La nuova patria: l'Inghilterra

 

( 1710 - 1731 )

 

 

 

l'Elettore di Hannover, poi Giorgio IHandel forte di un'affermata reputazione di virtuoso della tastiera ed eccellente compositore, in seguito al clamore internazionale che riscosse Agrippina, venne raccomandato da Steffani al Principe Ernst di Hannover, fratello minore dell'Elettore (più tardi Giorgio I d'Inghilterra) per ricoprire il ruolo di Kapellmeister (maestro di cappella): Handel accettò e nel febbraio del 1710 parti dall'Italia per ritornare in Germania. 

Nel settembre del 1710 Handel ottenne una dispensa per fare un viaggio a Londra, forse su invito dell'ambasciatore d'Inghilterra, il duca di Manchester, conosciuto a Venezia, e di sicuro allettato dalla proposte di un collaboratore del Queen’s Theatre di Haymarket, Johann Jakob Heidegger, con il quale era già in contatto dal 1709. il Queen’s (poi King's) Theatre di Haymarket dove fu rappresentato Rinaldo nel 1711In ogni caso, entrambi videro, grazie alle capacità palesate da Handel col travolgente successo veneziano di Agrippina, il compositore giusto per trapiantare l'opera italiana a Londra. In quella città pochi sapevano chi fosse Handel, ma non tardarono a scoprirlo, perché già dopo poche settimane dal suo arrivo, il 24 febbario 1711, fu dato il Rinaldo, che fu il successo della stagione con 15 rappresentazioni e il maggior successo in assoluto nella vita di Handel (53 repliche complessive in sei diverse stagioni con due ristampe del libretto). Un autentico trionfo che spianò la strada alla sua carriera e nello stesso tempo al futuro dell’opera seria in Inghilterra.

Al termine della stagione londinese Handel dovette però tornare al suo incarico presso la corte tedesca; ma già nell'autunno del 1712 ottenne un'altra dispensa a condizione di far ritorno «entro un periodo ragionevole» (Mainwaring), e lasciò di nuovo Hannover: doveva essere un congedo temporaneo, ma invece fu definitivo, perché Handel si stabilì definitivamente a Londra.

A questo punto possiamo chiederci: come mai Handel preferì trasferirsi proprio in Inghilterra e non restare in Italia, dove veniva conteso e onorato da fior fiore di mecenati, o ad Hannover, dove riceveva un compenso di 1500 corone, venti volte superiore a quello che Bach ottenne a Weimar? In Italia Handel dovette forse sfuggire alle insistenti lusinghe di quei protettori, i cardinali romani, che volevano convertirlo, lui protestante convinto, al cattolicesimo; d'altra parte Hannover era una piccola corte e di certo l’ambizione di Handel andava oltre una sistemazione così provinciale, per cui cercò una sede più propizia per esplicare il proprio talento, e la trovò nell’Inghilterra che, orfana del talento di Purcell, era terra di conquista per i musicisti stranieri, in particolare quelli italiani, dato che l'Opera italiana assunse il carattere di "exotic entertainment" per l’aristocrazia. Non va trascurato poi il fatto che l'Inghilterra era un paese molto liberale, qualità che Handel dimostrò sempre di ricercare, e dove ebbe la possibilità di familiarizzare non solo con nuove possibilità espressive musicali, si pensi ai masque teatrali, agli anthems, alle odi, ma anche con idee filosofiche progressiste.

Il centro principale della sua attività fu sulle prime il teatro d’opera: ma Handel non era uomo da trascurare ogni altra possibilità per attirare su di sé maggiore attenzione, e accanto alla produzione operistica, il Pastor Fido del 1712, Teseo del 1713 e Amadigi del 1715, che però non ebbero lo stesso successo di Rinaldo, all’inizio del 1713 compose un Te Deum, Utrecht Te Deum and Jubilate, HWV 278-279 per commemorare la pace di Utrecht con la Spagna, che aveva posto fine alla guerra di successione spagnola. Rimane incerto se questa musica fosse stata composta su invito ufficiale, o se Handel intendesse La Regina Anna, ritratto di Wissing accattivarsi il favore della corte, cosa che si realizzò ben presto visto che la Regina Anna Stuart, nonostante fosse proibito che le musiche scritte da uno straniero servissero per degli atti ufficiali, lo incaricò di celebrare, con Anthems e Odi, le cerimonie della famiglia reale e le vittorie degli eserciti inglesi, diventando di fatto, lui straniero, il compositore ufficiale di corte. Così il 19 Marzo 1713, di fronte ad un grande pubblico pagante, vennero eseguiti l'Utrecht Te Deum e un'ode per il compleanno della regina, Birthday Ode for Queen Anne, HWV 74. Come ricompensa Handel ottenne dalla regina una pensione annuale di 200 sterline: così ella sperava di trattenerlo a Londra come compositore di corte, perché nessuno meglio di lui aveva alla sua epoca il talento necessario ad essere compositore ufficiale delle cerimonie reali e di stato: le occasioni  di pubblici festeggiamenti gli ispiravano sentimenti di nobiltà, di grandezza, di autentico fervore.

