Gli anni della gioventù
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Georg Friederich Händel (per i tedeschi), Haendel (per i francesi), Giorgio Federico Hendel (per gli italiani) o George Frideric Handel, come si egli stesso si fece chiamare in Inghilterra (già da questo possiamo comprendere quanto egli fosse uno spirito cosmopolita), nacque in Germania, a Halle, una cittadina dell'alta Sassonia, a circa 150 Km da Berlino, il 23 febbraio 1685, anno fecondo per la musica barocca, dato che vennero alla luce anche J.S. Bach (21 Marzo) e Domenico Scarlatti (26 Ottobre). A differenza di essi però, egli non nacque in una famiglia di musicisti, e malgrado i precoci segni del prodigioso talento dimostrato dal figlio, i genitori, la madre Dorothea Taust, e soprattutto l'anziano padre Georg, barbiere-chirurgo, avevano previsto per lui un futuro da uomo di legge.
Ma in seguito ad
una visita del padre presso la corte ducale di Sassonia-Weissenfels, il
duca, ebbe l'occasione d'ascoltare ed apprezzare il piccolo Georg che suonava l'organo; e così sembra che riuscì a convincere
il padre ad assecondare le sue inclinazioni musicali. Venne quindi affidato, intorno al 1692/4, a quello che fu il suo primo, e anche
unico, maestro, l’abile organista e compositore di tendenze innovatrici,
Friedrich Wilhelm
Zachau
(1663-1712). Questi, figura solitamente trascurata, fu
invece importantissimo per la formazione di Handel: dobbiamo
considerare che quando a diciotto anni lasciò la città natale per
Amburgo, e ben prima di avventurarsi in Italia, era già un musicista
sicuro e perfettamente preparato, un esecutore con più esperienza e
competenza della maggior parte di dei virtuosi più anziani di lui.
Egli ricevette da suo maestro una formazione completa, vasta e
illuminata che ne condizionò il temperamento musicale per tutta la
vita. Certo il suo compito fu favorito dall'eccezionale talento
dell'allievo visto che in capo a tre anni aveva progredito così tanto
nei suoi studi dell'oboe e del violino, ma particolarmente del
clavicembalo e dell'organo, che il maestro dichiarò:
Handel fu un bambino prodigio: le sue prime composizioni le "Sei sonate o Trii per due oboi e continuo" HWV 380-385, secondo Chrysander furono composte a undici anni e la Trio sonata Op. 2 N° 2 secondo Jennens risale al 1699. Purtroppo delle altre musiche che “ scrivevo come il diavolo in quei giorni, ma principalmente per l'oboe che era il mio strumento preferito ”, come egli stesso dichiarò, si sono perse le tracce, analogamente al quaderno in cui il giovane annotò i lavori di compositori come Kerll, Froberger ed Alberti; Handel lo custodì con se per tutta la vita, ma se ne sono perse le tracce nel diciannovesimo secolo.
Secondo
l'amico e biografo Nel febbraio del 1702 Handel, volendo forse onorare i desideri del padre, morto a settantacinquenne anni nel 1697, si iscrisse alla facoltà di legge dell'Università di Halle, che però frequentò per poco più di anno. Nel contempo, egli, di fede luterana, venne curiosamente nominato organista della cattedrale calvinista di Halle, per sostituire l'organista Johann Christoph Leporin, allontanato a causa della sua cattiva reputazione.
Di nuovo dopo pochi mesi,
Handel lasciò il sicuro incarico d'organista per cercare fortuna
lontano dalla città natale.
Nella sua vita poco fu casuale, poiché Handel
virtualmente tenne sotto controllo il proprio destino. Egli infatti era
esigente, determinato, coraggioso e autosufficiente e pur amando l’organo
non sopportava la prospettiva comune a tutti i compositori della sua terra:
il mestiere di Kantor. “
Non volle costringere la sua intelligenza entro i
limiti e gli schemi della cantata, del corale e della fuga, ma volle far
ricorso al sentimento e alla fantasia; volle che il cuore degli ascoltatori
vibrasse col suo. Handel sentiva in sé un'ansia che gli impediva di
accettare un futuro così limitato. Le sue doti naturali, le sue qualità
intellettuali lo destinavano ad una vita più avventurosa e dinamica.
