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La signora Francesca Cuzzoni era detta in gioventù la Parmigianina,
poiché nacque a Parma nel 1700 e morì a Bologna nel 1770. Erroneamente si
credette per un certo periodo che fosse nata a Modena (Hawkins).
Fu il bolognese Petronio Lanzi il suo insegnante di canto facendola
giungere già ben preparata al suo debutto a sedici anni, nel 1716, nella
Pastorale DAFNI, a Parma affiancando un'altra grande cantante del
settecento, Vittoria Tesi.
Sempre nel 1716 interpretò ALARICO, RE DEI GOTI di G.B. Bassani al teatro
Formagliari di Bologna ed ARMIDA ABBANDONATA, musicata probabilmente da G.
Buini.
Nella primavera del 1717 cantò nella ENGLEBERTA al teatro Sant’Agostino di
Genova.
Nell’ottobre del 1717, sempre a Bologna, con la Tesi, cantò nella MEROPE
di F. Gasparini e
Orlandini.
Nel 1718 al S. Giovanni Grisostomo di Venezia rimase per un po’ di
stagioni: si esibì nell'opera ARIODANTE di
C.F. Pollarolo assieme alla
Bordoni e al
Bernacchi,
fregiandosi però del titolo di virtuosa da camera della granduchessa
Violante di Toscana. Sempre a Venezia interpretò nel 1719 LAMANO di M.A.
Gasparini e IFIGENIA IN TAURIDE di Orlandini (carnevale del 1719), mentre
nel 1721-1722, con Tesi e Bernacchi, si esibì nell'opera PLAUTILLA di
Antonio Pollarolo, NERONE di Orlandini e LUCIO PAPIRIO DITTATORE di A.
Pollarolo, con la Bordoni, la sua futura acerrima rivale nella platea
mondiale dell'epoca: Londra. Si produsse anche in VENCESLAO di un anonimo
compositore, e GIULIO FLAVIO CRISPO di G. M. Capelli (carnevale del 1722).
Nei libretti di questo periodo la Cuzzoni è definita come “Virtuosa da
camera della Serenissima Gran Principessa Violante di Toscana”.
Negli stessi anni la Cuzzoni cantò anche:
al teatro del Cocomero a Firenze (TACERE ET AMARE, estate del 1717;
TEMISTOCLE autunno del 1720), al teatro Pubblico di Reggio (LE AMAZZONI
VINTE DA ERCOLE di Orlandini, fiera 1718),
al teatro di via della Pergola di Firenze (SCADERBEGH, di Antonio Vivaldi,
estate del 1718; IL TRIONFO DI SOLIMANO e la festa teatrale IL TRIONFO
DELLA VIRTU’, entrambe musicate da L.A. Predieri, estate del 1719),
al Regio Ducal Teatro di Milano (AMLETO, musica di G. Vignati, C. Baglioni,
G. Cozzi, 1719), al teatro Carignano di Torino (IL CARCERIERE DI SE STESSO
di Orlandini, 1720),
al teatro Formagliari di Bologna (FARASMANE di Orlandini, 1720).
La sua fama era oramai ben radicata a livello europeo, tanto che Handel la
invitò a Londra, attirandola con un contratto di 2.000 sterline. Pare che
fosse stato
Pier
Giuseppe Sandoni a stringere l'impegno a Venezia e partì con la
Cuzzoni alla volta di Londra: lui, clavicembalista, durante il viaggio la
sposò.
Alla fine del 1722 la Cuzzoni, ingaggiata da Handel per cantare nelle
stagioni d’opera italiana per la Royal Accademy of Music al King’s Theatre
ad Haymarket, giunse a Londra, attesa con grande curiosità ed impazienza
dal pubblico inglese. Gli onori che Londra tributò alla Cuzzoni al suo
arrivo nel dicembre 1722 furono degni di una regina, anche se ci fu chi
era al di fuori del coro di lodi, come H. Walpole, che la definì bassa e
tozza, dotata di un viso arcigno anche se di bell'incarnato, malvestita,
sciocca e lunatica. Comunque passò alla storia come una delle voci più
belle del XVIII secolo, definita voce d'angelo, per la sua risonanza,
omogeneità, il suo vibrato dolce e penetrante, e la facoltà di modulare e
diminuire le note con prodigiosi effetti. Il suo fraseggio era molto
suadente nei momenti languidi, elegiaci e perfino patetici. Malgrado non
emergesse nei passaggi di coloratura più indiavolati, dominava il suo
canto con nitidezza e flessibilità. Secondo Celletti fu probabilmente la
prima cantante italiana a possedere le caratteristiche di soprano acuta, e
questo era il tratto che più la distingueva da
Maddalena
Durastanti.