Malgrado il suo impegno ad Hannover, Handel non sembrava voler ritornare in Germania e si attardava a Londra. La sua posizione diventò davvero imbarazzante quando il primo agosto del 1714 in seguito
alla morte della regina Anna, per uno curioso caso di successione dinastica, ascese al trono d’Inghilterra, come Giorgio I, proprio il suo datore di lavoro, l’Elettore di Hannover, primo rappresentante di questa dinastia sul trono dell'Inghilterra, che certo non aveva gradito lo sgarbo del suo maestro di cappella nel non essere tornato al servizio come avrebbe dovuto: la fortuna di Handel sembrò voltargli le spalle. Ma egli trovò ugualmente la protezione di alcuni influenti aristocratici, inizialmente il conte di Burlington, nella cui residenza si stabilì per tre anni fino al 1715 (secondo Mainwaring fino al 1716) componendo il Silla e Amadigi; poi il duca di Chandos, nella cui dimora soggiornò a lungo dal 1717, componendo il Chandos Te Deum, HWV 281, la serie di undici inni ispirati a dei salmi biblici, noti come Chandos Anthems, la serenata Acis e Galatea e un lavoro precursore di quello che sarà poi l'oratorio Esther, Haman and Mordecai. Handel si accostò così ad un genere che contribuirà alla sua notorietà: la musica d' ispirazione religiosa, in inglese, dimostrandosi così sensibile alla tradizione musicale britannica che ben presto il re si fece passare ogni irritazione ed anzi gli aumentò la rendita annuale.

 

Il Re Giorgio I, a sinistra, con il figlio Principe di Galles e la consorte Principessa  Carolina

 

La leggenda vuole che Handel ottenne il perdono del monarca con la composizione della prima suite della Water Music, HWV 348 del 1715, che il re gradì molto suonata su un battello mentre con la sua corte viaggiava lungo il Tamigi. In realtà i due uomini si riconciliarono molto prima: già il 26 settembre 1714 l'Anthem O sing unto the Lord, HWV 249a, e un Te Deum, probabilmente il Te Deum Caroline, HWV 280, furono eseguito alla presenza del Re. E nello stesso anno come testimonia l’attendibile biografo e amico di Handel, John Hawkins « il monarca poco dopo l’arrivo in Inghilterra invitò a suonare a corte il virtuoso violinista Francesco Geminiani, il quale accettò di suonare solo se accompagnato al cembalo da Handel. Al termine gli elogi furono per entrambi, anche se tutti sapevano che solo il sassone avrebbe potuto stare alla pari del brillante Geminiani e accettare tutte le sue licenze ritmiche ».

Nel luglio del 1716 Handel ritornò in Germania al seguito del Re: fu il primo di alcuni viaggi che nel corso della sua vita intraprese nel continente per scritturare cantanti e per ritrovare parenti ed amici. Visitò la sua famiglia ad Halle; diede il suo appoggio finanziario alla vedova del suo maestro, Zachow; persuase un suo vecchio amico Johann Christoph Schmidt a seguirlo a Londra, dove divenne il suo copista e segretario di fiducia (lì si fece poi chiamare John Christopher Smith). Durante il suo soggiorno in Germania si presentò l'occasione di comporre un oratorio, l'unico in tedesco (la Passione s. Giovanni sarebbe spuria) conosciuto col nome di Brockes Passion, HWV 48, rappresentato nel 1719 ad Amburgo. Si sa che Bach lo studiò e ne trasse ispirazione per la sua Passione s. Matteo.