Desiderava divenire un artista libero e indipendente e poter godere anche
degli aspetti mondani e del successo economico che una vita del musicista di
corte
”
Così nel giugno-luglio del 1703 si trasferì ad Amburgo, una delle città commerciali più prospere ed importanti dell'epoca, centro principale della musica profana in Germania, dove iniziò a suonare come violino di fila nell'importante teatro dell'Opera, il Theater am Gänsemarkt, diretto da Reinhard Keiser. Handel si mise subito in luce, come da sua abitudine, sostituendo un clavicembalista indisposto (all’ epoca le rappresentazioni operistiche venivano dirette al clavicembalo) e grazie anche all’appoggio del brillante compositore, cantante e clavicembalista Johann Mattheson, l'amico-rivale lì conosciuto, gli venne commissionata le sua prime opera: l'otto gennaio 1705 Almira debuttò al Theater am Gänsemarkt, riscuotendo un così grande successo da ingelosire lo stesso Kaiser, che aveva generosamente fornito il libretto al giovane Handel affinché tentasse la fortuna nella scrittura di un'opera. Il libretto è misto, in tedesco e italiano, cosa usuale per l'opera tedesca di quegli anni, influenzata dallo stile italiano e da quello francese, e le musiche colpirono a tal punto J. S. Bach che ne trasse ispirazione per alcune sue cantare e passioni. Handel pareva aver trovato la sua strada dedicando tutte le sue energie all'opera e al mondo luccicante che la circonda, fatto di onori, frequentazioni nell'alta società e benessere, lasciandosi definitivamente alle spalle lo spettro di un futuro nel segno della tradizione tedesca come organistica e maestro di cappella, mestiere gravoso e poco remunerato. Inoltre possiamo ravvisare in lui un disinteresse anche caratteriale verso le forme musicali tradizionali germaniche: “ nonostante amasse l'organo non ha composto preludi e variazioni su un corale e non ha composto musiche corali per la liturgia luterana; come se non volesse contribuire, lui che era attratto dalla solennità della liturgia ufficiale, ai canti poetico-meditativi, alla affermazione di quelle cantilene che avevano invaso le cantate e che aveva reso la passione un'opera religiosa sentimentale e a volte macabra ” (Lang). Ad Amburgo compose anche diverse sonate, arie e cantate, ricche in armonia e contrappunto ma poco equilibrate formalmente e senza la forza melodica che dimostrò in futuro. Dopo un mese Handel fornì un'altra opera, Nero, ma non fu però un successo ed ebbe solo tre rappresentazioni; la successiva Florindo-Daphne a causa dell'eccessiva lunghezza fu suddivisa in due opere distinte (Florindo e Daphne) che furono date alla scena solo qualche anno più tardi, nel 1708: queste tre sono le uniche opere di Handel di cui ci sono rimasti che pochi frammenti di musica. Nell'agosto del 1706 avvenne un altro cambiamento radicale nella vita di Handel: in seguito all'insuccesso di Nero, sentì l'urgenza di una svolta e partì per un grand tour in l'Italia, accogliendo l'invito di Gian Gastone de' Medici, figlio del granduca di Toscana conosciuto ad Amburgo, con la speranza di trovare condizioni lavorative più favorevoli e con l'obiettivo di migliorare la sua arte, studiando "sul campo" non solo la tecnica del Bel Canto, ma tutti i nuovi generi musicali che facevano dell'Italia un faro per tutti i compositori, specialmente per quelli di area tedesca. Non dobbiamo dimenticare che l'Italia di quel tempo dettava legge in fatto di civiltà estetica e musicale e nei secoli XVII - XVIII la cultura italiana costituiva un requisito fondamentale dell'educazione di ogni artista. I quasi quattro anni passati in Italia ebbero un'influenza decisiva sulla vita di Handel, analogamente a quanto successe a tanti suoi compatrioti: si pensi ad un altro compositore, Heinrich Schutz, al pittore Albrecht Durer, o al poeta Goethe. Ciascuno reagì piuttosto differentemente alla propria esperienza italiana, ma in ogni caso furono la vitalità, la luce e il colore splendente del suo paesaggio, dell'arte, della musica e dell'architettura che lasciarono un'impronta indelebile in questi artisti del Nord.
A cura di Rodrigo |
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Ultimo aggiornamento: 17-10-21 |