George
Frideric Handel non solo fu un genio della musica, ma fu anche
un grande uomo. La sua fu una vita piena di successi e di fama, favoriti
dallo straordinario talento, ma guadagnati anche grazie al suo impegno e all'incessante lavoro. «
Sappiamo
che la sua fu una vita piena di determinazione, che si trovò a dover
sostenere eroiche ed incessanti battaglie » (Lang).
Egli incassò
anche delle sconfitte, ma sempre transitorie, sapendo reagire con
energia e carattere alle avversità.
A differenza di
quella pubblica, molto documentata, non si hanno che scarse notizie
sulla sua vita privata: Handel fu sempre una persona molto riservata. Sappiamo che era
molto intelligente, educato e possedeva un'ottima
cultura (conosceva almeno quattro lingue: inglese, francese, italiano,
oltre
ovviamente al tedesco). Aveva una forte personalità, anticonformista,
sincera, schietta, indipendente, incapace di piegarsi al servilismo
cortigiano. Anche se l'anedottica
lo ritrae collerico - un giorno Handel rimproverò anche il re perché si
era presentato in ritardo ad un suo concerto: Giorgio II incassò senza
batter ciglio - e con un carattere un po' arcigno, tutte le persone
che lo frequentarono fecero commenti sulla
«
sua naturale inclinazione all'intelligenza e
al senso dell'humour » (Burney), al suo buon carattere e alla sua disponibilità, che si
faceva apprezzare e benvolere in ogni ambiente, in qualsiasi classe sociale,
a palazzo come a corte, in chiesa come in una semplice famiglia
borghese... Fu anche molto sensibile alla condizione dei più
sfortunati: si
occupò
del mantenimento di numerosi orfani e fu sensibile ai problemi dei
carcerati, molti dei quali ottennero la libertà grazie al suo impegno.
Come
compositore, egli
riuscì ad essere un geniale, prolifico, affascinante creatore di tutte le forme musicali praticate
alla sua epoca: complessivamente ci ha lasciato più di 600
lavori;
oltre 40 opere per il teatro, 30
fra oratori, serenate ed odi, quasi 300 fra cantate da
camera e musica sacra, oltre ad un grande numero di composizioni strumentali. Handel è
stato uno dei più grandi compositori di musica
per scena in assoluto, grazie all'eccezionale padronanza nello
stile dell'opera seria italiana e all'originalità dei suoi
oratori
inglesi. Egli si distinse per l'innata capacità di assimilare tutti i linguaggi musicali praticati al suo tempo,
come
sostiene con efficacia Romain Rolland: « Tout ce qu'il touche,
Handel le fait sien ». Ma la sua arte
non
mancò mai di originalità, arricchita come fu da un'invenzione melodica, un'esuberanza
e una libertà creativa straordinarie. Handel raggiunse un tale grado di celebrità da essere onorato in vita,
unico fra i compositori, con una
statua eretta nel 1738 a Londra nei Vauxhall Gardens e la sua popolarità non
declinò affatto dopo la morte.
Oltre che con
l'opera, che Handel
praticò per quasi quarant'anni, egli si distinse
negli
anni della maturità, per un genere di sua
invenzione: l'oratorio in lingua inglese. E' grazie a queste composizioni che Handel
ha superato indenne il mutare delle mode, che avevano ben presto relegato le
sue opere teatrali e quelle strumentali nel dimenticatoio:
a differenza di tanti altri compositori dell'epoca barocca,
egli non è mai stato dimenticato perché
le sue composizioni oratoriali
continuarono ad essere apprezzate in Inghilterra e nei paesi anglosassoni
anche dopo la sua morte e
nel corso dei secoli.
«
La crescente frequenza delle esecuzioni oratoriali, che diventano momenti
di eccezionale richiamo culturale e spettacolare in tutta l'Inghilterra, e
il contemporaneo oblio delle opere teatrali, contribuirono a formare
l'immagine di Handel autore "sacro", capace di dare il meglio di se'
soltanto nell'oratorio, e per lungo tempo tenuto lontano dalla via maestra
da un incomprensibile e nefasto interesse per la frivola ed edonistica opera
italiana » (Danilo Prefumo)
In
Italia, e nei paesi di area latina, la sua fama è
stata per lungo tempo basata principalmente su una sola composizione: il Messiah.
Questo magnifico oratorio ha
rischiato di eclissare nei tempi moderni tutto il resto della sua produzione; ma questo lavoro non è che
una punta dell’iceberg di
una vasta produzione musicale avvolta ancora da certi pregiudizi ed ignoranze che pongono Handel
un po’ in secondo piano rispetto al suo contemporaneo
J. S.
Bach. Ciò
dipende essenzialmente dal fatto che le opere per il teatro rappresentano la parte
principale della sua produzione, quella che Handel preferiva e nella
quale ha dato il meglio di sé, e ben sappiamo quanto l’ascoltatore
moderno, specie se musicista, sia abituato a sentire più "strumentalmente" che
"vocalmente" e come si
faccia più facilmente catturare dalle grandi architetture del suono
strumentale bachiano che dall’opera vocale handeliana.
«
Haendel ha finito inevitabilmente per risentire delle inclinazioni
intellettuali del nostro secolo, più disposto ad apprezzare l'arte cerebrale
e problematica di Bach che quella comunicativa, spontanea ed ottimistica del
nostro autore » (D. Prefumo)
Questa incomprensione dei valori più
autentici della produzione musicale handeliana pare oggi superata perché,
con l’avvento di una serie di interpreti preparati nel Bel Canto
settecentesco e con il recupero filologico delle partiture, stiamo
assistendo, anche in Italia, ad un ritorno di fiamma per il "Caro Sassone" (così
venne ribattezzato Handel in Italia)
e per le sue magnifiche Opere Barocche che
tornano ad essere eseguite nei teatri.
«
La grandezza della produzione oratoriale è
certamente un fatto indiscutibile, come indiscutibile è la suggestiva
bellezza delle sue opere strumentali. Ma Handel fu, e volle essere,
soprattutto un'operista. Chi ha assistito o ascoltato i suoi grandi lavori
teatrali sa bene quali eccezionali sorprese musicali essi riservano.
Straordinario signore della musica, Handel ha profuso nelle sue opere i
tesori di un'invenzione melodica di stupefacente ricchezza; drammaturgo di
eccezionale talento, ha creato personaggi che restano figure vive,
palpitanti, indimenticabili
» (D. Prefumo).