata poi di suo fratello minore
Abel,qui sotto, chiamato Monsieur
de Vandières, poi Conte de Marigny, che lo avrebbe succeduto. Luigi XV
gli offrì la sorveglianza di questa carica.
Ma Madame de Pompadour impose a suo fratello una educazione spinta verso l’arte ed il gusto. Ed è per questo che lo inviò in Italia dal Dicembre 1749 al settembre 1751, accompagnato dall’incisore Cochin, dall’architetto Soufflot e dall’abate Leblanc, storico dell’arte. Questo gran giro per l’Italia, dove il giovane uomo venne ricevuto ovunque con mille onori, compresa la Corte del Papa, fu determinante per la politica della arti in Francia a partire dal 1751, data della morte di Lenormant de Tournehem e della presa ufficiale da parte di Marigny delle sue nuove funzioni di Direttore generale delle Costruzioni del Re. Fu proprio grazie alla politica attiva di Marigny
che le arti francesi conobbero il loro apogeo nel XVIII° secolo,
largamente appoggiato dalla importante sorella nella realizzazione dei
suoi disegni.
La Marchesa amava profondamente l’architettura.
Molti
dei castelli che furono eretti, oggi non esistono più come per esempio
il
Castello de
Crècy, oppure sopravvivono rare vestigia, come il
Castello di Bellevue a Meudon. A Versailles, lei incoraggiò il gusto del Re per gli spazi intimi ed i piccoli castelli di piacere. Luigi XV era moto attaccato al Grand Trianon, nel quale faceva frequenti soggiorni con la favorita.
Madame de Pompadour diresse col Re i lavori che completarono
questo spazio facendovi costruire il molto delicato
Padiglione Francese
(1750), capolavoro in stile rococò, così come il
Salone fresco,
distrutto agli inizi del XIX° secolo e ricostruito dopo. Queste due costruzioni sono dei saloni di riposo, di
lettura, di musica e di degustazione nel cuore dei quali si gustano i
prodotti tratti dal serraglio situato a qualche passo e popolato dagli
animali della fattoria. Il Re Luigi XV era un botanista, passione che
condivideva con Madame de Pompadour, lei stessa molto ammiratrice dei
lavori del naturista Buffon.
Infine fu la Marchesa che studiò i disegni del futuro
Petit Trianon del quale lei non potè gioirne poiché fu terminato dopo la
sua morte nel 1768. A Versailles Madame de Pompadour fece costruire due
residenze, che lei giudicava modeste per la loro dimensione e la loro
funzione, ma che suscitarono nuovi scandali.
La moda allora era agli ermitages, costruzioni di campagna, isolati e interamente dedicati ad una vita semplice e privata, così ne fece erigere nel parco del castello, su un terreno offerto da Luigi XV. Marchesa affidò sempre all’architetto Lassurance l’edificazione di un palazzo privato situato nella strada des Réservoirs, attiguo ai serbatoi d’acqua della Reggia, dove lei poteva recarsi senza passare le griglia del Palazzo grazie ad un lungo corridoio coperto eretto fra il palazzo e la Reggia.
A Versailles, come nelle sue residenze, impose uno
stile legato ad un rococò esuberante e trionfante, dal
momento che seppe scegliersi gli architetti (Gabriel, Soufflot), i
pittori (Boucher, Nattier, Van Loo, de La Tour, Drouais, Coypel), gli
scultori (Pigalle, Falconet, Bouchardon) e gli incisori (Cochin, Guay)
più talentuosi. Gli artigiani più stimati, come l’ebanista
Verberckt,
il bronziere Caffieri lavorarono anche al suo servizio. Soprattutto lei aveva a cuore di imporre in Francia,
e pure in Europa, lo stile “alla francese”. Fu lei che impiantò a Sévres la manifattura della
porcellana prodotta fin ad oggi a Vincennes e convinse il Re di
diventarne il principale azionista
allo scopo di fare concorrenza al Regno di Saxe. Per promuovere la
porcellana francese, organizzò addirittura delle vendite alla Reggia. La
porcellana di Sèvres divenne così la più prestigiosa d’Europa fin dalla
fine degli anni 1750.
