La nuova patria: l'Inghilterra

 

( 1732 - 1759 )

 

 

 

Le fortune artistiche ed economiche di Handel dipendevano dal gradimento del pubblico londinese. Quando le sue opere persero d’interesse egli seppe riconquistarlo con gli oratori in lingua inglese, dei drammi a carattere biblico e mitologico, con arie di stampo operistico e largo uso di cori, organizzati ad un costo decisamente inferiore rispetto all’opera, grazie all’assenza di effetti scenici e d'azione. Handel soleva rendere gradevole l’attesa del pubblico durante gli intervalli di questi oratori suonando egli stesso dei Concerti per organo che divennero ulteriore occasione di richiamo per i suoi affezionati sostenitori.

 

Handel si esibisce all'organo nel teatro Covent Garden

 

Handel creò con l’oratorio inglese un nuovo genere differente dai modelli tradizionali italiani e tedeschi che aveva elaborato sul continente, sia per l’adozione di testi in inglese sia per le musiche, che ricordano influenze principalmente provenienti dalle antifone religiose anglicane. Sebbene gli argomenti fossero essenzialmente religiosi, i suoi oratori non erano inondati di quel tono pietistico che avrebbe richiesto l’austerità delle chiese, ma venivano rappresentati in profane sale da concerto, nei teatri stessi delle sue opere, con tutto quel colore musicale e quella enfasi drammatica tipica dell'opera; con la differenza sostanziale che rispetto all'opera, l’asse portante dello spettacolo si spostò dai pezzi solistici, le arie, a quelli corali. Al coro infatti venne demandato l’arduo compito di supplire alla mancanza dell’azione scenica ed Handel riuscì ad elevarlo a protagonista facendo ricorso ad ogni risorsa tecnica, infondendovi tutta la sua maestria sintetizzante di due secoli di musica corale, tanto da divenire un modello per i compositori delle generazioni a venire.

Al primo oratorio Esther del 1732, visto l’incoraggiante successo, seguirono Deborah ed Atalia.
In occasione della prima presentazione di Deborah, il 17 Marzo 1733, Handel ebbe l'idea di elevare il prezzo del biglietto ed escludere gli abbonamenti dei frequentatori del teatro Haymarket. Questo scatenò una serie nutrita di irritazioni nei suoi confronti e, malgrado Handel avesse ottenuto la cittadinanza inglese, gli veniva comunque rimproverata la sua nascita tedesca, accomunabile con quella della dinastia invisa a molti, e anche la particolare considerazione accordatagli da Re Giorgio II. Come se non bastasse, suo figlio, il Principe di Galles, che odiava il padre, patrocinò la costituzione di una compagnia d'opera rivale a quella di Handel chiamata Opera of the Nobility, a cui aderirono tutti i cantanti di Handel, con l'eccezione della Strada.

Pochi dei concerti conosciuti di Handel si possono far risalire alla prima parte della sua carriera. Un concerto può essere considerata la "Sonata a cinque" composta nel periodo italiano e un concerto per oboe in sol minore risalente agli anni trascorsi ad Amburgo. La prima raccolta di composizioni orchestrali mai pubblicata di Handel sono i Concerti Grossi Op. 3, che l'editore londinese John Walsh mandò in stampa nella primavera del 1734.

La composizione e la realizzazione dell'opera italiana costituivano le attività principali di Handel fin dal suo arrivo a Londra, ma dal 1737 i suoi affari incominciarono ad andare male per mancanza di abbonamenti. Ciò forse gli procurò tali dispiaceri da causargli un crollo fisico: fu colto da una trombosi celebrale che gli paralizzò il lato destro del corpo, ed ebbe pure un esaurimento nervoso. Handel convalescente si trascinava ai bagni delle terme di Aquisgrana arrabbiandosi contro "questa carne infernale".
Miracolosamente, la sua forte fibra gli permise di riprendersi in pochi mesi e già alla fine del 1737 tornò a comporre: l'occasione si presentò il 20 novembre, quando la Regina Carolina, consorte di Re Giorgio I, morì. Lei era stata un'attiva sostenitrice della musica, e si pensa che fosse anche una buona amica di Handel: per il suo funerale compose l'antifona The Ways of Zion do Mourn

Il dinamismo personale e l'acuto senso degli affari di Handel gli permisero di ristabilirsi rapidamente. Heidegger nel frattempo si era ritirato dell'Opera di Haymarket e Handel avviò un'altra compagnia, con base al Lincoln's Inn Fields Theatre, allora nei sobborghi di Londra, dove riorganizzò la sua attività verso l'oratorio, producendo ancora solo quattro opere, l'ultima nel 1741, e alcuni "pasticci", cioè delle opere composte con musiche di altri autori.