Nel 1719, dopo alcuni anni in cui non venivano più rappresentate opere in italiano, un gruppo di nobili creò una organizzazione di sottoscrizione chiamata Royal Academy of Music, con l'obiettivo di accumulare fondi per assicurare la regolarità dello svolgimento del loro divertimento preferito: l'opera italiana. Il Re fu uno dei primi sottoscrittori e per questo l'accademia ebbe la qualifica di reale. Handel venne nominato "Maestro d'Orchestra" e venne incaricato di scritturare i migliori cantanti per il King's Theatre. Così a fine maggio Handel partì di nuovo per la Germania: fu un lungo viaggio che toccò Dusseldorf e sopratutto Dresda, dove soggiornò per diversi mesi. Bach manifestò il proposito di conoscere il famoso Handel mentre si trovava in terra tedesca, ma lo storico incontro non si concretizzò. Handel ritornò a Londra con i contratti di Durastanti, Berselli, Boschi e Senesino. Il 2 aprile 1720 cominciò la prima stagione della Royal Academy  al King's Theatre nel quartiere di Haymarket con l'opera Numitore del Porta e Handel esordì con Radamisto il 27 aprile 1720

Handel nel corso della sua vita si distinse in tutti i generi musicali. Diversamente da J. S. Bach che non lasciò opere per il teatro e Vivaldi che non scrisse musica per tastiera solista, Handel non trascurò nulla. Compose anche una grande quantità di musica strumentale: mandò alle stampe una raccolta di Sonate per uno strumento, flauto o oboe o violino, conosciuta come Opera 1, due di Sonate a tre Op. 2 e 5 per due violini o due flauti e b.c., tre raccolte di Concerti per organo e orchestra Op. 4 e 7, più una senza numero d'opera, due raccolte di Concerti Grossi Op. 3 e 6, due di Suite per clavicembalo, sei Grandi Fughe, e, oltre alle grandi Suite per orchestra Water Music, Royal Fireworks e ai tre Concerti a due Cori, compose parecchia altra svariata musica, senza contare quella presente nelle sue opere ed oratori.

Le composizioni strumentali di Handel, musica sempre aggraziata, piena d'inventiva, fascino e vitalità, si guadagnarono vasta popolarità nell' Inghilterra del settecento, ma con l’eccezione dei Concerti Grossi op. 6 e 3, dei Royal Fireworks e della Water Music le altre composizioni orchestrali e la sua musica da camera sono praticamente cadute nell'oblio. Non c’è bisogno di cercare molto lontano la ragione del perché la sua reputazione non si basi anche su questi lavori, che pur portano la marca del vero genio: i suoi successi sia come compositore che come uomo d’affari, dipendevano dalle grandi opere vocali; quelle strumentali erano accessorie alle opere e agli oratori, servivano tutto al più ad intrattenere il pubblico durante gli intervalli, come i famosi Concerti per organo.

In un'epoca in cui i compositori erano anche esecutori e dovevano saper suonare le proprie opere se volevano che fossero conosciute, Handel utilizzò le sue creazioni strumentali, soprattutto quelle per tastiera, come un mezzo per dimostrare la sua straordinaria abilità esecutiva, come ci raccontano Burney: il tono dello strumento era così dolcemente curato, che le sue dita sembravano far parte dei tasti, e Mattheson nel suo trattato più importante, Der Vollkommene Capellmeister (1739): In particolare nessuno supera Handel nel suonare l'organo; a meno che quella persona non sia Bach, a Lipsia: perciò questi due devono, indipendentemente dell'ordine alfabetico, raffigurare pari in altezza. Li ho sentiti in tutta la forza della loro arte e ho suonato anche talvolta col primo, tanto ad Amburgo che a Lubecca.

Nel giugno del 1720 Handel ottenne il privilegio reale per i diritti esclusivi di pubblicazione della sua musica vocale e strumentale per quattordici anni. Di conseguenza per l'Europa cominciarono a circolare copie non autorizzate delle sue partiture. In questo contesto va inquadrata la prima raccolta di Suite de piece pour le clavecin … Premier Volume, HWV 426-433, che nel novembre del 1720 Handel si sentì in obbligo di pubblicare lamentandosi di un'edizione pirata che era apparsa ad Amsterdam. Handel consegnò alle stampe anche un'altra raccolta di Suite per clavicembalo nel 1733. 