Madame de Pompadour consacrò il cuore delle sue finanze al finanziamento delle arti e delle idee. Per la gloria del Re, elaborò con Paris-Duverney la costruzione della Scuola Militare posizionata nel pieno cuore di Parigi.
Pur che i lavori iniziassero, lei
non esitò ad impiegarvi la totalità del suo reddito dell’anno 1755. Allo stesso modo, partecipò alla terminazione della
futura Piazza Luigi XV (oggi
Place de la Concorde).
Lei proteggeva ed aiutava materialmente gli artisti,
gli uomini di lettere, di scienza ed i filosofi. Colei che, dopo
Voltaire, pensava “filosoficamente”, fu molto sensibile alle idee ed ai
valori nuovi difesi dai filosofi dei Lumi. Ben prima di diventare la
favorita di Luigi XV, la giovane donna lesse questi scritti che
criticavano apertamente la religione e rimettevano in discussione il
principio della monarchia per diritto divino. Non smise di frequentare i filosofi, censurati dal Re e
condannati dalla Chiesa. A Versailles non rinnegò queste idee ed le
illustrò, molto difficilmente, per spiegarle al Re al fine di ottenere per i
loro ideatori delle pensioni, delle cariche onorifiche e, in un certo
modo, la libertà di espressione.
Ammirava l’Encyclopédie di Diderot e d’Alambert,
anche se colpita dalla censura reale fin dal 1752, tanto che a
Versailles incontrò i suoi autori nell’alloggio del dottor
Quesnay, suo
medico personale, lui stesso coinvolto in questo vasto progetto
editoriale. Ma su questo punto la favorita, malgrado tutta la sua
onnipotenza a Corte e la forte influenza che esercitava sul Re, non
riuscì mai a togliere la censura reale.
Nella storia alcuni Re furono fotemente influenzati dai loro ministri, spose, guru, astrologhi, favorite, favoriti. Nel caso della Francia, le favorite che riuscirono ad influenzare la politica furono solo 4 sostanzialmente, grazie al fatto che obbiamo ricordare che i Re si sposavano per motivi politici e non amorosi, e quindi finirono per contare a volte più della Regina:
la dama d'onore alla corte di Re René e della Regina
Isabelle de Lorraine, la ventunenne Agnès
Sorel, la prima grande influente donna nella storia di
Francia, favorita di Re Carlo VII; A Versailles, il potere di raccomandazione di Madame de Pompadour era divenuto indispensabile per chi aspirava a cariche e pensioni. Finita la passione fisica, il legame tra la favorita ed il Re Luigi XV si trasformò in amicizia solida e fedele, che riposava su una confidenza di tenerezze, di stima, e nel caso della Marchesa di abnegazione. Per conservare il cuore del Re ed il posto a Versailles, la Pompadour chiuse spesso gli occhi sulle innumerevoli avventure di Luigi XV e arrivò persino ad organizzare lei, in accordo con Label (il primo valletto di camera del Re) una rete di prostituzione clandestina che le permetteva di controllare la sessualità del Re e i suoi eventuali sentimenti.
Il completamento del celebre
Parc aux Cerfs non era altro
che un harem col quale Luigi XV avrebbe perduto ogni dignità nella pratica
del libertinaggio spudorato, senza limiti, sacrificando dozzine di
giovani vergini per il suo piacere.
La più nota ragazza ospitata dentro questo Padiglione
del Parc-aux-cerfs era Marie-Louise O’Murphy, modella di Boucher, il pittore ufficiale della
Marchesa.
Di tutte le piccole amanti di questo serraglio, solo la “belle Morphise” causò qualche preoccupazione alla Marchesa. Infatti lei restò circa tre anni (1752 – 1755) accanto al Re che avrebbe anche pensato di presentarla ufficialmente a Corte. Marie-Louise O’ Murphy
invece fu ripudiata invece perché ebbe l’ardire di chiedere al Re quanto
avrebbe deciso di “sbarazzarsi della vecchia”,
riferendosi alla Regina. Fu immediatamente
cacciata, in piena notte e
non rivide mai più il Re. Ormai era dunque l’amicizia che regnava tra la favorita ed il Re. Fatta Duchessa nel 1752, il Re le offrì un
appartamento degno della sua nuova titolazione, situato al pianoterra
della Reggia (e che ottenne
a compressione dello spazio dedicato alle Mesdames di Francia). Madame de Pompadour riceveva i cortigiani durante la
sua toilette poi con l’età e apparente devozione mentre era intenta a
tessere.