Ebbe l'ardire di opporsi ad Handel in occasione del suo debutto nell'opera
Handeliana OTTONE, nel ruolo di Teofane, il 12 Gennaio del 1723,
relativamente al suo opporsi nel modo di interpretare l'aria "Falsa
immagine", ma Handel la domò, minacciando di scaraventarla fuori dalla
finestra:
"Oh Madame, disse Handel, je sais bien que Vous êtes une véritable
Diablesse: mais je sçavoir di ferai di Vous, moi suis di je di que il le
di Beelzebub il des di Chéf Diables. Dicendo questo l'alzò per la vita, e
se diceva un'altra parola, giurò che l'avrebbe lanciata fuori dalla
finestra". (Mainwaring)
Il successo con l'OTTONE fu tale che si compose un madrigale in onore
della Cuzzoni, definita superiore ad Orfeo.
"Cutzona's voice can
with far greater skill
rouse death to life
and what is living kill".
Della stessa compagnia facevano parte il
Senesino,
Baerenstadt,
Anastasia Robinson
e la Durastanti, che iniziò il suo declino visti i trionfi che la Cuzzoni
stava riportando, affermando una grande reputazione nel suo stile
espressivo e patetico.
Con questa compagnia cantò anche altre opere:
CAJO MARZIO CORIOLANO di
Attilio Ariosti
ERMINIA di
Giovanni Bononcini
FARNACE di Giovanni Bononcini
VESPASIANO di Attilio Ariosti
FLAVIO (1723) e
GIULIO CESARE di Handel (1724)
CALPURNIA di Giovanni Bononcini.
Nel 1724 fu invitata a Parigi, dove, secondo L. Riccoboni, cantò con
grande successo un mottetto ed un salmo di Giovanni Bononcini nella
Cappella di Fontainebleau.
Tornata poi a Londra, cantò in:
TAMERLANO di Handel (1724)
ARTASERSE di Attilio Ariosti
RODELINDA di Handel (1725)
DARIO di Attilio Ariosti
ELPIDIA di
Leonardo Vinci
ELISA, un pasticcio
SCIPIONE di Handel (1726)
ALESSANDRO di Handel (1726)
Nella RODELINDA di Handel la Cuzzoni, potè brillare nelle arie di
carattere drammatico e patetico ed apparve con un vestito molto spinto
verso l'estremo limite della decenza, cosa che scandalizzò e fece
infuriare le vecchie dame londinesi, ma per contro le giovani l'adottarono
come moda e "così universalmente che sembrò l'uniforme nazionale per la
giovinezza e la bellezza" (Charles
Burney). Fu l'idolo femminile a Londra fino all'arrivo di Faustina
Bordoni nel 1726. La Bordoni era un'acrobata della voce, mentre la Cuzzoni
era più "espressiva e patetica" (Burney). Si ricorda spesso l'aneddoto
dell'ASTIANATTE di Bononcini, come culmine del crescendo della rivalità
che era scoppiata con la Bordoni. Tutto iniziò con l'ALESSANDRO di Handel,
Cuzzoni e Bordoni arano scritturate con lo stesso stipendio: in quest'opera
le 2 prime donne volevano dimostrare la loro bravura superiore all'altra,
ma Handel distribuì fra le 2 parti perfettamente equivalenti, facendo loro
il regalo di dimostrare le loro più caratteristiche abilità canore e i
loro rispettivi pregi. Bordoni e Cuzzoni interpretarono assieme LUCIO VERO
di Ariosti, ADMETTO di Handel e ASTIANATTE di Bononcini. Nell'ADMETO di
Handel, dopo l’aria "Se ‘n vola", ricca di colorature, un fan in delirio
gridò dalla galleria: "Damn me, she has a nest of nightingales in her
belly!" Ma il pubblicò diviso in 2 fazioni, una sostenitrice della Cuzzoni,
l'altra della Bordoni, non fece che acuire le rivalità e l'astio fra le 2
prime donne: in occasione dell'ultima replica dell’ASTIANATTE: anche se vi
era la presenza della principessa del Galles, quando la Bordoni prese a
cantare, il partito avverso scatenò un putiferio di fischi e canzonature:
scoppiò una rissa generale: fra le 2 cantanti furono prese sul palco da
una crisi isterica violenta: si presero a schiaffi e si tirarono i
capelli, incuranti delle loro elaborate acconciature, lottarono, mentre
sia alcuni spettatori interagirono essi stessi sul palco partecipando alle
lotta, sia mentre contemporaneamente le 2 fazioni stavano scontrandosi
fisicamente in platea: tutte le scene teatrali furono lacerate e
distrutte. L'episodio divenne un fatto notissimo: Colley Cibber prese
questo fatto e pensò bene di sfruttarlo per una messa in scena al Drury
Lane in una farsa: "THE CONTRETEMP OR THE RIVAL QUEENS", in cui vedevano
le 2 rivali accapigliarsi gagliardamente, mentre Handel sosteneva la scena
a colpi di timpano, commentando con flemma: "Quando saranno stanche,
smetteranno da sè".
