Il Re Sole in abiti romani

Nelle sue Memorie per l’educazione del Delfino, Luigi XIV accordò molto spazio alle feste ed ai divertimenti, che, secondo lui, erano parte integrante del governare.

Bisognava per i momenti di routine della vita di Corte, instaurare “..un insieme di piaceri, che potesse dare alle persone della Corte una sincera familiarità con il sovrano, toccandole ed affascinadole il più possibile”.

Era necessario per gli eventi straordinari Reali, raggiungere una sempre maggiore grandezza, una maggiore sorpresa e sempre un sensazione di fantastico, al fine di meravigliare la Corte, il Regno e l’Europa tutta. 

In relazione ai propri gusti e all’evoluzione della moda, ognuno dei successori del Gran Re mantennero questa tradizione di fasto e di creatività.  

Ma quali sono le infinite varietà ed ingegnosità dei divertimenti che vennero proposti a Corte, offerti dal Re o praticati da essa?

Furono di certo tutte le forme di spettacolo pubblico, commedie, opere, opera-balletto, concerti, fuochi ed illuminazioni, ma anche le rappresentazioni private quando signori e dame della Corte varcavano essi stessi sulla scena.

Vi erano inoltre innumerevoli giochi d’azzardo che portavano alla fortuna o alla rovina, come pure erano presenti le prove fisiche, con le quali si poteva brillare: la caccia, la danza, i balli e le mascherate, il maglio, ed il palmo, ossia gli antenati del golf e del tennis, ma anche le bucoliche passeggiate nell'incanto dei giardini e fontane....

Luigi XIV comprese molto presto il ruolo politico e sociale di questi divertimenti che contribuirono allo splendore della monarchia.

 

In effetti, questa vertiginosa messa in scena di giubili, che davano l’impressione di un mondo eterno, sospeso in una festa permanente aveva il suo prezzo: per giungere a mantenersi e chi ancor più a distinguersi e brillare davanti agli occhi del Re, erano necessari molti sforzi individuali, mezzi per sostenere il proprio rango, contatti per piazzarsi con vantaggio in queste grandi apparati di rappresentazione.

Vigeva una estenuante prova di autocontrollo  di sé per sopportare quotidianamente il dovere di apparire, il confronto con gli altri e la sfida della competizione.

 


 
 

 
 
 

 

 
 

 
 

 
 

 

 

 

 

 

 

A cura di

Arsace da Versailles

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