 

Handel risveglia il Leone che è in lui

 

 

Frontespizio della prima edizione dei 12 Concerti Grossi Op.6Nel 1739 Handel compose dei nuovi concerti grossi che uscirono l'anno seguente con il nome Twelve Grand Concertos in Seven Parts, Op.6

Dal 1736 al 1740, mentre era ancora impegnato nelle stagioni d’opera, compose i grandiosi Saul e  Israel in Egypt, che però fu quest'ultimo un fallimento e si incominciò a discutere se era legittimo rappresentare i testi sacri nei teatri, e le grandi cantate corali: Alexander’s Feast, Ode for St Cecilia’s Day basati sulle poesie di Dryden, e L'allegro, il Pensieroso e il Moderato su quelle di Milton. Il pubblico della classe media accorse per ascoltarli, ma la crisi sul versante operistico si fece sempre più seria.

Con il venir meno dei grandi virtuosi del bel canto con cui aveva collaborato in passato e dopo l'insuccesso delle sue ultime opere Serse, dove compare la celebre aria Ombra mai fu, Imeneo e Deidamia, l'ultima della sua quarantina di opere, dove aveva cercato di ravvivare l’interesse del pubblico con dei toni più leggeri e umoristici, comprese finalmente il messaggio: l'opera italiana, il genere su cui aveva basato tutta la sua carriera, non aveva più futuro in Inghilterra, e maturò la decisione di lasciare un paese dove la sua autorità musicale, pur non essendo in discussione, era troppo poco apprezzata.

Sul finire del 1741 gli si presentò l'occasione di partire per Dublino, dove il viceré dell'Irlanda lo chiamò a condurre dei concerti di beneficenza, e Handel, "con l'obbiettivo di offrire a quella generosa nazione qualcosa nuovo", portò con se la partitura di un nuovo oratorio composto in soli 24 giorni, il Messiah

L’oratorio si basa su una serie di profezie bibliche e meditazioni sulla venuta del Cristo Salvatore che riscatterà l’umanità dall’annientamento della morte. Handel lo compose in meno di 24 giorni per quattro voci soliste: SATB, alternate o connesse ai cori da recitativi secchi, ariosi, un breve quartetto e un duetto. Riutilizzò anche del vecchio materiale: per esempio, il coro "For unto us a Child is born" si rifà ad uno dei suoi duetti italiani ed il celebre "Alleluia" è un rimaneggiamento di un coro proveniente da uno delle sue opere dove un pagano rendeva grazie al dio Bacco! A dispetto di ciò e analogamente a Israel in Egypt, dove sono state individuate tracce di musiche altrui, Handel trasfigura tali prestiti, infondendovi nuova vita, fino a raggiungere i splendidi risultati che sappiamo. L'immensa popolarità di questa composizione, non solo da vivente ma anche negli anni che seguirono la sua morte, mostra con quanta  sensibilità melodica Hendel guardasse al futuro. Proprio "Alleluia" diventa «termine di paragone delle cause che resero Handel più moderno rispetto a Bach. La trama del brano sottolinea la scomparsa assoluta d’ogni residuo gotico; ritmo e melodia permeano l’antico contrappunto delle nuove leggi armoniche».

Nell'aprile del 1742, Messiah venne rappresentato a Dublino, nel mezzo di eccitazioni deliranti. La sala era riempita a dismisura: si era chiesto, per l'opportunità, alle signore di non portare delle gonne a cerchi e, agli uomini, di non portare la spada per fare più di posto, mentre centinaia dovettero ascoltare dalle finestre e dalle porte. Sembra che fu una delle rare volte nella storia dove una grande opera fu percepita immediatamente nel suo pieno valore.   

L'anno seguente Handel rientrò in Inghilterra e di nuovo dovette subire l'indifferenza dell'aristocrazia: paragonata alla prima dublinese, la rappresentazione a Londra fu un insuccesso, anche se pare che il re Georgio II ne fu talmente commosso che per tutta la durata dell'Alleluia si alzò in piedi, ovviamente imitato da tutto il pubblico; quella di alzarsi in segno di rispetto durante l'esecuzione del mitico coro divenne così una consuetudine tramandata fino ai giorni nostri in molti paesi anglosassoni. Tuttavia, solamente dopo alcuni anni il Messiah entrò nel cuore dei londinesi e questo, dopo che Handel ebbe istituito una serie di concerti per beneficenza, dove egli stesso durante gli intermezzi degli oratori soleva esibirsi improvvisando all’organo. Questi concerti portarono all’apice la sua reputazione: intorno al 1750, Handel raggiunse la sicurezza di una supremazia indiscussa e ammirata. 