Tra il 1720 e il 1730 Londra divenne la capitale europea dell'opera italiana. 
Il 19 Settembre 1720 arrivarono a Londra i cantanti contattati da Handel in Germania, in primis il grande castrato Senesino, e arrivò anche Giovanni Bononcini, un temibile compositore rivale 
Mrs Pendarves in una lettera a sua sorella Ann Granville: Il palcoscenico non è mai stato così ben servito come ora, nessuna delle voci è indifferente, sono tutti italiani. C'è un uomo chiamato Serosini [Senesino] che è superiore a Nicolini, tanto in presenza come nella voce. Era l'inizio di un lungo sodalizio, quello tra Handel e Senesino.

Chi non lo sa: quando Handel suona
e Senesino canta,
le nostre anime si abbandoneranno all'estasi,
mentre gli angeli stupiti richiudono
le loro ali dorate


Inizia così l'Ode on the Power of Musick scritta nel 1721 da Joseph Mitchell per celebrare le due stelle della musica inglese. Handel scrisse in quel periodo quindici nuove opere per la Royal Academy, ma evidentemente ciò non bastava e furono chiamati a comporre anche Bononcini, Attilio Ariosti e Filippo Amadei.

La seconda stagione della Royal Academy si inaugurò il 19 novembre 1720, con l'Astarto di Bononcini, che godette di ben 24 rappresentazioni nella stessa stagione. Il mutevole pubblico londinese non badava tanto al libretto, dato che la maggior parte non capiva l’italiano, quanto alla presenza di spettacolari scene e sopratutto ai pirotecnici vocalizzi che solo i castrati potevano assicurare. Le opere composte dai maestri italiani, soprattutto quelle di Bononcini, godettero subito dei favori del pubblico, che le trovava graziose, decisamente più facili di quelle handeliane, e cercava sempre di paragonarle e metterle a confronto. Frontespizio libretto Giulio CesareIn questo contesto va inquadrata la sfida che venne organizzata fra i compositori della Royal Academy, che culminò nel Muzio Scevola. Spronato dall’affronto Handel compose uno dietro l'altro autentici capolavori come Giulio Cesare (febbraio 1724) a cui dedicò per la stesura molto più tempo del suo solito, e che finalmente ebbe tanto successo quanto ne aveva avuto Rinaldo; Tamerlano (ottobre 1724) con protagonista non un castrato come d'abitudine, bensì un tenore, Francesco Borosini; e Rodelinda (febbraio 1725)

Superato agevolmente lo scontro tra compositori, Handel, che nel frattempo era stato nominato Compositore di musica per la Cappella Reale di Sua Mestà (23 febbraio 1723), si trovò ad affrontare un’altra contesa: quella tra e per i cantanti. 
Nel 1723 era giunta in Inghilterra una nuova cantante, Francesca Cuzzoni, che debuttò in Ottone (12 Gennaio 1723) con un successo tale che ci è rimasto l'aneddoto di uno spettatore che gridò dalla galleria: Maledetta sia! Ha un nido di usignoli nella pancia! . Tre anni dopo arrivò la famosa Faustina Bordoni, la Nuova Sirena: così il King's Theatre can boast of the three best Voices in Europe poteva vantarsi di servirsi, oltre che dei migliori compositori d'opera italiana, anche di tre formidabili ugole: Bordoni, Cuzzoni e Senesino. Handel vide nell'arrivo della Bordoni una favorevole opportunità artistica per contrapporla alla Cuzzoni in Alessandro, la prima delle cinque opere che compose per le due grandi soprano. L'operazione dal punto di vista artistico fu un successo, ma l’idea del confronto tra due primedonne, ottenuto affidando loro parti di uguali importanza, si rivelò ben presto controproducente: le cantati giunsero ad accapigliarsi sulla scena durante l'ultima opera dell'ottava stagione della Royal Academy, l'Astianatte di Bononcini, alla presenza della Principessa del Galles, con i rispettivi sostenitori, anche aristocratici, che, al di là dei meriti musicali, presero l’uso di insolentirsi ad ogni spettacolo. Lo scandalo che seguì fu enorme e intaccò il prestigio delle rappresentazioni della Royal Academy. Senesino se ne tornò in Italia adducendo una "indisposizione" e la stagione seguente non poté cominciare prima del gennaio 1727, per l'esordio di Admeto: fu l'ultimo grande trionfo per la Royal Academy.