Da quando aveva lasciato l’appartamento in alto, Luigi XV non perse l’abitudine di recarsi da lei più volte durante la giornata, anche se il passaggio, che collegava l’appartamento della Marchesa a quello del Re, fu murato per mostrare a tutti che il legame carnale era interrotto. Qui musica live di compositori tenuti in ombra di Luigi XV, riscoperti in prima assoluta da Il Principe del Cembalo Inoltre la Pompadour riceveva i ministri e tutti i personaggi importanti del Regno. Lei aveva compreso che per conservare il suo posto vicino al Re, doveva partecipare alla vita politica.
Dopo
la morte del Cardinale de Fleury nel 1743
(qui sopra), il Re non gradiva riprendere
un Primo Ministro. Ma con Madame de Pompadour, Luigi XV ebbe l’ascolto,
l’aiuto ed i consigli di un Primo Ministro ufficiale, e pure competente,
perché lei diede prova della sua acutezza politica. Ricalcò il ruolo di
Madame de Maintenon, interessata alla Grandezza del Regno ed incline ad
un ritorno alla religione. Tuttavia la sua conversione affrettata giunse
a non convincere nessuno. Anticipava una specie di crisi religiosa
profonda del Re che aveva una paura dell’inferno.
Mentre era favorita, Madame de Pompadour contava un numero enorme di nemici. Quando questi minacciarono la su influenza o tradivano la sua fiducia, lei risolveva ad ottenere dal Re, la loro destituzione lasciandoli sacrificare per il bene dello Stato. Sicuramente dobbiamo menzionare la Famiglia Reale, non solo la Regina, ma soprattutto il Delfino e le sue sorelle, conosciute come le Mesdames. Non parliamo poi del Principe de Conti.
Jean-Frédéric Phélypeaux, Conte
de Maurepas (qui sopra),
ministro onnipotente e molto competente fu il primo a subire le
conseguenze delle sue insubordinazioni. La Marchesa lo sapeva autore o
committente dei libelli, letti o resi col canto, che offrivano ai
sarcasmi della Corte delle “perdite bianche” di cui lei soffriva
nell’intimità. Luigi XV esiliò Maurepas nell’aprile 1749 e privò la
Monarchia di uno dei suoi più grandi servitori: Maurepas ritornò al
potere solo con l’ascesa di Luigi XVI al trono, 25 anni più tardi.
Nel gennaio 1757, in seguito al tentato assassinio
di Damiens, sopravvenuto il 5, che ferì leggermente il Re con un colpo di
temperino, i ministri Machault e d’Argenson, ugualmente molto
competenti, approfittarono della posizione momentaneamente incerta della
Marchesa per far sì che fosse allontanata dalla Corte. Se Luigi XV era solo appena ferito, questo tentato
omicidio lo rese molto fragile da un punto di vista morale. Interpretato
dalla Chiesa, dai devoti e da tutti i nemici della Marchesa come il
segnale della collera divina nei confronti del disonore reale, questo
tentato omicidio avrebbe potuto portare al ripudio di Madame de
Pompadour. Lei visse in un periodo di angoscia profonda, dal momento che il Re non le diede più alcuna notizia per 11 giorni. Machault, che le doveva in gran parte la sua carriera ministeriale, e d’Argenson,
con il quale lei era in una sordida lotta da alcuni anni, le fecero
comprendere che doveva lasciare Versailles. Fu solo grazie
all’intervento del maresciallo Mirepoix, e soprattutto del suo amico
l’abate Bernis, che lei accettò di rimanere, rosa dall’inquietudine.
Il Re, ristabilito, riprese le sue abitudini e quindi
si recò presso la sua amica. Fu così che attenne il licenziamento di
Machault e d’Argenson.
La salute di Madame de Pompadour, sempre fragile,
testimoniava le sue terribili angosce legat
A cura di Il Principe del Cembalo - Faustina da Versailles Arsace da Versailles - Rodelinda da Versailles Arbace - Alessandro - Andrea Carla - Stefano - Rodrigo
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