Il successo del Messiah non quietò certo la produttività fenomenale di Handel che negli anni a seguire compose i grandi oratori: Samson, Joshua, Solomon, Thedora, fino al Jephtha del 1752. 

Nel 1743 Handel compose il Dettingen Te Deum, per festeggiare la vittoria degli eserciti austriaci e britannici sui francesi nella battaglia di Dettingen del 27 giugno 1743. Questo è il più potente ed esplosivo Te Deum di Handel, pieno di grandi cori marziali, accompagnati da trombe e tamburi, ma anche con diversi momenti di toccante riflessione nelle arie per solista, del basso, tenore e controtenore (la Chapel Royal non ammetteva né castrati né donne). 

Nel 1745,  il pretendente Carlo Edoardo, minacciando la reintegrazione sul trono degli Stuart, marciò col suo esercito dalla Scozia su Londra: tutto il paese si ribellò stringendosi intorno agli Hannover e Handel volle partecipare al fervore patriottico componendo Occasion Oratorio, nel quale invitava gli inglesi a lottare contro l'invasore, e Judas Macabaeus, come inno alla vittoria per festeggiare la vittoria decisiva dell'esercito di Giorgio II a Gulloden nel 1747.

L'edificio costruito in Green Park per i reali fuochi d'artificio

 

Al 1749 risale la celebre composizione strumentale chiamata Royal Fireworks, che il sovrano commissionò per "strumenti guerrieri", per commemorare la Pace di Aix-la-Chappelle che era stata dichiarata l'anno precedente; fu data il 27 aprile nel Green Park e attirò più di dodicimila spettatori. Parteciparono alla sua esecuzione non meno di 24 oboi, 12 fagotti, 9 corni, 9 trombe e le percussioni, senza dimenticare gli archi, che Handel aveva finito per imporre al re. Musica da eseguirsi all'aperto, brillante e di circostanza, costituita da cinque brani di cui la siciliana centrale si intitola per l'appunto "La Pace".

Nel 1752 sopravvenne ancora un'altra prova, forse la più dura: la perdita della vista. Fu operato per ben tre volte di cataratta, dall'oculista John Taylor, lo stesso che curò in seguito Bach, ma senza successo: divenne completamente cieco (anche se a Bach toccò poi sorte peggiore: morì per un'infezione causata dall'impiego di strumenti non sterilizzati). Grazie all'aiuto del fido segretario e di un gruppo di devoti sostenitori che non lo abbandonarono a se stesso, egli fu in grado di continuare a comporre e rivedere sue vecchie partiture, dettando ai copisti, e di suonare talvolta in pubblico improvvisando all'organo e al cembalo. Ancora nella primavera di 1759, all'età di 74 anni, pur cieco, diresse e suonò l'organo in non meno di dieci rappresentazioni di oratori in un solo mese.La casa di Handel a Londra in Brook Street, in cui visse dal 1720 fino alla morte

Ad una di esse, il  Messiah del 6 aprile, mentre stava suonando la parte dell'organo, svenne a metà dell'esecuzione. L'undici aprile, dal letto della sua casa al n°25  di Brook Street, ora museo a lui dedicato, sentendo che non si sarebbe più alzato, fece la seguente dichiarazione: « Vorrei morire di Venerdì Santo, nella speranza di riunirmi a Dio, il mio dolce Signore e Salvatore, il giorno della sua Resurrezione ». Lo mancò di poche ore poiché si spense, pacificamente, alle otto del 14 aprile 1759, un Sabato Santo.

Il 20 Aprile fu tumulato, come da sua volontà, nell'abbazia di Westminster, dove ora riposa assieme ai grandi d'Inghilterra, dopo solenni funerali ai quali intervennero tremila londinesi.

 

Il monumento funebre di Handel nella Westminster Abbey, opera di Louis François Roubiliac, 1761

 

« Sotto questo Luogo
Sono riposti i Resti di George Frideric Handel.
Il Musicista più eccellente
Che qualsiasi Età mai produsse:
Le cui Composizioni erano un
Linguaggio sentimentale
Piuttosto che meri Suoni;
E superò il Potere delle Parole
Nell'esprimere le varie Passioni
Del Cuore Umano
»

epitaffio anonimo pubblicato da un giornale inglese il giorno seguente ai funerali.

Handel è il compositore più grande che sia mai vissuto. Davanti alla sua tomba mi scoprirei il capo e mi inginocchierei Beethoven, 1824.

 

 

    

 

                          

 

 

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A cura di  Rodrigo

 

www.haendel.it

 

 

Ultimo aggiornamento: 17-10-21