Per la stagione successiva Handel compose Riccardo Primo, Siroe e Tolomeo. Nel novembre 1727 Mrs Pendarves scriveva Dubito che le opere sopravvivranno oltre questo inverno, ora sono al loro ultimo respiro; la sottoscrizione è scaduta e nessuno lo rinnoverà. I direttori litigano sempre e sono in disaccordo a tal punto che mi sono chiesta come mai non si siano divisi già da tempo; Senesino se ne andrà il prossimo inverno, come penso Faustina . Ormai il favore del pubblico si era spostato verso una nuova forma di spettacolo che nacque con la Beggar’s Opera di John Gay, inaugurata il 29 gennaio di 1728 nel Lincoln's Inn Fields Theare con un travolgente successo (62 riprese nella stessa stagione). Era una forma teatrale che andava diametralmente all'opposto dello stile dell'opera seria italiana: mentre questa si rivolgeva all’aristocrazia e conteneva musica raffinata, effetti scenici fantastici e intrighi che si rifacevano alla storia antica e alla mitologia, l’opera di Gay, per metà in prosa e per metà in musica, con delle arie popolari inglesi e senza artifici scenici, si rivolgeva alla classe media, con una spietata satira contro l'opera italiana e i suoi eccessi. Così la Royal Academy in crisi finanziaria e d'immagine dovette chiudere il suo teatro il 1 giugno 1728.

Giorgio II, by J. ShackletonIl 20 Febbraio 1727 Handel ottenne la cittadinanza inglese e il suo nome divenne: George Frideric Handel (Georg Friederich Händel era il suo nome originale); così poté finalmente ricevere il titolo di Compositore di musica per la Cappella Reale di Sua Mestà, incarico che non poteva essere assegnato ad uno straniero, e che lo impegnò nell’anno stesso in seguito alla morte di Giorgio I e la conseguente ascesa al trono del nuovo re Giorgio II, per la cui incoronazione Handel creò i maestosi Coronation Anthems

Nell'inverno del 1729 si costituì una nuova Royal Academy, che incaricò Handel di scritturare cantanti per la nuova stagione del King's Theatre. Così egli partì per l'Italia, ma incontrò serie difficoltà perché le sue scelte non trovarano "giusta mercede": Cuzzoni, Bordoni e il nuovo astro Farinelli rifiutarono l'ingaggio e Handel dovette perciò ripiegare, fra gli altri, sulla soprano Strada e il castrato Bernacchi, che però non piacque ai londinesi. Così per la stagione successiva Handel fece ritornare a Londra il grande Senesino per tentare di riconquistare l'interesse di un pubblico sempre più disaffezionato. 

Il predominio musicale di Handel proseguì con alterna fortuna ma sostanzialmente indisturbato, anche grazie all'uscita di scena di Bononcini, che nel 1731 dovette lasciare Londra con disonore a causa di un plagio (spacciò per suo un madrigale di Lotti), fino al 1733 quando venne sfidato da un grande compositore che l’Opera della Nobiltà, un’istituzione simile alla Royal Academy, ma appoggiata dal principe del Galles, aveva chiamato dall’Italia: Porpora. Questi si avvalse di un grande contante, il castrato Farinelli, e diede non poco filo da torcere alla compagnia di Handel.

Nell'ottobre del 1737, il Principe Federico di Prussia scriveva al Principe Guglielmo di Orange: I grandi giorni di Handel sono passati, la sua ispirazione è finita e il suo gusto superato dalla moda

La Royal Academy conobbe delle crescenti difficoltà per finanziare le opere italiane, in quanto il pubblico aveva perso interesse per un genere di spettacolo che stentava a capire, anche per ragioni linguistiche, e incominciò a disertare i teatri. Dopo la parziale chiusura del 1728, la Royal Academy si sciolse definitivamente nel 1737. Handel, venuto meno l’appoggio del la Royal Academy, non si perse d'animo e s'inventò impresario organizzando le sue stagioni teatrali al teatro di Haymarket, in società con Heidegger.

 

 

Londra vista dal Tamigi

 

                          

 

 

 

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A cura di Rodrigo

 

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Ultimo aggiornamento: 17-10-21