Uscì anche un pamphlet attribuito al dottor Arbuthnot: "THE DEVIL TO PAY
AT ST. JAMES'S: OR A FULL AND TRUE ACCOUNT OF A MOST HORRID AND BLOODY
BATTLE BETWEEN MADAME FAUSTINA AND MADAME C., ALSO A HOT SKIRMISH BETWEEN
SIGNOR BOSCHI AND SIGNOR PALMERINI. MOREOVER HOW SENESINO HAS TAKEN SNUFF,
IS GOING TO LEAVE THE OPERA, AND SING PSALMS AT HENLEY'S ORATORY" in esso
si suggeriva che se le 2 belligeranti non fossero venute a più miti
consigli, si provvedesse a farle combattere in un incontro di lotta in una
arena, cosa fra l'altro non insolita a quell'epoca anche fra le
rappresentati femminili. Ma le interessate, almeno apparentemente
riconciliate, riapparvero insieme nella stagione seguente, che fu pure
l'ultima dell'Accademia Reale, nelle opere TEUZZONE di Ariosti, e RICCARDO
PRIMO, SIROE e TOLOMEO di Handel (siamo nel 1727 - 1728).
Con una replica di ADMETO, RE DI TESSAGLIA si concluse il 1° Giugno del
1728 l’ultima stagione alla Royal Academy e la compagnia si disperse.
Quando fallì l'Accademia Reale, la Bordoni partì per Parigi assieme al
Senesino, mentre la Cuzzoni, col marito Sandoni, si trasferì a Vienna nel
1728, espressamente invitata dall'ambasciatore, il conte Kinsky. Qui cantò
a Corte, ma, sebbene molto apprezzata dall’Imperatore, il progetto di
esibirsi nella capitale austriaca si dissolse, dal momento che non si
trovarono dei punti di intesa per redigere un contratto che la impegnasse
a cantare per stagioni teatrali: la Cuzzoni chiedeva un onorario che fu
ritenuto davvero esagerato (24.000 fiorini l’anno!).
Se ne ritornò quindi in Italia: nel 1729 al 1732 soggiornò a Venezia, dove
al S. Giovanni Crisostomo cantò con N. Grimaldi l'ONOFRIO di F. Campi, e
con Farinelli l'IDASPE
di Riccardo Broschi, l’ARTASERSE di
Hasse,
e MITRIDATE di G. M. Giai (carnevale del 1730); Nel maggio del 1730 cantò
a Piacenza: nel carnevale del 1731/1732 si esibì alla pergola di Firenze
nell’ARSACE e nella IFIGENIA IN AULIDE, musicate da Orlandini, e
nell’estate del 1732 ancora a Venezia, al Teatro San Samuele, cantò nell’EURISTEO
di Hasse, con Babbi e Caffarelli.
Nel 1733 ripartì per Londra, scritturata da Porpora col Senesino e
Farinelli, al Teatro Haymarket, dove interpretò nel periodo dal 1734 al
1736 opere di Porpora (ENEA NEL LAZIO, ARIANNA, POLIFEMO, MITRIDATE)
ARTASERSE di Hasse e Riccardo Broschi, ISSIPILE di Pier Giuseppe Sandoni
(il marito della Cuzzoni, oltre ad essere clavicembalista era pure
compositore), ADRIANO IN SIRIA di Veracini, un'IFIGENIA IN AULIDE, e un
pasticcio ORFEO e un ONORIO di autore ignoto. Tutte opere rappresentate al
teatro Lincoln’s Inn Fields organizzate e dirette dal compositore
napoletano Nicola Porpora in netta opposizione al teatro di Handel.
Nel 1737 abbandonò repentinamente Londra senza salutare nessuno dei suoi
amici: e qui scatta il mistero: infatti proprio in questo momento il
marito era stato avvelenato, e il Chrysander - nel suo lavoro HANDEL,
Lipsia del 1860, II, pag. 88 - per sfuggire alla punizione
dell'avvelenamento.
Notizie però di contrasti comunque fra Cuzzoni e Sandoni non sono giunte
sino a noi: tuttavia potrebbero esserci stati gli estremi di una crisi nel
loro matrimonio, infatti risulta che il Sandoni fosse un ubriacone,
giocatore e donnaiolo. Ma ci sono altri dati che contrasterebbero
l'omicidio per mano della Cuzzoni: in effetti esiste una testimonianza che
attesta la presenza di Sandoni ad Amsterdam nel 1740, come pianista,
compositore e organista (A. Koole, PIERO LOCATELLI, Amsterdam 1949, pag.
23). Inoltre un altra circostanza che sebbene il comportamento del Sandoni
non fosse esemplare, ci fa vedere quanto i coniugi in realtà fossero una
coppia aperta: in effetti alle donne che lui amava, si contrapponevano gli
amanti della Cuzzoni, e di questo lui era sempre sto molto tollerante,
addirittura non opponendosi che la Cuzzoni se li portasse a casa. Inoltre
si sottolinei il fatto che Sandoni aveva sempre esaltato le qualità canore
della moglie, sostenendola sempre: aveva sempre ricoperto un ruolo di
ispiratore della moglie. Comunque una fuga della Cuzzoni potrebbe
spiegarsi forse con il fatto che gli alcolici potevano rendere violento il
Sandoni, per cui stanca delle offese fisiche lei avrebbe potuto fuggire da
lui, anche magari di nascosto, e che non avesse detto nulla agli amici per
impedire al marito di fargli sapere dove era andata. Comunque sia notizie
certe alla data odierna non vi sono....
Comunque sia, non si crede però che lei abbia partecipato alla stagione
del 1737/1738 diretta da Porpora: infatti era a Firenze per cantare alla
PERGOLA nell’OLIMPIADE e nell’ORMISDA di ignoto autore, e nell’azione
drammatica LE NOZZE DI PERSEO ED ANDROMEDA di Orlandini l’8 aprile 1738:
nella stagione 1737/1738 la Cuzzoni si trovò anche a Torino, al teatro di
Corte, dove sostituì la prima donna Santa Santini, caduta ammalata, nelle
opere CIRO RICONOSCIUTO di Leo e ne LA CLEMENZA DI TITO di G. Arena,
avendo come onorario la cifra da capogiro di 8.000 lire.
Nel 1740 era fra i cantanti della compagnia viaggiante di
A. Mingotti, con
la quale si recò ad Amburgo: qui prese parte ad un concerto al Kaiserhof
ed alle rappresentazioni del pasticcio IPERMESTRA.
Nel 1741 apparve su un giornale londinese la notizia che la cantante,
tornata in Italia, era stata condannata a morte per aver avvelenato il
marito, però in funzione delle considerazioni succitate, è una notizia che
pare senza fondamento…
Nel 1742 la Cuzzoni si trovava nuovamente ad Amsterdam, dove tenne 3
concerti, il 15 Febbraio, il 4 Marzo e il 4 Aprile, assieme con il maestro
di cappella del duca di Brunswich-Wolfenbuttel, G. Verocai, e dove
pubblicò una raccolta di terzetti “IL PALLADIO CONSERVATO, COMPONIMENTI DI
ARMONIE”. Ci giunge notizia che fu imprigionata per debiti in Olanda, e
che riuscì a pagarli col ricavato di alcune esibizioni.
Il 28 Dicembre del 1745 troviamo la Cuzzoni presso la corte del
Wurttemberg, a Stoccarda, dove era stata assunta con una remunerazione
pari a 1.000 talleri, con il dovere di collaborare anche alle esecuzioni
nella cappella ducale cattolica. Il contratto le fu rinnovato il 28
Dicembre 1746 per una altro anno e con un decreto dell’11 marzo 1747 per
altri tre anni, con la condizione che se avesse perso la voce, il duca si
riservava ulteriori disposizioni. Non giunse la Cuzzoni al termine del
contratto, dal momento che nel 1749 era ritornata a Bologna: nel Febbraio
del 1750 si recò a Parigi esibendosi dinanzi alla Regina di Francia Maria
Leszcynska: dalla Corte francese tornò poi per la terza volta a Londra,
dove a Maggio diede un concerto.
Ecco un'opinione di Charles Burney, in occasione di un concerto al teatro
dell'Haymarket, a beneficio della Cuzzoni, del violinista F. Giardini,
attorno al 18 Maggio 1750 : "Ero presente e trovai la sua voce ridotta ad
un filo: in effetti la gole le si era quasi ossificata dall'età (avrebbe
avuto 50 anni nel 1750) e tutte le qualità di dolcezza e soavità che
l'avevano già resa tanto incantevole erano ormai quasi scomparse nella sua
esecuzione in pubblico, quantunque sia stato assicurato da un eccellente
giudice che l'accompagnò in privato, che in un salotto manteneva molto
dell'antica grazia e dolcezza nel cantare".
Il 2 Agosto fu arrestata per debiti, e liberata grazie all’intervento del
principe di Galles: Nel corso del 1751 si esibì in altri due concerti a
Londra. Il 16 Aprile al Haymarket Theatre ed il 22 Maggio nella sala di
Mr. Hickford, eseguendo delle arie dalle opere di Handel che l’avevano
resa famosa, OTTONE e GIULIO CESARE, e dall’oratorio SAMSON. L’ultimo
concerto tenuto dalla Cuzzoni, fu preceduto da una lettera da lei scritta,
e pubblicata sul General Advertiser, dove la cantante pregava il pubblico
di intervenire al suo concerto per permetterle di onorare i suoi debiti.
Francesca Cuzzoni, morì in miseria a Bologna nel 1772, costretta a
sopravvivere con la fabbricazione di bottoni.
L'opinione che si è formata attorno alla cantante Francesca Cuzzoni è
quella di uno dei maggiori astri del canto Barocco femminile: la sua arte
raggiunse gli ideali del belcanto, sia vocalmente sia da un punto di vista
meramente musicale ed espressivo. La testimonianza del Mancini è: "(La
Cuzzoni) dotata era di una voce angelica, sia per la chiarezza e soavità
che per lo scelto suo stile. Questa cantava spianato e legato allo stesso
tempo: aveva acquistato perfetto portamento di voce, e questo unito ad una
uguaglianza di registro, che non solo rapiva chiunque l'ascoltava, ma
conciliava nel momento stesso venerazione e stima. Questa sì eccellente
Donna non mancava in ogni altro, che ci sembra necessario, perché
possedeva sufficiente agilità; l'arte di condur la voce, di sostenerla,
chiarirla, ritirarla con quei gradi dovuti ad una perfezione tale, che le
dava il meritato nome di maestra. Se cantava un'aria cantabile, non
trascurava ne' siti convenevoli di ravvivare la cantilena con un cantar
rubato, frammischiandovi proporzionati mordenti, gruppetti, volatine e
perfetti trilli... trattava le corde acute d'una aggiustezza senza pari.
L'intonazione perfetta risiedeva in lei: aveva il dono d'una mente
creativa, ed un retto discernimento di saper scegliere; e perciò il suo
canto era sublime e raro". Quantz e Burney si schierano a favore di simili
giudizi, anche se Quantz la considerava un po' fredda nell'azione (e di
certo la sua presenza in scena non era attraente e adatta alla scena), ma
rileva che la sua estensione andava dal do al do (2 ottave), e che la
pienezza e dolcezza riuscivano a compensare la non grande rapidità di
esecuzione dei suoi allegri. Quantz sottolinea comunque il valore
espressivo delle sue colorature, che "s'impossessano dello spirito di ogni
ascoltatore per la loro espressione tenera e toccante".
La voce della Cuzzoni aveva una estensione che andava da do2 al do5, una
intonazione perfetta ed una sorprendente uguaglianza di registro; la
cantante era, inoltre, particolarmente ammirata per il gusto e la
delicatezza con cui sapeva ornare le melodie, per il suo trillo che la
faceva paragonare ad un usignolo, per l’arte di condur la voce, di
sostenerla, rinforzarla e ritirarla con quei gradi dovuti ad una
perfezione tale, che le dava il meritato nome di maestra.
Malgrado la sua figura bassa e tozza fosse poco adatta alla scena, e
possedesse modeste doti di recitazione, la bellezza e la dolcezza della
voce e il suo potere di espressione le consentirono di emergere tra le
grandi interpreti del suo tempo e di riscuotere grandi consensi di critica
e di pubblico.
Cuzzoni: ritratti
A cura di Arsace
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